1 gennaio 2016 - Solennità della S. Madre di Dio Regina della Pace: Maria, Stella della Misericordia
News del 01/01/2016 Torna all'elenco delle news
La liturgia di questo primo giorno del nuovo anno ci fa celebrare la solennità di Maria, Madre di Dio e la giornata mondiale della pace. Se questa annuale ricorrenza assume un significato particolare, ogni inizio d'anno, in quanto affidiamo il cammino temporale della nostra vita e della nostra storia alla Madre di Dio, questo lo è particolarmente oggi, nell'anno giubilare della misericordia, che stiamo vivendo e mi auguro valorizzando in modo significativo. In Maria, Madre di Dio, che è Madre della Misericordia ed è Stella della Misericordia, vogliamo analizzare il tempo che è passato e il tempo che ci attende. Il nostro già è scritto nel libro della vita e tutto è davanti a Dio, con le nostre opere di bene, ma anche con le nostre debolezze. Il non ancora della nostra vita sta nelle mani di Dio e lui solo lo conosce e lui solo ce lo fa conoscere di giorno in giorno, sia quando siamo chiamati a contemplare il paradiso sul nostro Tabor, sia quado siamo chiamati a vivere ai piedi del Crocifisso, insieme a Maria, sul monte del Calvario.
Nell'ottava di Natale, all'inizio del nuovo anno, la liturgia della parola ci riporta sia al momento della nascita di Gesù, che al successivo atto compiuto da Giuseppe e Maria nei confronti di quel Bambino che già era al centro della storia e segnava la storia di questa umanità con la sua presenza silenziosa e graziosa. Infatti ci ricorda l'evangelista Luca che, come sappiamo è stato particolarmente devoto della Madonna, al punto tale che le prime icone della Vergine Santissima si rifanno proprio a Lui, i genitori gli diedero il nome e a Gesù fu messo il nome che l'Angelo Gabriele aveva comunicato a Maria nel giorno dell'Annunciazione e del suo "Si" a Dio, che si incarna, così, nel suo grembo verginale per opera dello Spirito Santo: "Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo". Anche in questa particolare circostanza della vita di Gesù, è presente la sua Madre e Maria esercita la sua maternità in modo evidente, ma soprattutto in modo aderente alla sua missione nei confronti di Gesù Redentore. Una missione silenziosa, contemplativa ed adoratrice, al punto tale che davanti ai tanti bellissimi gesti nei confronti di quel Bambino, venuto alla luce, da parte dei pastori e di altre persone, Maria conserva tutto gelosamente nel suo cuore. Come al tempo di Gesù e come Ella fu vicina a Gesù con amorevolezza e discrezione, così è vicino ad ogni fratello, nella fede, di Gesù. E lei esercita la sua maternità non solo nei confronti di Gesù, Figlio di Dio, ma anche nei confronti di noi esseri umani, che la sentiamo, la veneriamo come vera nostra Madre celeste ed avvocata nostra. D'altra parte, ci ricorda l'Apostolo Paolo, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua lettera ai Galati che "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli". E che noi siamo davvero figli di Dio, nel suo Figlio, Gesù Cristo "lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio". La maternità di Maria, apre a noi esseri umani la prospettiva della nostra figliolanza a Dio, che ci ha resi tali mediante il dono dello Spirito Santo. Per cui, la nostra vita si struttura e si evolve nel tempo e nella storia, ma è aperta all'eternità ed indirizzata verso la gloria del cielo, dove è attenderci la Trinità Santissima e la Vergine Maria, con tutti i santi del Paradiso. Ce lo ricorda la preghiera iniziale di questa liturgia in onore di Maria: "O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa' che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l'autore della vita, Cristo tuo Figlio".
Gesù, quindi, porta la vita, è all'origine di ogni vita ed è il termine di ogni vita, è davvero l'Alfa e l'Omega di ogni vicenda umana e terrena. Da lui e in vista di lui, come credenti, dobbiamo partire, ripartire o giungere a Lui se vogliamo camminare sulla strada che Cristo stesso ci ha segnato: la strada della pace, della misericordia, del perdono, dell'amore che apre le porte anche dei cuori più duri degli uomini. Nella giornata mondiale annuale della pace, che coincide con il primo dell'anno, ci sia di auspicio la preghiera che gli israeliti utilizzavano come benedizione: Ci benedica il Signore e ci custodisca. Il Signore faccia risplendere per noi il suo volto e ci faccia grazia. Il Signore rivolga a noi il suo volto e ci conceda pace".
Quella pace che chiediamo al Signore per tutta l'umanità, mediante l'intercessione della Madonna, Stella della Misericordia, alla quale ci rivolgiamo con questa preghiera:
Vergine Santissima, Stella della Misericordia, ci rivolgiamo a te, con animo grato e riconoscente, in questo Anno Santo del perdono e dell'indulgenza plenaria, perché il tuo "Si" ha permesso a Cristo di entrare in questo mondo e salvarci dal fuoco eterno dell'Inferno.
La tua materna assistenza, a questa umanità sofferente, priva, spesso, di gioia e di speranza, si è manifestata sin dal momento del concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, fattosi carne, per opera dello Spirito Santo, nel tuo grembo verginale.
La tua materna protezione, l'hai assicurata alle persone e alle famiglie in difficoltà, soprattutto quando, alle nozze di Cana, hai chiesto a Gesù di aiutare quella giovane coppia, rimasta senza vino, all'inizio del loro cammino coniugale.
La tua vicinanza alle sofferenze di chi sperimenta il dolore e l'emarginazione, l'hai manifestata ai piedi della Croce, quando hai partecipato alla Passione del tuo Figlio, dal Quale sei stata scelta come Sua cooperatrice singolare.
Vergine Santissima, Stella della Misericordia, continua ad operare in noi prodigi di pentimento, conversione e riparazione per tutto il male che abbiamo commesso, personalmente e socialmente.
Dal cielo guida il nostro cammino giubilare in questo Anno Santo della Misericordia, durante il quale sentiamo l'urgenza e la necessità di dire basta al peccato e di vivere costantemente nella grazia santificante.
Vergine Santissima, consegnaci, alla fine dei nostri giorni, a Tuo Figlio, purificati nel corpo e nello spirito, perché possiamo partecipare, anche noi, alla gioia eterna di Dio Amore e Misericordia. Amen.
Omelia di padre Antonio Rungi
La pace ha il volto di Maria
Nel primo giorno del nuovo anno civile, la pace ha il volto di Maria che tiene fra le braccia Gesù, vera pace. Siamo invitati allo stupore mentre udiamo ciò che si dice del Bambino. Sono gli altri che parlano di lui e non la Madre. All'inizio del nuovo anno, il Volto di Dio è il Volto di un Bambino, Volto che risplende su di noi, Bambino che nasce come un nuovo anno. Maria medita e custodisce nel cuore: sorride. Giuseppe dialoga con il silenzio e sorride. Gesù, adagiato nella mangiatoia, tutti attende e sorride.
L'augurio di questo "capo d'anno" è questo sorriso, che ci interroga: perché l'uomo oggi non sorride?
Omelia di mons. Giuseppe Giudice
Indifferenti alla pace?
"Il vero male è l'indifferenza": con questa convinzione, Madre Teresa affrontava ogni giorno il contatto con migliaia di malati, di lebbrosi, di senzatetto e di disperati nelle strade di Calcutta.
"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma dell'indifferenza degli onesti": così Martin Luther King lottava quotidianamente contro le coscienze perché i suoi fratelli neri d'America riacquistassero una dignità rubata e mai avuta.
"Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande "I CARE". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: "Me ne importa, mi sta a cuore". È il contrario esatto di ciò che ci hanno insegnato in questi ultimi decenni: "Me ne frego". Questa frase campeggiava sulle pareti della scuola di Barbiana, dove don Lorenzo Milani cercava di ricostruire il tessuto sociale di un'Italia devastata dalla guerra e dalla dittatura.
Nel solco di queste grandi figure di uomini e di donne dei decenni passati, ci apprestiamo oggi, all'inizio di un nuovo anno, a ricevere il Messaggio che Papa Francesco ha scritto per la 49? Giornata Mondiale per la Pace, che ha per titolo, appunto, "Vinci l'indifferenza e conquista la pace". Il Papa, come ha già fatto in diverse occasioni, descrive la situazione attuale nel mondo come una sorta di "terza guerra mondiale a pezzi", considerato il moltiplicarsi e l'acuirsi, soprattutto in quest'ultimo anno, di focolai di guerra, di gesti di violenza, di atti di terrorismo e di persecuzioni etniche e religiose; tuttavia, guarda pure con speranza ad alcuni segnali che mostrano il desiderio di operare nella solidarietà, e al riguardo cita l'incontro a Parigi dei leader mondiali sul tema dei cambiamenti climatici e l'adozione da parte dell'ONU dell'Agenda dello Sviluppo Sostenibile per assicurare, entro il 2030, un'esistenza più dignitosa alle popolazioni più povere del pianeta.
Ciò che preoccupa particolarmente il Papa è un fenomeno legato alla globalizzazione: un elemento negativo che rischia di creare situazioni di disagio, di povertà, di squilibrio sociale talmente grandi che mettono a repentaglio ulteriormente la già così fragile pace sul pianeta, ed è appunto la globalizzazione dell'indifferenza. Pare, infatti, diffondersi a macchia d'olio anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, una cultura del "io mi faccio gli affari miei", del "risolviamo prima i nostri problemi", del "cosa vuoi che possa fare io per risolvere i problemi degli altri", che è sintomo di una totale indifferenza di fronte a ciò che, in realtà, è dominio di tutti, ovvero un benessere globalizzato che crea le condizioni per una situazione di stabilità e di pace.
Il Papa parla di tre forme d'indifferenza: quella verso Dio, quella verso il prossimo e quella verso il creato. L'indifferenza nei confronti di Dio non è da confondersi con l'ateismo o con la partecipazione a forme di spiritualità non legate a una specifica religione: il dialogo con l'ateismo e con le differenti espressioni spirituali e religiose è uno dei capisaldi della Chiesa del Concilio Vaticano II che Papa Francesco porta avanti con decisione. Egli si riferisce a quell'atteggiamento di autosufficienza da parte dell'uomo nel condurre la propria vita che non solo mira a sostituirsi a Dio, ma addirittura a farne a meno, senza nemmeno porsi il problema del credere in qualcosa di superiore all'uomo. Questo porta, infatti, l'uomo a non dover rendere conto a nessuno di ciò che fa, e quindi a essere solo fonte di diritti e non di doveri. Sembra strano, ma è meglio protestare e prendersela con Dio che rimanergli indifferenti, perché per lo meno prendendocela con lui ne riconosciamo la presenza nella nostra vita, cosa che invece l'indifferenza nemmeno sperimenta.
Se, quindi, non c'è nulla di superiore all'uomo cui rendere conto, ecco che l'indifferenza si trasforma in totale assenza di solidarietà e di compassione verso i nostri simili: e un avvenimento come l'Anno Giubilare della Misericordia ci ricorda in maniera del tutto speciale l'importanza dell'avere compassione degli altri, del farci carico delle angosce, delle speranze e degli aneliti di vita di ogni uomo in quanto nostro fratello. Purtroppo, in questo occorre dire che il mondo della comunicazione non sempre ci dà una mano: ci vengono, infatti, quotidianamente sbattute in faccia informazioni, immagini e notizie riguardanti la gravità dei problemi dell'umanità, con una foga tale e con una totale assenza di prospettive di soluzione che si crea una sorta di "assuefazione", addirittura di "rigetto" di fronte a tutti i drammi dell'umanità. E questo, conduce all'indifferenza dettata proprio dal senso d'impotenza e di nausea di fronte a ciò che vediamo costantemente accadere nel mondo. Quando poi questa indifferenza non è accompagnata da una presa di posizione netta, ovvero quella per cui i problemi dell'altra parte del mondo o di un'umanità che non ha a che fare direttamente con noi ci porta ad affermare che di ciò che avviene negli altri paesi a noi non deve importare nulla perché abbiamo già troppi problemi da risolvere qui. Salvo poi accorgerci che i problemi degli altri paesi sbarcano sulle coste del nostro paese e ci mandano letteralmente in crisi.
E questo vale anche per l'indifferenza nei confronti di quella casa comune che è il Creato. Se non poniamo attenzione a compiere gesti che rispettino l'ambiente e la sua sopravvivenza, ognuno di noi contribuirà a peggiorare la già precaria situazione climatica, della quale facciamo quotidianamente le spese tutti noi, ma soprattutto quelle popolazioni che sconvolte dai cambiamenti climatici, dalla desertificazione delle loro terre e dal riscaldamento e dall'innalzamento dei mari, si vedono costrette a migrare in cerca di altri luoghi in cui vivere, per cui il circolo si chiude e da questa spirale di drammaticità non ne usciamo più.
L'indifferenza globalizzata minaccia la pace, dice Papa Francesco: e questo è vero a partire dai nostri piccoli o grandi atteggiamenti di indifferenza quotidiana che ci portano a non avere a cuore la vita degli altri, il bene comune e l'ambiente in cui viviamo. Iniziamo, nella vita di ogni giorno, ad essere meno indifferenti di fronte agli atteggiamenti socialmente scorretti, anche se non ci toccano direttamente; iniziamo a rispettare le regole e i luoghi di convivenza comune; iniziamo a non dire "cosa me ne frega del mio paese, io in casa mia mi faccio gli affari miei"; iniziamo a farci, in maniera rispettosa e onesta, gli affari degli altri, che sono poi gli affari di tutti; iniziamo a rispettare le nostre strade e chi le percorre guidando con responsabilità, i nostri parchi e i nostri marciapiedi lasciandoli puliti, le nostre strutture segnalandone il degrado, il riposo degli altri (specialmente di anziani e malati) evitando schiamazzi inutili, i diritti dei bambini a giocare in luoghi sicuri evitando di adibirli a qualsiasi altra cosa.
Proprio perché diciamo spesso che di ciò che avviene nel mondo, non ci importa nulla, allora dimostriamo seriamente che almeno la realtà in cui viviamo ci sta profondamente a cuore. Forse così contribuiamo a distruggere il muro d'indifferenza che spesso costruiamo tra noi e gli altri.
Omelia di don Alberto Brignoli
Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio 1 gennaio 2016
tratto da www.lachiesa.it