(Arcivescovo dal 1660 al 1674).
Fatto costruire dallo stesso presule, mentre era in vita, nel 1663.
Ha riferimento, provenienza, struttura, vicende e collocazione analoghi al sacello di Mons. D’Afflitto, con differenze solo nei rilievi figurati: il tondo raffigura "Il sacrificio di Isacco", la statua in piedi benedicente rappresenta San Nicola, e nella iscrizione.
[“D.eo O.ptimo M.aximo / D. MATHAEUS DE JANUARIO / PATRITIUS NEAPOLITanus ARCHIEPs RHEG.inus / COM.es B.ovensis BARO CASTELL.acensis ET DE CON.siliariis M.ayestatis C.atholicae / NE IMPARATUM MORS INOPINA RAPERET / UT SE TUMULO PRIDEM / ITA NUNC TUMULUM SIBI PARAT / FATIQue UT PAR EST NEC NEGLIGENS NIMIS NEC METUENS / NON AD SUI MEMORIAM NOMINIS / SED AD SUI MEMORIAM FUNERIS / VIVENS PONIT / ANNO SAL.utis MDCLXIII “]
(A Dio Ottimo Massimo - Matteo Di Gennaro, patrizio napoletano, Arcivescovo reggino, Conte di Bova, Barone di Castellace e uno dei Consiglieri della Maestà Cattolica, affinché una morte improvvisa non lo cogliesse impreparato, come da tempo prepara se stesso alla morte così ora prepara per sé il sepolcro. Né eccessivamente indifferente al destino né timoroso, come si conviene, da vivo pone non a ricordo del suo nome ma a memoria della sua morte. Nell’ anno della salvezza 1663”].