(Arcivescovo dal 1593 al 1638).
Fatto costruire nel 1663 dall'Arcivescovo Matteo De Gennaro, è da riferire probabilmente ad ambito napoletano.
Su un basamento, che al di sopra di uno zoccolo presenta anteriormente un bassorilievo tondo raffigurante un Episodio della vita dell’Arcivescovo e ai lati due leoni, poggia l’urna su cui giace il presule defunto.
Completa, in alto, il Mausoleo, la statua in piedi di San Gennaro benedicente, che sovrasta una lapide con iscrizione:
[ “ D.O.M. /
ANNIBALI DE AFFLICTIS / PATRITIO PANORMITANO ARCHIEP.iscopo RHEGINO / COMITI BOBEN.si REG.io CONSILIARIO ETC. / PASTORALI VIGILANTIA AC PIETATE NOTO / SED PROFUSA IN PAUPERES LIBERALITATE NOTISSIMO / NE DESINT VEL PRAEMIA VIRTUTI VEL EXEMPLA POSTERITATI / QUOD VIVUS NOLUIT PER SUMMAM MODESTIAM / HOC DEFUNCTO / PROPTER SUMMA IN HANC ECCLESIAM MERITA / D. MATTHEUS DE IANUARIO / ARCHIEP.iscopus RHEG.inus / ADDICTI ANIMI MONUMENTUM / SUO AERE POSUIT / ANNO SALUTIS Hoc Vivens Mandavit MDCLXIII “]
(A Dio Ottimo Massimo - Ad Annibale D’Afflitto, patrizio palermitano, Arcivescovo reggino, Conte di Bova, Consigliere del Re, ecc., noto per il pastorale zelo e per la sua devozione, ma notissimo per la sua generosità profusa verso i poveri, affinché non manchino sia i premi per la virtù sia gli esempi per i posteri, cosa che da vivo non volle per somma modestia, dopo la sua morte, per i sommi meriti acquisiti nei riguardi di questa Chiesa, Matteo Di Gennaro, Arcivescovo reggino, con animo devotissimo pose un monumento a sue spese. Nell’anno della salvezza 1663, questo, da vivo, scrisse).
Il sepolcro, proveniente dall’antica Cattedrale, fu fatto sistemare nel 1939 lungo la navata destra, in corrispondenza del transetto mediano, da Mons. Enrico Montalbetti, come attesta la seguente iscrizione posta sul frontespizio del basamento:
[ “CINERES ET OSSA / HANNIB.alis DE AFFLICTIS RHEG.ini ARCHIEP.iscopi HUC TRASLATA / AB ARCHIEP.iscopo HENRICO MONTALBETTI / AN.no MCMXXXIV ” ]
(Le ceneri e le ossa dell’Arcivescovo reggino Annibale D’Afflitto qui traslate dall’ Arcivescovo Enrico Montalbetti nell’anno 1934).