Michele Prestipino (1887-1975)

Cenni biografici

Sezioni tematiche della sua produzione artistica a pag. 2


PITTORE  IMPRESSIONISTA REGGINO, RITRATTISTA PAESAGGISTA RESTAURATORE DELLA SCUOLA NAPOLETANA FINE OTTOCENTO -  PRIMI NOVECENTO

I testi sono tratti dal Catalogo della Mostra “Michele Prestipino 1887/1975. Storia e Memoria” allestita in Villa Genoese Zerbi nell'aprile-maggio 2009, a cura di Sabrina Prestipino

Michele Prestipino balza alle cronache culturali della “Grande Reggio” come pittore paesaggista e ritrattista, restauratore, decoratore, ma anche come scenografo del Teatro Siracusa nonché fautore dei magnificenti presepi che ogni anno venivano allestiti presso l’Istituto Magistrale “T. Gulli” e poi all’Istituto Tecnico “Piria” di Reggio Calabria.
E' un artista che attraverso le sue poliedriche capacità ha impreziosito, per quasi mezzo secolo, con suggestivi particolari, splendide forme e brillanti colori la città di Reggio Calabria.
La sua produzione artistica spazia tra diversi soggetti tematici: Nudi, Ritratti, Fleurs, Paesaggi, Arte sacra, e si esprime anche soprattutto, oltre che con le tele, anche con Decori e Affreschi.


Alla figura di Michele Prestipino non è mai stato dedicato il giusto interesse.

Maestro di molti pittori reggini, conosciuto e stimatissimo dalla vecchia Reggio, fu grande amico di Frangipane e di tante altre figure importanti dell’epoca.

Michele Prestipino è nato a Reggio Calabria il 23 febbraio 1887. Fin da piccolo la sua spiccata predisposizione all’arte del disegno si evince da numerose testimonianze di soggetti realizzati a matita in chiaroscuro, in ragione di questo, dopo essersi diplomato all'Istituto Tecnico di Reggio Calabria, al principio del '900 si trasferisce a Napoli per frequentare i corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti.

Nell'ambiente napoletano ai primi del '900 incontra e stringe amicizia con diversi artisti, scultori, pittori, come per esempio il musicista Ruggero Leoncavallo(1857-1919) ed in particolare con il concittadino Travia, oltre a essere amico con il Boccioni.

Sono di questo periodo dipinti ad acquerello ed ad olio, con ritratti di popolane, marinai del borgo marinaio di S. Lucia a Napoli, oltre che nudi maschili e femminili eseguiti a carboncino durante il corso di nudo e anatomia.

Per Michele Prestipino questi furono anni molto  intensi alla fine dei quali, conseguito il diploma in Disegno architettonico, decide di partire per gli Stati Uniti. Con i suoi fratelli raggiunge New York dove frequenta corsi e scuole di nudo, lavorando per mantenersi in una manifattura specializzata in medaglie, da cui viene spedito tramite l’U.S.Army, in Francia. Qui conosce il mondo artistico parigino le cui esperienze traduce, non appena rientra in America, in una serie di carboncini. Questo primo periodo si puo’ definire dedicato ai nudi, realizzati con la tecnica del chiaroscuro, realizzati con tale perizia, data l’innata capacità di riprodurre le sembianze del corpo umano, da far rimanere lo spettatore esterefatto, quasi incredulo dalla bellezza trasmessa.

Viene  a conoscenza delle stragi causate dal violento terremoto che hanno devastato Reggio Calabria, quindi dopo aver combattuto per l’esercito americano la I guerra mondiale,  meritandosi la Croce di Guerra al merito, decide di tornare in Italia, dove ritrova i parenti e tra questi la cugina Caterina. Decide di sposarla e ritornare con lei in America, avendo li’ comprato casa. Ma le cose vanno diversamente; infatti la moglie, che aveva fatto richiesta d'insegnamento, viene nominata titolare di cattedra, così i due si sposano e decidono di rimanere nella loro città.

Inizia così il periodo reggino,  partecipa ad un concorso bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione per la cattedra di Disegno nelle scuole statali, e diventa insegnante di disegno geometrico, prima all'Istituto Magistrale, poi all'Istituto Tecnico per Geometri. Realizza per la scuola importanti presepi curati nei minimi particolari tanto da essere più volte pubblicati in molti articoli dei giornali dell’epoca. Impartisce lezioni di disegno e di pittura agli adolescenti delle famiglie più in vista della città, il barone Reytani, il marchese Ramirez Fieschi di Lavagna, la famiglia De Salvo, la famiglia Vilardi, il Marchese Correale, il Barone Nesci; che, apprezzando la serietà e la qualità, gli affidano, in un secondo tempo, le decorazioni e gli arredi delle rispettive dimore nobiliari. Disegna e realizza così saloni, soffitti, pareti e decori, affrescando di propria mano tondi, comparti racchiusi da incredibili cornici in gesso finemente lavorati, con l’aiuto del decoratore Brandolino.

Nonostante avesse richieste di lavoro, non tralascia la sua  passione, e nel tempo libero realizza dipinti ad olio con scorci ormai scomparsi della sua città, "a funtana russa" Calamizzi, i resti del castello Aragonese da via Reggio Campi, barche di pescatori a Giunchi (oggi Lido Comunale), disegna e realizza per la ditta Pasquale e Vincenzo Pellegrino, marmisti fra i più esperti di Reggio, altari, amboni, decori marmorei.

Non aveva, invece, interesse a partecipare a mostre ed esposizioni, preferiva destinare al suo studio tutte le opere che produceva nel tempo libero, (infatti non ha mai venduto un quadro in tutta la sua carriera artistica).
E' questo uno dei periodi più proficui della sua produzione artistica oltre che un periodo tranquillo fino all'avvento del fascismo in Italia, seguito dallo scoppio della II guerra mondiale, periodo in cui si rifugia a Terreti di Reggio Calabria, poiché risulta disertore per lo stato italiano. Questa fase che potremmo definire prettamente paesaggistica ritrae il territorio che lo circonda e scene di vita quotidiane servendosi di tele fatte di sacco sempre dipigendo ad olio ed ad acquerello da cui traspira la vibrazione della luce, che si espande dolcemente dando al paesaggio di vari colori, sfumature infinite, macchie che costruisce con pennellata con velatura in cui si sente l’influenza degli studi napoletani.

In seguito affronta l’arte sacra con umiltà, amore e passione dipigendo moltissime Madonne con bambino, angeli e santi di tutte le grandezze, anche in formato gigante, e visto il profondo rapporto di stima e amicizia con Monsignor Giovanni Ferro viene più volte coinvolto a realizzare soggetti sacri o a restaurare importanti quadri.

I suoi dipinti sacri ed i suoi restauri si ritrovano nelle chiese più importanti di Reggio Calabria come per esempio, nelle navate del Duomo. Infatti, nella navata destra della Cattedrale vi è "Il Sacro Cuore di Gesù" del 1958; per portare a termine la sua realizzazione, in particolare l’espressione degli occhi di Gesù, si narra una commovente storia pubblicata; cosi’ come per "S. Antonio di Padova con Bambino", del 1933, nella navata di sinistra,  fu publicato un commovente articolo nel giornale dell’epoca ad opera del giornalista Luigi Papandrea.

Tutta la sua produzione artistica, che comprende gli autoritratti per ogni anno del sua vita con varie tecniche, innumerevoli nudi, ritratti e paesaggi ed il resto dei soggetti di arte sacra, sono reperibili presso la famiglia Prestipino.

Il Geraci (GERACI P.O., Ricordo di Michele Prestipino, in «Brutium», Reggio Calabria, gennaiomarzo 1976, n.1, p.17) ricorda il desiderio, l'impegno dimostrato dal Prestipino sul lavoro e la dedizione nell'eseguire copie di dipinti del Museo Nazionale, sottolineando come proprio questa dote gli avesse permesso di esercitare l'arte difficile del restauratore, sui dipinti della pinacoteca del Museo Nazionale e del Duomo, che il tempo e le vicissitudini avevano deperiti in maniera tanto grave da renderli impresentabili ed irriconoscibili".

A partire dalla fine degli anni '40, la figura di Michele Prestipino come restauratore è presente costantemente nella documentazione dell'archivio storico del Museo Nazionale di Reggio Calabria come si evince dai documenti (Atti, relazioni, nullaosta di pagamento e raccomandate che illustrano brevemente i dipinti della Pinacoteca del Museo Nazionale di Reggio Calabria, ed i lavori relativi alla loro conservazione) e le perizie conservate presso l'Archivio storico del museo (le perizie sono in totale duecentodiciotto, comprese tra il gennaio 1952 el'ottobre 1996, si tratta di documenti redatti dal restauratore Michele Prestipino, su richiesta del Soprintendente in carica dove vengono precisati i lavori necessari ai dipinti proposti per il restauro ed
i preventivi di spesa), le pubblicazioni relative ai restauri (dagli anni '70 in poi sono stati pubblicati molti articoli, riguardanti i restauri dei dipinti del Museo, su riviste mensili, cataloghi e quotidiani regionali. Lo studio più recente è stato pubblicato nel 1999 in occasione della mostra "Sacre Visioni" a Reggio Calabria). Risulta essere l'unico restauratore al quale venivano affidate tutte le opere che necessitavano di  manutenzione e di conservazione.

Michele Prestipino ricopre per trent'anni (1945-1974) la carica di Ispettore Onorario alle Antichità e Belle Arti, fino all'anno precedente la sua morte, avvenuta il 26 gennaio 1975.


Bibliografia:

* Profili di artisti reggini del ‘700 e ‘800, Di Mauro editore, Cava dei Tirreni, 1971
* Guida del Museo Nazionale di Reggio Calabria, “L’arte bizantina, medievale e moderna, Edizioni Parallelo 38, Reggio Calabria, 1975

 

 


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