Quella strada dalle cose al cuore

News del 29/08/2009 Torna all'elenco delle news

Gesù duro con gli i­pocriti. Veniva da villaggi e campagne dove il suo andare era co­me un bagno dentro il do­lore. Dovunque arrivava gli portavano i malati sulle piazze, sulle porte, dai tetti... E mendicanti ciechi lo chiamavano, donne soffe­renti cercavano di toccargli almeno l’orlo del mantello, almeno che la sua ombra passasse come una carezza sulla loro umanità dolente. E ora che cosa trova? Gen­te che discute di mani lava­te o no, di stoviglie, di lava­ture di bicchieri! C’era dav­vero di che diventare ruvi­di o di che sentirsi scorag­giati.
Gesù, però, non si perde d’animo, mai, neppure da­vanti ai più superficiali, neppure davanti a me, e in­dica la strada: dall’esterio­rità all’interiorità, dalle co­se al cuore.
La vera religione inizia con il ritorno al cuore
. Più di no­vecento volte nella Bibbia compare il termine cuore:
non il semplice simbolo dei sentimenti o dell’affettività, ma il luogo dove nascono le azioni e i sogni, dove si sceglie la vita o la morte, dove si distingue tra vero e falso, dove Dio seduce an­cora e brucia il suo fuoco come a Emmaus: «Non ci bruciava forse il cuore men­tre per strada...?».
Ma nel cuore dell’uomo c’è tutto: radici di veleno e frut­ti di luce; campi seminati di buon grano ed erbe mala­te.
Dal cuore dell’uomo e­scono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti, omicidi, malvagità e scorre un elen­co impressionante di dodi­ci cose cattive, dodici cose che rendono impura la vi­ta. Gesù, il maestro del cuo­re dice: non dare loro li­bertà, non legittimarle, non permettere loro di abitare la terra, non farle uscire da te, esse mandano segnali di morte.
Decisivo è evangelizzare il cuore, le nostre zolle di du­rezza, le intolleranze, le linee oscure, le maschere vuote. Io evangelizzo il mio intimo quando a un sentimento dico: tu sei secondo Cristo, e ti accolgo, anzi ti benedico; a un altro invece dico: tu non sei secondo Cristo e non ti accolgo, non ti do la mia casa, non ti la­scio sedere sul trono del mio cuore.
Evangelizzare significa por­tare un messaggio felice. E il messaggio felice è anche questo: la grande libertà. Via le sovrastrutture, i pa­ludamenti, via gli apparati, le disquisizioni sottili e vuo­te, le tradizioni, le costru­zioni fastose, vai al cuore. E libero e nuovo ritorna il Vangelo, liberante e nuovo,
sempre.
Scorri il Vangelo e senti l’ombra di una perenne fre­schezza, perché sei tornato al cuore felice della vita. 

 
Non incenso e fiori, ma il dolore dell'orfano

«Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me»: il cuore lontano, il cuore assente, il cuore altrove. È il lamento di Dio. Tanto più che, nella prima lettura, aveva lanciato la sua sfida: «Quale nazione ha un Dio così vicino a sé, come il Signore è vicino a noi?» Un Dio vicino, un cuore lontano. Ecco il dramma della storia sacra. Mentre il Padre si fa vicino, il figlio si allontana da casa.
Il rischio del cuore lontano è quello della falsa religione: emozionarsi per le folle oceaniche ai raduni religiosi, e non saper pregare; amare la liturgia con la sua musica, i fiori, l'incenso, i marmi antichi e non «soccorrere il dolore di orfani e vedove»; volere segni esterni e citazioni verbali del cristianesimo e non viverlo.
La polemica di Gesù è costruita su di una coppia di contrari, fuori e dentro: «Non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando dentro possa contaminarlo». Gesù benedice di nuovo le cose. Ogni cosa è pura fin da principio, il cielo, la terra, l'acqua, ogni erba e ogni cosa che nutre. Il creato è benedetto, il suo senso profondo è la santità. Non c'è luogo o angolo di cui si possa dire: il male è qui, questo è il suo nascondiglio, qui allignano le sue radici. Non creatura che possa dirsi malvagia. Unico spazio del male è il cuore dell'uomo: «Dal di dentro, dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive».
Per Gesù la vera religione inizia con l'analisi del cuore. Per 900 volte nella Bibbia ricorre questo termine. Non semplice simbolo dei sentimenti e dell'affettività, ma luogo dove si distingue e si ama la verità, dove nascono le azioni, dove si sceglie la vita o la morte, dove Dio seduce. È il tempio del silenzio (Pèguy), luogo di continue nascite, luogo del ritorno, dove lo Spirito riporta e riaccende le parole di Gesù. Tutta la vita è un pellegrinaggio verso il luogo del cuore (Clèment). La donna del cuore è santa Maria che custodisce, conserva e medita, nel cuore - sottolinea Luca per due volte - le parole, gli eventi e i silenzi di Dio. È necessario molto cuore per ascoltare i silenzi di Dio. L'altro nome della verginità è molto cuore. Ma dentro l'uomo c'è di tutto, radici di veleno e frutti di luce, campi seminati di buon grano ed erbe malate, oceani che minacciano la vita e che la generano. Che cosa, io, ne farò uscire fuori? Nell'arte di coltivare se stessi e il cuore, l'istintività va' conosciuta e incanalata. Se fai uscire da te segnali di morte non sei «spontaneo e autentico» come ti illude una falsa psicologia, ma avveleni le tue relazioni. Non far uscire «prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigia, inganno, invidia, calunnia, superbia, stupidità». Non dare loro libertà, non permettere loro di abitare la terra. Manda solo segnali di vita attorno a te, e non avrai più «il cuore lontano». 

 
Testi di
padre Ermes Ronchi
tratti da www.lachiesa.it