Santo del giorno 16 febbraio: beato Giuseppe Allamano

News del 16/02/2025 Torna all'elenco delle news

Oggi memoria del beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata. Ebbe san Giovanni Bosco come insegnante e san Giuseppe Cafasso come zio. Le sue spoglie sono venerate nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino.

Castelnuovo Don Bosco, Asti, 21 gennaio 1851 - Torino, 16 febbraio 1926
Giuseppe Allamano nacque a Castelnuovo d’Asti, poi Castelnuovo Don Bosco, il 21 gennaio 1851. A sei anni incontrò san Giuseppe Cafasso, suo zio da parte di madre. Frequentò gli studi ginnasiali all’Oratorio di Valdocco, dove ebbe come educatore e direttore spirituale il suo compaesano san Giovanni Bosco. Ordinato prete a Torino a ventidue anni, il 20 settembre 1873, nel 1880 divenne rettore del Santuario della Beata Vergine Consolata: nei suoi quarantasei anni di servizio, lo rese di nuovo un punto di riferimento spirituale per i torinesi. Consapevole che la missione era la massima realizzazione della vocazione sacerdotale (lui stesso aveva desiderato partire, ma gli fu impedito perché di salute fragile), il 29 gennaio 1901 fondò l’Istituto dei Missionari della Consolata, seguito, il 29 gennaio 1910, dalle Suore Missionarie della Consolata. Seguì lo sviluppo dei due Istituti e il Santuario della Consolata fino alla morte, avvenuta a Torino, nella sua abitazione accanto alla Consolata, il 16 febbraio 1926. Fu beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990 e canonizzato da papa Francesco il 20 ottobre 2024. I resti mortali di don Giuseppe Allamano, la cui memoria liturgica ricorre al 16 febbraio, giorno della sua nascita al Cielo, riposano nella casa madre dei Missionari della Consolata, a Torino, in corso Francesco Ferrucci 14.

 

GUARDA IL VIDEO COMMENTO di fra Italo Santagostino su Padre Pio TV

 

Martirologio Romano: A Torino, beato Giuseppe Allamano, sacerdote, che, animato da instancabile zelo, fondò due Congregazioni delle Missioni della Consolata, l’una maschile e l’altra femminile, per la diffusione della fede.



Giuseppe Allamano è concittadino di due santi: don Bosco, che l’ha avuto studente a Torino, e Giuseppe Cafasso, che è anche suo zio materno. Ordinato sacerdote in Torino a 22 anni, laureato in teologia a 23, direttore spirituale del seminario a 25, a 29 diventa rettore del santuario più caro ai torinesi (la “Consolata”) e del Convitto ecclesiastico per i neosacerdoti. Però il santuario è da riorganizzare e restaurare, il Convitto è in crisi gravissima. Con fatiche che non cesseranno mai, lui rivitalizza il santuario e fa rifiorire il Convitto, come quando vi insegnava il Cafasso.

Come il Cafasso, è un eccezionale formatore di caratteri, maestro di dottrina e di vita. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostacolati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fonderà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano, per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Arriva poi il primo “sì” vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata nel 1901, e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata.

Lui sente però che sull’evangelizzazione bisogna scuotere l’intera Chiesa. E nel 1912, con l’adesione di altri capi di istituti missionari, denuncia a Pio X l’ignoranza dei fedeli sulla missione, per l’insensibilità diffusa nella gerarchia. Chiede al Papa di intervenire contro questo stato di cose e in particolare propone di istituire una giornata missionaria annuale, “con obbligo d’una predicazione intorno al dovere e ai modi di propagare la fede”. Declinano le forze di Pio X, scoppia la guerra nei Balcani... L’audace proposta cade.

Ma non per sempre: Pio XI Ratti realizzerà l’idea di Giuseppe Allamano, istituendo nel 1927 la Giornata missionaria mondiale. Lui è già morto, l’idea ha camminato. E altre cammineranno dopo, come i suoi missionari e missionarie (oltre duemila a fine XX secolo, in 25 Paesi di quattro Continenti). Da vivo, rimproverano a lui (e al suo preziosissimo vice, il teologo Giacomo Camisassa) di pensare troppo al lavoro “materiale”, di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statistiche trionfali dei battesimi.

Lui è così, infatti: Vangelo e promozione umana, perseguiti con passione e con capacità. “Fare bene il bene”: ecco un altro suo motto. I suoi li vuole esperti in scienze “profane”. E anche quest’idea camminerà fino al Vaticano II, che ai teologi dirà di “collaborare con gli uomini che eccellono in altre scienze, mettendo in comune le loro forze e i loro punti di vista” (Gaudium et spes).

Giuseppe Allamano, che dal 23 maggio 2024 è Santo, ancora oggi ripete biblicamente ai suoi: “Il sacerdote ignorante è idolo di tristezza e di amarezza per l’ira di Dio e la desolazione del popolo”.

 

«Il bene va fatto bene e senza rumore», ovvero nel miglior modo possibile, in silenzio. Questo è il motto di San Giuseppe Allamano, nato a Castelnuovo Don Bosco (Asti) il 21 gennaio 1851. Compaesano di San Giovanni Bosco e di suo zio San Giuseppe Cafasso, cresciuto tra le vigne in una famiglia contadina e religiosa, Giuseppe, quarto di cinque figli, perde il padre quando ha tre anni, e un altro fratellino è in arrivo. Dalla madre Maria Anna Cafasso, donna caritatevole che cuce vestiti e cucina cibo per i poveri, impara ad avere fede e a non lasciarsi scoraggiare.

Nel 1862 entra nell’oratorio di San Giovanni Bosco a Valdocco (Torino). Studente brillante e diligente, a 22 anni diventa sacerdote a Torino. Ha una voce timida, esile, ma subito viene nominato direttore spirituale del Seminario che segue con scrupolo e pazienza. Poi gli affidano il Convitto e all’età di 29 anni la “Madonna della Consolata”, il santuario mariano più caro ai torinesi. L’edificio della Consolata è in rovina. Uomo di preghiera, semplice, umile, dal silenzio laborioso, Giuseppe riporta all’antico splendore la basilica, con restauri e rinnovata spiritualità, anche grazie alla rivista La Consolata da lui fondata con successo di diffusione. Chi lo avvicina si sente felice, sereno, amato. Intanto si adopera per la beatificazione dello zio materno Giuseppe Cafasso, proclamato santo nel 1947.

Lui però sogna l’Africa: diventare missionario per diffondere il Vangelo tra i popoli di terre lontane, creare scuole all’aperto, assistere gli ammalati, insegnare a coltivare la terra. Ma la sua salute cagionevole lo costringe a rimanere a Torino. Il suo sogno si realizza nel 1901: insieme a Don Giacomo Camisassa, suo amico e fedele collaboratore, fonda l’Istituto Missionari della Consolata. I primi missionari partono per il Kenya e l’Etiopia, sulle orme di un altro grande missionario astigiano, il Cardinal Guglielmo Massaja. Lui non parte, ma sta loro accanto: guida, consiglia, tiene una fitta corrispondenza. In Africa serve una presenza femminile: partono le Suore del Cottolengo di Torino e nel 1910 Allamano fonda le Missionarie della Consolata.

San Giuseppe Allamano muore nel 1926 a Torino. Un anno dopo, il 20 ottobre 1927, viene istituita da Papa Pio XI la Giornata Missionaria Mondiale, proposta dallo stesso Allamano. E in questa giornata, il 20 ottobre 2024, Giuseppe Allamano viene proclamato santo da Papa Francesco. La sua suggestiva casa natale è visitabile a Castelnuovo Don Bosco, così come le case dei suoi compaesani San Giuseppe Cafasso e San Giovanni Bosco. Oggi i missionari della consolata sono centinaia, presenti in quattro Continenti (Africa, Americhe, Asia, Europa).

LEGGI SU santiebeati.it