Santo del giorno 24 agosto: san Bartolomeo (Natanaele)

News del 24/08/2024 Torna all'elenco delle news

Apostolo e martire:  l'apostolo a cui viene attribuito il martirio più atroce e il luogo di predicazione più estremo. Il suo vero nome è Natanaele. Giunge a Cristo tramite l'apostolo Filippo, ma non è di quelli che accorrono appena chiamati. Lo sguardo di Gesù "trasforma il saccente scettico in qualcuno che per Cristo ha poi scommesso e rimesso la propria pelle" (Robert Cheaib). Verrà infatti scuoiato e la sua leggenda è ricordata anche nel Giudizio Universale della Sistina: il santo mostra la pelle di cui lo hanno “svestito” gli aguzzini, e nei lineamenti del viso, deformati dalla sofferenza, Michelangelo ha voluto darci il proprio autoritratto (l’identificazione è stata scoperta dal medico e letterato calabrese Francesco la Cava).  

Bartolomeo, Natanaele, compare per la prima volta nel Vangelo di Giovanni come amico di Filippo; il santo lo trova a riposare sotto un fico e gli racconta entusiasta delle imprese del Cristo, che riferisce come 'colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth'. Sprezzante, egli risponde: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?».

Quando poi s'incontra con il Messia, quest'ultimo lo guarda e gli dice: «Ecco un vero israelita in cui non c'è falsità.»

Alla sua reazione sconcertata Gesù afferma d'averlo notato 'prima, sotto il fico' e non appena Natanaele esprime tutta la sua meravigliata devozione, lui lo zittisce esclamando: «Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose ben più grandi di queste.»

Era nativo di Cana di Galilea, pescatore. Le notizie storiche sono pochissime e incerte, inframezzate da eventi leggendari. La sua morte è prevedibile tra il 60 e il 68 d.C. Dopo la Pentecoste molto probabilmente partì per l’India e la Mesopotamia per predicare il Vangelo e poi arrivò in Armenia, dove guarì la figlia del re Polimio e convertì tutta la famiglia reale. Ma il fratello del re, Astiage, sobillato dai sacerdoti locali in difesa dei culti pagani, lo fece catturare e decapitare dopo averlo fatto scuoiare vivo.  Si racconta che poi sia stato gettato in mare e, trasportato dalle acque, sia giunto miracolosamente all' isola di Lipari. Qui il Vescovo Agatone ne dà sepoltura, ergendo sulle reliquie una chiesa in onore del santo. Più tardi, con l’invasione dei musulmani in Sicilia, le ossa vengono saccheggiate e sparse nell’isola. Ritrovate successivamente da un eremita a cui Bartolomeo appare in sogno, vengono caricate su una nave diretta a Salerno e successivamente spostate a Benevento. Di qui fu portato a Roma, sull’isola Tiberina, dove sorge il  santuario a lui dedicato. La calotta cranica del martire Bartolomeo si trova dal 1238 nel duomo di San Bartolomeo, a Francoforte. 

E' patrono della Diocesi Campobasso-Boiano e dei dermatologi e degli artigiani che operano con arnesi da taglio, sarti, macellai e conciatori, rilegatori di libri e viene invocato contro le malattie della pelle. 

 

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Martirologio Romano: Festa di san Bartolomeo Apostolo, comunemente identificato con Natanaele. Nato a Cana di Galilea, fu condotto da Filippo a Cristo Gesù presso il Giordano e il Signore lo chiamò poi a seguirlo, aggregandolo ai Dodici. Dopo l’Ascensione del Signore si tramanda che abbia predicato il Vangelo del Signore in India, dove sarebbe stato coronato dal martirio.

 

 

Anche Bartolomeo esercitava il mestiere del pescatore. Difatti, quando S. Pietro, dopo la risurrezione, si accinse ad andare a pescare, Natanaele si associò agli altri cinque apostoli presenti, i quali esclamarono: "Veniamo anche noi con te". Quella notte non presero niente. Sul far del giorno, Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non sapevano che era Gesù. Egli disse loro: "Figliuoli, avete un po' di companatico?". Gli risposero "No". E lui ad essi: "Gettate la rete a destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscirono più a tirarla per la gran quantità di pesce (Giov. 21, 2-6).
Probabilmente Bartolomeo faceva parte della cerchia del Battista. Gesù lo chiamò alla sua scuola, tramite Filippo, amico di lui, come aveva chiamato poco prima Simone, tramite Andrea, fratello di lui. Dopo la scelta dei primi discepoli Gesù volle andare in Galilea. Incontrò Filippo di Betsaida e gli disse: "Seguimi". L'invito fu subito accolto. Filippo a sua volta incontrò Natanaele e gli comunicò la lieta notizia: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosé nella legge ed i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazareth". Natanaele era forse un assiduo lettore della Bibbia. La doveva meditare sovente sotto il fico che ogni giudaico aveva cura di far sorgere accanto alla propria casa. Sembra però che fosse di temperamento incline al pessimismo. Lo si arguisce dalla sprezzante risposta che diede all'amico: "Da Nazareth può venire qualcosa di buono?". Cana, la sua terra natia, distava appena otto chilometri dalla borgata che il Figlio di Dio aveva scelto come sua dimora terrena.
Natanaele sapeva che era formata da un'accolta di stamberghe semitrogloditiche e che non era neppure nominata in tutto l'Antico Testamento. Filippo, senza raffreddarsi per la scoraggiante risposta, si limitò a dirgli: "Vieni e vedi". Appena Gesù scorse il diffidente figlio di Abramo non poté fare a meno di esclamare: "Guarda! Uno davvero Israelita, nel quale non c'è inganno!" (Giov. 1, 40-47).
A nessuno degli apostoli fu resa una testimonianza tanto onorifica e solenne. Natanaele stesso più che lusingato ne rimase stupito, motivo per cui gli chiese: "Donde mi conosci?". Il Signore approfittò della sua meraviglia per dargli una prova, ancor più evidente della prima, della sua onniscienza. "Prima che Filippo ti chiamasse, gli disse, ti vidi mentre eri sotto il fico". Non sappiamo che cosa vi stesse facendo. E' facile che nel suo animo fosse accaduto qualcosa di grave e di determinante per la sua esistenza. Non è improbabile che pensasse al vero Messia, alla redenzione d'Israele, avendo udito strane voci che correvano in paese a proposito di Gesù tornato da Befania con i suoi primi apostoli. Il pio israelita, incapace di finzione, ne rimase sgomento e invaso ad un tratto da fervore esclamò: "Rabbi, tu sei il Figlio di Dio. Tu sei il re d'Israele!". Aveva avuto dunque ragione l'amico Filippo di riconoscere in Gesù il Messia promesso dai profeti! Il Signore smorzò in parte quel suo eccessivo entusiasmo dicendogli: "Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose ben più grandi di queste". Volgendosi poi a quanti lo seguivano aggiunse: "Vedrete il cielo aperto, e gli angeli di Dio ascendere e discendere sul Figlio dell'Uomo" (Ivi 1,48-51) permettersi al suo servizio, riconoscerlo loro Signore e avere cura della sua santissima umanità.
Tre giorni dopo il colloquio con Natanaele "ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea. La madre di Gesù era là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli" (Ivi, 2, ls.), forse da Natanaele stesso. Non è improbabile che lo sposo o la sposa fossero suoi parenti o amici. Anche lui assistette così all'inizio delle "cose ben più grandi" predette dal Signore, alla conversione cioè dell'acqua in vino con cui il Messia "manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui" (Ivi, 2, 11).
Dopo il ricordo della sua vocazione, questo apostolo si eclissa nel Vangelo per tutta la vita di Gesù. Anche dopo la Pentecoste si hanno vaghe tradizioni riguardo al suo apostolato. Eusebio riferisce che Panteno, il fondatore della scuola catechetica di Alessandria d'Egitto, nel suo viaggio in India (probabilmente era l'Etiopia o l'Arabia meridionale) verso la fine del secolo II, aveva incontrato comunità cristiane costituite dall'apostolo S. Bartolomeo, presso le quali aveva diffuso il Vangelo di S. Matteo in lingua ebraica. In seguito si sarebbe trasferito nell'Armenia maggiore, sostenendo non poche fatiche e superando non lievi difficoltà.
Secondo il Breviario romano in questa regione l'apostolo convertì alla fede cristiana il re Polimio e la sua sposa, nonché dodici città. Queste conversioni eccitarono l'invidia dei sacerdoti delle locali divinità, i quali riuscirono ad aizzare contro di lui in tal modo Astiage, fratello del re Polimio, che costui impartì l'ordine di scorticare vivo Bartolomeo e poi di decapitarlo. Gli artisti lo raffigurano abitualmente con sulle braccia il manto della propria pelle.
Una tradizione armena afferma che il corpo dell'apostolo fu sepolto ad Albanopoli, città in cui subì il martirio. Nel 507 l'imperatore Anastasio I lo fece trasferire a Daras, nella Mesopotamia, dove costruì in suo onore una splendida chiesa. Nel 580 una parte di quei resti mortali fu probabilmente trasferita a Lipari, al nord della Sicilia. Durante l'invasione dei saraceni le reliquie del santo furono trafugate nell'838 a Benevento finché nel 1000, per l'intervento dell'imperatore Ottone III, giunsero a Roma e furono composte nella basilica di S. Bartolomeo, nell'isola Tibertina. Nel 1238 il cranio dell'apostolo fu portato a Francoforte sul Meno dove è ancora venerato nel duomo a lui dedicato.

 

Non è di quelli che accorrono appena chiamati, anche se poi sarà capace di donarsi totalmente a una causa; ha le sue idee, le sue diffidenze e i suoi pregiudizi. I vangeli sinottici lo chiamano Bartolomeo, e in quello di Giovanni è indicato come Natanaele. Due nomi comunemente intesi il primo come patronimico (BarTalmai, figlio di Talmai, del valoroso) e il secondo come nome personale, col significato di “dono di Dio”.
Da Giovanni conosciamo la storia della sua adesione a Gesù, che non è immediata come altre. Di Gesù gli parla con entusiasmo Filippo, suo compaesano di Betsaida: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth". Basta questo nome – Nazareth – a rovinare tutto. La risposta di Bartolomeo arriva inzuppata in un radicale pessimismo: "Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?". L’uomo della Betsaida imprenditoriale, col suo “mare di Galilea” e le aziende della pesca, davvero non spera nulla da quel paese di montanari rissosi.
Ma Filippo replica ai suoi pregiudizi col breve invito a conoscere prima di sentenziare: "Vieni e vedi". Ed ecco che si vedono: Gesù e NatanaeleBartolomeo, che si sente dire: "Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità". Spiazzato da questa fiducia, lui sa soltanto chiedere a Gesù come fa a conoscerlo. E la risposta ("Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico") produce una sua inattesa e debordante manifestazione di fede: "Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!". Quest’uomo diffidente è in realtà pronto all’adesione più entusiastica, tanto che Gesù comincia un po’ a orientarlo: "Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di questa".
Troviamo poi Bartolomeo scelto da Gesù con altri undici discepoli per farne i suoi inviati, gli Apostoli. Poi gli Atti lo elencano a Gerusalemme con gli altri, "assidui e concordi nella preghiera". E anche per Bartolomeo (come per Andrea, Tommaso, Matteo, Simone lo Zelota, Giuda Taddeo, Filippo e Mattia) dopo questa citazione cala il silenzio dei testi canonici.
Ne parlano le leggende, storicamente inattendibili. Alcune lo dicono missionario in India e in Armenia, dove avrebbe convertito anche il re, subendo però un martirio tremendo: scuoiato vivo e decapitato. Queste leggende erano anche un modo di spiegare l’espandersi del cristianesimo in luoghi remoti, per opera di sconosciuti. A tante Chiese, poi, proclamarsi fondate da apostoli dava un’indubbia autorità. La leggenda di san Bartolomeo è ricordata anche nel Giudizio Universale della Sistina: il santo mostra la pelle di cui lo hanno “svestito” gli aguzzini, e nei lineamenti del viso, deformati dalla sofferenza, Michelangelo ha voluto darci il proprio autoritratto.

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Nel Giudizio Universale di Michelangelo nella cappella Sistina San Bartolomeo regge  nelle mani lo strumento e l’oggetto del proprio martirio: il coltello e la sua  pelle, poichè è stato scorticato durante il suo martirio.

Il volto rappresentato nella pelle non è stranamente quello del Santo ma è l’autoritratto dello  stesso Michelangelo (l’identificazione è stata scoperta dal medico e letterato calabrese Francesco la Cava). 

 

Un desiderio profondo del cuore umano è quello di contare agli occhi di qualcuno. Quando siamo guardati con uno sguardo che ci valorizza e ci ama per quello che siamo, solitamente avviene una rivoluzione, si trasforma la nostra giornata e a volte anche la nostra vita. Tante persone vivono della forza che scaturisce dal ricordo di uno sguardo che le ha trasmesso un senso nuovo di essere. Ora Natanaele, Bartolomeo, ha avuto la fortuna di non essere stato guardato così da uno qualsiasi, ma dall'Uno. Questo vangelo ci narra l'inizio di una stupenda sequela. Lo sguardo di Gesù ha trasformato il saccente scettico in qualcuno che per Cristo ha poi scommesso e rimesso la propria pelle. La sua è una fortuna? Ho volutamente usato un termine indebito per focalizzare l'attenzione su un fatto capitale: l'appuntamento di Natanaele con lo sguardo di Gesù non è stato una coincidenza fortunata o fortuita, ma un incontro premeditato e desiderato da Cristo. E quella beatitudine è aperta anche a noi, perché, anche oggi, Gesù mi vede sotto il fico a scrutare le pagine della vita alla ricerca di un senso,un senso che solo Egli dà, che solo Egli è.

#pregolaParola di Robert Cheaib