III Documento del Sinodo Diocesano: La testimonianza della carità
News del 25/04/2013 Torna all'elenco delle news
LA CHIESA REGGINA-BOVESE DI FRONTE A CRISTO SALVATORE E MAESTRO
«LA TESTIMONIANZA DELLA CARITÀ»
o NELLA COMUNIONE ECCLESIALE
o NELLA CONDIVISIONE DI VECCHIE E NUOVE POVERTÀ
o NELLA COSTRUZIONE DELLA CITTÀ DELL’UOMO
INTRODUZIONE
1. «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli [337] angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova» (1Cor 13,1-3). È questa un'affermazione che costringe ogni tipo di attività, e di discorso, ad una autocritica radicale. «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine... Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità, ma di tutte la più grande è la carità!» (1 Cor 1 3,1 -8a.13).
2. «In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad [338] amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri... Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4,10-11.16).
Dio, unica verità, manifesta il suo essere Amore nella croce di Cristo. Assumendo su di se il male del mondo, Gesù si fa testimone dell'unico modo possibile di vincere la morte. La carità, che Gesù ci mostra nel tempo non è che il volto, che guarda verso di noi, di un mistero che ha un altro volto rivolto verso la vita intima di Dio, l'abisso della vita trinitaria; spogliandosi di tutto per amore nostro, Egli ci ha dischiuso «l'ampiezza, l'altezza e la profondità» della carità divina1 nel gesto supremo della sua umiltà, l'abbandono della croce. Di fronte a Dio, che sceglie l'ultimo posto in solidarietà con gli uomini di questo mondo, la sua Chiesa non potrà che essere «nella varietà dei tempi e nei luoghi della storia» la "Chiesa della carità".
In questo senso la carità è il distintivo del popolo dei pellegrini di Dio, il volto autentico della Chiesa.
3. La Chiesa «riceve la missione di annunciare il regno [339] di Dio e di Cristo e di instaurarlo fra tutte le genti: di questo regno essa costituisce sulla terra il germe e l'inizio» (LG 5). Il Regno di Dio è carità.
«La carità è l'energia e il contenuto centrale dell'evangelizzazione. Tutto si concentra nel vangelo della carità: la Pasqua di Cristo, vertice della rivelazione, è evento di carità, Dio è mistero trinitario di carità; la Chiesa è comunione di carità raccolta intorno all'Eucaristia; la vita cristiana è vocazione alla perfezione della carità; la meta definitiva è beatitudine dell'intimità immediata con Dio nella carità»2.
Dio è carità e verità: "lo sono la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6). Perciò ciascuno deve rendere testimonianza alla carità nella verità ed alla verità nella carità (veritas in charitate et charitas in veritate).
4. La parola di Dio ci indica senza ambiguità il luogo [340] dell'incontro, dove la presenza unica e definitiva dell'Amore crocifisso si fa attuale per noi: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34). La fraternità cristiana3 è frutto della comunione con la vita divina, realizzata mediante l'incontro col Signore Gesù nell'Eucaristia. La comunione d'amore che lega il Figlio al Padre e agli uomini è, al tempo stesso, la sorgente e il modello della comunione fraterna, vincolo di unità fra i discepoli.
5. La Chiesa, scaturita dal costato di Cristo, è strutturata [341] a Sua immagine e tende verso il compimento trinitario dell'amore. Perciò è, nel più profondo del suo essere, carità che viene da Dio e brucia nel cuore della storia. Non è la ricchezza dei mezzi a edificare la Chiesa della carità, ma è proprio nella ristrettezza dei mezzi umani che la carità ecclesiale si fa presente più facilmente nel cuore di chi crede. «La carità è - di conseguenza - la natura profonda della Chiesa, la vocazione e l'autentica realizzazione dell'uomo. Nella croce di Gesù essa ci è rivelata e donata in pienezza» 4. La carità ecclesiale è dono, che non si inventa o si produce, ma si riceve. La Chiesa dell'amore nasce dall'accoglienza e dal rendimento di grazie: ne risulta l'esigenza di uno stile di vita contemplativo ed eucaristico, aperto a tutti, attento alle esigenze dei più prossimi, capace di spingersi fino ad amare i nemici: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Mt 6, 44).
6. La Chiesa è a immagine e somiglianza della carità [342] divina da cui nasce: è la comunione di vita della Trinità. «Nell'unità dello Spirito Santo», nell'accoglienza della Parola e partecipando ai sacramenti,i battezzati sono arricchiti dalla varietà dei doni, orientati tutti all'utilità comune. Ciascun battezzato è chiamato a vivere la carità, perché ognuno è dotato di carismi da esprimere nel servizio e nella comunione. Nessuno può volere o favorire la divisione, perché i carismi vengono dall'unico Signore e sono orientati alla costruzione dell'unico corpo, che è la Chiesa dell'amore5. Lo stile della Chiesa è apertura allo Spirito e alle sue sorprese; sempre impegnata nella vittoria sulla tragica resistenza del peccato personale e sociale, che paralizza la carità, la Chiesa deve essere docile nel discernimento e nell'accoglienza dei doni del Signore e attiva nel metterli a servizio. «Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie: esaminate ogni cosa, ritenete ciò che è buono» (ITs 5, 19-20). Tutti, nella Chiesa - ciascuno secondo il proprio carisma e ministero - sono chiamati a vivere la carità nelle forme e nei modi che lo Spirito dona a ciascuno.
7. La Chiesa della carità è nella storia: come il Verbo [343] si è fatto carne, entrando fino in fondo nella contraddizione dell'esistenza umana e nella morte, scegliendo la condizione di povero per farci ricchi di Dio, così la Chiesa vuoi farsi presente fino in fondo in tutte le situazioni umane nella condivisione e nella solidarietà per contagiare in esse la carità e la giustizia del Redentore dell'uomo. Non c'è situazione umana di dolore e di miseria dalla quale la Chiesa possa sentirsi estranea: il suo compito è di rendersi presente con una solidarietà e in uno scambio, che non è supplenza, né crea dipendenza. La Chiesa dell'amore deve essere, come il suo Signore, dalla parte dei de-
boli, debole e povera essa stessa, fiduciosa nell'unica forza che le è dato di dare: quella di Gesù Cristo, povero, crocifisso e risorto.
8. La carità è la vita e la speranza della Chiesa. La [344] comunione ecclesiale, che deriva dalla carità divina, non ha come fine se stessa, ma tende verso l'origine da cui è venuta: è pellegrina verso la patria. Nello Spirito, per Cristo, essa va verso il Padre. Il clono della carità «già» ricevuto, è anticipo e promessa di un dono più grande, «non ancora» compiuto.
9. Tre conseguenze ne derivano per l'esistenza della [345] chiesa dell'amore. In primo luogo il richiamo della fine insegna alla Chiesa a relativizzarsi: essa scopre di non essere un assoluto, ma uno strumento; non un fine, ma un mezzo; non padrona, ma povera e serva. La chiesa dell'amore è sempre chiamata a rinnovarsi e a convertirsi. Quindi niente trionfalismi, nessun cedimento di fronte alla seduzione del potere e del possesso in questo mondo.
10. In secondo luogo, il richiamo della fine insegna [346] alla chiesa a relativizzare le grandezze di questo mondo: tutto è per lei sottoposto al giudizio della croce e della resurrezione del suo Signore. In nome della sua meta più grande, essa dovrà essere stimolante e critica verso tutte le miopi realizzazioni di questo mondo: presente in ogni situazione umana, solidale con il povero e con l'oppresso, non le sarà lecito identificare la sua speranza con una delle speranze della storia. Essa è chiamata, pertanto, ad assumere le speranze umane e verificarle al vaglio della resurrezione, che, da una parte, sostiene ogni impegno autentico di liberazione dell'uomo, dall'altra, contesta ogni assolutizzazione di mete terrene. In nome della sua natura escatologica, in nome della sua speranza, la Chiesa non può identificarsi con alcuna ideologia, con alcuna forza partitica, con alcun sistema, ma di tutti deve saper essere coscienza critica, richiamo dell'origine e della fine, stimolo, affinché si tenda a sviluppare tutto l'uomo in ogni uomo.
La chiesa della carità è scomoda e inquietante, libera nella fede e serva nell'amore: non è la chiesa del compromesso o del disimpegno tranquillizzante.
11. Infine, l'attesa della manifestazione gloriosa di [347] Cristo riempie la Chiesa di gioia: essa esulta già nella speranza che la promessa divina ha acceso in lei. Essa sa di essere l'anticipazione militante di quanto è stato promesso nella risurrezione del Crocifisso. In questo cammino è sostenuta da Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, "icona dell'amore trinitario e primizia dell'umanità nuova rivestita della veste nuziale della carità…. A lei la chiesa guarda per imparare con umiltà e perseveranza la verità nella carità6 come Colei che, ricevuto l'annuncio del Regno, diventa prima missionaria della Buona Notizia7. Non c'è sconfitta, non c'è vittoria della morte, che possa spegnere nella comunità dei credenti la forza della speranza: l'ultima parola è garantita nella vicenda della Pasqua come parola di gioia e non di dolore, di grazia e non di peccato, di vita e non di morte. Come pellegrini verso la manifestazione finale di Cristo e la patria promessa, intravista nella fede, anche se non ancora posseduta nella visione, i cristiani devono al mondo la carità di testimoniare il senso e la meta che non deludono e che riempiono già ora il cuore di speranza e di pace.
La Chiesa, che è in Reggio-Bova, convocata dal suo Vescovo in Santo Sinodo, vuole mettersi in ascolto della Parola di Dio per comprendere come debba oggi testimoniare il dono della carità sia al suo interno, sia nella società complessa di questo tempo.
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