La misericordia secondo papa Francesco

News del 04/04/2013 Torna all'elenco delle news

È stata la misericordia la parola chiave nei primissimi giorni di pontificato.

Questo è il termine maggiormente adoperato dal Papa in tutti i discorsi sinora tenuti ed è presente anche nel suo motto episcopale:Miserando atque eligendo.

Non a caso proprio domenica prossima, nella festa della divina misericordia istituita dal beato Giovanni Paolo II, Francesco prenderà possesso della cattedra del Vescovo di Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

“Quanti deserti, anche oggi, essere umano deve attraversare! – ha sottolineato Francesco -. Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite”. 

tratto da
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/31/pasqua-folla-per-messa-di-papa-francesco-pace-in-tutto-mondo/547844/

 

Dalla prima udienza generale del 27 marzo 2013: "La logica della Croce non è quella del dolore, ma quella del dono di sé", dice, invitando i fedeli a uscire da se stessi per andare incontri agli altri.

"Fratelli e sorelle, buongiorno. Sono lieto di accogliervi in questa mia prima udienza generale. Raccolgo il testimone dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI".

Poi Papa Francesco ha voluto esortare la Chiesa a uscire dalle proprie mura. La Chiesa non deve "accontentarsi delle 99 pecorelle", ma uscire dal suo ovile per andare a cercare quella perduta ha detto il vescovo di Roma. Occorre uscire da se stessi - ha detto - per andare incontro agli altri, verso le periferie, verso quelli che sono più lontani, che più hanno bisogno di consolazione, di aiuto". "C'è tanto bisogno - ha spiegato - di portare la presenza di Gesù Misericordioso. La logica della Croce non è prima di tutto quella del dolore e della morte ma quella del dono di sé, che porta vita". Dunque, bisogna "uscire da se stessi, da un modo stanco e abitudinario di vivere la fede, chiuso nei propri schemi".

"Qualcuno - ha continuato il Pontefice - rivolto ai 25mila fedeli presenti - potrebbe dire: ma padre 'non ho tempo', 'ho tante cose da fare', 'è difficile', 'che cosa posso fare io con le mie poche forze?'". "Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo il coraggio di 'uscire' per portare Cristo". In proposito il Papa ha fatto l'esempio di San Pietro che "non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sè, di amore verso tutti lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse una delle parole più dure dei Vangeli: 'Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini'".

"Dio - ha insistito Bergoglio - pensa sempre con misericordia; Dio pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano, segno che lo aspettava, andava tutti i giorni sulla terrazza della sua casa; Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio; Dio pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore".
tratto da:
http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2013/03/27/papa_francesco_udienza_generale_vaticano_piazza_san_pietro.html


Dal Regina Coeli di Domenica 7 aprile 2013, la Domenica della Divina Misericordia:

In questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, rinnovo a tutti l’augurio pasquale con le parole stesse di Gesù Risorto: «Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). Non è un saluto, e nemmeno un semplice augurio: è un dono, anzi, il dono prezioso che Cristo offre ai suoi discepoli dopo essere passato attraverso la morte e gli inferi. Dona la pace, come aveva promesso: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Questa pace è il frutto della vittoria dell’amore di Dio sul male, è il frutto del perdono. Ed è proprio così: la vera pace, quella profonda, viene dal fare esperienza della misericordia di Dio. Oggi è la Domenica della Divina Misericordia, per volontà del beato Giovanni Paolo II, che chiuse gli occhi a questo mondo proprio alla vigilia di questa ricorrenza.

Il Vangelo di Giovanni ci riferisce che Gesù apparve due volte agli Apostoli chiusi nel Cenacolo: la prima, la sera stessa della Risurrezione, e quella volta non c’era Tommaso, il quale disse: se io non vedo e non tocco, non credo. La seconda volta, otto giorni dopo, c’era anche Tommaso. E Gesù si rivolse proprio a lui, lo invitò a guardare le ferite, a toccarle; e Tommaso esclamò: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28). Gesù allora disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (v. 29). E chi erano questi che avevano creduto senza vedere? Altri discepoli, altri uomini e donne di Gerusalemme che, pur non avendo incontrato Gesù risorto, credettero sulla testimonianza degli Apostoli e delle donne. Questa è una parola molto importante sulla fede, possiamo chiamarla la beatitudine della fede. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto: questa è la beatitudine della fede!

In ogni tempo e in ogni luogo sono beati coloro che, attraverso la Parola di Dio, proclamata nella Chiesa e testimoniata dai cristiani, credono che Gesù Cristo è l’amore di Dio incarnato, la Misericordia incarnata. E questo vale per ciascuno di noi!

Agli Apostoli Gesù donò, insieme con la sua pace, lo Spirito Santo, perché potessero diffondere nel mondo il perdono dei peccati, quel perdono che solo Dio può dare, e che è costato il Sangue del Figlio (cfr Gv 20,21-23). La Chiesa è mandata da Cristo risorto a trasmettere agli uomini la remissione dei peccati, e così far crescere il Regno dell’amore, seminare la pace nei cuori, perché si affermi anche nelle relazioni, nelle società, nelle istituzioni. E lo Spirito di Cristo Risorto scaccia la paura dal cuore degli Apostoli e li spinge ad uscire dal Cenacolo per portare il Vangelo. Abbiamo anche noi più coraggio di testimoniare la fede nel Cristo Risorto! Non dobbiamo avere paura di essere cristiani e di vivere da cristiani! Noi dobbiamo avere questo coraggio, di andare e annunciare Cristo Risorto, perché Lui è la nostra pace, Lui ha fatto la pace, con il suo amore, con il suo perdono, con il suo sangue, con la sua misericordia.

Cari amici, oggi pomeriggio celebrerò l’Eucaristia nella Basilica di San Giovanni in Laterano, che è la Cattedrale del Vescovo di Roma. Preghiamo insieme la Vergine Maria, perché ci aiuti, Vescovo e Popolo, a camminare nella fede e nella carità, fiduciosi sempre nella misericordia del Signore: Lui sempre ci aspetta, ci ama, ci ha perdonato con il suo sangue e ci perdona ogni volta che andiamo da Lui a chiedere il perdono. Abbiamo fiducia nella sua misericordia!

tratto da:
http://www.news.va/it/news/regina-coeli-il-papa-non-abbiate-paura-di-essere-e