La Passione secondo il Vangelo di San Luca

News del 22/03/2013 Torna all'elenco delle news

Il racconto della passione (con inizio dal tradimento di Giuda) presentato dal terzo vangelo è molto vicino alla versione di san Marco (considerato il testo base della tradizione), ma presenta pure delle varianti molto personali, sia nello stile che negli episodi narrati.

Quello che colpisce in tutti e quattro gli evangelisti è la precisione cronologica e dei luoghi con cui questi ultimi giorni vengono descritti, molto diversa dalla genericità del resto della vita di Gesù. La liturgia della domenica delle Palme del ciclo C ci propone il testo di Luca iniziando dal 22,14.

Le omissioni del terzo vangelo sono piuttosto numerose e riguardano:

- l'unzione di Betania da parte di Maria, prima dell'ultima cena;
- la fuga dei discepoli e alcuni particolari della preghiera nel Getsemani;
- l'accusa da parte di falsi testimoni e il silenzio di Gesù durante il processo;
- le offese da parte dei soldati romani e dei passanti sotto la croce;
- il grido di abbandono sulla croce e il riferimento ad Elia;
- la reazione di Pilato alla notizia della morte di Gesù.

Episodi propri di san Luca sono invece:

- alcune parti del discorso di Gesù durante l'ultima cena (22,15-17.24-30.31-33.35-38);
- l'angelo che lo consola nel Getsemani (22,43-44);
- l'incontro con Erode durante il processo (23,6-12);
- le dichiarazioni di Pilato circa l'innocenza di Gesù (23.4.13-16);
- il lamento delle donne sulla via della croce (23,27-31);
- il dialogo fra Gesù e i due malfattori crocifissi con lui (23,39-43);
- come le altre parole di Gesù in croce (23,34.46).

Anche nel racconto della passione san Luca si serve di un proprio stile letterario e utilizza con libertà le sue fonti, mettendo in luce gli aspetti più vicini alla sua teologia.

Egli cambia in diversi punti l'ordine dei fatti soprattutto riguardo al processo davanti al sinedrio, che secondo il terzo vangelo si riunisce al mattino e non durante la notte, e nella descrizione della crocifissione. Per la descrizione dell'ultima cena è chiaro il legame con 1Cor 11,23-26, probabilmente perché la comunità lucana la utilizzava nel culto.

In Luca come in Matteo si nota, rispetto al testo base di Marco, la tendenza a inserire e amplificare particolari secondari (per Matteo gli episodi della morte di Giuda, di Pilato e delle guardie posto davanti al sepolcro, di sapore un po' leggendario; per Luca il discorso di addio alla cena e il dialogo con i due malfattori crocifissi). Segnaliamo anche che il terzo vangelo è il solo in cui Gesù compie un miracolo durante la passione (cfr. 22,50), gesto che sottolinea ancora una volta la misericordia di Gesù e l'attenzione dell'evangelista medico a questo particolare.

Il racconto della passione in san Luca è come la tappa conclusiva del cammino di Gesù (vedi 9,51) che attraversando la Galilea lo ha portato sino a Gerusalemme (cfr. anche 9,31; 13,32) e più profondamente la fine della sua vita terrena e della sua missione e insieme il passaggio verso la gloria, la resurrezione.

Questa strada comporta la sofferenza e la croce, sentite come necessarie (vedi 17,25; 24,26), un percorso che Gesù ha percorso per primo, come modello per i cristiani. Essa è pure l'ultimo acerbo confronto con il demonio che apparentemente più forte (22,53), verrà sconfitto.

Lo stile del racconto lucano è quello dell'insegnamento e dell'esortazione dove Gesù, Maestro e Signore, è caratterizzato con i tratti del giusto che soffre con pazienza, perdonando, diventando il modello del soffrire innocente. Gli altri personaggi attorno a lui rivestono ruoli diversi, spesso positivi (le donne, il popolo, gli apostoli, i romani) altre volte negativi (le guide di Israele); al centro c'è sempre Gesù che rimane padrone della situazione anche nei momenti più tragici, attraversando la prova con serenità perché consapevole che essa fa parte del disegno divino (22,42.53s).

Luca evita di proposito i toni forti e non riporta gli episodi più violenti e infamanti per Gesù (omette le accuse dei falsi testimoni, cfr. Mc 14,55-61, le offese da parte dei soldati romani e dei passanti sotto la croce, cfr. Mc 15,16-20.29-30; e prima ancora non dice esplicitamente che Giuda bacia il maestro, Lc 22,47-48, e che gli apostoli fuggono, cfr. Mc 14,50). Al contrario ricorda il lamento pietoso delle donne (23,27-31). Nello stesso modo dalla croce Gesù pronuncia solo parole di perdono e confidenza, omettendo il grido di Gesù (cfr. Mc 15,34-35).

Nel racconto della passione emerge anche una considerazione positiva dei romani, visti più come strumenti nelle mani dei sommi sacerdoti che hanno l'iniziativa nella condanna di Gesù. In questa benevolenza verso i pagani è presente anche un elemento apologetico, prezioso per le prime generazioni cristiane: il cristianesimo non è una religione pericolosa per l'ordine costituito.

Ma anche per i giudei, certo più colpevoli per la loro conoscenza del piano divino nelle Scritture, resta aperta la via della conversione (23,34) offerta nella Chiesa.

Il significato salvifico della morte di Gesù in san Luca è espresso con caratteristiche ellenistiche non semite; non insiste quindi sul carattere espiatorio della croce, ma piuttosto sulla vittoria della resurrezione. Essa è legata alla morte che resta il luogo dell'obbedienza di Gesù Figlio al Padre (vedi 9,22; 13,33; 17,25; 22,37; 24,7.26), e anche dell'effusione dello Spirito.

Luca vuole circi che con il suo comportamento Gesù ha aperto una via salvifica per ogni uomo, la sua passione costituisce inoltre un invito alla conversione per tutti (23,47-48).

La fede che salva è legata al Risorto, ma per nascere deve passare attraverso l'accoglienza del Crocifisso (cfr. At 2,22s; 3,12ss; 4,8ss i grandi discorsi kerygmatici di Pietro). La croce è la porta che conduce alla resurrezione, l'evento decisivo che apre al tempo della Chiesa. In san Luca la passione perde il suo carattere crudo, di scandalo e ignominia e appare una via, certo dolorosa, ma indispensabile, da percorrere con serenità e fiducia, sull'esempio di Gesù stesso.

Il racconto di Luca ha evidenti elementi di contatto con quello di Giovanni, forse perché quest'ultimo ha conosciuto il terzo vangelo, oppure per l'utilizzo di una fonte comune.

Un discorso a parte è la datazione della pasqua e la collocazione della cena con i discepoli e della morte di Gesù, diversa per i sinottici rispetto a Giovanni.

Perché gli evangelisti narrano la passione di Gesù?

L'evento pasquale, quindi la passione morte e resurrezione di Gesù, è il centro della fede cristiana e quindi è uno degli elementi che fin dall'inizio hanno ricevuto una formulazione scritta (vedi 1Cor 15,3ss) sia per la catechesi e il culto, sia per l'annuncio missionario e la difesa contro le accuse dei giudei o dei pagani, molto presto anche in una forma unitaria (come è facile costatare nella lettura dei testi). Il testo primitivo della passione era utilizzato soprattutto in ambito cultuale, quando la comunità si riuniva per pregare e ricordare i fatti della passione morte e resurrezione; poi in ambito missionario, nell'annuncio del vangelo e infine nella catechesi in cui i nuovi credenti apprendevano in modo più esauriente e profondo il senso e la portata delle parole e della vita di Gesù il Signore e Salvatore.

Il racconto della passione non ci offre solo una descrizione cronologica dei fatti accaduti, ma soprattutto costituisce uno strumento di comprensione, per cogliere il significato della morte di Gesù e il suo valore teologico. Le prime comunità cristiane hanno elaborato questi testi partendo dal ricordo dei testimoni (la comunità primitiva di Gerusalemme) e riflettendo sui testi della Scrittura. L'A.T. in particolare i salmi 22 e 69 e i cantici di Isaia sul servo sofferente di Javhé, (in Lc 22,37 abbiamo l'unica citazione esplicita nei vangeli del quarto canto del servo di Javhé - Is 53,12) hanno illuminato lo scandalo della morte sulla croce e gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù con la luce delle profezie sul Messia e sull'intervento di Dio.

Nei racconti poi emerge la consapevolezza che le singole comunità aveva acquisito sull'identità di Gesù; la Cristologia propria di ogni evangelista (in Luca più sviluppata che in Marco per esempio, dove emerge la regalità di Cristo e anche un elemento escatologico).

Meditiamo

1) Leggere attentamente la passione del vangelo di Luca: cosa colgo nell'atteggiamento di Gesù durante la sua passione? Cosa dice alla mia fede?

2) I diversi personaggi che ruotano attorno a Gesù nel racconto della passione quale messaggio mi trasmettono?

3) Le parole di Gesù durante la passione. Emerge un tema dominante?

Testo a cura del Monastero Domenicano Matris Domini
tratto da www.lachiesa.it