Domenica delle Palme: festa della sobrietà, nello stile di papa Francesco

News del 23/03/2013 Torna all'elenco delle news

Come non accostare le letture del Vangelo di questa Domenica delle Palme a quanto affermato da Papa Francesco nei suoi primi interventi pubblici! L'umiltà con cui Gesù affronta il festoso ingresso a Gerusalemme esprime la consapevolezza che la sfida del Vangelo dei poveri al potere dell'occupatore romano e al prestigio delle autorità ebraiche, gli avrebbe inevitabilmente caricato sulle spalle l'infamante fardello della croce. L'appello di Papa Francesco alla misericordia verso il prossimo e alla riscoperta del senso della croce è per tutti i cristiani un richiamo alla sobrietà e al coraggio della novità nell'essere testimoni della fede, poiché «varcare la soglia della fede è vivere nello spirito del Concilio, dell'incontro di Aparecida, Chiesa dalle porte aperte non solo per accogliere ma fondamentalmente per uscire e portare il Vangelo sulle strade e nella vita degli uomini del nostro tempo» ("Varcare la soglia della fede", lettera del cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, per l'Anno della Fede, 1 ottobre 2012).
La terra latinoamericana da cui proviene l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, come quella di altre parti del mondo, è intrisa di sangue innocente sparso per mano del conquistatore; ed oggi il sangue dei martiri cristiani, tra i quali molti missionari venuti da lontano, continua a scorrere su quelle stesse terre mai liberate dall'avidità dei ricchi e dei potenti. Uscire dalle chiese per portare il Vangelo nel mondo, con la gioia che solo la libertà dei figli di Dio può dare, è un dovere missionario al quale il cristiano può sottrarsi solo imbrogliando la propria coscienza. Non si tratta di lanciare campagne di stampo neocolonialistico, magari in contrapposizione a forze religiose concorrenti, ma semplicemente di essere veri testimoni, credenti e credibili, del Vangelo in ogni ambito del vivere personale, famigliare e sociale, anzitutto per una nostra nuova evangelizzazione.
L'Anno della Fede ci propone una seria riflessione sul come essere missionari e non solo fare i missionari, ben sapendo che il prestigio dorato di Erode non può che farsi beffe del Vangelo e che il potere di Pilato può solo sacrificare l'innocente per affermare la ragion di stato. Persino i collaboratori più stretti di Gesù, ignari della sorte violenta che lo aspettava, si contendono i posti di comando a fianco del "capo". Senza rimprovero Gesù chiarisce loro che la grandezza di una persona non sta nella forza del potere, ma nel farsi servo del prossimo.

Una visione della vita umana, sociale, politica e religiosa che imbarazza e sconvolge, oggi come allora, chiunque sia chiamato a svolgere un ruolo di governo della società civile così come della comunità cristiana. Non siamo certo inclini a sperimentare il potere esercitato come servizio, eppure da questo modello di relazione fraterna, il cristiano apprende che Gesù è davvero figlio di Dio e non un comune fomentatore delle folle. Anche l'annuncio missionario, in particolare quello rivolto ai giovani riuniti persino in assembramenti oceanici, si infrange spesso sulle barriere del déjà vu' proposto con metodi e strumenti di comunicazione sì innovativi, ma forse troppo carichi di emotività autoreferenziale.
I giovani hanno difficoltà a trovare nelle loro comunità parrocchiali la coerenza necessaria a mantenere vivo l'entusiasmo di quei momenti di gioia condivisa, che può sbocciare nell'impegno costante e gratuito nella carità, nella solidarietà e nel servizio. Una chiesa «povera e dei poveri», lo è certamente mostrando sobrietà nell'uso dei beni, ma lo è altrettanto nell'amministrare con discrezione e parsimonia la propria funzione sacramentale, le liturgie e i riti.
Dalle nostre parti è ancora diffuso un saggio detto contadino, dal vago richiamo evangelico, a proposito della potatura della vite: "mantienimi povera e ti farò ricco". E chi ha un minimo di esperienza nel settore della viticoltura sa quant'è vera questa affermazione. Ma per il cristiano la potatura di ciò che eccede l'essenziale non può mai riguardare l'esclusione delle persone, bensì i bagagli inutili che rendono faticoso il loro cammino di salvezza. A quanto pare ci si ritrova sempre a fare i conti con la smania del potere, l'affanno per accumulare ricchezze, la prostituzione al successo e al prestigio, autentiche zavorre di cui liberarci per essere fedeli e credibili testimoni del Vangelo. Allora non sarà così difficile coniugare il paradosso della croce e del martirio con la vera felicità!


Testo di
Anita e Beppe Magri dei Giovani Missioitalia
tratto da www.lachiesa.it