Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI

News del 08/08/2009 Torna all'elenco delle news

Santissima Trinità ed Eucaristia
Il pane disceso dal cielo

La prima realtà della fede eucaristica è il mistero stesso di Dio, amore trinitario. Nel dialogo di Gesù con Nicodemo, troviamo un'espressione illuminante a questo proposito: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui » (Gv 3,16-17). Queste parole mostrano la radice ultima del dono di Dio. Gesù nell'Eucaristia dà non « qualche cosa » ma se stesso; egli offre il suo corpo e versa il suo sangue. In tal modo dona la totalità della propria esistenza, rivelando la fonte originaria di questo amore. Egli è l'eterno Figlio dato per noi dal Padre. Nel Vangelo ascoltiamo ancora Gesù che, dopo aver sfamato la moltitudine con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ai suoi interlocutori che lo avevano seguito fino alla sinagoga di Cafarnao, dice: « Il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo » (Gv 6,32-33), ed arriva ad identificare se stesso, la propria carne e il proprio sangue, con quel pane: « Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo » (Gv 6,51). Gesù si manifesta così come il pane della vita, che l'eterno Padre dona agli uomini.

conclusione
L'Eucaristia è all'origine di ogni forma di santità ed ognuno di noi è chiamato a pienezza di vita nello Spirito Santo.
Quanti santi hanno reso autentica la propria vita grazie alla loro pietà eucaristica! Da sant'Ignazio d'Antiochia a sant'Agostino, da sant'Antonio Abate a san Benedetto, da san Francesco d'Assisi a san Tommaso d'Aquino, da santa Chiara d'Assisi a santa Caterina da Siena, da san Pasquale Baylon a san Pier Giuliano Eymard, da sant'Alfonso M. de' Liguori al beato Charles de Foucauld, da san Giovanni Maria Vianney a santa Teresa di Lisieux, da san Pio da Pietrelcina alla beata Teresa di Calcutta, dal beato Piergiorgio Frassati al beato Ivan Merz, per fare solo alcuni dei tantissimi nomi, la santità ha sempre trovato il suo centro nel Sacramento dell'Eucaristia.
È perciò necessario che nella Chiesa questo santissimo Mistero sia veramente creduto, devotamente celebrato e intensamente vissuto.

Il dono che Gesù fa di sé nel Sacramento memoriale della sua passione ci attesta che la riuscita della nostra vita sta nella partecipazione alla vita trinitaria, che in Lui ci è offerta in modo definitivo ed efficace.
La celebrazione e l'adorazione dell'Eucaristia permettono di accostarci all'amore di Dio e di aderirvi personalmente fino all'unione con l'amato Signore. L'offerta della nostra vita, la comunione con tutta la comunità dei credenti e la solidarietà con ogni uomo sono aspetti imprescindibili della « logiké latreía », del culto spirituale, santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1), in cui tutta la nostra concreta realtà umana è trasformata a gloria di Dio.

Invito pertanto tutti i pastori a porre la massima attenzione nella promozione di una spiritualità cristiana autenticamente eucaristica. I presbiteri, i diaconi e tutti coloro che svolgono un ministero eucaristico possano sempre trarre da questi stessi servizi, adempiuti con cura e costante preparazione, forza e stimolo per il proprio personale e comunitario cammino di santificazione. Esorto tutti i laici, le famiglie in particolare, a trovare continuamente nel Sacramento dell'amore di Cristo l'energia per trasformare la propria vita in un segno autentico della presenza del Signore risorto. Chiedo a tutti i consacrati e consacrate di mostrare con la propria esistenza eucaristica lo splendore e la bellezza di appartenere totalmente al Signore.


All'inizio del quarto secolo il culto cristiano era ancora proibito dalle autorità imperiali. Alcuni cristiani del Nord Africa, che si sentivano impegnati alla celebrazione del Giorno del Signore, sfidarono la proibizione. Furono martirizzati mentre dichiaravano che non era loro possibile vivere senza l'Eucaristia, cibo del Signore: sine dominico non possumus.( Martyrium Saturnini, Dativi et aliorum plurimorum, 7,9,10: PL 8, 707.709-710). Questi martiri di Abitine, uniti a tanti Santi e Beati che hanno fatto dell'Eucaristia il centro della loro vita, intercedano per noi e ci insegnino la fedeltà all'incontro con Cristo risorto. Anche noi non possiamo vivere senza partecipare al Sacramento della nostra salvezza e desideriamo essere iuxta dominicam viventes, tradurre cioè nella vita quello che celebriamo nel Giorno del Signore. Questo giorno, in effetti, è il giorno della nostra definitiva liberazione. C'è da meravigliarsi se desideriamo che ogni giorno sia vissuto secondo la novità introdotta da Cristo con il mistero dell'Eucaristia?

Maria Santissima, Vergine immacolata, arca della nuova ed eterna alleanza, ci accompagni in questo cammino incontro al Signore che viene. In Lei troviamo realizzata l'essenza della Chiesa nel modo più perfetto. La Chiesa vede in Maria, « Donna eucaristica », come l'ha chiamata il Servo di Dio Giovanni Paolo II (Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia del 17 aprile 2003, 53: AAS 95, 469), la propria icona meglio riuscita e la contempla come modello insostituibile di vita eucaristica. Per questo, predisponendosi ad accogliere sull’altare il « verum Corpus natum de Maria Virgine », il sacerdote, a nome dell'assemblea liturgica, afferma con le parole del canone: « Ricordiamo e veneriamo anzitutto la gloriosa e sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo » (Preghiera Eucaristica I -Canone Romano). Il suo santo nome è invocato e venerato anche nei canoni delle tradizioni orientali cristiane. I fedeli, per parte loro, « raccomandano a Maria, Madre della Chiesa, la loro esistenza ed il loro lavoro. Sforzandosi di avere gli stessi sentimenti di Maria, aiutano tutta la comunità a vivere in offerta viva, gradita al Padre » (Propositio 50). Lei è la Tota pulchra, la Tutta bella, poiché in Lei risplende il fulgore della gloria di Dio. La bellezza della liturgia celeste, che deve riflettersi anche nelle nostre assemblee, trova in Lei uno specchio fedele. Da Lei dobbiamo imparare a diventare noi stessi persone eucaristiche ed ecclesiali per poter anche noi, secondo la parola di san Paolo, presentarci "immacolati" al cospetto del Signore, così come Egli ci ha voluto fin dal principio (cfr Col 1,21; Ef 1,4) (Cfr Benedetto XVI, Omelia  dell’8 dicembre 2005: AAS 98, 15).

Per intercessione della Beata Vergine Maria, lo Spirito Santo accenda in noi lo stesso ardore che sperimentarono i discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35) e rinnovi nella nostra vita lo stupore eucaristico per lo splendore e la bellezza che rifulgono nel rito liturgico, segno efficace della stessa bellezza infinita del mistero santo di Dio. Quei discepoli si alzarono e ritornarono in fretta a Gerusalemme per condividere la gioia con i fratelli e le sorelle nella fede.

La vera gioia infatti è riconoscere che il Signore rimane tra noi, compagno fedele del nostro cammino. L'Eucaristia ci fa scoprire che Cristo, morto e risorto, si mostra nostro contemporaneo nel mistero della Chiesa, suo Corpo. Di questo mistero d'amore siamo resi testimoni. Auguriamoci vicendevolmente di andare colmi di gioia e di meraviglia all'incontro con la santa Eucaristia, per sperimentare e annunciare agli altri la verità della parola con cui Gesù si è congedato dai suoi discepoli: « Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).

Tratto dalla Esortazione Apostolica Postsinodale SACRAMENTUM CARITATIS del Santo Padre Benedetto XVI sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, 22 febbraio 2007.

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