6 gennaio: Solennità dell'Epifania del Signore
News del 01/01/2013 Torna all'elenco delle news
L'Epifania, che significa 'Dio si manifesta a noi e ci chiama', è considerata giustamente dalla Chiesa una grande Solennità. Dio è apparso tra noi in Gesù a Betlemme.
Il Suo Natale, Nascita, è il segno della concreta e fedele volontà del Padre di invitare tutti gli uomini a tornare alla loro origine di figli amati senza limiti da Lui.
Il Padre, dopo tanto tempo riapre il Cielo, la Comunione con Lui che si era interrotta per il peccato originale, e lo fa non con un'ispirazione, ma in modo concreto, inviando il Figlio Gesù tra noi, che si fa uno di noi, con la semplicità che è il vero e profondo modo con cui Dio ama.
Ed è davvero incredibile che Dio si faccia così vicino a noi, per aprirci la porta di casa, con il linguaggio della semplicità. Gesù, Figlio di Dio, 'nel quale ogni cosa nei cieli e sulla terra è stata creatà, sceglie la povertà. Non ama il clamore, che è il linguaggio del mondo.
I primi ad essere chiamati, nel silenzio di una notte invernale, furono i pastori.
Ora si rivolge al mondo intero.
Chiama i Magi, uomini di scienza, dediti a scrutare il cielo, per interpretare i segni del tempo. Si lasciano guidare da una stella, fino a Betlemme. Una stella che scompare quando entrano nella città degli uomini, troppo chiassosa, per accogliere Chi ama il silenzio, troppo sfarzosa e luccicante, per Chi ama la semplicità ed è la Luce che illumina il cuore di ogni uomo.
Difficile anche oggi accogliere la chiamata di Dio nel chiasso e nella confusione del mondo.
Basta osservare come questa grande festa della chiamata di Dio ci trovi più 'preoccupati per il calo di consumi, dovuti alla crisi', che per la manifestazione di Dio, che ci ama e ci vuole salvare, prima di tutto da noi stessi!
Impossibile capire la profondità e il valore di Dio che chiama, e quindi la Sua Epifania, quando domina il materialismo. Dio si manifesta nel silenzio e nella semplicità, agli umili di cuore.
Quando i Magi si rivolgono ai potenti del tempo, per avere notizia del luogo dove è nato Gesù, che non conoscevano, ma avevano affrontato un lungo cammino per trovarLo, è dalle Sacre Scritture che scribi e sacerdoti trovano l'indicazione del luogo.
Erode, è all'oscuro di tutto, troppo preoccupato del proprio successo e prestigio, per questo la notizia lo sconvolge. Di fronte alla possibilità che sia nato un 'Messia', una sola è la sua interpretazione: è un inciampo al suo potere, bisogna trovarlo per eliminarlo, costi quel che costi, come ben sappiamo dal Vangelo, in riferimento alla strage degli innocenti.
Solo tornando nel silenzio, i Magi possono ritrovare la via, che conduce alla grotta, e trovare Colui che cercano. Entrati, racconta il Vangelo, 'videro il bambino con Maria e provarono una grande gioia. Prostratisi lo adorarono'.
I Magi sono la testimonianza di chi sa andare oltre il mondo e scrutare nel profondo per sentire Dio che chiama. La gioia è sempre il frutto dell'Incontro.
È proprio dalla gioia provata dai Magi che si intuisce come Gesù non è nato solo per qualcuno, ma per tutti, per ogni uomo comparso sulla faccia della terra, in ogni tempo e luogo. Anche oggi. Ma sempre bisogna avere la fede dei Magi per riconoscerLo.
L'Epifania, davvero grande Solennità, ricorda a tutti noi che Dio chiama in tanti modi e attende solo che noi Lo cerchiamo, per farsi trovare. È la profonda esperienza spirituale e di vita di tutti i veri cercatori di Dio, i Santi di tutti i giorni, persone che hanno lo sguardo rivolto al Cielo, per trovare la propria stella, la fede e i segni divini, che ci indicano la strada che porta a Gesù.
"Ma - osserva Paolo VI - se il mondo si sente estraneo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente estraneo al mondo. Sappia il mondo di essere stimato ed amato da chi rappresenta e promuove la religione cristiana e l'amore che la nostra fede mette nel cuore della Chiesa, la quale non fa' che servire da tramite dell'amore meraviglioso di Dio. Questo vuol dire che la missione del cristianesimo è una missione di amicizia in mezzo all'umanità, una missione di comprensione, di incoraggiamento, di elevazione, di salvezza.
Noi sappiamo che l'uomo di oggi ha la fierezza di voler fare da sé e fa delle cose nuove e stupende, ma queste cose non lo fanno più buono, non lo fanno felice, non risolvono i problemi umani nel fondo.
Noi sappiamo che l'uomo soffre di dubbi atroci. Noi abbiamo una parola da dire. È quella di un uomo all'uomo. Il Cristo che noi portiamo all'umanità è il Figlio dell'uomo. Lui è il fratello, il collega, l'amico per eccellenza. È colui di cui solo si può dire che 'conosce che cosa c'è nell'uomo'. È il mandato da Dio, ma non per condannare il mondo, ma per salvarlo". (6 gennaio 1964)
Non ci resta che entrare con il cuore nella manifestazione di Dio, che è l'Epifania, per scoprire il grandissimo dono che ci ha fatto, rivelandosi tra noi, vestendosi totalmente della nostra natura, uno come noi, ma diverso da noi: il Figlio di Dio, venuto per salvarci.
Non svendiamo al mondo l'Epifania, ma viviamola con fede e gioia.
Se siamo cristiani lo dobbiamo al dono del Battesimo e so che Dio ha donato a tutti una stella da seguire nella vita: la stella della nostra vocazione, che sempre ci guida.
Esiste davvero una stella per tutti noi. Occorre trovarla e seguirla. Non lasciamoci ingannare dalle luci di questo mondo, che sono di breve durata.
Auguro a voi di poter sperimentare la gioia dei Magi nel ritrovare Gesù: è una gioia profondissima e duratura.
Scriveva un insigne matematico, nel momento della dimostrazione della sua teoria: 'Ebbi l'impressione di non essere io a cercare la verità, ma che fosse la verità stessa che mi prendeva per la mano spingendomi dolcemente a tirare tutte le conclusioni. Ho creduto di riconoscere in essa il Signore, il Verbo di Dio'. Ma perché il Signore ha preso di petto proprio me, così debole, così debole per sopportare questo uragano della fede ed aprirlo anche agli altri?
Può essere, questo, uno degli infiniti doni dell'Epifania... ciascuno ha la sua stella... ognuno la sua vocazione. Ognuno il suo cammino da percorrere, ma ciò che conta è che sia in compagnia di Dio, che vuole manifestarsi. Lasciamoci trovare, questo il mio augurio.
Omelia di mons. Antonio Riboldi
Si prostrarono e adorarono il Bambino, il Figlio di Dio
Celebriamo la Festa dell'Epifania, festa particolare della nostra fede e della fede del mondo, in questo Anno della Fede.
Sappiamo che Epifania vuol dire manifestazione di Gesù a tutte le genti, rappresentate oggi dai Magi, che giunsero a Betlemme dall'Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei, la cui nascita essi avevano conosciuto dall'apparire di una nuova stella nel cielo (cfr Mt 2,1-12). In effetti, prima dell'arrivo dei Magi, la conoscenza di questo avvenimento era andata poco al di là della cerchia familiare: oltre che a Maria e a Giuseppe, e probabilmente ad altri parenti, esso era noto ai pastori di Betlemme, i quali, udito il gioioso annuncio, erano accorsi a vedere il bambino mentre ancora giaceva nella mangiatoia. La venuta del Messia, l'atteso delle genti predetto dai Profeti, rimaneva così inizialmente nel nascondimento. Finché, appunto, giunsero a Gerusalemme quei misteriosi personaggi, i Magi, a domandare notizie del "Re dei Giudei", nato da poco. Ovviamente, trattandosi di un re, si recarono al palazzo reale, dove risiedeva Erode.
Ma questi non sapeva nulla di tale nascita e, molto preoccupato, convocò subito i sacerdoti e gli scribi, i quali, sulla base della celebre profezia di Michea (cfr 5,1), affermarono che il Messia doveva nascere a Betlemme. E infatti, ripartiti in quella direzione, i Magi videro di nuovo la stella, che li guidò fino al luogo dove si trovava Gesù. Entrati, si prostrarono e lo adorarono, offrendo doni simbolici: oro, incenso e mirra. Ecco l'epifania, la manifestazione: la venuta e l'adorazione dei Magi è il primo segno della singolare identità del Figlio di Dio che è anche figlio della Vergine Maria. Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù?
Questa è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l'ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d'amore. L'Epifania preannuncia l'apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l'Epifania ci dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi. Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio. E a quanti cercano la verità, dobbiamo offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere in Gesù "il vero Dio e la vita eterna" (1Gv 5,20).
Una stella ha guidato i Magi fino a Betlemme perché là scoprissero "il re dei Giudei che è nato" e lo adorassero.
Matteo aggiunge nel suo Vangelo: "Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono".
Il viaggio dall'Oriente, la ricerca, la stella apparsa ai Magi, la vista del Salvatore e la sua adorazione costituiscono le tappe che i popoli e gli individui dovevano percorrere nel loro andare incontro al Salvatore del mondo. La luce e il suo richiamo non sono cose passate, poiché ad esse si richiama la storia della fede di ognuno di noi.
Perché potessero provare la gioia del vedere Cristo, dell'adorarlo e dell'offrirgli i loro doni, i Magi sono passati per situazioni in cui hanno dovuto sempre chiedere, sempre seguire il segno inviato loro da Dio.
La fermezza, la costanza, soprattutto nella fede, è impossibile senza sacrifici, ma è proprio da qui che nasce la gioia indicibile della contemplazione di Dio che si rivela a noi, così come la gioia di dare o di darsi a Dio. "Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia".
Noi possiamo vedere la stella nella dottrina e nei sacramenti della Chiesa, nei segni dei tempi, nelle parole sagge e nei buoni consigli che, insieme, costituiscono la risposta alle nostre domande sulla salvezza e sul Salvatore.
Rallegriamoci, anche noi, per il fatto che Dio, vegliando sempre, nella sua misericordia, su chi cammina guidato da una stella ci rivela in tanti modi la vera luce, il Cristo, il Re Salvatore.
Ancora una volta, sentiamo in noi una profonda riconoscenza per Maria, la Madre di Gesù. Ella è l'immagine perfetta della Chiesa, che dona al mondo la luce di Cristo: è la Stella dell'evangelizzazione. "Respice Stellam", "Guarda la stella", ci dice san Bernardo: guarda la Stella, tu che vai in cerca della verità e della pace; volgi lo sguardo a Maria, e Lei ti mostrerà Gesù, luce per ogni uomo e per tutti i popoli.
Omelia di don Roberto Rossi
Dio parla la lingua della gioia
Magi voi siete i santi più nostri, naufraghi sempre in questo infinito, eppure sempre a tentare, a chiedere, a fissare gli abissi del cielo fino a bruciarsi gli occhi del cuore (Turoldo).
Messaggi di speranza oggi: c'è un Dio dei lontani, dei cammini, dei cieli aperti, delle dune infinite, e tutti hanno la loro strada. C'è un Dio che ti fa respirare, che sta in una casa e non nel tempio, in Betlemme la piccola, non in Gerusalemme la grande. E gli Erodi possono opporsi alla verità, rallentarne la diffusione, ma mai bloccarla, essa vincerà comunque. Anche se è debole come un bambino.
Proviamo a percorrere il cammino dei Magi come se fosse una cronaca dell'anima.
Il primo passo è in Isaia: «Alza il capo e guarda». Saper uscire dagli schemi, saper correre dietro a un sogno, a una intuizione del cuore, guardando oltre.
Il secondo passo: camminare. Per incontrare il Signore occorre viaggiare, con l'intelligenza e con il cuore. Occorre cercare, di libro in libro, ma soprattutto di persona in persona. Allora siamo vivi.
Il terzo passo: cercare insieme. I Magi (non «tre» ma «alcuni» secondo il Vangelo) sono un piccolo gruppo che guarda nella stessa direzione, fissano il cielo e gli occhi delle creature, attenti alle stelle e attenti l'uno all'altro.
Il quarto passo: non temere gli errori. Il cammino dei Magi è pieno di sbagli: arrivano nella città sbagliata; parlano del bambino con l'uccisore di bambini; perdono la stella, cercano un re e trovano un bimbo, non in trono ma fra le braccia della madre.
Eppure non si arrendono ai loro sbagli, hanno l'infinita pazienza di ricominciare, finché al vedere la stella provarono una grandissima gioia. Dio seduce sempre perché parla la lingua della gioia.
Entrati in casa videro il Bambino e sua Madre... Non solo Dio è come noi, non solo è con noi, ma è piccolo fra noi. Informatevi con cura del Bambino e fatemelo sapere perché venga anch'io ad adorarlo. Quel re, quell'Erode, uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi: è il cinismo, il disprezzo che distrugge i sogni del cuore.
Ma io vorrei riscattare le sue parole e ripeterle all'amico, al teologo, al poeta, allo scienziato, al lavoratore, a ciascuno: hai trovato il Bambino?
Cerca ancora, accuratamente, nei libri, nell'arte, nella storia, nel cuore delle cose; cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone, e in fondo alla speranza; cerca con cura, fissando gli abissi del cielo e del cuore, e poi fammelo sapere perché venga anch'io ad adorarlo.
Aiutami a trovarlo e verrò, con i miei piccoli doni e con tutta la fierezza dell'amore, a far proteggere i miei sogni da tutti gli Erodi della storia e del cuore.
Omelia di padre Ermes Ronchi
I Magi come modello culturale ed esistenziale
Per noi, uomini disincantati del ventunesimo secolo, che vogliamo conoscere tutto solo a partire da noi stessi, i Magi sono una favola, appartengono al mito, sono figure leggendarie, inventate non si sa da chi e perché.
Ma – ha detto il vescovo Francesco Moraglia, nell’omelia della solennità dell’Epifania 2010 – l’archeologia e le più recenti scoperte storiche sui popoli del Medio Oriente avvalorano sempre di più la storicità dei Magi di cui parla il Vangelo. In realtà, i Magi ci insegnano un metodo, un modo di essere. Non si chiudono in se stessi, non pretendono né di sapere tutto, né di conoscere tutto solo a partire da loro stessi, dal loro io.
Questi uomini saggi, votati alla ricerca libera che non avevano già deciso che cosa era possibile o meno a partire da loro stessi, sono uomini che non hanno paura di porsi delle domande; anzi, sono uomini che sanno custodire nel loro cuore le domande fondamentali e non hanno timore a ricercare il senso e il significato delle cose. Seguire il modello dei Magi significa andare contro-corrente: per noi, impenitenti razionalisti o paladini del non-senso, legato ad un pensiero che si dichiara volutamente impotente, incapace, inetto alle grandi domande, non rimane che soccombere sotto il peso della nostra povera storia di uomini deboli e fragili.
Dovremmo avere semplicemente il coraggio di aprire gli occhi, guardare la forma della bellezza. La bellezza si impone a noi, ci affascina, ci rapisce perché è semplicemente bella; ci affascina, ci rapisce oltre noi stessi, che tutto vogliamo conoscere solo a partire da noi stessi, da ciò – e in genere è troppo poco – che siamo disponibili a consentire. Ci sono dei saperi che significano dei fenomeni, dei calcoli che organizzano e pianificano i bisogni materiali di una collettività; poi c’è il sapere di chi sa e vuole scoprire un senso e un valore delle cose, delle persone, della propria vita: ecco i Magi, ecco la loro lezione.
Andiamo con loro e impariamo a dare un senso alle cose, troveremo il senso della vita. E il senso non è qualcosa, ma Qualcuno, anzi un bambino.
Testo di Francesco Bellotti su www.sfidaeducativalaspezia.it, diocesi di LaSpezia
Ruminare i Salmi - Salmo 72,13
Salmo 72,13
CEI (Il Re-Messia) abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri
TILC avrà pietà del debole e del povero e salverà la loro vita
NV Parcet pauperi et inopi et animas pauperum salvas faciet
Efesini 3,5-6 (Tutte) le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.
Cassiodoro "Avrà pietà di quanti sono schiavi di qualche peccato. Anche gli eletti hanno bisogno di perdono"
Guardando a Cristo, ogni uomo si scopre perdonato tra i perdonati, chiamato fra i chiamati, membro di un corpo unico, fratello universale.
http://www.youtube.com/watch?v=8jS25me-cnM
http://youtu.be/8jS25me-cnM
Omelia di don Marco Pratesi
Solennità dell'Epifania del Signore 6 gennaio 2013 (Anno C): Liturgia e Liturgia della Parola