3 giugno 2012: Solennità della Santissima Trinità
News del 31/05/2012 Torna all'elenco delle news
Come conclusione del ciclo della celebrazione del mistero di Cristo nell'anno liturgico, è collocata la la "festa della Ss.ma Trinità", perché ricordiamo che la nostra partecipazione alla vita del Figlio di Dio, trova il suo senso ultimo nel rendere gloria a Dio. Ma già gli antichi Padri della Chiesa affermavano che la gloria di Dio è l'uomo vivente: così, se tutto è per la gloria di Dio, è al tempo stesso perché l'uomo realizzi sempre di più la propria esistenza.
Celebrare la festa della Ss.ma Trinità ha un senso preciso: non si tratta di ri-presentare il mistero di Cristo, si tratta di comprenderne il pieno valore per viverne il senso. Cristo è la realizzazione piena dell'uomo proprio perché è il Figlio di Dio. Vivere il mistero di Cristo significa per ogni uomo entrare con Lui nella esperienza di Dio per realizzare in pienezza l'esistenza umana: celebrare la Ss.ma Trinità significa accogliere dal Padre l'Amore che rigenera l'esperienza umana e ne fa una esperienza filiale.
Omelia di mons. Gianfranco Poma (Così Dio ha amato il mondo)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo
La liturgia della Chiesa, in questa prima domenica dopo Pentecoste, celebra la festa della Santissima Trinità. E non è casuale mettere in relazione la Chiesa, che muove i primi passi nel giorno della Pentecoste, con il mistero della Trinità. I discepoli, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, escono dalle mura ristrette e chiuse della casa, ove si trovavano "per paura", ed iniziano a comunicare il Vangelo e a battezzare i primi convertiti alla fede. Obbedivano così a quanto Gesù aveva loro ordinato prima di lasciarli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19). Nel giorno di Pentecoste la confusione delle lingue e la divisione del genere umano, simboleggiate da Babele (Gn 11, 1-9), vennero vinte dalla predicazione evangelica che, senza distruggere le differenze dei linguaggi, riuniva i popoli della terra nell'unica famiglia di Dio.
Nella festa della Trinità Dio squarcia il velo che copre il suo mistero, rompe il silenzio sulla sua vita (la parola greca "mysterion" significa appunto "tacere") e ci fa cogliere la verità sul mondo fatto, appunto, a sua immagine e somiglianza. Le Scritture sottolineano in ogni pagina l'inconoscibilità del mistero di Dio. Egli abita in una luce invalicabile che "l'uomo non può vedere continuando a restare in vita". Dio stesso rompe il silenzio ? e solo Lui poteva farlo ? per rivelarsi agli uomini all'interno della storia "con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso", come dice la lettura odierna tratta dal primo dei tre discorsi solenni di Mosè nel Deuteronomio. E non basta. Dio, dopo aver "parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio"(Eb 1, 1-2), aggiunge la Lettera agli Ebrei. E nel giorno di Pentecoste, dal cielo il Signore Iddio ha riversato sui discepoli lo Spirito Santo perché fosse lui ? come aveva detto lo stesso Gesù ? a guidarli verso la verità tutta intera.
Ebbene, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che oggi contempliamo nella Trinità, sono la radice, la fonte, il sostegno della Chiesa nata nel giorno di Pentecoste, segno dell'unità di tutto il genere umano. La Chiesa non nasce dal "basso", ossia non è il risultato della convergenza degli interessi delle persone che la compongono, non è il frutto dell'impegno o dello slancio di cuori generosi, non è la somma di tanti individui che decidono di stare assieme, non è l'associazione di persone di buona volontà per realizzare uno scopo nobile. La Chiesa viene dall'alto, dal cielo, da Dio. E, ancor più precisamente, da un Dio che è "comunione" di tre persone. Esse ? proviamo a balbettare qualche parola ? si vogliono a tal punto bene l'una con l'altra da essere una cosa sola. Da tale comunione d'amore nasce la Chiesa e verso tale comunione essa cammina, trascinandosi l'intera creazione. La Trinità è origine e termine della Chiesa. Come è origine e termine della stessa creazione.
Per questo la Chiesa è anzitutto e soprattutto mistero; mistero da contemplare, da accogliere, da rispettare, da custodire, da amare. Ed è un mistero di comunione. Solo in questa prospettiva si può comprendere la Chiesa come comunità, come un corpo strutturato. Pertanto chi ascolta il Vangelo con il cuore non è solo accolto in una comunità organizzata, è soprattutto accolto nel mistero stesso della Trinità, nella comunione con Dio. Noi viviamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ed è un grande e inestimabile dono. Ma è anche un compito. La Chiesa che nasce a Pentecoste non è neutra; essa ha nella sua stessa costituzione una vocazione: il servizio dell'unità e della comunione. Mentre il mondo in cui viviamo sembra stregato dagli egoismi di singoli, di gruppi, di categorie, di nazioni che non sanno (spesso non vogliono) alzare lo sguardo oltre il proprio particolare, oltre i propri interessi cosiddetti nazionali, la Chiesa della Pentecoste, nata dalla Trinità, ha il compito di ricreare la carne lacerata del mondo, di ritessere la comunione tra i popoli. Lo Spirito effuso nella comunità dei credenti dona una nuova energia, come scrive Paolo nella Lettera ai Romani: "voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli"(Rm 8, 15); e Gesù, prima di inviare gli apostoli, dice loro: "io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo" (Mt 28, 20).
La forza che il Signore dona ai suoi figli cura la carne dell'umanità ferita dall'ingiustizia, dalla cupidigia, dalla sopraffazione, dalla guerra, e costituisce l'energia per alzarsi e incamminarsi verso la comunione. Era il disegno di Dio sin dall'inizio della creazione. C'è, infatti, una corrispondenza tra il processo creativo e la vita interna di Dio stesso. Non a caso Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo". L'uomo ? inizialmente significava sia uomo che donna ? non era stato creato ad immagine di un Dio solitario, ma di un Dio amore. Ogni singola persona e l'umanità intera, non saranno se stesse al di fuori della comunione. Solo all'interno della comunione potranno salvarsi. A ragione, perciò, il Vaticano II ricorda a tutti i credenti che Dio non ha voluto salvare gli uomini singolarmente, ma radunandoli in un popolo santo. La Chiesa nata dalla comunione e ad essa destinata, si trova perciò ad essere impegnata nel vivo della storia di questo inizio di millennio come lievito di comunione e di amore. È un compito alto ed urgente che rende davvero meschine (e colpevoli) le liti e le incomprensioni interne. Sono le liti all'interno delle nostre comunità, sono le divisioni all'interno delle Chiese cristiane, sono le divisioni che lacerano la comunione tra i popoli. Chi resiste all'energia di comunione diviene complice dell'opera del "principe del male" che è spirito di divisione. Per questo l'apostolo Paolo, per farci sentire l'urgenza della comunione, può ripetere ancora oggi: "che il sole non tramonti sulla vostra ira"(Ef 4, 26).
La festa della Trinità è un invito pressante ad inserirci nel dinamismo stesso di Dio a vivere la sua stessa vita. Il Signore realizza la salvezza ? come dice il Vaticano II ? raccogliendo gli uomini e le donne attorno a sé in una grande e sconfinata famiglia. La salvezza si chiama, appunto, comunione con Dio e tra gli uomini.
Omelia di mons. Vincenzo Paglia
Un mistero d'amore e di consolazione
La solennità della Santissima Trinità può ritenersi la sintesi del cammino spirituale fin qui fatto dopo aver meditato sul mistero della Risurrezione e Ascensione al Cielo di nostro Signore Gesù Cristo e sul mistero dell'effusione dello Spirito Santo nella solennità della Pentecoste. Dalla seconda e terza persona della Santissima Trinità, oggi, la liturgia ci riporta al Padre, alla prima delle tre persone, che è creatore ed amore.
Nella nostra formazione teologica in vista del sacerdozio, i nostri docenti tenevano moltissimo a che noi studiassimo approfonditamente il "De Deo Uno et Trino", uno degli esami più impegnativi perché si tratta dell'andare al cuore ed al centro del mistero primo e fondamentale della fede cattolica. Su questo mistero la teologia di duemila anni di cristianesimo ha lasciato un patrimonio di riflessione, di meditazione, di preghiera, di approfondimento dottrinale e dogmatico da cui non si può prescindere se vogliamo rendere più feconda la stessa celebrazione eucaristica di oggi. Primo e fondamentale mistero (cioè qualcosa nascosta alla mente e forse anche incomprensibile alla ragione, ma aperta e comprensibile nella luce della fede) è: Unità e Trinità di Dio. In poche parole un Dio uno nella natura e trino nelle persone. La sintesi terminologica e dottrinale la troviamo espressa in modo chiaro ed accessibile a tutti nella liturgia odierna, sia nelle varie orazioni e sia nella parola di Dio. Ma è soprattutto il testo del Prefazio che ci introduce al mistero in un modo più efficace spiritualmente: È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo. E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l'unità della natura, l'uguaglianza nella maestà divina. Unità, sostanza, natura, persona, trinità, uguaglianza, maestà divina, sono questi alcuni termini filosofici e teologici per cercare di spiegare il mistero della Trinità. Un mistero che solo dentro di noi possiamo comprendere, in quanto solo se sperimentiamo nella nostra vita l'Amore di Dio, la consolazione dello Spirito e la prospettiva della salvezza eterna operata di Cristo comprendiamo il mistero della Trinità. Dio è talmente vicino a noi che non possiamo non accorgerci della sua presenza in noi. Dal momento del concepimento, in cui Dio ha infuso in noi il dono dell'anima immortale, a quello del battesimo, in cui la vita della grazia inizia in noi e siamo elevati alla condizione soprannaturale, a quello della confermazione in cui lo Spirito Santo viene effuso su di noi con i sette doni a tutta la nostra esistenza è un continuo scorgere della Trinità nella nostra vita. Mistero di Amore e di Consolazione.
La prima lettura tratta del Libro del Deuteronomio ci aiuta ad entrare in questo mistero ineffabile. Dio è tale in cielo e sulla terra, come ci ricorda il catechismo della Chiesa. Dio dov'è? Dio è in cielo, è in terra ed in ogni luogo. La sua presenza è una presenza vigile e protettiva, ma mai interferisce con la libertà dell'uomo. Anzi con l'ispirazione dello Spirito Santo ci suggerisce il bene da fare, ma non sempre seguiamo la voce dello Spirito e siamo docili a Lui. Perciò l'Apostolo Paolo nella seconda lettura di oggi, brano tratto dalla lettera ai Romani, ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Siamo figli di Dio e in quanto tali eredi di Dio, coeredi di Cristo. Ma questa nostra identità passa attraverso il riconoscimento della croce e del mistero del Crocifisso. Infatti se prendiamo parte alle sofferenze di Cristo, noi erediteremo anche la sua gloria. Un'eredità da condividere e che non è esclusiva proprietà di alcuni o di pochi. Tutti sono chiamati infatti alla salvezza che Cristo è venuto a portare all'uomo di tutti i tempi e di tutte le culture, popoli e nazioni. Il vangelo di oggi sottolinea appunto l'universalità della salvezza e come questa salvezza debba essere proposta attraverso l'evangelizzazione. Il comando di Gesù di andare in tutto il mondo e di battezzare nel nome della Trinità è emblematico. La chiesa non può venire meno a questo suo fondamentale compito. Non si tratta solo di fare proseliti, di aumentare il numero di cristiani e di cattolici in particolare, ma di far conoscere, amare e servire Dio, Gesù Cristo e lo Spirito Santo. La chiesa deve essere missionaria e deve portare il messaggio cristiano a tutti gli uomini della terra nei modi, tempi e possibilità concrete che aveva ieri e come ha oggi.
Bisogna andare nel mondo. Rispetto al passato questo andare ha anche una possibilità virtuale, non solo fisica e geografica. Abbiamo il dovere morale come battezzati e soprattutto come pastori d'anime di portare Cristo a tutti e con tutti i mezzi leciti a nostra disposizione, compresi i nuovi potenti strumenti della comunicazione sociale e della globalizzazione. Far conoscere Cristo è indicare anche un percorso di vita, di moralità, di verità, di giustizia, di pace. Chi conosce Cristo, conosce Dio-Padre e Dio-Spirito. Con Cristo e in Cristo la Trinità è in noi e noi siamo nella Trinità.
Possiamo perciò pregare con sincerità con queste parole della liturgia di oggi: O Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio, ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, e fa che, obbedendo al comando del Salvatore, diventiamo annunziatori della salvezza offerta a tutti i popoli. Amen.
Omelia di padre Antonio Rungi
Liturgia della Solennità della Santissima Trinità (Anno B): domenica 3 giugno 2012
Liturgia della Parola della Solennità della Santissima Trinità (Anno B): domenica 3 giugno 2012