27 maggio 2012 - Solennità di Pentecoste: il dono dello Spirito Santo
News del 23/05/2012 Torna all'elenco delle news
Celebriamo oggi la Solennità della Pentecoste, memoria ed attualizzazione della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Vergine Maria riuniti in preghiera nel Cenacolo.
E' la solennità che chiude liturgicamente il lungo periodo di 50 giorni dalla celebrazione della Pasqua e che dalla Pasqua assume il suo significato e la sua valenza ecclesiale. Il Cristo Risorto ed Asceso al Cielo promette ed invia agli Apostoli e alla Chiesa il Consolatore, lo Spirito di verità, perché possano annunciare il vangelo della libertà e possano costruire una nuova umanità nello spirito, con lo spirito di Cristo. Le conseguenze sugli apostoli e sui loro seguaci dopo il dono dello Spirito Santo sono descritte nei minimi particolari nel brano degli Atti degli Apostoli, testo che costituisce la prima lettura della parola di Dio di oggi.
I segni di questa discesa sono il fragore simile ad un vento impetuoso; la comparsa di lingue di fuoco che si posavano su ognuno degli apostoli; i primi effetti il parlare lingue diverse (glossolalia); la convocazione di quanti erano presenti a Gerusalemme e il primo annuncio degli apostoli nella molteplicità dei linguaggi umani e la comprensione del messaggio cristiano da parte dei presenti. Evento singolare se a registrare con dovizia di particolari è san Luca che si sa è l'autore di questi documenti della chiesa nascente.
Dalla descrizione dell'avvenimento alla teologia sullo Spirito Santo, come è adeguatamente espresso dal Vangelo di oggi, tratto da Giovanni, in cui il discepolo teologo riflette e fa riflettere sul dono dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo guida alla verità, non una verità parziale e interessata, ma alla verità intera, quella che appartiene a Dio e solo il Paraclito, il Consolatore può rivelare e donare nella sua pienezza. Di fronte alle tante pseudo verità dell'uomo, una verità si afferma per certa su tutte ed è quella che Dio ha rivelato in Gesù Cristo e continua a rivelare nel dono dello Spirito che agisce dentro e fuori di noi. Il mistero della Trinità è così completamente dispiegato ai discepoli. Il Dio Creatore e Padre, il Figlio Redentore e lo Spirito Santo Consolatore agiscono all'unisono e sono una sola cosa, un solo Dio, in tre persone, con finalità e scopi diversi nella loro missione all'interno ed all'esterno del mistero di cui sono punto di partenza e di arrivo. Nel mistero trinitario l'uomo può trovare origine e fine.
Di questo aspetto soprannaturale, spirituale del nostro essere cristiani ci parla san Paolo Apostolo nel brano della seconda lettura di oggi, incentrata proprio nella valorizzazione del dono dello Spirito che è già in noi e che necessita di essere ascoltato e che, soprattutto, ci chiede e domanda docilità e disponibilità alla sua azione di forte impatto di conversione e di rinnovamento personale e comunitario: Chi legge questo splendido brano della lettera ai Galati deve autoconvincersi che siamo sulla strada buona solo se evitiamo alcune fondamentali tendenze e passioni della carne, nel senso della lussuria, della soddisfazione degli istinti più bassi dell'essere umano. Questo è il punto di partenza per dialogare con lo Spirito Santo che portiamo dentro di noi. In realtà qui si tratta di andare più a fondo della vera questione spirituale per un discepolo di Cristo. E il brano della Galati lo evidenzia con particolare enfasi proprio alla fine: "se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito". In poche parole siamo sempre spirituali anche nelle cose più umane e legittime che facciamo come membri del genere umano.
Camminare secondo lo Spirito, non è facile soprattutto oggi, in questo tempo di corruzione, di depravazione, di infedeltà, di arroganza, di divisione, di tutti quei terribili mali espressione della cattiveria e della perversione del cuore e della mente degli uomini. Noi abbiamo il dovere di elevarci dalla mediocrità e dalle bassezze del mondo, per portare quei frutti dello Spirito che ben differenziano una persona spirituale da una persona passionale e carnale.
Sia questa la nostra sincera preghiera oggi, tratta dalla bellissima e poetica sequenza che diciamo prima del canto del vangelo: O Spirito Santo, senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è àrido, sana ciò che sànguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
Purtroppo il rischio di andare alla deriva morale è talmente reale che dobbiamo preoccuparci seriamente per noi stessi, per chi è affidato alle nostre cure educative e per i tanti vicini e lontani con i quali interagiamo fisicamente o virtualmente. Lo Spirito Santo con i suoi sette doni ci dia tutta quella forza interiore, quel calore-amore per Dio da cui partire per l'avventura spirituale della nostra vita, ben consci che non è facile vivere in fedeltà al Vangelo e allo Spirito Santo che abbiamo avuto in dono nel Battesimo e soprattutto nella Cresima.
Omelia di padre Antonio Rungi ("Spirito Santo, purifica il mondo dai suoi gravi peccati")
Nati dal respiro di Dio, mandati a costruire fraternità
La Bibbia è un libro pieno di strade e di vento, come Pentecoste: vento impetuoso e respiro leggero, strade che convergono e ripartono. «Gesù venne a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro» e con un gesto inusuale mai registrato prima «alitò» su di loro. Soffiò il suo respiro su ciascuno e su tutti: «Ricevete lo Spirito Santo». Lo Spirito è il respiro di Dio, è ciò che fa vivere Dio. Ricevetelo, come all'origine lo ha ricevuto Adamo, alito di vita nelle sue narici, e divenne un essere vivente. Nella Bibbia la parola più legata a Spirito Santo è nascita, con tutto il suo corteo di manifestazioni: creazione, vita, trasformazione. Lo Spirito presiede alle nascite, il suo lavoro è la vita. Nicodemo a Gesù: «Come è possibile rinascere?». Gesù risponde con una delle parole più alte per la nostra vita spirituale: «Chiunque è nato dallo Spirito è Spirito». Adamo che nasce dal soffio di Dio è soffio di Dio, io pur con tutte le mie inconsistenze sono respiro di Dio.
E questo è così vero che in san Paolo non si riesce quasi mai a capire fino a che punto la parola spirito si riferisca alla terza Persona della Trinità, o al modo di vivere di Cristo, o a quello dell'uomo che intreccia il suo respiro con quello di Dio. Non di confusione si tratta, ma di comunione!
L'umanità dell'uomo, la sua diversità radicale rispetto a tutte le altre creature, ciò che fa sì che noi non siamo il primate evoluto che eravamo, non si spiega a partire dalla nostra appartenenza al mondo animale, ma soltanto a partire dal mondo di Dio. L'uomo è uomo per il respiro di Dio in lui. Io non sono un semplice affinamento della catena animale ma diversità che viene dalla divinità. Essere umani ed essere respiro di Dio è la stessa cosa. L'umanità dell'uomo è la divinità in lui. Lo specifico dell'umano è il divino in noi.
«Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». A compiere l'identica missione: di un Figlio venuto perché tutti gli uomini si scoprano figli e vivano da fratelli; di un crocifisso amore che toglie il peccato del mondo: «Vi do il potere di togliere i peccati» .
Gesù conferisce all'uomo spirituale un potere anteriore a tutti i riti della penitenza, più profondo di tutte le formule di assoluzione. Se vivi il progetto di Cristo anche tu togli il male, purifichi, liberi, fai avanzare; anche tu strada e vento, come lo Spirito, per le vele del mondo.
Omelia di padre Ermes Ronchi
Araldo di verità e di vita
C'è gioia a Gerusalemme mentre il tempio viene preso d'assalto da parte di tanti pellegrini che provengono da ogni parte del mondo (allora conosciuto) per celebrare la Pentecoste ebraica. E' il cinquantesimo giorno dalla mietitura del primo covone di grano, sono passate sette settimane e adesso, secondo la prescrizione (Lv 23, 10 - 11), si loda il Signore per l'avvenuto raccolto, offrendo nel tempio le primizie di quanto mietuto: un frutto per ciascun esemplare di raccolto. Tale è infatti la Pentecoste intesa in senso ebraico.
Lo scenario davanti alla porta del tempio è quello di un via vai continuo di persone in festa recanti ceste e sporte di alimenti agricoli in un clima lieto, festoso ed appagante.
A Gerusalemme vi è però anche un gruppetto di Galilei forzatamente nascosti, rifugiati in un abituro dalle porte sbarrate nel timore di essere assaliti improvvisamente dai Giudei, che si sono messi alle loro calcagna. Il timore e lo sgomento li trattengono dall'uscire di casa anche per le commissioni più importanti e quando esigenze materiali impongono a qualcuno di loro di abbandonare il nascondiglio, questi lo fa sempre usando massima prudenza e circospezione. Paura e trepidazione imperversano negli Undici apostoli di Gesù, proprio mentre si irradia la gioia e la festosità di tanta gente attorno.
Fino a quando non avviene qualcosa di insolito che sconvolge la loro vita, interessando anche quella della succitata gente convenuta da varie provenienze.
Luca descrive che gli apostoli vengono raggiunti da una serie di fenomeni concomitanti che costituiscono una straordinaria manifestazione del divino: nella Scrittura il fuoco, il rombo, il vento sono elementi in cui Dio non di rado manifesta la sua potenza. Il fuoco è particolarmente l'elemento divino che distrugge radicalmente l'uomo vecchio per ricostruirlo su fondamenti nuovi, che disgrega per risanare e in questo caso le lingue come di fuoco rappresentano la Parola di Dio che rinvigorisce e sprona questi timidi e pavidi discepoli creando in loro una condizione di rinnovata forza e intraprendenza. E' lo Spirito Santo che si manifesta in tutto questo. Lo Spirito, che accanto al Padre e al Figlio è Dio, come suggeriscono parecchi accostamenti biblici di attributi che lo associano al Figlio di Dio (Paraclito, Avvocato, Consolatore). Si tratta dello Spirito che aveva guidato e illuminato Gesù nella precedente vita prepasquale dall'incarnazione al Battesimo al Giordano; dalle prove della tentazione demoniaca nel deserto fino all'autoconsegna alla croce e alla Risurrezione. E' lo stesso Spirito "testimone della verità" che Gesù aveva promesso ai suoi prima di ascendere al Cielo perché non restassero orfani e spaesati e che adesso discende sul gruppo per continuare in esso e in tutti i discepoli l'opera medesima del Risorto. Lo Spirito Santo infonde la parresia, cioè il coraggio e la franchezza apostolica per la quale adesso gli Undici superano ogni timore e ogni riservatezza e, bando alle paure e alle esitazioni, affronteranno ogni rischio e si esporranno a tutti i pericoli pur di annunciare il Risorto a tutti, a cominciare dai numerosi pellegrini che affollano il Santuario.
Sono infatti gli attoniti presenti, che Luca elenca come provenienti da tantissimi popoli ed etnie, i destinatari dell'annuncio della Risurrezione, particolarmente con questo fenomeno straordinario chiamato xenoglossia (=parlare in lingue straniere) che è un parlare in modo tale che tutti gli altri possano comprendere unanimemente, nonostante la differenziazione delle lingue natie.
Lo Spirito, che ha già reso testimonianza veritiera del Cristo agli stessi apostoli, si fa latore della stessa testimonianza di verità anche presso tutti questi uomini e donne di ogni nazione, che restano sbigottiti di come semplici uomini possano annunciare a tutti le grandi opere di Dio. Pietro spiegherà agli astanti che non si tratta di ebbrezza (sono appena le nove del mattino) o di demenza mentale, ma che come aveva profetizzato il profeta Gioele, lo Spirito del Signore si è appena effuso su ogni persona per compiere prodigi. Lo Spirito di Colui che loro, appunto i Giudei interlocutori, avevano appeso sulla croce e che Dio ha risuscitato.
Lo Spirito Santo prenderà decisioni congiuntamente agli apostoli (At 15) e sarà guida e anima della comunità cristiana man mano che essa si accrescerà di numero e si protenderà nella missione di evangelizzazione e di annuncio. Lo Spirito di verità guiderà coscienzialmente anche gli stessi Pastori quando la Chiesa dovrà assumere seri provvedimenti in ordine al recupero della propria santità e della sua attendibilità e guiderà tutti nella giusta direzione da intraprendere ogni qual volta dovesse sorgere qualche dubbio o qualche perplessità. Lo Spirito che testimonia il vero è infatti lo Spirito veritiero anche in senso morale e comportamentale.
La Chiesa, nel suo procedere storico ha nello Spirito così di essere assistita dallo stesso Signore che l'ha istituita e per questo non può che impostare la propria vita e la missione affidandosi alla Terza Persona della Trinità, la quale continua a elevare, ispirare e infondere coraggio, guidando tutti verso la Verità. Lo Spirito Santo è la vita della Chiesa e dei singoli soggetti e senza il suo "soffio" non possiamo avere stabilità né sussistenza.
Nello Spirito Santo troviamo anche noi, come gli apostoli a Gerusalemme, la motivazione e la forza di superare ogni paura e incertezza e di far fronte a tutte le inquietitudini, specialmente nella prospettiva dei problemi e quando sorgano titubanze nelle decisioni. Lo Spirito infonde il coraggio nella prova, la solerzia nella demotivazione e fiducia nell'abbandono, risollevando gli animi quando debbano essere afflitti e calmandoli e sopendoli quando debbano eccessivamente esaltarsi. Propri del Paraclito sono infatti i sette doni che indirizzano e fondano la vita e il buon intendimento dell'uomo.
Perché non invocare lo Spirito nei momenti di incertezza e di apprensione? Perché ostinarci (come di fatto avviene in tanti luoghi umani e anche ecclesiali) a vedere nello Spirito una sorta di astrattismo avulso e astorico, per niente legato né interessato alle nostre vicende? Perché ci si pone titubanze nell'invocarlo e nel porsi alla sua sequela? Forse non attribuiamo sufficiente importanza al fatto che lo Spirito è Spirito concreto della vita di tutti i giorni, che permea il nostro quotidiano suscitando di giorno in giorno esattamente quello che il Signore Gesù suscitava con i suoi interventi edificanti quali gli insegnamenti, le parabole e i miracoli, ossia la fiducia, la speranza, la sicurezza. Prerogative delle quali avvertiamo estrema necessità al giorno d'oggi, quando la debolezza e la fragilità d'animo causano il suicidio di parecchie persone (ormai troppe) per l'instabilità e per la crisi economica e quando non sono pochi i giovani in preda alla depressione e allo smarrimento per la perdita irrimediabile del proprio lavoro.
Lo Spirito Santo è certamente presente e attivo mentre noi disperiamo su questi e altri problemi interrogandoci sulle possibili vie d'uscita e proprio Lui garantisce lume e buon senso riguardo alla soluzione di problemi socialmente tanto assillanti. Anche in questo senso non mancherà di guidarci verso la verità che è Cristo, anche intorno alle scelte e alle decisioni da intraprendere.
Omelia di padre Gian Franco Scarpitta
Liturgia Vigiliare di Pentecoste: Sabato 26 maggio 2012
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