11 marzo 2012 - III Domenica di Quaresima: ogni vita è un tempio, casa di Dio

News del 10/03/2012 Torna all'elenco delle news

Con questa domenica lasciamo il vangelo di Marco e per tre domeniche seguiremo quello di Giovanni.
E' la festa di Pasqua, la festa per eccellenza per gli Ebrei. Tutti sono invitati in pellegrinaggio nel tempio di Gerusalemme. C'è tanta gente che si ritrova e come spesso accade in tali circostanze, fiorisce il commercio.
C'era una legge del Dt dove Dio diceva agli Israeliti, riferendosi ai loro pellegrinaggi al tempio di Gerusalemme: "Non comparirete davanti a me con le mani vuote", come a dire che dovevano portarGli, sacrificarGli qualcosa.
Il termine sacrificio vuol dire, ed è un'idea di tutte le religioni: Mi tolgo qualcosa e lo offro a Dio. Talvolta lo si brucia, talvolta lo si dona come offerta in denaro, talvolta se è un animale lo si uccide. Lo sottraggo alla mia attività, al mio benessere al mio utilizzo e lo dono a Dio come segno del mio amore, della mia gratitudine; segno che per me Lui è l'Assoluto, il Grande e che tutto viene da Lui.
Ecco allora che capiamo questo giro di animali e di persone, che era legale, naturale, necessario. Il senso, allora, è molto profondo. Ma il rischio è che diventi un semplice gesto formale. Un'azione che uno compie ma che non ha nessun coinvolgimento interno, dell'individuo, dell'anima.
Poi ci sono i cambiavalute, per gli Ebrei che venivano da lontano; le monete con le raffigurazioni pagane dell'imperatore o degli dei dovevano essere cambiate con le monete ebraiche perché solo così era possibile versare la tassa in denaro al Tempio.
Questo episodio è raccontato da tutti gli evangelisti ed è un episodio insolito e strano nella vita di Gesù. Gesù è assalito dalla rabbia, dalla passione di Dio, e inizia a menar colpi a destra e a sinistra. Se non fosse riportato nel vangelo non potremo credere che Gesù abbia agito così.
Non dimentichiamo infatti che tutto ciò contro cui Gesù si scaglia era religioso, legale, ammesso per motivi rituali; gli animali e le offerte erano i sacrifici per propiziarsi Dio. Gesù, agendo così, si scaglia contro la religione del tempo e del tempio, contro quel tipo di legalità. Gesù non ha accettato una religione disumana, della formalità, del sopruso e dell'ingiustizia. Diceva: Qui Dio non c'è. Qui si parla di Dio, su Dio, per Dio, ma non con Dio. Qui Dio non c'è. E invita anche noi a non accettare a-criticamente una proposta solo perché è religiosa o etichettata col nome Dio.
Quando noi pensiamo a Gesù spesso ce lo immaginiamo buono, remissivo, pacifico, dolce e tenero, ma Gesù non fu solo così.
Guardate come Gesù si comporta con i sacerdoti, i discendenti della famiglia di Levi, quelli che comandano, quelli che sfruttano il potere a loro vantaggio. Nel vangelo di oggi Gesù li svergogna pubblicamente, scacciando i mercanti e i cambiavalute che, con il permesso interessato di lorsignori (il pizzo è sempre esistito!) trafficavano nel tempio.
E osservate chi nel vangelo di oggi alza la voce contro Gesù: non è la gente a cui Gesù ha scacciato gli animali e rovesciato i banchi, ma i Giudei. Sono loro, le autorità ebraiche e i membri del sinedrio, i diretti interessati come dirigenti del mercato, proprio loro e solo loro che si oppongono alla protesta di Gesù.
E siccome gli spazi del tempio appartenevano alla casata del sommo sacerdote Anna, da cui più tardi verrà anche il sommo sacerdote Caifa', immaginate la felicità di Caifa quando si ritroverà davanti Gesù nel processo per condannarlo a morte. Poteva vendicarsi! E così fu!
Con i farisei, quelli puri, i separati (lett. fariseo vuol dire separato), quelli che non vogliono mischiarsi con coloro i quali non rispettano la legge, ma che impongono una regola infarcita di obblighi che soffoca la gente, Gesù è immediato e diretto. Gesù sarà furente con loro perché predicano bene ma razzolano male: opprimono e rapinano le vedove (Lc 20,47) e abbandonano persino i genitori anziani con la scusa falsamente devota di aver offerto i loro beni al tempio (Mt 15,1-6).
Con gli scribi Gesù sarà ferocissimo: conoscono benissimo la Bibbia ma non la mettono in pratica (Mt 23,1-9).
Con i sadducei, i nobili, i ricchi del tempo, Gesù spiattella loro in faccia che entreranno nel regno di Dio quando un cammello passerà per la cruna di un ago (Lc 18,24-25) e a loro dedica la parabola del riccone condannato al fuoco dell?inferno (Lc 16,19-31).
Ma neppure con la folla, con la gente comune sarà tenero, quando si accorgerà che lo segue solo per mangiare a sbafo (Gv 6,26).
Fu un uomo tranquillo Gesù? Fu un uomo di pace? Si, ma non come intendiamo noi.
Gesù qui è aggressivo. Lo so che non ci piace, perché noi stessi temiamo la nostra aggressività, ma è così.
Aggressività è una parola latina (ag-gredi) che vuol dire avvicinarsi, andare verso qualcuno, avvicinarsi ad un altro, entrare in relazione. Noi tendiamo ad andare verso gli altri: ne abbiamo bisogno e li cerchiamo.
L'aggressività è un'energia essenziale della vita: senza non possiamo vivere. E' la forza con la quale entriamo in relazione quando incontriamo le persone. Tutti abbiamo quest'energia e guai se non ci fosse. Se poi nella vita siamo stati feriti o abbiamo subito ingiustizie o traumi, allora la nostra carica aggressiva aumenta, diventa più forte, cova e può essere pericolosa.
Il gesto di Gesù ha un senso molto profondo, tanto è vero che la sua frase "Distruggete questo tempio in tre giorni e lo farò risorgere" sarà utilizzata durante il processo di Gesù per farlo condannare.
Mentre i Giudei pensano al tempio costruito in quarantasei anni (che sarà comunque distrutto), Gesù parla del tempio del suo corpo, di se stesso. Questa era una bestemmia per gli Ebrei perché il tempio era il centro della vita religiosa, sociale e politica. Ogni giorno al tempio veniva ammazzato alle nove del mattino e alle tre del pomeriggio un agnello. E' il culto dato a Dio attraverso le cose. Dio lo si ama offrendogli qualcosa, una preghiera, un' offerta, un sacrificio.
Ma Gesù tronca questo tipo di rapporto fondato sul sangue e sulla macellazione degli animali: perché il vero agnello sarebbe morto proprio alle tre del pomeriggio. Gesù morirà alle tre del pomeriggio perché è Lui il nuovo culto, il nuovo tempio. Gesù è il luogo di Dio. Non si va più al tempio per in-graziarsi Dio, ma si va da Gesù per rin-graziare Dio. Dio lo si ama non offrendogli più delle cose, dei beni, delle offerte, ma se stessi, la propria vita e la propria persona.
Il vero culto non è più il tempio, ma l'uomo. E' una frase che significa la rottura di un vecchio sistema di fare culto a Dio e di fare religiosità. Di qui la relativizzazione di tutti i luoghi di culto: Và in chiesa, dà le tue offerte, fà i tuoi sacrifici, i tuoi digiuni, ma ricordati che il vero culto passa solo attraverso il cambiamento del tuo cuore e la tua vita.

Qui il vangelo pone una grande domanda: chi comanda a casa tua? Sei tu il tuo proprietario? Sei tu che guidi la tua anima, il tuo cuore? E se non sei tu, come puoi accettare di vivere da schiavo?
Non è che devi fare una bella pulizia, una purificazione di tutti i tuoi venditori? Le persone spesso vendono l'anima. Si vendono come i venditori del tempio o come i cambiavalute.
C'è un'unica alternativa: o tu sei tempio di mercato o tu sei tempio di Dio.
Nel vangelo si dice: Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta (Lc 21,5-6). Cioè: ciò che non viene purificato, è destinato a morire.
Se non ripuliremo la nostra vita, il nostro corpo, da tutti i venditori e i cambiavalute, saremo distrutti. Si impadroniranno della nostra fantasia, creatività, vitalità, tenerezza, amore, gioia, pienezza spiritualità; tutto ciò sarà venduto per i soldi e per l'apparenza, e noi saremo distrutti.
Non è una maledizione, è un dato di fatto. Come il tempio di Gerusalemme non ha saputo purificarsi, cacciare gli impostori, ed è stato distrutto, così se tu non scacci dalla tua vita i tuoi impostori interni, i tuoi tiranni, i tuoi venditori di false certezze, ebbene questi ti porteranno alla rovina e alla distruzione.
Ma anche ogni società che non sa cacciare, s-velare, ri-conoscere i suoi impostori e cacciarli è destinata inevitabilmente a morire.

Questa è la grande scelta: scegli se essere tempio di Dio o tempio di mercato.
Nel tempio di Dio non tutto si può svendere, non si può scendere a compromessi su tutto; ci sono cose sulle quali la mia coscienza non si può piegare, non può chiudere gli occhi. Nel tempio di Dio su certi valori non posso piegarmi, costi quel che costi. Nel tempio di Dio l'uomo vive.
Nel tempio del mercato tutto è possibile, si può accomodare tutto, basta non sentire, non vedere, far finta di niente, basta che ci sia un ritorno; ci sono le lobbies, i favori, il clientelismo. Nel tempio del mercato l'uomo muore.
E quante persone sono come un bel tempio, ma dentro c'è solo mercato, interesse, impostura. Ed è per questo che Gesù chiude questo vangelo con questa frase: Gesù non si confidava perché conosceva tutti e sapeva quello che c'è in ogni uomo (Gv 2,25)?. Come a dire: Sii prudente, perché chi è tempio di mercato si maschera, si ri-veste da tempio di Dio.
E se il tempio fosse la mia vita? Bisogna buttare all'aria tutto? Bisogna rovesciare i banconi? A volte sì. Ci serve molta forza per fare questo, molta passione, molta decisione. E se il tempio fosse la mia famiglia? Bisogna rovesciare tutto? A volte sì. E se il tempio fosse il mio lavoro? La mia vita? Bisogna rovesciare tutto? A volte sì.
E se il tempio fosse questo mondo, con tutti i suoi venditori di false immagini, false illusioni, false felicità, di paci con le guerre; questo mondo che distrugge il mondo in cui abita? Bisogna buttare all'aria tutto? Bisogna compiere una svolta radicale? A volte sì.
E se il tempio fosse questo mondo politico con tutti i suoi cambiavalute, questa gente del compromesso, del "tutto è conciliabile", del tutto è possibile, del "se è legale è morale", del "se lo si può fare, va bene", del "carro del vincitore"? E se una cosa è legale, è anche giusta? La tortura, la schiavitù e altre nefandezze simili sono state ammesse fino a pochi anni fa. Ma perché erano ammesse, erano anche giuste? Perché sia possibile con amici o con furberie, impossessarsi di denaro altrui, è giusto?
E la tua coscienza? Tu hai una coscienza: dove la lasci? Non l'ascolti? E' andato molto di moda il temine "mani pulite". E il cuore? E le intenzioni? E la tua coscienza è pulita? Puoi giustificarti dicendo "lo fan tutti, perché non dovrei farlo io"?.
Ci vuole molto coraggio per rendersi conto che così, che questo mondo è autodistruttivo, e che ci porta verso la fine. Ci vuole molta passione per la vita per cambiare la propria vita. Ci vuole molto amore per buttare fuori i mercanti dal proprio tempio.
Purificare, vuol dire fare puro, nuovo, vero, scacciare gli impostori. Se il tempio non si purificherà verrà distrutto. Sia la mia vita, sia la mia anima, sia questo mio mondo, sia il mio matrimonio, sia quel che sia, ciò che non riceve purificazione, verità, verrà inesorabilmente distrutto.

Omelia di don Marco Pedron (Un tempo da purificare)


Ogni vita è un tempio, casa di Dio

Un gesto inatteso, qua­si imprevedibile: Ge­sù che prepara una frusta, la brandisce e attra­versa l'atrio del tempio co­me un torrente impetuoso, che travolge uomini, anima­li, tavoli e monete. La cosa che più mi colpisce e com­muove in Gesù è vedere che in lui c'erano insieme la te­nerezza, la dolcezza di una donna innamorata e la de­terminazione, la forza, il co­raggio di un eroe sul campo di battaglia (C. Biscontin).
All'avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: Non fate della casa del Padre mio un mercato!
Del tempio di Ge­rusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore.
A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mer­cato della fede.
Non adotta­re con Dio la legge scadente della compravendita di fa­vori, dove tu dai qualcosa a Dio (una Messa, un'offerta, una candela...) perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coin­volgere Dio in questo giuo­co mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pu­ra. Noi siamo salvi perché ri­ceviamo.
Casa di Dio è l'uomo: non fa­re mercato della vita!
Non immiserirla alle leggi dell'e­conomia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrifi­care la tua famiglia sull'alta­re di mammona, non spre­care il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento. La tri­ste evidenza che oggi deter­mina il bene e il male, la nuova etica sostiene: più de­naro è bene, meno denaro è male.
Sotto questa mannaia stolta passano le scelte, po­litiche o individuali. Ma «l'esistenza non è questione di affari. È solo danza, che na­sce dal traboccare dell'ener­gia» (Osho).
Non fare mercato del cuore!
Non sottometterlo alla leg­ge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più vio­lento. Leggi sbagliate che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano. Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l'uo­mo. Profanare l'uomo è il peggior sacrilegio che si pos­sa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo.
I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fa­re queste cose?
Gesù rispon­de portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò.
Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt'altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e ri­sorto, e in lui ogni fratello. Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, nien­te comunque vale quanto u­na vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce.

Omelia di padre Ermes Ronchi

Nesso tra le letture

Cosa vuol dire adorare davvero Dio? Cos'è che Dio si aspetta da noi? Come sappiamo che il nostro rapporto con Lui è seppur lontanamente appropriato? Com'è possibile mettersi in rapporto con Dio dopo aver compreso - entro gli umani limiti - chi Egli è realmente? Sono tutte domande alle quali risponde per noi la liturgia di questa terza domenica di Quaresima. La liturgia comincia col riconoscere la santità di Dio e il suo progetto su di noi; riconosce che siamo il suo popolo e che dobbiamo vivere in un modo che rifletta la sua santità.

L'Alleanza propone le condizioni di un popolo santo (prima lettura), e Gesù indica il rispetto che si deve al Padre e la nuova adorazione che si concentrerà sul tempio del suo corpo, ovvero sulla sua umanità (Vangelo). La nuova "mentalità" del popolo cristiano, che non obbedisce più alle aspirazioni terrene al successo, permette di capire che Gesù è innanzitutto il Crocifisso (seconda lettura). Inchiodando alla croce la nostra condizione terrena diventiamo capaci di adorare davvero.

Chi è Dio? È una domanda fondamentale, ma come possiamo rispondere? Egli non può essere paragonato a nessun altro; Dio è... Dio. Possiamo provare a dire che Dio è santo, è colui che è completamente santo. Secondo le Scritture l'idea di santo è chi è "Dio, non uomo", è totalmente puro, lontano da tutto ciò che è profano, materiale, imperfetto. Qualcosa che gli uomini e le donne di preghiera - come le grandi figure dell'Antico Testamento e Maria - intuiscono pur senza essere capaci di definirlo. La purificazione del tempio è un atto messianico.

La nostra comprensione cristiana non consiste soltanto nel capire che Gesù diventa l'unico rappresentante della nostra razza che può adorare degnamente il Padre a nome nostro, ma il fatto che essendo stati incorporati in Lui tutti noi possiamo offrire un sacrificio degno a Dio nel suo nome. Qual è, dunque, la "formula segreta" per una religione gradita a Dio? Gli Ebrei chiedono dei 'segni' e i Greci cercano la 'saggezza', ma la via che noi dobbiamo seguire, che ci viene predicata da san Paolo, è quella basata sulla decisione incomprensibile di Dio: Cristo crocifisso - il sacrificio perfetto che ci ha riconciliato con Dio e ha riportato nei nostri cuori lo Spirito che a Lui grida "Abbà, Padre!".

I due elementi essenziali per una vera adorazione sono contemplare attentamente Gesù e vivere in modo conforme alla volontà di Dio.
 
Testo di Totustuus 

Liturgia della III Domenica di Quaresima (Anno B): 11 marzo 2012

Liturgia della Parola della III Domenica di Quaresima (Anno B): 11 marzo 2012