Non temere, soltanto abbi fede!

News del 27/06/2009 Torna all'elenco delle news

Torna con forza il tema della vita, nelle tre letture di questa XIII domenica del tempo ordinario: la vita come progetto iniziale e definivo di Dio (I lettura), la vita che, grazie alla fede, vince la malattia e la morte (Vangelo), e la vita condivisa nella carità (II lettura).

 

Nel Primo Testamento, il credente biblico aveva, in generale, una conoscenza e un rapporto molto nebulosi riguardo alla morte e alla vita ultraterrena. Fanno eccezione alcuni testi prossimi al Nuovo Testamento, come il libro della Sapienza (I lettura), che appare determinato nel darci una delle più belle definizioni di Dio, come “Signore, amante della vita” (11,26). Il testo odierno afferma che “Dio non ha creato la morte… ha creato l’uomo per l’incorruttibilità” (v. 13.23). Le cose della creazione sono buone, sono fatte per esistere, sono portatrici di salvezza, perché provengono dal Dio della vita. Con il suo progetto di vita, Dio non intendeva esimere le sue creature dalla fine naturale che è retaggio di ogni essere limitato. Purtroppo il piano divino è stato rovinato, sia pure parzialmente: “per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo” (v. 24). Infatti, il peccato, che è la morte spirituale, a cui l’uomo si abbandona liberamente, ha stravolto anche l’ordine naturale e continua ad aggravare nella sofferenza i passi cadenti dell’esistenza umana.

 

Dio ha messo in atto per noi la rivincita sulla sofferenza e sulla morte, per mezzo della fede, alla quale Gesù invita i personaggi dei due miracoli che l’evangelista Marco racconta con abbondanti dettagli (Vangelo). La donna che perde sangue da dodici anni (tempo lungo e completo), dilapidata da medici e cure, ritenuta legalmente impura (per contatto con il sangue), ora è del tutto spacciata. Le resta solo la scorciatoia della fede, nascosta e segreta: toccare il lembo del vestito di Gesù. Le basta raggiungerlo, toccarlo, e il miracolo è fatto: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita” (v. 34). Ormai è salva, in pace, sana: è figlia, perché Gesù le ha dato la vita. È il miracolo della fede! La stessa fede alla quale Gesù invita Giàiro, il papà della bambina dodicenne appena morta: “Non temere, soltanto abbi fede!” (v. 36). A Gesù basta prendere la fanciulla per mano e dirle: “alzati!” E lei si alza, cammina e riprende a mangiare (v. 41-42).

 

San Paolo invita i cristiani di Corinto (II lettura) a scoprire nella fede il valore evangelico della condivisione dei beni a favore di chi è nel bisogno. Nel caso specifico, l’appello paolino è a favore dei poveri nella comunità di Gerusalemme, ma le tre motivazioni teologiche su cui l’apostolo si basa sono valide per ogni tempo e situazione. Anzitutto, l’esempio di Cristo, che ha scelto di farsi povero per noi (v. 9), è un invito ad assumerne i sentimenti di condivisione e di gratuità. Inoltre, Paolo sottolinea il valore dell’uguaglianza (v. 13-14) come esigenza della vera fraternità che si ispira al Vangelo. Infine, alludendo all’esperienza degli israeliti con la manna nel deserto, Paolo mette in guardia i cristiani dalla tentazione di accumulare i beni per sé dimenticando gli altri (v. 15). Sono indicazioni preziose per motivare e sostenere le necessarie iniziative di cooperazione missionaria, ma anche i grandi progetti e le campagne di sviluppo e di promozione umana a favore degli affamati e di altri gruppi umani che vivono nell’indigenza.

 

Nelle tre letture di oggi, la fede appare come la risposta capace di offrire una soluzione globale a realtà vitali come la salute, la vita, la fraternità… La fede, infatti, è capace di dare consolazione nella sofferenza e speranza anche davanti alla morte. È capace di creare e sostenere una fraternità nuova, una vita di condivisione nella carità. Una vita di fratelli, uguali e solidali, è possibile! È l’utopia del Vangelo? Sia benvenuta, anche se esigente!. Rimane sempre come un ideale davanti a noi.
È questo -e non può essere un altro- il programma di quanti sono chiamati e optano per essere missionari per la Vita! Come Gesù, come Paolo…

 

Testo di padre Romeo Ballan

 

P.S. Dodici è il numero della totalità in Israele, che simboleggia qualcosa che si compie: la figlia di Giairo ha dodici anni, da dodici anni la donna è malata. Gesù fa la sua prima profezia a dodici anni. Gesù sceglie dodici apostoli, poiché è giunto il tempo. Significano la stessa cosa le dodici ceste di pane con le quali Gesù sfama i suoi discepoli. E la fine dei tempi è simboleggiata dalle dodici porte della Gerusalemme celeste. Così come la donna dell’Apocalisse (immagine di Maria, della Chiesa) è coronata da dodici stelle. Senza parlare dell’albero della vita originale che si trova, in un parco, al centro della città e dà dodici raccolti. E quando sappiamo che il giorno per Gesù conta dodici ore capiamo che i nostri due miracoli non sono semplici gesti di misericordia, ma che nascondono una rivelazione: essendo giunto il tempo, l’umanità peccatrice è liberata dai suoi mali. Gli uomini non possono fare nulla per lei, e lo riconoscono (v. 35), ma per Dio nulla è impossibile (Lc 1,37). Gesù non chiede che due cose: “Non temere, continua solo ad aver fede” (v. 36).

 

 

Testo di Mons. Vincenzo Paglia: Fanciulla io ti dico: Alzati!

Testo di padre Antonio Rungi: La bambina riportata in vita

Liturgia e commento a cura di Enzo Petrolino, diacono