V Domenica di Pasqua: Cristo e' Via, Verita' e Vita per tutti

News del 21/05/2011 Torna all'elenco delle news

La quinta domenica di Pasqua ci riporta al cuore della missione di Cristo. Egli è "Via, Verità e Vita". Di fronte ad una cultura che ha smarrito strade importanti per raggiungere la verità e per recuperare la dignità alla persona umana ed al creato, Cristo si propone a noi come strada certa, che ben può indicarci il percorso per conseguire ciò che è essenziale alla vita umana.
Questa strada è Gesù stesso ad indicarla nel testo del Vangelo odierno, che vale la pena approfondire e meditare per la propria crescita spirituale. Leggiamo questo testo e prestiamo attenzione ad alcuni passaggi fondamentali del brano odierno del testo giovanneo. "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via". Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?". Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre".

E' evidente il richiamo all'eternità, al mistero della vita eterna e alla risurrezione, oltre la vita terrena. Tale meta la si raggiunge mediante uno stile di vita che è contemplazione perenne di Dio. Chi vede Cristo, vede il Padre. Si tratta di una visione di fede, ovvero della fede stessa. E qui c'è un forte appello alla fede in Cristo che va riscoperta come via di salvezza personale. Dalla fede, infatti, nascono le opere. Chi crede in Cristo, d'altra parte, compirà opere più grandi, in quanto con la testimonianza della vita rende visibile al mondo l'opera della redenzione, compiuta, una volta e per sempre, nel mistero della Pasqua di Gesù Cristo. Anche in questa domenica viene ribadita la necessità della fede in Cristo, senza la quale non è possibile fare un vero discorso religioso ed essere davvero religiosi.

Tale esigenza è espressa dal testo della seconda lettura della Parola di Dio di oggi. "Carissimi, stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: "Ecco io pongo in Sion un pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso". Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli "la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo". Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose" di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce". Cristo è la pietra angolare è il fondamento di ogni edificio spirituale e religioso che vogliamo costruire dentro, intorno e fuori di noi. Non è possibile dirsi e chiamarsi cristiani, se Gesù non diventa anche la nostra pietra angolare, ovvero il punto di riferimento costante della nostra vita e della nostra esistenza di credenti. Capire questo, significa entrare nel cuore del vero discorso religioso dei nostri giorni.

La fede, come ben sappiamo nasce dall'ascolto. Di questa esigenze di evangelizzazione ed annuncio prendono coscienza gli Apostoli all'inizio della storia della Chiesa. Il testo degli Atti degli Apostoli che ci viene proposto oggi, mette, appunto in risalto, questa fondamentale esigenza dell'annuncio. La stessa che la Chiesa oggi avverte come prioritaria in un mondo scristianizzato. Mentre siamo ancora colmi di gioia per l'elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, Papa Joseph Ratzinger, facciamo nostre le ansie e le preoccupazioni del nuovo Pontefice, che nei suoi primi discorsi di successore sulla Cattedra di Pietro ha posto l'accento proprio su questo aspetto fondamentale della missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. D'altra parte, era la stessa ansia pastorale del suo predecessore, Giovanni Paolo II. Certo il discorso della carità e del servizio ai poveri e bisognosi ha un posto importante nella comunità dei credenti, ma se non si privilegia la catechesi, l'annuncio, la missione, difficilmente si può mediare il discorso della fede oggi, in un mondo globalizzato, con una pluralità di proposte di fedi e di pseudo-fedi. Leggiamo il testo degli Atti degli Apostoli. La diaconia, pertanto, si inquadra in un discorso di annuncio della Parola che salva. "In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. Intanto la parola di Dio si diffondeva, e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede".

Come ben leggiamo, erano molti coloro che si convertivano in base alla predicazione degli Apostoli, che non era solo convincente nella forma e nell'esposizione, bensì era una vera testimonianza di quanto effettivamente avevano vissuto vicino a Gesù, sia prima che dopo la sua risurrezione dai morti. Se non si fa continua esperienza di Cristo nella nostra vita, mediante la preghiera, la contemplazione, la vita sacramentale vissuta in pienezza, qualsiasi tipo di annuncio, fosse anche il più perfetto da un punto di vista comunicativo, lascerebbe poco nell'animo di chi ascolta. Bisogna, come evangelizzatori, essere convincenti con la testimonianza della vita. Chi ci ascolta ed osserva nel modo di parlare e di fare deve cogliere in noi lo stesso volto del Cristo risorto. Un volto luminoso e di gioia, nonostante, forse, l'esperienza della croce e del dolore quotidiani.

Testo di padre Antonio Rungi 

Liturgia della V Domenica di Pasqua (Anno A): 22 maggio 2011
 
Liturgia della Parola della V Domenica di Pasqua (Anno A): 22 maggio 2011