Conversione è: “liberarci dal nostro egoismo aprendoci alla carità di Cristo - a cura di don Nicola Casuscelli - III di Quaresima

News del 26/03/2011 Torna all'elenco delle news

Conversione è:
“liberarci dal nostro egoismo,
superando l’istinto di dominio sugli altri
e aprendoci alla carità di Cristo”
Benedetto XVI

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».  (Gv 4,5-42)

C’è fatica e fatica. Gesù siede affaticato presso un pozzo nel cui fondo vi è dell’acqua che proviene da una falda acquifera. Allora non c’era l’acqua corrente nelle case, per cui il pozzo era l’unica possibilità di attingere dell’acqua per ogni bisogno. Ed il pozzo diventa anche luogo di incontro e di amicizia. Però in Palestina si va al mattino presto a prendere l’acqua perché durante le giornate il calore diventa insopportabile! Gesù è stanco. Ma quanto è strana la stanchezza di Gesù! Diventa l’occasione (veramente si chiama Provvidenza) per continuare nell’evangelizzazione. Dinanzi all’amore dell’uomo, il figlio di Dio non antepone la fatica, ma sempre l’amore.

La pagina di Gesù e della Samaritana al pozzo è ricca di grande delicatezza ed anche occasione per conoscere il cuore di Dio.

Dio è amore (1Gv 4,16)(nota 1)! Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’egoismo. L’amore è dono, l’egoismo è esaltazione di sé; l’amore è vita rivolta verso il fratello, l’egoismo è fratricidio; l’amore è abnegazione di se stesso, l’egoismo è la morte di sé perché gli altri non sono in noi stessi.Giunti alla terza domenica di Quaresima, l’invito alla conversione si fa sempre più esigente. Nel nostro itinerario comunitario , aiutati dal nostro amato Papa, abbiamo scoperto che senza la comunione non possiamo gioire (mercoledì delle ceneri), la conversione è un dono che viene da Dio ed è possibile sotto la guida dello Spirito Santo (I domenica), è l’orientamento deciso della propria vita nella volontà di Dio (II domenica). Convertirsi vuol dire morire a se stessi: e morire a se stessi è libertà: “liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri” (questa domenica)! Che vuol dire morire a se stessi? La samaritana si è incontrata col Signore ed ha fatto, aiutata da  lui, un vero e proprio cammino di conversione: è stata aiutata a guardare le sue scelte di vita e ha manifestato le sue credenze religiose, e si è accorta di quanti errori facesse e avesse fatto. Non conosceva Gesù, neanche la sua fama era giunta a Sicar, ma quell’incontro per lei e tutto il villaggio è stato determinante per la fede nel Figlio di Dio.
“Dammi da bere” chiede Gesù. Dio che chiede qualcosa a me, che cosa inaudita! Dio ha bisogno di me perché mi dia il suo amore e la luce della sua Verità; Dio ha bisogno di una breccia nel mio cuore, perché io capisca, lentamente e progressivamente, lo splendore della Vita.
L’amore di Dio libera e la libertà è la frantumazione delle catene che ci impediscono di essere noi stessi, è la sconfitta delle nostre paure,che uccidono gli altri fuori da noi e dentro di noi. 

L’egoismo non può permettere agli altri di vivere, tutt’al più di sopravvivere, perché l’esistenza altrui (cioè le capacità, i sentimenti, ) asfissia la mia. Che triste morte quella degli egoisti. L’egoista trova gioia (se così può definirsi!) solo quando domina sugli altri. Gli altri mi vengono dietro? Manifestano continuamente apprezzamenti su di me? Fanno quello che dico? Riesco a far fare quello che io voglio? L’egoismo annebbia la libertà, fino al punto da stordirla e ridurla in schiavitù. E quando qualcuno annuncia la verità e ci ricorda la nostra vulnerabilità, ecco allora l’istinto di Erode, Pilato e tanti altri folli della storia: la paura. Appena il proprio potere comincia a venir meno, ecco la disperazione che porta ad estremi molto tristi, ed a volte, a gesti drammatici. Solo la verità ci farà liberi dice infatti Gesù: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32)! Conoscere la verità e accoglierla è libertà. Guardiamo seriamente ai nostri egoismi, andiamo oltre la maschera e permettiamo alla nostra anima di ravvivarsi. Le occasioni che il Signore ci da sono moltissime, non lasciamocele sfuggire.
Il papa dice che la libertà “dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri” permette di aprirci “alla carità di Cristo”.
È proprio vero: solo chi è interiormente libero non ha paura (né dei giudizi altrui , né delle catene ingiuste), ma impara ogni giorno a confidare in quella libertà che viene dalla forza di Dio: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”, dice Gesù alla Samaritana. Se tu conoscessi il dono di Dio! Quanto è forte questa esclamazione di Gesù. Quanto poco, dunque, conosciamo il dono che è Dio e ciò che viene da Lui! Essere liberi, vincere l’egoismo della nostra vita, è conoscere l’amore che ti espropria, che ti fa riconoscere che la gioia è tale quando è dono  totaledi sé, è “causata dalla” ed è “tutta offerta per” la gloria di Dio.
La conoscenza della verità implica delle scelte! Innanzitutto quella di Dio, al di sopra di ogni cosa e tutte le altre orientate alla prima e alla luce della prima. Solo così potrò aprirmi alla carità di Cristo, al suo amore e al soccorso della sua persona. La donna samaritana riconosce che Gesù è una sorgente di grazia, è l’acqua che è viva, non malsana, ma zampillante, ricca di ossigeno e purezza.

Cristo è la nostra sorgente di vita. Il cammino quaresimale è un cammino verso Gerusalemme, verso la Pasqua di Cristo, verso l’origine della sorgente della nostra vita (il Battesimo).
Durante questo cammino di conversione, siamo necessariamente chiamati ad incontrarci con le nostre paure e dare un nome ai tanti nostri egoismi. Se vogliamo farlo seriamente, la conoscenza della verità ci aprirà alla libertà e la libertà ci farà amare noi stessi, perché Cristo avrà personalmente condotto ciascuno di noi a quel pozzo della nostra salvezza, presso il quale si manifesterà come un pellegrino, bisognoso di noi, ma sotto gli abiti comuni del viandante riconosceremo il Figlio santissimo di Dio, che nel chiederci da bere ci darà la sua vita  e permetterà alla nostra di purificarla e stabilirla nella sua vita di grazia, tutta bellezza e carità.

Testo di don Nicola Casuscelli, Presidente della Commissione Diocesana per la Pastorale Liturgica - meditazione per la terza domenica di Quaresima: Conversione è: “liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo (cit. Benedetto XVI)

Nota del testo:

(1) 1Gv 4,7-21: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
In questo l'amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore.
Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.