Conversione è orientare con decisione la nostra vita secondo la volontà di Dio - a cura di don Nicola Casuscelli - II di Quaresima

News del 17/03/2011 Torna all'elenco delle news

Conversione è “Orientare con decisione la nostra
esistenza secondo la volontà di Dio”

Benedetto XVI

Professione di fede e missione (primato) di Pietro. Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Primo annuncio della morte e della risurrezione. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Condizioni per seguire Gesù. Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell'uomo con il suo regno». (Mt 16,13-28)]
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». (Mt 17,1-9)

Gesù è veramente un grande maestro! Quante volte ci capita di voler raggiungere degli obiettivi in tempi veramente record, e quante volte cerchiamo modi e strade rapide: quanto più immediato è il conseguimento del fine, tanto più diventiamo soddisfatti, ma poi: quanto rapido è stato il conseguimento dell’obiettivo, tanto rapido è anche il sopraggiungere dell’insoddisfazione!
Certe volte il nostro pensiero e i nostri progetti sono “più veloci” della realizzazione, e della sua possibilità, di essi! L’intelligenza è un dono grande e l’intuito e la scaltrezza altrettanto, ma devono fare i conti con il corpo e i “giusti tempi tecnici” perché l’idea si renda visibile.

San Pietro è un uomo dallo spirito veramente affascinante, ci mostra un’umanità veramente densa. Prima di tutto è un uomo concreto, che non si sofferma molto a fantasticare sulle cose e sulla vita: nato e cresciuto in Galilea, lavorava in società come pescatore a Cafarnao, ed il lavoro gli era necessario per sostenere la sua famiglia, sua moglie, i figli, la suocera! Era concreto come anche per molti aspetti un po’ rozzo. Era un uomo che amava ascoltare quello che desta interesse3.
Pietro è affascinato dalla persona di Gesù e, probabilmente , è un suo coetaneo o un po’ più grande. Gli vuole veramente un gran bene, sinceramente pronto a donare la vita per lui, anche se in un momento di debolezza, sconforto e scoraggiamento lo ha tradito! Ma il Signore è comprensivo, sempre, conosce la bontà dei nostri cuori.

Nel vangelo odierno, Gesù mostra lo splendore della sua gloria e i suoi tre amici, Pietro, Giacomo e Giovanni, fanno esperienza di Paradiso. Sono felicissimi, sono avvolti di una gioia immensa, sperimentano il senso autentico di una vita piena  e della pace! Sensazioni sostenute da emozioni bellissime e densissime. La fatica della vita svanisce, le incomprensioni ricevute si dimenticano, ma si sono dimenticati anche l’obiettivo della vita di Gesù: Gerusalemme, la croce e la morte.
San Pietro dimentica tutto quello che il Maestro aveva detto ai discepoli sei giorni prima: “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto… e venire ucciso e risorgere il terzo giorno”. Perché? Fondamentalmente l’uomo è cosciente della sua vocazione: creato per la gioia! Ma per conseguirla, a causa del peccato di superbia delle origini, è necessario che il nostro amore sia divinamente provato e reso veramente perfetto.
Per essere autenticamente felici è necessario conoscere il sacrificio!
E con il verbo “conoscere” si intende dare un nome al sacrificio stesso, riconoscerlo, affrontarlo e camminare in esso, avendo sempre nel nostro cuore e nelle nostre speranze la vittoria!
Da soli? Saremmo pazzi, illusi e scoraggiati nell’utopia. E allora? Ci viene in aiuto il Papa: “Orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio”. Ecco il secondo aspetto della conversione.
Ci sono: un prima, un durante (costituito di presente, passato e forza per il futuro) e una scelta (che fa accettare o rifiutare il prima e sostiene o getta nell’affanno il durante):
Il prima  la volontà di Dio
il durante la nostra esistenza
la scelta l’orientamento fatto con decisione
.

La conversione sta proprio in questo: comprendere che la volontà di Dio è l’assoluto della felicità e della bontà. Da soli non lo capiremo mai, solamente se ameremo il Signore con tutto quello che siamo , allora ci riusciremo! Solamente guardando all’amore immenso che il Signore ha avuto per noi possiamo riuscirci, senza di esso saremo sempre infelici o felici a metà. Prima di tutto il dono di Dio e la consapevolezza delle nostre forze e dei nostri limiti e poi scegliere.
Quando il papa dice “Orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio”, vuol aiutarci a capire che dobbiamo avere il coraggio della definitività: “orientare con decisione”!
Nel vangelo secondo Luca (Lc 9,51) leggiamo: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. La traduzione letterale sarebbe però: “Ora avvenne: mentre stavano per compiersi i giorni della sua assunzione, allora egli indurì il volto per camminare verso Gerusalemme”. Come questo versetto indica la svolta decisiva nel vangelo secondo Luca, così la conversione attraverso l’orientamento deciso indica la svolta della nostra vita per Cristo. Il volto indurito di Gesù è lo stesso volto che si è trasfigurato sul monte Tabor! La conversione è la scelta ferma di indurire con Gesù il volto e incamminarci verso Gerusalemme, la croce, la meta della vita di Gesù e nostra.
Ricordarci del Tabor e camminare decisi verso il Golgota!
Il Signore nella nostra vita ci fa fare tante esperienze di Tabor e anche tante esperienze di Golgota: il Golgota è illuminato dal Tabor e il Tabor annuncia il Golgota.
Dobbiamo stare attenti a non cadere nell’errore di san Pietro: !Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne”, cioè pensare che la vita si arresti nel benessere, nelle piacevoli esperienze di vita spirituale, amicale, familiare, lavorative, di impegno nel civile per il sociale. Oggi il senso religioso sta rifiorendo, ma il compito del cristiano è di darne il giusto orientamento: non una fede emozionale, ma un autentico abbracciare la ruvida, pesante e mortificante croce! La fede emozionale è come il bruciare della paglia: momentanea, che non produce alcun beneficio, anzi può essere causa di un fuoco “fulminante”.
La fede è un cammino lento, in salita, con pause ristoratrici, ma sempre in salita! L’ultimo tratto per la vetta è la conclusione della vita terrena, il poggiare il piede sulla vetta è l’inizio della vita eterna. Chi pensa che questa esistenza terrena sia pianura è già morto, chi invece riconoscendo la salita sa di essere tenuto avanti nella cordata dal Maestro è al sicuro! Dunque dobbiamo essere decisi: abbandonare i nostri peccati, odiarli perché conosciamo un valore più grande: la pienezza della vita divina.
Quante volte penso ai miei peccati e piango perché amo poco Dio, perché a volte, solo a causa del mio orgoglio e della mia superbia, cado e ricado in essi. Quante volte penso ai nostri giovani e soffro quasi mortalmente perché li vedo lontani da Dio (che chiede in elemosina il loro amore), attratti da false luci del mondo, falsi amori che li fanno rotolare nel fango della tristezza e della insoddisfazione. Quante volte penso a loro e chiedo a Dio misericordia per loro,perché abbia compassione dei loro peccati. E questo non perché sia migliore, ma perché sono un ministro della compassione di Dio. Quante volte vedo le bellezze della vita dei nostri giovani, le loro potenzialità e ricchezze interiori, e soffro perché non le mettono a disposizione di Dio, ma di qualche mercenario ipocrita.
Per fare la scelta che Gesù ha fatto con decisione, orientare il suo cammino verso Gerusalemme con risolutezza, è necessario amare la volontà di Dio ed affrontare tutti i sacrifici che la scelta comporta. Per questo cammino è necessaria una virtù grandissima che fa santi i santi: l’umiltà!


Verso chi o cosa la tua vita è orientata?
Chi o cosa cerchi?
E nelle persone o nelle cose, in quello che fai e che desideri e speri cosa vuoi?
C’è Dio?
Orientare la vita per Dio vuol dire, fondamentalmente, rinnegare se stessi. Saresti disposto per il Signore ed accettarne tutte le conseguenze?

Testi di don Nicola Casuscelli, Presidente della Commissione Diocesana per la Pastorale Liturgica - meditazione per la seconda domenica di Quaresima: Conversione è “orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio” (cit. Benedetto XVI)