Prima Domenica di Quaresima: sull’onda delle risposte di Gesù, davanti alle tentazioni

News del 12/03/2011 Torna all'elenco delle news

Il “Mistero pasquale risplende al vertice dell'anno liturgico. Il tempo di Quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua: la liturgia quaresimale guida alla celebrazione del Mistero pasquale sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell'iniziazione cristiana, sia i fedeli per mezzo del ricordo del Battesimo e della Penitenza” (dal Messale).
E allora anch'io mi faccio condurre dallo Spirito nel deserto con Gesù.
Lui vi stette per quaranta giorni, senza mangiare, in continua e profonda preghiera, come a farsi modellare dal Padre su Chi Lui era veramente, su come fondare la Sua Chiesa, annunciare il Suo Regno, sul come fare la volontà del Padre suo, fino in fondo, senza mai tradirla, a costo di finire sulla croce, se così a Lui fosse stato gradito.
Forse può sgomentarci, in un primo momento, questo 'stare con Gesù nel deserto': storditi come siamo dai tanti rumori che continuamente ci intossicano: non riusciamo più a capire la nostra bellezza interiore, la gioia che Dio ci offre; non abbiamo più la sensibilità spirituale, per 'percepire' il nostro essere 'fasciati' dalla Sua tenerezza e cura e comprendere il Suo desiderio intenso di coprirci con il manto della santità, che poi è il manto della Sua Gloria.
Di conseguenza interpretiamo la nostra esistenza da sbandati, vivendo molte volte un'insicurezza, un'ansia ed un pericoloso isolamento, che altro non sono che il vagare senza silenzio, senza consapevolezza e verità, per le vie del mondo.
Allora occorre davvero pregare che Dio ci aiuti a sentirlo vicino, a dialogare nella preghiera con Lui, ad essere capaci di penitenza, togliendoci di dosso tante cose inutili, se non dannose, trasformando il nostro esistere in gesti concreti di bontà, che ci scrostino l'egoismo, vera patina di morte, e facciano trasparire così la nostra vera realtà di 'figli adottivi' di Dio, che vogliono essere 'buoni come il loro Padre, che è nei Cieli'.
Sentiamo tante volte, e con fastidio, la frase: 'Ma sai chi sono io?'. Ancora peggio, molte volte siamo costretti a vivere con persone dagli atteggiamenti che sanno di superbia, di una potenza che è solo strafottenza, inconciliabili con la bontà di un cristiano santificato dalla Grazia del Battesimo.
Il primo uomo, che `Dio aveva plasmato con polvere della terra e nelle cui narici aveva soffiato un alito di vita' (Gen. 2,7) era stato posto nell'Eden, come un bimbo infinitamente bello, amato, che altro non doveva fare che accettare di essere amato e amare.
L'Eden era lo 'stato di felicità', quella dell'amore. Ma l'amore ha origine dalla libertà: liberamente si ama, liberamente si accetta di essere amati.
Dio mise alla prova l'uomo e la donna: voleva il loro 'sì' libero!
I nostri progenitori – come noi – dovevano solo dire `si' oppure no'.
Incredibile, ma necessaria scelta, quando c'è di mezzo l'amore, la libertà.
Quel frutto azzannato con la convinzione, su suggerimento di satana, di poter far da soli, rifiutando l'amore che Dio offriva, è ancora oggi il veleno che sperimentiamo ogni giorno.
È, nello stesso tempo, lo scenario del dolore, che si consuma da sempre, con l'amarezza di una solitudine profonda e, nello stesso tempo, la disperata ricerca di un cuore che ci riempia di felicità: è la nostalgia dell'Eden perduto.
Ed ancora una volta Dio, fedele al Suo Amore per noi, vuole ricreare l'Eden. Lo fa con Gesù, Suo Figlio, che accetta di diventare uno di noi, non sottraendosi neppure alle tentazioni dell'uomo. Racconta il Vangelo: "In quel tempo Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: 'Se sei il Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane. Ma Egli rispose: 'Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio'.
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: `Se sei il Figlio di Dio, gèttati giù, poiché sta scritto: 'Ai Suoi angeli darà ordine a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia ad urtare contro un sasso il tuo piede'. Gesù gli rispose: 'Sta anche scritto: 'Non tentare il Signore Dio tuo'.
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 'Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai. Ma Gesù gli rispose: `Vàttene, satana! Sta scritto: 'Adora il Signore tuo Dio e a Lui rendi culto'. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servirono". (Mt. 4, 1-11) Sono davvero, se le consideriamo bene, le tre grandi tentazioni dell'uomo di tutti i tempi: fame di successo, sete di potere, voglia di prestigio.
Sono i grandi mali che la Quaresima invita ad allontanare da noi, come fece Gesù, e che tutti i Santi e quanti aspirano alla santità hanno calpestato, con la stessa decisione di Gesù.
Sono e possono essere i grandi mali che dominano il mondo e a cui tutti siamo tentati.
La Quaresima con la preghiera, la penitenza, la Parola di Dio, invita a smascherarli, per liberarsi.
"L'uomo moderno - affermava Paolo VI - si adatta ad ogni cosa: è capace di farsi l'avvocato delle cose cattive, pur di sostenere la libertà del proprio piacimento e che tutto può e deve manifestarsi senza alcuna preclusione nei confronti del male: una libertà indiscriminata per tutto ciò che è illecito. Si finisce così per autorizzare tutte le espressioni di vita inferiore; l'istinto prende il sopravvento sulla ragione, l'interesse sul dovere, il vantaggio personale sul benessere comune. L'egoismo diviene perciò sovrano nella vita dell'individuo e in quella sociale. Perché tutto questo?
Perché si è dimenticato ciò che è bene e ciò che è male. Non si conosce più la norma assoluta per tale distinzione, vale a dire la legge di Dio. Chi non tiene più conto della legge di Dio, dei Suoi comandamenti, e non li sente più riflessi nella propria coscienza, vive una grande confusione e diventa nemico di se stesso. Bisogna dunque rinnovare e rinvigorire la nostra capacità di giudicare il bene dal male. Questo è il modo per respingere e superare le tentazioni.
Può un cristiano, ci chiediamo seriamente, un cristiano vero, essere debole, pauroso, vile, traditore del proprio nome, della propria coscienza, del proprio dovere? Certamente no.
L'autentico cristiano è forte, coraggioso, leale, coerente, eroico se occorre. La vita cristiana, non dimentichiamolo mai, è combattimento e noi dobbiamo essere sempre in grado di distinguere il bene dal male. La vita cristiana, ripetiamo, è lotta: noi dobbiamo essere sempre all'erta in grado di distinguere il bene dal male e decidere. La grande lezione di vita cristiana di questa pagina del Vangelo esige espliciti impegni. Essere anzitutto saggi, cioè riflettere e tenere sempre accesa la lampada dinanzi a noi. Non dobbiamo camminare nell'oscurità, ma portare alto quello splendore che Iddio ha deposto nelle nostre anime e che si chiama coscienza. E il Signore, mercé l'insegnamento di questo dramma delle sue tentazioni, indica un luminoso epilogo: la tentazione e la malvagità, che insidia i nostri passi, si può vincere. Con che cosa?
Seguendo la Parola di Dio, con la Sua Grazia, il dominio di sé, che non mancano mai a chi le desidera e cerca. Non dobbiamo avere paura di essere forti. Abbiamo Cristo con noi e per noi". (marzo 1965) La Quaresima, allora, dovrebbe essere, per tutti i cristiani, lo stesso 'deserto', vissuto da Gesù. Anche noi veniamo corteggiati ogni giorno da Satana, in mille modi, e può persino accadere che mascheriamo il nostro subdolo egoismo con una presunta 'volontà di Dio'.
Il 'deserto' quaresimale deve far nascere dei salutari dubbi:
Siamo sicuri di vivere secondo Dio?
Siamo certi di percorrere le vie sulle quali il Signore ci chiede di camminare, per vivere il nostro 'si' a Lui? ... E’ il primo passo per la conversione...
C'è in giro un gran desiderio e bisogno di cambiamento, non fuori di noi soltanto, ma 'dentro di noi', seguendo le piste di Gesù: il silenzio, la preghiera, la penitenza, uniche vie capaci di strapparci di dosso i troppi stracci che impediscono di camminare nella verità, libertà, carità, santità!
La Quaresima, se vissuta con Grazia ed impegno, ci aiuta, e molto, in questo meraviglioso stile di vita. BUONA QUARESIMA, dunque! ... e, insieme, preghiamo:

"Pietà di me, o Dio, secondo la Tua Misericordia:
nella Tua grande bontà, cancella il mio peccato.
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre davanti.
Contro di Te, contro Te solo ho peccato: quello che è male ai Tuoi occhi io l'ho fatto.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Rendimi la gioia di essere salvato
e sostieni in me un animo generoso
." (Salmo 30)
 
Testo di mons. Antonio Riboldi


Le tentazioni di Cristo sono anche le nostre

Il racconto delle tentazioni ci chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte, a sce­gliere come vivere.
Le tentazioni di Gesù sono an­che le nostre: investono l'intero mondo delle rela­zioni quotidiane.

La prima tentazione concerne il rapporto con noi stessi e con le cose (l'illusione che i beni riempiano la vita). La seconda è una sfida a­perta alla nostra relazione con Dio (un Dio magico a nostro servizio). La terza infine riguarda la relazione con gli altri (la fame di potere, l'amore per la forza).

Dì che queste pietre diventino pane! Il pane è un be­ne, un valore indubitabile, ma Gesù risponde gio­cando al rialzo, offrendo più vita: «Non di solo pa­ne vivrà l'uomo». Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane dà vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Accende in noi una fame di cie­lo:

L'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Parola di Dio è il Vangelo, ma anche l'intero creato. Se l'uomo vive di ciò che viene da Dio, io vi­vo della luce, del cosmo, ma anche di te: fratello, a­mico, amore, che sei parola pronunciata dalla boc­ca di Dio per me.

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «But­tati e credi in un miracolo». Quello che sembrerebbe il più alto atto di fede - gettati con fiducia! - ne è, in­vece, la caricatura, pura ricerca del proprio vantag­gio. Gesù ci mette in guardia dal volere un Dio ma­gico a nostra disposizione, dal cercare non Dio ma i suoi benefici, non il Donatore ma i suoi doni.

«Non tentare il Signore»: io so che sarà con me, ma come lui vorrà, non come io vorrei. Forse non mi darà tutto ciò che chiedo, eppure avrò tutto ciò che mi serve, tutto ciò di cui ho bisogno.

Nella terza tentazione il diavolo alza ancora la posta: adorami e ti darò tutto il potere del mondo. Il diavo­lo fa un mercato, esattamente il contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni.

È come se dicesse: Gesù, vuoi cambiare il corso del­la storia con la croce? non funzionerà. Il mondo è già tutto una selva di croci. Cosa se ne fa di un crocifis­so in più? Il mondo ha dei problemi, tu devi risol­verli. Prendi il potere, occupa i posti chiave, cambia le leggi. Così risolverai i problemi: con rapporti di for­za e d'inganno, non con l'amore.

«Ed ecco angeli si avvicinarono e lo servivano». Avvi­cinarsi e servire, verbi da angeli. Se in questa Quare­sima ognuno di noi volesse avvicinarsi e prendersi cu­ra di una persona che ha bisogno, perché malata o sola o povera, regalando un po' di tempo e un po' di cuore, allora per lei sarebbe come se si avvicinasse un angelo, come se fiorissero angeli nel nostro de­serto. 

Testo di padre Ermes Ronchi 


Liturgia della I Domenica di Quaresima (Anno A): 13 Marzo 2011

Liturgia della Parola della I Domenica di Quaresima (Anno A): 13 Marzo 2011
 


 
"La tentazione di Cristo" (1308-1311), opera di Duccio di Buoninsegna, fa parte della tavola della "Maestà", una delle opere più significative dell'arte italiana, una grande tavola di 125 x 232 cm realizzata come pala per l'altare maggiore del Duomo di Siena ed attualmente esposta nel Museo dell'Opera metropolitana del Duomo. Sul lato posteriore, destinato alla visione del clero erano dipinte alcune scene della Passione e Resurrezione di Cristo, divise in formelle, di cui non tutte si sono conservate, ed alcune sono disperse in altre collezioni come quella del Museo Frick di New York.