Meditazioni quaresimali a cura di don Nicola Casuscelli: cos'è la Quaresima...

News del 09/03/2011 Torna all'elenco delle news

Con il Mercoledì delle ceneri inizia un nuovo tempo liturgico che si chiama Quaresima. Il nome di questo periodo ci fa subito pensare al numero 40, il quale ha un significato fortemente simbolico: indica i 40 giorni durante i quali Gesù è stato nel deserto, dopo il battesimo al Giordano, ed è stato tentato vincendo le ipocrisie del demonio; indica altresì i 40 giorni che impiegarono gli ebrei dalla liberazione dalla schiavitù dell’Egitto fino “quasi” all’arrivo alla terra promessa da YHWH, il quale, a causa della mancanza di fede del popolo salvato (nonostante le tante prove della provvidenza), lo punisce trasformando ogni giorno di cammino in un anno, cosicché Mosè e il resto dei salvati rimarranno quaranta anni nel deserto, prima di giungere alla terra promessa. E in questi quarant’anni Dio non ha mai abbandonato il suo popolo.
Nel deserto, il popolo e Mosè fanno esperienza di tantissime difficoltà: sete, briganti, arsura e gelo, fame, tentazioni di ogni genere, ma mai furono abbandonati da Dio, sempre li ha nutriti, dissetati, protetti, custoditi e incoraggiati. Durante quei quarant’anni gli ebrei ricevettero le tavole della Legge, ossia i Dieci comandamenti, ed hanno imparato a conoscere Dio e la loro fragilità.
Gesù sceglie di perfezionare quello che fece il suo popolo nel deserto. Gli Israeliti mancarono nella fede a causa di tante tentazioni; Gesù manifesta l’obbedienza a Dio con la sua fedeltà e la sua fiducia. Gesù porta l’amore e la fedeltà umani alla perfezione. Vince le tentazioni sconfiggendo la loro origine, il diavolo, e riceve la consolazione di Dio. In Gesù è presente tutta l’umanità e ancora oggi ci invita a compiere un ideale cammino nel deserto per conoscere nell’essenziale chi Dio è e chi è uomo: entrambi mistero e chiarore.

La parrocchia è il luogo privilegiato in cui l’esperienza di Dio può essere vissuta nella linearità di un cammino comune per tutti. Quanti si privano delle occasioni di grazia che la comunità cristiana offre! Quante volte la pigrizia o il pregiudizio hanno la meglio su di noi. La quaresima vuole essere un’occasione favorevole di revisione di vita per amare Cristo con cuore rinnovato e poter far festa con lui a Pasqua.

Vi propongo una serie di meditazioni dall’unico tema, sviluppato in sei settimane, sulla conversione. Ad aiutarci sarà il Sommo Pontefice che nel messaggio che ha dato alla Chiesa universale sulla Quaresima 2011 dice:

“In sintesi, l’itinerario quaresimale, nel quale siamo invitati a contemplare il Mistero della Croce, è “farsi conformi alla morte di Cristo” (Fil 3,10), per attuare una conversione profonda della nostra vita: lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito Santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo. Il periodo quaresimale è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la Grazia rinnovatrice del Sacramento della Penitenza e camminare con decisione verso Cristo.”
Il programma di tutta la nostra vita è di farci conformi alla morte di Cristo per risorgere con lui nella gloria.

Per questo la conversione è prima di tutto un dono che il Signore vuol farci ed anche una grande esigenza: imparare ad amare Dio, conoscendo la sua divinità e la nostra umanità, e facendo sì che nulla sia anteposto all’amore per Lui. Il nostro è un cammino in pianura? Certo che no!

La vita cristiana è ascesi, ossia scalare le pareti della montagna della vita spirituale per perfezionare la nostra umanità e il nostro amore, abbandonare ciò che appesantisce il cammino per giungere a Dio con lo zaino pieno di virtù, che fanno risplendere la nostra anima e la Chiesa intera.
Amici carissimi, “solo l’amore è credibile”, diceva un grande teologo del ‘900. Solo l’Amore fa Dio credibile, solo l’amore fa la comunità cristiana credibile, solo l’amore fa me stesso credibile. Nell’amore c’è il perfezionamento della nostra fragilità e dei nostri limiti.
Ritrovatevi insieme come famiglia attorno al tavolo della cucina e come famiglia prendete in mano questo sussidio. Crescete come famiglia per amarvi e conoscervi reciprocamente: non solo lavoro e cronaca e situazioni familiari nei nostri discorsi, ma anche colloqui spirituali.
Mettete al centro della tavola una croce e la Sacra Bibbia aperta alla pagina del Vangelo della domenica; accende una candela vicino ad essi e cominciate con il Segno della croce, un attimo di silenzio e l’invocazione dello Spirito Santo con la sequenza che ormai conosciamo bene. Poi un membro della famiglia legga il Vangelo, dopo la lettura si sosti qualche tempo in silenzio per la meditazione personale e si legga la meditazione che vi propongo, magari suddividendola in più parti. Al termine regalatevi quello che la Parola ha suscitato in voi e concludete con la preghiera del Padre nostro. Dopo il Padre nostro, facendosi tutti il segno della croce, un membro della famiglia dica questa formula di benedizione: Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen.
Auguri e buona Quaresima di conversione!

Che cos'è la Quaresima di don Nicola Casuscelli

 

Mercoledì delle Ceneri

Cos’è la comunione?


Tante volte nelle omelie vi parlo della comunione, ma è probabile che ancora questa parola e il suo significato non ci siano chiari. Pertanto, proprio nella prima meditazione desidero parlarvi di questo, della comunione appunto.
L’amore autentico può essere inteso solo se è condiviso ed educa alla condivisione di esso.  Tante volte le ferite che abbiamo ricevuto dalla cattiveria delle persone costruiscono in noi delle “armature” che bloccano i nostri movimenti, causando verso gli altri irrigidimenti e sospetti.A furia di non fidarci delle persone che ci hanno fatto del male, finiamo a non aver fiducia in nessuno. Eppure abbiamo un esempio che ci può aiutare: Gesù! Il Figlio di Dio avrebbe potuto rimanere nella Trinità santissima e godersi la sua divinità senza coinvolgersi con gli uomini e tutto ciò che ad essi è legato. Eppure, così come il suo amore lo ha portato con il Padre e lo Spirito a crearci, proprio a causa  e per questo stesso amore, il Figlio di Dio non poteva non salvarci: l’amore vuole amore e “costringe” il male all’amore!
Amici carissimi, la comunione è proprio questo: l’amore di Dio e l’amore che Dio ha donato a tutti gli uomini perché potessero vivere in pienezza questa vita in vista di quella futura. L’amore genera la comunione e la comunione alimenta il dono di sé.
La parola italiana comunione ha origine nella lingua latina (communio) e traduce una parola greca: Koinonìa, che significa: comunione, partecipazione, rapporto. Nel mondo pagano con questa parola si voleva indicare “la comunione ovvia e senza fratture esistente tra dei e uomini”; come anche “l’intimo legame e la relazione fraterna degli uomini tra di loro”. Il cristianesimo, soprattutto con san Paolo, con questa parola  si vuole riferire “rigorosamente alla relazione di fede con Cristo: è partecipazione al Figlio (1 Cor 1,9), allo Spirito Santo (2 Cor 13,13), al Vangelo (Fil 1,5), ai patimenti di Cristo (Fil 3,10) che ancora continuano, alla fede (Fm 6)”. La comunione, così come san Paolo ce la presenta nelle sue lettere, non è mai un qualcosa che l’uomo ha in se stesso, ma un dono che viene da Dio ed è sempre a Lui riferito. Questa comunione è col Cristo e si realizza per un intervento creatore di Dio e comporta una trasformazione dell’uomo: io entro in comunione con Dio quando ricevo il battesimo, che trasforma la mia esistenza e la inserisce nella nuova vita della Pasqua di Gesù: come Gesù è morto, così anch’io nel battesimo vengo fatto morire (dalla grazia di Dio che passa attraverso la mediazione della Chiesa) al peccato, e così come Gesù risorge, anch’io risorgo alla vita nuova liberata dal peccato. Io metto a disposizione della gratuità di Dio la mia libertà e poi la Chiesa “mi lancia” verso Gesù perché a lui mi aggrappi e in lui mi inserisca e compia con lui il suo passaggio dalla morte alla vita! Dunque, il battesimo che abbiamo ricevuto è l’inizio della nostra partecipazione alla vita divina della Santissima Trinità, ed è la via per la nostra comunione alla Pasqua del Cristo che si dona a me nel suo Corpo e nel suo sangue, al cui banchetto mi invita a sedermi.
Tutto questo è comunione. Sforzo dell’uomo???? No! Dono da ricevere? Sì. Ma perché Dio ci faccia questo dono del suo immenso amore è necessario invocare, in sincerità di cuore, questo dono stesso e compiere azioni sincere che manifestino a Dio l’autentica volontà di amarlo sopra ogni cosa. Il dono è tanto più importante, quanto più ne capisco il valore!
La comunione è essere coinvolti nella morte e nella sepoltura, nella resurrezione e nella gloria di Cristo! A ciò non si arriva mediante la negazione o il dissolvimento della propria personalità, ma attraverso un rapporto nuovo, il cui fondamento è il perdono dei peccati, il dono dello Spirito d’Amore e quindi la comunione con Cristo.
Amici miei carissimi, da queste poche battute, ci accorgiamo che la comunione è prima di tutto dono! Il santo Padre Benedetto XVI nel Messaggio che ha dato alla Chiesa universale per la Quaresima 2011, e che  ci accompagnerà in questo tempo di grazia, dice che:
“in sintesi, l’itinerario quaresimale, nel quale siamo invitati a contemplare il Mistero della Croce, è “farsi conformi alla morte di Cristo” (Fil 3,10), per attuare una conversione profonda della nostra vita”. Ed è proprio dalla conversione che siamo chiamati a cominciare ad amare con cuore rinnovato Dio e i fratelli.
La comunione con Dio apre all’amore verso i fratelli (TUTTI I FRATELLI!), l’amore verso i fratelli (NESSUNO ESCLUSO) rivela e annuncia l’amore che personalmente e comunitariamente abbiamo per Dio. Cos’è che convince e confonde: l’odio (e le sue forme più attenuate come il rancore, l’ira, la stizza, e tutti i vizi che sono sempre una forma di odio) o l’amore? Non certo  l’odio ma l’amore,poichè chi ama soffre ma spera. È proprio la speranza che sostiene l’amore, lo incoraggia e conforta. La speranza guarda il presente per cogliere il presente della salvezza. Ed è sempre la speranza che ci permette di non lasciarci soffocare da tutte le ingiustizie, dalle delusioni e dalle sconfitte. La speranza è lo stesso Cristo Signore che ha fatto una cosa inspiegabile (se non alla luce dell’amore per il Padre e tutta l’umanità): si è incarnato (mistero!) da uomo ha conosciuto gli uomini (che umiliazione!), si è lasciato uccidere ed è morto per ciascuno di noi: che follia, la follia dell’amore! Imitiamola!!!!

Che cos'è la comunione di don Nicola Casuscelli

Testi di don Nicola Casuscelli, Presidente della Commissione Diocesana per la Pastorale Liturgica