Il cammino di piena umanità

News del 14/02/2014 Torna all'elenco delle news

Le Domeniche VI e VII del Tempo Ordinario ci presentano quella parte del discorso della Montangna chiamata discorso delle Antitesi.

La “struttura letteraria” delle 6 antitesi è chiara. Si riprende una affermazione della Legge (comandamenti o tradizione), viene relativizzato il significato in modo autorevole (“ma io vi dico…”), ed infine viene proposto un compimento indirizzato ai discepoli.

1. Non è di poco conto la presa di posizione, la critica, di Gesù alla Legge. Non solo perchè essa veniva giustamente attribuita a Dio e considerata Rivelazione. Ma soprattutto perchè su di essa si fondava la identità, la speranza, di Israele. Anche la sua aspiritualità e pedagogia. Scrive il teologo (1 lettura, Sir 15,16-21) che “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai”. Lo dice nella linea della grande tradizione: Deut. 29-30 e il lungo salmo 119 (“elogio della Legge divina”).

Andare contro la tradizione centrata sulla Legge, quindi, significa andare oltre e non affidarsi pedagogicamente solo ad essa per la crescita nella Fede cristiana, è una questione importante ancora oggi. Marco dedica a questo tema ???tutto l’intero capitolo 7 del suo Vangelo.

Questo è il punto: l’identità cristiana. Il Gesù di Matteo (come di Marco) non è contro l’antica Legge (“non passerà un trattino o uno iota”), ma non la ritiene sufficiente per fondare la vita della comunità e la missione evangelica.

In una stagione in cui soffriamo per la mancanza di evangelizzazione e siamo tentati dalla “religione civile”, sarà necessario riflettere su questo punto e domandarci quale senso abbia la questione della qualità di vita delle comunità.  Gesù non nega l’esistenza delle due vie. La “piccola via”, presente in tutte le religioni, che si esprime con i Comandamenti. Ma per la missione delle comunità è necessaria la “grande via” (o grande carro, nel linguaggio del Buddha).

Paolo ai Corinti è chiaro: “Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria
” (2 lettura).

Tornano quindi di attualità le riflessioni di D. Bonhoeffer (Sequela, Queriniana [München], Brescia  1971 [1937]) che parla di “grazia a caro prezzo”; di J.B. Metz (Al di là della religione borghese. Discorsi sul futuro del cristianesimo, Queriniana, Brescia  1981 [München 1980]) e di G. Lohfink (Per chi vale il discorso della montagna? Contributi per un’etica cristiana, Querianian, Brescia  1990).

2. Le “Antitesi” si possono organizzare in 3 gruppi:

a) quelle riferite alle relazioni sociali: oltre il comandamento “non uccidere” (prima antitesi); oltre la giustizia di retribuzione nel male (quinta antitesi) e i rapporti tribali (sesta antitesi);

b) quelle riferite alle relazioni di coppia: oltre il comandamento “non commettere adulterio” e contro ogni scandalo (seconda antitesi) ma anche contro il ripudio maschilista (terza antitesi);

c) Contro l’uso sociale della religione e del giuramento (quarta antitesi).

Esse rappresentano per il discepolo una meta, un traguardo. Soprattutto un cammino (ascesi) di perfezionamento della esperienza umana. Una anticipazione della vita eterna, della vita dello Spirito di Dio in noi. Una “risurrezione”: “Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli…”.

Scrive Bonhoeffer (112-113): è possibile? questo comandamento va preso alla lettera? Ogni risposta è negativa: non c’è risposta; siamo afferrati dal comandamento di Gesù. Diventa quindi importante una riflessione comunitaria su come favorire questa nostra risposta di fede. Sulla guarigione che dobbiamo sviluppare.

E’ un cammino di guarigione. La storia dei cristiani è anche la storia dei cammini di guarigione spirituale. Oggi siamo chiamati a rivedere questi “cammini”.  Le vie della guarigione infatti non posso essere pensate a lato o contro la nostra esperienza umana.

Il Vangelo e gli spirituali contemporanei ci indicano alcune vie percorribili: invitare ad andare oltre la religione; a separarsi da essa. Aiutare ad avere un motivo adeguato per guarire che non sia solo la preoccupazione dell’aldilà. Sviluppare la capacità di consapevolezza nella verità; più che il principio di autorità veritativa. Fare pratiche (anche parrocchiali) che aiutino lo scioglimento umano (psicologico) dei nodi che ci avvolgono.

Ma sempre rimane il fondamento spirituale:  l’abbandono alla forza interiore dello Spirito.

Preghiamo
O Dio, che riveli la pienezza della legge
nella giustizia nuova fondata sull’amore,
fa’ che il popolo cristiano,
radunato per offrirti il sacrificio perfetto,
sia coerente con le esigenze del Vangelo,
e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace.

“La ragione più alta dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio” (Gaudium et Spes n. 19)

“Il desiderio di Dio è iscritto nel cuore dell’uomo; […]  Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa” (CCC n. 27)

tratto da http//trasfigurazionecamminidifede.wordpress.com (testo integrale)