Presentati a Dio con Gesù

News del 29/01/2011 Torna all'elenco delle news

Celebriamo la festa della presentazione del Signore: Gesù è presentato, offerto a Dio, come prescriveva la legge di Mosè per ogni maschio primogenito. Si tratta di un dono reciproco: Dio ha donato il figlio ai genitori, ed essi contraccambiano offrendo lo stesso dono.

È proprio questa l'unica risposta adeguata ai doni di Dio: offrire a Dio il suo stesso dono. Pensiamo, per esempio, ad Anna la sterile, che offre a Dio Samuele. Pensiamo soprattutto alla Messa, come si dice nel canone romano: "offriamo alla tua maestà divina, tra i doni che ci hai dato, la vittima pura" (offerimus praeclarae maiestati tuae de tuis donis ac datis hostiam puram), che è Gesù.

Il dono che proviene da Dio deve tornare a Dio, ma arricchito del nostro contributo, del frutto della nostra operosità.
Tutto il senso della vita umana consiste in questo movimento, non esiste un altro significato: la nostra vita deve diventare un'offerta, un dono a Dio. È il culto specificamente cristiano, il culto della vita: "vi esorto ad offrire, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale" (Rm 12,1).

Lo chiediamo in questa liturgia con le parole della colletta: "concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello Spirito". Concedici che la nostra vita sia un dono per te, Signore (anche questo è dono!).

La presentazione che oggi festeggiamo è un'anticipazione: il grande momento dell'offerta, del dono della vita, sarà per Gesù la croce. Il pane eucaristico è proprio Gesù "eternizzato" in questo suo dono, e fatto pane per noi, perché a nostra volta possiamo offrirci a Dio: "concedi anche a noi, con la forza del pane eucaristico, di camminare incontro al Signore, per possedere la vita eterna" (Orazione dopo la comunione). Amen.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci dia forza per fare della nostra vita un dono al Signore, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Testo di don Marco Pratesi 

 

L’aspetto più importante è l'offerta di sé.
Quello che avviene nel Tempio di Gerusalemme è la realizzazione di un gesto profetico contenuto nella Legge mosaica, che prescriveva l'offerta dei primogeniti. E’ Gesù il primogenito che offre se stesso al Padre per la salvezza del mondo; che con la sua azione redentrice riscatta l'umanità peccatrice.
Quindi nella presentazione di Gesù al Tempio si contempla anticipatamente quale sarà la sorte di Cristo, e indirettamente quella dei suoi discepoli. Ogni cristiano autentico è partecipe di questa realtà fatta di donazione incondizionata della propria vita, di accettazione del disegno di Dio, di superamento del proprio egoismo nell'umiltà.

Il cristianesimo si fonda su una persona concreta, viva, Gesù di Nazareth, l'Uomo-Dio, da amare. E’ da questo amore che scaturisce la forza di ubbidire ai comandamenti che egli ha dato e di amare il prossimo come se stessi. 

Chi non ama Dio in tale modo difficilmente sopporta il richiamo evangelico; lo avverte come un fastidio alla propria tranquillità, al proprio benessere, ai propri principi, risulta irritante ai benpensanti pieni di sè, i quali volentieri si piegherebbero alla forza di un Dio potente, ma non accettano di mettere in discussione se stessi per amore.
Chi prende sul serio il Vangelo risponde all'amore gratuito, assoluto e liberante di Dio con un amore altrettanto grande che, poiché così radicale, è il risultato dell'unione dell'amore umano con quello divino: è l'opera dello Spirito Santo in noi. Questo amore si concretizza nell'offerta di se stessi a Dio, affinché, proprio sull'esempio di Cristo e di Maria, egli compia la sua opera in noi. (Congregazione Figli Immacolata Concezione, Roma)