9 Gennaio 2011: Festa del Battesimo del Signore, la missione si rivela

News del 08/01/2011 Torna all'elenco delle news

Nella domenica dopo l'Epifania la Liturgia celebra il "Battesimo del Signore" continuando a ripresentarci il mistero dell'incarnazione di Dio che nasce nel figlio di Maria, si rivela ai Magi che sono venuti a cercarlo, è investito della sua missione nel momento del Battesimo nel Giordano.

Celebrando il "Battesimo del Signore", la Liturgia ci invita a lasciarci afferrare dal mistero di Dio che con Gesù si abbassa, "discende" nell'acqua, per partecipare fino in fondo della fragilità della creatura, per poi "risalire" dall'acqua, rigenerato dalla Parola e dallo Spirito: nella Liturgia viviamo il mistero di Cristo, con Lui discendiamo nella nostra fragilità, per lasciare spazio alla forza dell'amore del Padre che ci dona lo Spirito, per gustare, con Cristo, l'esperienza del figlio di Dio.

Il "Battesimo del Signore" lo celebriamo leggendo il brano di Matteo 3,13-17. La preoccupazione fondamentale di questo testo, come dei paralleli, è già espressa dall'accostamento dei due vocaboli: "battesimo" vuol dire immersione, nascondimento; "Signore" significa potenza, significa Dio. L'accostamento dei due termini esprime la novità cristiana: Dio, il Potente, sta "dentro, con" la fragilità, la debolezza.

Il brano di Matteo ci introduce nel mistero di Gesù, della sua persona e ci svela il senso della sua missione e ci avverte che la tentazione continua dei discepoli di Gesù sta nell'impossessarsi della forza della risurrezione volendo dimenticare la morte.
Matteo ha costruito bene la figura di Giovanni il Battista: lo ha rivestito delle parole di Isaia in modo che appaia che lui è "il Profeta" che richiama alla fedeltà alla Torah, perché ha l'autorità che gli deriva dall'essere al servizio della Parola di Dio. "Allora" (Matt.3,5) attira le folle, risale alla radice del male che allontana il popolo da Dio e distrugge l'autenticità dei figli di Abramo, chiede la conversione perché possano nascere degli autentici figli di Abramo. La denuncia di Giovanni è violenta, perché è drammatica la situazione del popolo: nelle sue parole risuonano i toni degli antichi profeti. Ma proprio perché è così radicale la denuncia è anche intensa la speranza. Ancora con le parole dei profeti, Giovanni annuncia l'intervento certo di Dio, terribile, ma portatore di salvezza: "Colui che viene dopo di me è più forte di me… vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco…brucerà la paglia con fuoco inestinguibile".

La scena è pronta, "allora" Gesù può apparire e Matteo lo descrive così: "Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare". Matteo costruisce molto bene il suo racconto: tutto è ben concatenato. Chi conosce i libri della Bibbia antica, sente che Matteo sta descrivendo una storia nella quale si compie ciò che è iniziato nella storia dell'antico Israele. Matteo ci chiede quindi l'attenzione agli eventi che stanno accadendo, l'ascolto della Parola per poter comprenderne il senso e per lasciarci stupire di ciò che Dio sta facendo per noi.

Dopo che Giovanni ha annunciato che tutto è pronto per la prossima venuta di Dio, Matteo scrive: "Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui, ma Giovanni cercava di impedirglielo". Giovanni aspettava l'intervento di Dio, un intervento di fuoco: accade invece un evento, un incontro personale. Matteo non ci ha detto niente per prepararci a questo evento: ci ha presentato Giovanni, il grande profeta, ma di Gesù ci dice soltanto che veniva dalla Galilea e che voleva farsi battezzare da Giovanni, sottolinea quindi la "normalità" con cui Gesù si presenta. Certo, quando Matteo scrive (alla fine del I° sec.) conosce le tensioni esistenti tra coloro che si chiedevano chi fosse il più grande tra Giovanni e Gesù e sa che per i capi delle comunità cristiane non era facile da capire la grandezza della "normalità " di Gesù: gli esegeti attuali tendono a vedere dietro la figura di Giovanni i capi delle comunità cristiane.

Matteo dice che Giovanni cercava di impedire a Gesù di farsi battezzare da lui: anche Pietro cercherà di impedire a Gesù di percorrere il suo cammino (Matt.16,22). E si sofferma il Vangelo sull'intensità di questo incontro tra Giovanni e Gesù, un incontro che ha cambiato Giovanni e nel quale Gesù ho trovato la sua identità.
La frase pronunciata da Giovanni esprime tutto il suo coinvolgimento personale: "Io ho bisogno da te di essere battezzato e tu vieni a me?" Giovanni esprime la sua sorpresa di fronte a Gesù che si abbassa di fronte a lui: forse Gesù non è l'inviato di Dio? Ma la parola di Gesù invita Giovanni ad abbandonare i suoi pensieri e i suoi progetti: aveva annunciato l'intervento di Dio, occorre non pretendere che Dio sia come noi vogliamo. "Lascia, ora: conviene per noi, portare a compimento tutta la giustizia". A Pietro, Gesù dirà: "…Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" (Matt.16,23).

A Giovanni, Gesù apre gli orizzonti per una vita, un'etica nuova: portare a compimento tutta la giustizia, significa andare oltre la Legge, significa "discendere" nella fragilità della creatura, lasciare spazio a Dio che viene e colma la debolezza umana. "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni a me" assume allora un significato meraviglioso: Gesù risponde all'attesa personale di Giovanni donandosi a lui, venendo da lui, entrando nella sua vita, in lui, facendosi l'ultimo, lasciandosi battezzare da lui, per poter in realtà battezzare e far nuovo Giovanni.
"Allora, (Giovanni) lo lasciò fare. Battezzato, Gesù subito uscì dall'acqua": ogni frase, in modo sintetico, esprime tutta la logica di Gesù, che rivela la logica di Dio. Gesù discende nel profondo dell'uomo che gli lascia spazio, per essere con lui, per amarlo, e subito esce perché l'amore ricrea, rigenera.
"Ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba".

In Gesù che discende nell'acqua del Giordano, rivive tutta la storia della salvezza, dagli inizi della creazione quando lo Spirito aleggiava sulle acque, all'arca di Noè che si salva dalle acque del diluvio, al passaggio del Mar rosso sotto la guida di Mosè, al passaggio del Giordano con Giosuè: ma il popolo ha continuato a mostrarsi incapace di fidarsi di quel Dio che voleva condurlo nella libertà.
Adesso di nuovo il cielo si apre, di nuovo lo Spirito aleggia sulle acque, la colomba trova su chi posarsi: adesso c'è Colui che non ha paura di "discendere", di affidarsi completamente al Padre. Gesù sa che la Parola del Padre lo guida: il progetto di Dio sul suo popolo adesso può realizzarsi. Egli è il Figlio di Dio, l'Amato, colui nel quale il Padre si compiace: Gesù ha aderito pienamente al progetto del Padre, di essere l'amore che discende per poter solo amare.
Ma questo è solo l'inizio: Satana tenterà di impossessarsi del "Figlio di Dio", di farne un privilegio, un potere. Gesù in ogni momento, fino alla Croce, è chiamato a rispondere al progetto del Padre: solo accettando di discendere può salire in alto, perché l'Amore è tanto più grande quanto più si annulla

Testo di mons. Gianfranco Poma (Conviene per noi portare a compimento tutta la giustizia)


Il mondo attende uomini e donne che vivono in terra, ma col "cielo aperto" sopra

Il tempo di Natale si chiude col Battesimo del Signore.
In realtà, nella storia di Gesù di Nazareth, il tempo tra la sua nascita e il battesimo al Giordano è di circa 30 anni. Di questi decenni poco dicono i Vangeli, poco la tradizione. Col Battesimo inizia la "vita pubblica" di Gesù per le strade di Palestina fino a quel triduo di Pasqua, presumibilmente all'inizio di aprile dell'anno 30.

Al Giordano s'incontrano i due vertici della storia della salvezza: la preparazione e il compimento, l'annuncio e l'arrivo - comunque inaspettato e sorprendente - del Messia che chiede - lui! - di farsi battezzare da un Giovanni che ha tutte le ragioni per opporsi e obiettare. Ma per ora deve essere così, è il pastore che deve varcare il recinto delle pecore, per condurle in un nuovo cammino.

Anche Pietro, davanti a Gesù che vuole lavargli i piedi, oppone un rifiuto - "Tu lavi i piedi a me?" - per quell'amore non dovuto. Si comprende, allora, la parola di Giovanni quando si ritrova l'Agnello di Dio nella fila dei battezzandi: "Tu vieni da me?". È il mistero dell'amore del Signore, perfetta e definitiva manifestazione dell'amore del Padre che, per bocca dello Spirito, dice il nome di Gesù: "È mio Figlio!".

Il battesimo al Giordano va capito in questa luce. Come la nascita e la manifestazione ai magi, è segno di umiliazione, abbassamento. Dinanzi a Giovanni - uomo scarnificato da una vita da asceta e profeta con voce di tuono - si allineano file di uomini e donne peccatori e penitenti. Gesù si mette in fila in mezzo a loro e Giovanni sbalordisce.

Dopo il battesimo il cielo si riapre. Lo Spirito scende e porta la voce del Padre che indica Gesù come "il Figlio mio prediletto". Al grido di Isaia, che è il nostro in questi giorni, Dio ha risposto, è sceso come Spirito Santo. Spirito significa "vita"; Santo significa "di Dio". Nel battesimo ci è stata data la stessa vita di Dio e il mondo attende che questa vita nuova si manifesti. Il mondo attende uomini e donne che vivono in terra, ma col "cielo aperto" sopra.

Testo di don Angelo Sceppacerca, Commento su Mt 3,13-17, Agenzia SIR 
 

Liturgia della Festa del Battesimo del Signore (Anno A): 9 gennaio 2011

Liturgia della Parola della Festa del Battesimo del Signore (Anno A): 9 gennaio 2011