Meditazioni davanti al presepe: il dono e l'incanto

News del 05/01/2011 Torna all'elenco delle news

Un giorno le statuine del presepio se la presero con il pastorello soprannominato "Incantato", perché, a differenza delle altre statuine, lui se ne stava lì, davanti alla grotta, con le mani vuote, senza alcun dono da por­tare a Gesù.

"Non hai vergogna? Vieni a trovare Gesù e non porti niente?".

Incantato non rispondeva: era totalmente assorto nel guardare il bambino. I rimproveri cminciarono a farsi più fitti.

Allora Maria, la mamma di Gesù, prese le sue difese: "Incantato non viene a mani vuote. Guardate: porta la sua meraviglia, il suo stupore! L’amore di Dio, fatto bambino piccolissimo, lo incanta".

Quando tutti compresero, Maria concluse: "Il mondo sarà meraviglioso quando gli uomini, come Incantato, saranno capaci di stupirsi. Capite? Dio per amore nostro si è fatto come noi, per farci come lui".    (S. Lawrence)

 

Di fronte al mistero di un Dio bambino non si può che rimanere incantati. E sempre, mentre si prepara il presepe, ci si immedesima talvolta nel pastore, talaltra nel mugnaio, o nella vecchietta che fila. Di fatto, tutte le statuine del presepe hanno uno sguardo assorto e contemplativo rivolto alla grotta, nonostante tutti stiano facendo il loro mestiere.

Mi piace pensare al presepe come a una sorta di paese incantato dove la quotidianità della vita viene improvvisamente illuminata da un luogo che inspiegabilmente attira e meraviglia.
Nella Betlemme di Gesù pochi si sono accorti della novità apparsa nella notte, ma coloro che si sono avvicinati alla grotta non sono più gli stessi.

Con quali occhi quest’anno ci accingiamo a guardare il presepe? Sapremo vincere l’affanno del mondo e riscoprire il volto di Dio in un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia?


A mani vuote

Sembra scortese andare a casa di amici e non portare niente. Diventa un obbligo di cortesia non restare a mani vuote, c’è il profumo della condivisione oltre che la gioia dell’amicizia. Quasi che quel dono pos­sa perpetrare la festa anche dopo la sua conclusione. Ma il rischio in cui tutti incorriamo resta quello di fer­marsi al dono e non essere capaci di andare oltre e gustare semplicemen­te il dono della presenza.
Ci sono, anche nella vita spirituale, delle strane abitudini che ci portano a pensare che dobbiamo essere noi a fare dei regali a Dio e che non pos­siamo metterci alla sua presenza a mani vuote.
Dio viene a noi come bambino e noi ci preoccupiamo di riempire anziché fare spazio.

Negli scritti di santa Teresa di Lisieux ricorre spesso questa imma­gine delle mani vuote, a significare il totale abbandono e la fiducia che dobbiamo riporre nella misericor­dia del Padre, che riempie le nostre mani di grazia e di opere di carità. È solo l’amore il dono da restituire e per quello non ci sono mani vuote, ma cuori capaci e meravigliati di fronte ad un mistero d’amore così semplice eppure tanto potente. Così potente da restare incantati!

 

Accogliere il dono

Nel presepe, come in ognuna del­le nostre comunità, si accende spes­so la mormorazione riguardo al comportamento degli altri. Non agi­scono mai come dovrebbero, porta­no doni o non portano niente, biso­gna comunque avere di che critica­re… È significativo che in questo racconto sia proprio la Madonna ad intervenire, facendo notare alla gen­te quei doni che nessuno era stato in grado di vedere in quel pastorello assorto davanti alla greppia.

Proviamo in questo Natale a farci un regalo tra di noi: nella famiglia o nella comunità dove ci troviamo, doniamoci uno sguardo diverso, amante e non giudicante, capace di riconoscere nell’altro in sé un dono e non un’abilità o una funzione.

Quel Bambino fragile e potente deve poter incantare ciascuno di noi e illuminarne la vita. Perciò, anche se ci troviamo a mani vuote, non abbiamo timore. Il nostro stupore sarà già una meraviglia per il Dio bambino, che da noi non chiede al­tro che essere accolto e amato, senza paura di perdere…

O Signore, nel deserto dei cuori che vogliono negare la tua esistenza, nelle turbolenze del mondo che vuole soffocare la speranza, nelle persecuzioni che colpiscono chi ti vuole servire fedelmente, nell’indifferenza che banalizza e distrugge la vita, tu poni ancora la tua dimora tra noi.

Ti contempliamo in un corpo indife­so e umile di bambino, come Parola viva, Amore veritiero, certezza per le nostre speranze. "Sei tu, Signore, la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce".

Tratto da Il Pozzo di Samaria - In contemplazione davanti al presepio – di sor. Francesca Entisciò FFB.