Meditazioni davanti al presepe: dai discorsi di Sant'Elredo, abate

News del 03/01/2011 Torna all'elenco delle news

E’ una meditazione tanto profonda quanto semplice, come solo i santi sanno fare. Sant’Elredo ci mostra come il Natale sia una festa eucaristica.
Nella grotta di Betlemme Gesù ha celebrato la sua prima eucaristia, attorniato da Maria, Giuseppe, i pastori e gli animali portati in dono. Tutta la creazione era presente alla prima Messa di Gesù: gli angeli in cielo, uomini e animali in terra.

La riflessione, che ho in parte tagliato, prende spunto dal versetto del vangelo: «E’ questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). Questo Natale Dio ti invita a Betlemme, che in ebraico significa: "casa del pane". E’ una meditazione percorsa dal soffio dello Spirito Santo.

«Oggi ci è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore, nella città di Davide» (Lc 2,11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come fecero i pastori appena ebbero udito l’annunzio. «E’ questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). Egli è il salvatore, egli è il Signore: è poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini? Che segno è questo? Grande certamente, se però riusciamo a comprenderlo. [...]

Betlemme, «casa del pane» è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane.
La mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Di questa mensa è scritto: «Hai preparato una mensa dinanzi a me» (Sal 22,5).
In questa mangiatoia c’è Gesù avvolto in fasce. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui sotto le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile.
Non abbiamo nessun segno così grande ed evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare: ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria. Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore; ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, «con cuore puro, coscienza retta e fede sincera» (2Cor 6,6) possiamo cantare insieme agli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14).

Dai Discorsi di sant’Elredo (1110-1167), abate “Discorso 2 per Natale” (PL 195, 209-210) - Testo di don Luciano - Il Pozzo di Samaria - INCONTRI CON LA PAROLA No. 264 – Meditazione davanti al presepe (Luca 2, 12)