Solennità del Natale del Signore: onnipotenza e amore

News del 22/12/2010 Torna all'elenco delle news

Natale, festa dell'amore

E' Natale anche quest'anno. L'attesa festa della nascita del Signore invade i nostri cuori. Oggi siamo particolarmente felici e grati a Dio per il dono natalizio della pace e della gioia che ci dona la nascita di Cristo, nostro salvatore. Questa festa tanto cara e sentita dai bambini, dai giovani, dalla famiglia, da tutti noi, ci invita a vivere questo giorno profondamente immersi in quell'amore, che trova la sua sorgente nel Redentore, venuto al mondo a Betlemme, 2010 anni fa.
Quella venuta ha cambiato la storia dell'umanità, ma non sempre cambia il cuore di tanti uomini che di questa umanità fanno parte.

Natale è festa dell'amore, ma quanto è difficile vivere il Natale sotto questa prospettiva. I testi della parola di Dio di questa giornata sono un forte appello e richiamo ad amare. Dopo tanti anni dalla venuta di Cristo sulla terra ancora oggi gli uomini non riescono ad amare ed amarsi; non sanno perdonare; non sanno guardare oltre, non sanno andare avanti nel cammino della loro vita, immersi come sono nelle tenebre della menzogna, della falsità, del peccato e dell'immoralità.

La luce che proviene dalla Grotta di Betlemme è accecante e trasformante se chi la riceve si lascia prendere da essa, non la ostacola, né alza steccati per non farla filtrare nel suo cuore, senza neppure rifletterla, affinché raggiunga il cuore degli altri. Chi di noi non ha sperimentato l'amore?

Un amore che trova la spinta primordiale nella Grotta di Betlemme e che fissa il suo sguardo sui principali artefici della Natività: Gesù, Giuseppe e Maria. Ma oltre il fulcro centrale della sacra e santa famiglia che è la parte sostanziale del Natale, non possiamo non considerare gli altri soggetti diretti e indiretti che fanno del Natale la festa dell'amore di sempre e per sempre: gli angeli, i pastori, i magi, i governanti, i potenti, gli uomini di buona volontà.
Per tutti è possibile fare del Natale la festa dell'amore e della riconciliazione.

Il fascino del Natale non abbia altro linguaggio che quello dell'amore. Abbia una sola parola: amore. L'amore che promana dalla grotta di Betlemme infiammi e faccia ardere i nostri cuori in ogni situazione. Amare è solo Grazia, perché l'amore è da Dio e chi vive nell'amore vive in Dio.
E allora in questo giorno ai grandi discorsi che possono e si debbono fare è bene sostituire per quanto ci riguarda un solo vero e sentito augurio e messaggio di Buon Natale.

Buon Natale a chi sa amare e a chi non sa amare; a chi è amato e a chi non si sente amato; a chi ha dato amore ed ha ricevuto solo umiliazione; a chi è solo e non avverte neppure l'amore del Signore. Egli sì che ha amato senza ricevere nulla in cambio, se non il Calvario. E' questo il perenne linguaggio dell'amore che il Bambino Gesù ci trasmette dalla mangiatoia di Betlemme insieme alla Madre Maria e al padre putativo Giuseppe.
Solo nell'amore l'uomo trova il senso della vita e lo scopo fondamentale di ogni cosa che fa.

Amiamo il Natale, ma amiamo chi il Natale indica come riferimento essenziale, quel Gesù Bambino che si è incarnato nel seno del Vergine Maria e si è fatto uomo per amor di ogni uomo, senza confini di cultura, razza, religione e condizione fisica, sociale ed economica. Tutti sono cari al cuore del Figlio di Dio.

Permettetemi di ricordare in questo giorno di festa chi di norma ama senza avere nulla in cambio, se non il dolore, la sofferenza e a volte l'emarginazione: le nostre madri e i nostri padri. I veri genitori sanno amare i figli e parimenti i figli sanno amare i genitori. Come vivere lontani da essi o con una sola parte di essi?
Nel disastro morale e sociale in cui ci troviamo, parlare dell'amore a Natale nelle nostre famiglie, è parlare arabo o utilizzare un linguaggio incomprensibile a tanti genitori e figli di questa generazione a volte senza cuore. Meno male che ci sono ancora famiglie nelle quali circola il vero amore e Dio è nel loro cuore.
Purtroppo, la famiglia non è più il luogo del vero amore e della trasmissione dell'amore nella sua genuinità, nella sua spontaneità, nella sua autenticità. Il più delle volte, l'amore è solo un nome pronunziato e buttato giù tanto per esprimere un vago sentimento verso gli altri a partire da chi ci sta accanto.
Come è possibile che nelle nostre famiglie sia quasi d'improvviso scomparso l'amore, che si fonda sui vincoli del sangue, sull'aver attinto alla stessa sorgente dell'amore che è il dono della vita donata a noi da Dio e dai nostri genitori? Come è possibile che due persone innamorate, nel giorno del matrimonio, hanno perso successivamente l'orientamento ed hanno fatto scelte contrarie ad un amore fedele e perenne?
Come è possibile che nei rapporti umani e cristiani sia scomparso del tutto il concetto e la pratica dell'amare?

Educare ad amare: è questo il compito di ciascuno e di tutti a partire da noi stessi e a partire da questo giorno santissimo di Natale. Sappiamo che, nonostante tutto, ci sono tante persone che credono fermamente all'amore.

Testo di padre Antonio Rungi

 

Natale: onnipotenza e amore

Ci domandiamo: è possibile che Dio possa farsi uomo? Se lo sono chiesti in tanti, e parecchi lo hanno smentito considerando che un Dio Assoluto, quello che Pascal definiva "il Dio dei filosofi, non può smentire se stesso ma deve restare Dio in quanto tale; altri hanno affermato che un Dio che si fa uomo è irrazionale e per ciò stesso scandaloso, altri ancora hanno concepito un Dio che subisce trasformazioni come una sorta di mito immaginario e fantasioso.

In realtà, l'alternativa non si pone considerando l'argomento Dio, come egli sia e come possa essere, quanto piuttosto considerando NOI e la nostra capacità di accogliere la Rivelazione e di conseguenza l'Incarnazione: nell'ottica della fede, noi siamo infatti consapevoli di un Dio talmente onnipotente che, proprio perché sommamente perfetto e incorruttibile, ha delle prerogative che non sono proprie dell'uomo e pertanto è in grado di rivelarsi e di concedersi all'umanità con tutti i mezzi, anche attraverso il fenomeno che bene esprime il Vangelo di Giovanni: "E il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi", cioè ha assunto la nostra vita entrando nella nostra storia .
Tutto questo però a condizione che da parte nostra vi sia, per l'appunto, l'accoglienza irrinunciabile della fede, virtù teologale che interpella il cuore nell'accettazione dell'evento di Betlemme come dono spontaneo e gratuito, da accogliersi con fare dimesso di riconoscenza senza obiezioni, indugi o reticenze di sorta: la fede è infatti la disposizione a credere e a lasciarci coinvolgere da un evento unico e irripetibile che è Gesù Cristo, un concedersi libero e disinvolto e un andare incontro a Dio che tende a raggiungerci fino nell'intimità per trasformarci radicalmente, un ammirare affascinati la bellezza e lo straordinario di un Dio al quale tutto è veramente possibile, in quanto è Amore infinito per questa umanità malata e contusa. Nella fede riscontriamo quindi che davvero Dio può questo e altro, anche diventare Fanciullo.

Ma perché Dio si è fatto uomo? La risposta è ravvisabile nelle pagine della Scrittura, soprattutto quelle che ci stanno accompagnando nella riflessione liturgica di questo Tempo appena iniziato: è il peccato la causa fondamentale per cui egli decide di condividere ogni cosa con l'umanità. La persistenza dell'uomo nel suo essere succube del male e la sua ostinazione ad illudere se stesso nella lontananza da Dio per l'offesa ai suoi simili, ha fatto sì che Dio ponesse rimedio a questa pecchia non solamente intervenendo dall'esterno, ma facendosi uomo egli stesso per condividere in tutto le vicende storiche dell'umanità nella concretezza di una famiglia di umili condizioni, di una particolare dimensione storica e di una comunità popolare di paese, come pure nella condizione di estrema miseria e indigenza volontariamente abbracciate, ai fini di poterci ragguagliare che neppure nelle condizioni più deplorevoli il peccato è legittimato.
Il Cristo Incarnato infatti farà anche la fila con i peccatori alle rive del Giordano per confondersi con coloro che hanno bisogno di redenzione e di riscatto; il suo peregrinare nel deserto, dove avrà ragione delle astuzie e delle finezze del maligno, sarà la risposta che darà all'uomo sulla possibilità di poter resistere ad ogni tipo di tentazione al male, la solidarietà con i pubblicani e con le prostitute mostrerà la sua superiorità sulla realtà del peccato, che egli saprà comprendere e compatire senza esserne direttamente interessato; la guarigione del paralitico dimostrerà con i fatti che davvero il Figlio dell'Uomo è in grado di risollevare l'uomo peccatore e finalmente il sangue sparso sulla croce - che fonda il senso pieno dell'Incarnazione - sarà il prezzo del riscatto dei nostri peccati.

Per dirla con Giovanni, "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione dei nostri peccati" (1Gv 4, 10) e il Natale è appunto la realizzazione di questo prezioso progetto di invio, soprattutto perché il peccato è la pecchia che più di tutte le altre rovina l'uomo alienandolo da se stesso e rendendolo deprezzabile anche presso i suoi contemporanei.
Il peccato va certamente evitato con tutti i mezzi in ragione della grazia che il Signore ci ha concesso e non si deve mai cedere di fronte alle proposte accattivanti e seducenti del male; tuttavia sempre Giovanni ci ravvisa che "se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto" che ha espiato i nostri peccati e quelli di tutto il mondo (1Gv 2, 1-2) ed è per questo che in occasione del Natale non possiamo non sentirci rincuorati, incoraggiati e spronati alla perfezione e alla santità, che è comune vocazione dei credenti: siamo consapevoli di un Dio Salvatore che non ci abbandona alle nostre debolezze e la cui misericordia va ben oltre i nostri limiti personali e ciò ci è di monito alla costanza nel bene, nella promozione della giustizia, della pace e dell'amore vicendevole attaccandoci al bene e fuggendo il male con orrore (Rm 12, 9) innanzitutto nelle relazioni comuni fra di noi, quindi nelle interazioni a vasto raggio con il mondo circostante. Di fronte alla possibilità di peccare occorre essere vigilanti, ma non per questo timorosi, visto che Dio si è mostrato dalla nostra parte; basta la convinzione che la via di Dio è la sola che porta alla salvezza e alla gioia, che chi pratica la giustizia si consola con essa stessa e che la persistenza nel male è foriera di perdizione e di autodistruzione.

Ma il Natale attesta che Dio ci è amico in tutte le situazioni di convivenza umana, che egli si rende partecipe della nostra storia volendo prendere parte in prima persona delle nostre vicende e delle nostre ansie personali e questo è un ulteriore motivo per considerare nel Natale un monito alla gioia e un invito ad abbandonare le apprensioni e i turbamenti per trovare pace in noi stessi e con gli altri.
Sto considerando che, nonostante l'apparenza di una festa consumistica sfarzosa e vacua di contenuti che la propaganda ci propina tutti i giorni, anche ai nostri tempi c'è molta gente che vive in prima persona, sperimentandone l'efficacia sulla propria pelle, il mistero dell'Incarnazione con grande eroismo e determinazione e la cui testimonianza di fede non può non essere elogiata e ammirata da parte nostra: mi riferisco ai gruppi cristiani di Oriente costantemente perseguitati a motivo della loro fede; al martirio dei cristiani che attualmente costituiscono il gruppo religioso più martoriato dal fanatismo e dall'intolleranza religiosa, ai quali il Pontefice ha espresso la tutta la sua solidarietà e verso i quali anche da parte nostra va espressa vicinanza orante nella considerazione attenta di tanto orrore e di tante sofferenze accettate di buon grado ai fini di testimonianza cristiana.
Anche oggi, come nelle origini vi sono testimoni assidui della fede che mostrano gioia e soddisfazione nell'essere perseguitati a causa del Vangelo e che non rinnegano il loro credo religioso nonostante gli orrori e il panico a cui sono costretti.
Guardando allora ai martiri di questi giorni, ci sovviene considerare che nella nostra situazione è invece possibile la gioia e la serenità poiché le prove e i sacrifici che ci toccano non sono paragonabili alle spietatezze disumane che coinvolgono tante persone in altri luoghi del cristianesimo.
Anche il dolore di esperienze in negativo è occasione per ravvivare in noi la gioia del Natale, perché appunto sotto questi aspetti il Dio della gloria ha voluto essere il Dio - con - noi, e nella sua umiliazione abbiamo l'opportunità di essere umili anche noi.
La gioia del Natale sia la nostra forza. Il mio augurio è che a questa festa non vengano date motivazioni né fondamenti differenti da quelli che ci offre la Rivelazone del Dio Amore che spoglia se stesso per arricchirci della sua povertà e che lo stesso Signore sia sempre il vincolo di coesione della nostra comunione, che in lui trova fondamento e consolidazione.

Il Dio Bambino soddisfi tutti i nostri desideri, colmi le nostre lacune e riempia di gioia i nostri giorni. 

Testo di padre Gian Franco Scarpitta 

La liturgia del giorno di Natale prevede, oltre alla Messa della vigilia, ben tre formulari, scanditi secondo il ritmo della notte, dell'aurora, del giorno. Il Vangelo della notte e quello dell'aurora riportano in due tappe il racconto semplice e chiaro dell'evangelista Luca: il censimento, l'arrivo di Giuseppe e Maria a Betlemme, la nascita del Bambino, l'annuncio degli Angeli ai pastori, la gloria; e quindi la visita dei pastori, il loro stupore e la loro lode, insieme con la contemplazione di Maria che conserva in cuore gli avvenimenti che accadono. La terza Messa, quella del giorno, riprende l'evento dell'incarnazione attraverso il volo d'aquila del prologo del Vangelo di Giovanni. 

Liturgia della Messa Vespertina nella Vigilia di Natale 24 dicembre 2010

Liturgia della Parola della Messa Vespertina nella Vigilia di Natale 24 dicembre 2010

Liturgia della Notte di Natale 24 dicembre 2010

Liturgia della Parola della Notte di Natale 24 dicembre 2010

Liturgia della Messa dell'Aurora nella Solennità di Natale 25 dicembre 2010

Liturgia della Parola della Messa dell'Aurora nella Solennità di Natale 25 dicembre 2010

Liturgia della Solennità del Natale del Signore 25 dicembre 2010

Liturgia della Parola della Solennità del Natale del Signore 25 dicembre 2010