19 dicembre 2010 Quarta Domenica di Avvento: Così fu generato Gesù Cristo
News del 17/12/2010 Torna all'elenco delle news
Dopo aver contemplato l'icona di Giovanni il Battista, nell'ultima domenica dell'Avvento, leggendo il brano di Matteo 1,18-25, ci è offerta la contemplazione di una nuova icona, quella di "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo".
Accostando questo testo, dobbiamo ricordare che i primi due capitoli del Vangelo di Matteo e di Luca, i "Vangeli dell'infanzia", non hanno come scopo di narrarci gli avvenimenti dell'infanzia di Gesù, ma di recarci il "lieto annuncio" (Vangelo) del mistero della identità di Gesù: egli è l' "Emmanuele", il Dio che ci salva, perché il "Dio con noi" è il "Dio in noi" e quindi il "Dio per noi"; egli, innestandosi e portando a compimento la storia di Israele, è destinato a mostrare che Dio che agisce mediante il proprio Figlio come salvatore e signore, lo fa in modo conforme a quanto ha fatto nel passato per il suo popolo.
Prima di Matteo, l'apostolo Paolo, nella lettera ai Galati aveva scritto: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge,…perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal.4,4); e nella lettera ai Romani: "Questa buona notizia (questo Vangelo) riguarda il Figlio suo: secondo la carne Egli è nato dalla stirpe di Davide; secondo lo Spirito che santifica, Egli è stato costituito nella sua potenza di Figlio di Dio in virtù della sua risurrezione dai morti, Lui, Gesù Cristo, nostro Signore" (Rom.1,3-4).
Ciò che S.Paolo dice con il suo linguaggio teologico, anche Matteo e Luca annunciano con il loro linguaggio narrativo. Dobbiamo sottolineare: diversa è l'espressione letteraria ma è identico lo scopo.
Anche i "Vangeli dell'infanzia"di Matteo e di Luca, ciascuno secondo la propria prospettiva, vogliono annunciarci il mistero che si attua in Gesù, nato da Maria e Figlio di Dio, che realizza in pienezza l'incontro di Dio con l'umanità, per salvarla.
La pagina del Vangelo che oggi leggiamo, Matt.1,18-25, è un brano "potente", proprio perché ci annuncia ciò che Dio ha fatto in Gesù e attraverso Lui per noi: non dobbiamo ridurlo alla pur bella narrazione di ciò che riguarda Gesù bambino, che suscita sempre in noi sentimenti di commozione.
Leggendolo nella Liturgia crediamo che il mistero proclamato si realizza in noi.
"Così fu generato Gesù Cristo": non è l'inizio del racconto della nascita di Gesù, ma l'invito ad accogliere il lieto annuncio (il Vangelo) della venuta nella storia di una persona che è la presenza di Dio nella carne dell'uomo.
Si deve risvegliare così la nostra attenzione: ciò che il Vangelo ci dice vuole mostrare che questa nascita che è "oltre la norma umana", il concepimento di una vergine, non è una credenza marginale, senza importanza per la vita cristiana, al contrario, questa generazione del Figlio di Dio da parte di Maria, si colloca nel cuore della fede cattolica, come la condizione primordiale, che rende vera l'Incarnazione.
Il Vangelo di Giovanni a sua volta proclama: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità": la concretezza di Dio nella carne umana e la carne umana abitata da Dio è il mistero dell'incarnazione che sta nel cuore dell'esperienza cristiana, irriducibile a una pur altissima esperienza morale.
Il Vangelo dell'infanzia, nato quando la comunità cristiana già crede in Gesù, Figlio di Davide e Figlio di Dio e in Lui vede compiersi tutta la storia di Israele, vuole annunciarci questo stesso messaggio, rivelandoci il mistero dell'identità personale di Gesù e mostrandoci come gli inizi della vita di Gesù riassumono la storia di Israele.
Accogliere il mistero di Gesù, Dio che si incarna, vivere il mistero di Gesù che trasforma la vita umana nella vita del Figlio di Dio, è il centro dell'esperienza cristiana che il Vangelo di Matteo propone attraverso l'icona di Giuseppe. Giuseppe, della stirpe di Davide, è lo sposo di Maria, è "giusto": egli realizza pienamente ciò che la Legge chiede ad un uomo per essere fedele a Dio. Ma a lui è chiesto qualcosa di nuovo, gli è chiesto di accogliere la maternità nuova di Maria, gli è chiesto di andare oltre la Legge.
A questo punto il Vangelo mostra il cammino interiore di Giuseppe, il suo passaggio dalla "giustizia" secondo la Legge, alla "giustizia" secondo la fede.
Giuseppe (il suo nome rimanda al patriarca Giuseppe che accoglie "in sogno" la Parola di Dio) si mette anzitutto in atteggiamento di riflessione. Ciò che sta accadendo in Maria lo interpella: la tradizione biblica lo rimanda a tanti casi di sterilità vinti dall'intervento di Dio, ma questa lo sconcerta personalmente. Dopo la riflessione personale egli, l'uomo "giusto", si apre all'ascolto della Parola di Dio: solo Dio può rivelargli il mistero di questa maternità.
"Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria": a lui personalmente è rivolta la Parola di Dio; a lui è rivelato un mistero che diventa una missione.
Il mistero è la presenza operante di Dio nella carne di Maria: "non temere di prendere con te Maria", non è solo l'invito a superare uno sconcerto psicologico, ma piuttosto a lasciarsi afferrare ("prendere con sé") dal mistero di Dio che è dentro la carne di Maria. Il mistero è: "il bambino generato in lei viene dallo Spirito santo". Nasce l'uomo nuovo: "ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù". Dalla carne di Maria nasce un figlio e Giuseppe ne conosce il mistero, che esprime nel nome "Gesù" che significa Dio salva. Dare il nome significa conoscere la persona: solo la Parola di Dio può rivelare chi è questo bambino che la potenza dello Spirito ha generato in Maria, è il Dio che salva perché è il Dio che rimane per sempre con noi. La Parola di Dio ha fatto di Giuseppe in modo radicalmente nuovo l'uomo "giusto", che prende con sé Maria: diventa nuova la sua relazione sponsale con lei e diventa nuova la maternità che genera un figlio che Giuseppe conosce e dona all'umanità, perché cominci con Lui, una umanità salvata.
Un angelo del Signore ha svelato a Giuseppe, in sogno, il progetto di Dio sulla sua vita di sposo di Maria, madre di Gesù chiamato Cristo, gli ha svelato il mistero di questo bambino figlio di Davide e figlio di Dio, e gli ha affidato la missione di donarlo al mondo. "Giuseppe, svegliatosi dal sonno fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa".
Giuseppe ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica (Matt.7,21): è l'icona perfetta del "nuovo giusto" che ascolta la Parola di Dio che gli rivela il mistero dell'incarnazione del Figlio suo e la mette in pratica prendendo con sé Maria (Giov.19,27) e annunciando al mondo la nascita di una umanità nuova.
Testo di mons. Gianfranco Poma
Liturgia della Quarta Domenica di Avvento (Anno A): 19 dicembre 2010
Liturgia della Parola della Quarta Domenica di Avvento (Anno A): 19 dicembre 2010