Mercoledì delle Ceneri in Catterale: il racconto
News del 05/03/2025 Torna all'elenco delle news
Ecco l'omelia integrale dell'arcivescovo Morrone
Cari fratelli e sorelle in Gesù, con la celebrazione odierna iniziamo il cammino quaresimale, cammino della nostra vita di battezzati immersi nel destino di vita piena e traboccante di Gesù, nostro unico Maestro e Signore. Da quando abbiamo deciso di stare dietro Gesù, per imparare da Lui, mite e umile di cuore, a vivere «in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12), siamo stati chiamati a «non conformarci a questo mondo, ma a lasciarci trasformare, rinnovando il nostro modo di pensare» (cfr. Rm 12,2).
Ecco, in questa luce di conversione e rinnovamento si comprende il cammino quaresimale, cammino della vita cristiana segnato dalla speranza e, nello stesso tempo, dal combattimento spirituale, perché il desiderio di vivere già oggi con l’habitus di risorti possa compiersi nelle opere della fede, che hanno il colore e il calore della carità. Tuttavia, la realtà, con la sua complessità e le nostre contraddizioni e peccati, rende l’itinerario credente faticoso, segnato più volte da cadute, a volte rovinose, che possono portarci a mollare o a lasciarci andare, tanto «non cambia nulla in noi e negli altri, nel mondo».
E allora, accanto alla speranza, è necessario fare appello alla pazienza. Nel nostro mondo, in cui ci stiamo abituando «a volere tutto e subito...», la pazienza – ci ricorda papa Francesco nella Bolla per l’indizione del Giubileo – «è stata messa in fuga dalla fretta, recando un grave danno alle persone. Subentrano infatti l’insofferenza, il nervosismo, a volte la violenza gratuita, che generano insoddisfazione e chiusura... La pazienza – continua ancora papa Francesco – frutto anch’essa dello Spirito Santo, tiene viva la speranza e la consolida come virtù e stile di vita» (Spes non confudit 4). Si tratta della stessa pazienza – se così possiamo dire – che Dio ha con noi: Egli infatti, con la sua misericordia, ci fa ripartire dopo il male commesso o il bene gravemente omesso, 70 volte 7; ci rimette sempre in piedi, poiché nella speranza che riponiamo in Gesù morto e risorto siamo già salvati (cfr. Rm 8,24) e, tuttavia, dobbiamo ancora conseguire, giorno dopo giorno, quello che il nostro cuore nel profondo desidera e che insieme confessiamo e celebriamo nell’Eucaristia. Non siamo degli arrivati, siamo viandanti, pellegrini di speranza.
«Da questo intreccio di speranza e pazienza – continua ancora papa Francesco – appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù» (Bolla 5). Ecco allora il momento forte della Quaresima, momento favorevole per lasciarci riconciliare con Dio e permettere a Lui di rimetterci in piedi e procedere nel cammino dietro Gesù (cfr. 2 Cor 5). Ma com’è possibile in noi quest’atteggiamento di spassionata umiltà, di lasciarci amare da Lui indipendentemente dalle nostre opere, se non abbiamo il tempo di lasciarci guardare e toccare da Lui, e di guardare le profondità del nostro animo, mentre coltiviamo in modo smisurato il nostro narciso ego «per essere visti dalla gente» e da loro ricevere plausi e onori?
Ecco allora l’invito del Signore a rimetterci ai suoi piedi per ascoltarlo e guardarci nello specchio della sua luce: «e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Sì, la preghiera, il costante ascolto della Parola, è il primo pilastro del cammino quaresimale, cammino di vita cristiana. La conversione al Vangelo accade davanti a Dio nel segreto della propria stanza interiore: da qui la decisione del digiuno da ogni opera di male che ferisce il cuore di Dio perché colpisce quello dei fratelli e disumanizza il nostro.
La penitenza, cioè il pentimento che «lacera il cuore» (Gl 2), il dispiacere di aver fallito il bersaglio del bene da conseguire, avendo operato al contrario il male-peccato, è l’astinenza dalle opere della “carne”: «idolatria, libertinaggio, inimicizie, guerre, calunnie, violenza, discordia, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere». La conversione, il rivolgere lo sguardo fisso su Gesù, nella pazienza dell’esercizio quotidiano della Parola, rafforza la speranza di gustare e condividere già ora i frutti dello Spirito del Signore Gesù: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé». Ora, quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (cfr. Gal 5,19-26).
Ma il camminare secondo lo Spirito del Signore non accade se non insieme. «I cristiani – ci ricorda papa Francesco nella lettera per la Quaresima – sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari... Camminare insieme significa essere tessitori di unità».
In tal senso, l’itinerario quaresimale trova la sua concreta testimonianza nelle opere della carità, affinché «risplenda la vostra luce davanti agli uomini, vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). In questa Quaresima, all’interno dell’Anno Giubilare, anno di Grazia, momento favorevole di conversione e rinnovamento della vita, accogliamo ancora l’invito di papa Francesco per declinare la conversione in concreti segni di speranza. Ci aiuti in questa Quaresima la vicinanza materna di Maria, donna di speranza e Madre della Speranza, insieme all’intercessione di san Gaetano Catanoso e del servo di Dio Giovanni Ferro.
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