Santo del giorno 8 marzo: San Giovanni di Dio
News del 08/03/2024 Torna all'elenco delle news
San Giovanni di Dio, al secolo Juan Ciudad. La sua storia dimostra che le vie della santità sono infinite: da pastore a contadino, a soldato di ventura, a libraio, mendicante, pazzo ricoverato in manicomio, esperienza durante la quale maturò la sua vocazione: “Mi conceda il Signore di avere un mio Ospedale dove curare i malati”. Infine fondatore di una grande famiglia religiosa, l'ordine dei Fratelli Ospedalieri, che prenderà il nome dalle tre parole che ripeté fino alla morte: Fatebenefratelli: «Fate del bene fratelli, a voi stessi, per amore di Dio». E' patrono di Granada, degli ospedali e di medici, infermieri, malati, ma anche di librai, rilegatori di libri, stampatori, commercianti in legno, pompieri. Viene invocato per guarire le malattie del cuore.
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Giovanni scopre i malati più malati. Quelli di cui le famiglie così spesso si vogliono “liberare”, le vittime dell’abbandono. E arriva al punto di fingersi ancora pazzo, per rimanere lì, a vedere e capire. Di mestieri ne ha fatti tanti. E quello definitivo lo scopre in manicomio: il suo “mestiere” saranno i malati, d’ora in poi e per sempre. Si vota a loro, crea un dormitorio per i poveri, più tardi apre un ospedale. E prende anche un nuovo nome, come chi entri in un Ordine religioso: si chiama dalla nascita Giovanni Cidade o Ciudad, ed ecco ora le sue nuove generalità: Giovanni di Dio. Ma non è né prete né frate. Non fa parte del mondo di vescovi, teologi e canonisti che si preparano a rinnovare la Chiesa nelle annose sessioni del concilio di Trento, dopo la Riforma di Lutero e i distacchi. Lui appartiene a quell’altra gente, che già da tempo è al lavoro dentro il corpo della Chiesa: gli uomini e le donne della “riforma personale”, cristiani della fantasia. Lui, Giovanni, ha scoperto la sofferenza del suo prossimo, e decide per conto suo. Poi si presenta al vescovo di Granada, impegnandosi a vivere per chi soffre, insieme a quelli che vorranno fare come lui. Ne arrivano due, dapprima, e indossano come lui un saio segnato dalla croce. Altri poi sopraggiungono, e nel 1540 nasce, molto in piccolo, la Congregazione dei Fratelli della Misericordia.
Insieme, essi pensano in modo nuovo ai malati e a come assisterli, organizzando l’attività infermieristica. E i rapporti con le persone che soffrono: questa è una delle novità fondamentali che i Fratelli introducono e diffondono.
Lo dirà, più di trecento anni dopo, un maestro non credente di psichiatria e antropologia, Cesare Lombroso (1835-1909): “In quanto al trattamento dei malati, Giovanni di Dio fu un riformatore, il creatore dell’ospedale moderno”. Fa sorgere un ospedale a Toledo, rischia di morire nell’incendio di quello reale a Granada (1549) per salvare i malati. E intanto si occupa di famiglie senza padre, di studenti senza soldi, di disoccupati, di prostitute. Sembra che ogni problema nuovo lo ricarichi. Ha l’ottimismo dei marinai del suo tempo, e la fiducia che il mozzo di guardia notturna in pieno oceano esprime con la cantilena sull’ora buona che scorre e sulla prossima che sarà meglio: “Buena es la que va – mejor es la que viene”. Plasma i suoi discepoli a questo spirito, ed essi lo perpetueranno.
Muore in ginocchio stringendo il crocifisso e lascia uomini della carità, armati di scienza. Moltiplicando gli ospedali, essi verranno riconosciuti via via, regolati secondo i tempi, assumendo poi il nome di Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio. Il terzo millennio li vede presenti in 49 stati del mondo, su continenti e isole (Filippine, Nuova Guinea, Nuova Zelanda). Giovanni di Dio non ha lasciato un libro di Regole – nemmeno un abbozzo – e solo nel 1595, decenni dopo la sua morte, i suoi sistemi di assistenza e la spiritualità dell’opera sono stati fissati nella Regla y Constituciones para al Hospital de Juan de Dios en Granata. E l’Ordine da lui creato prende per sempre il nome dalle tre parole che lui ha ripetuto fino al suo ultimo giorno: “Fatebenefratelli” (LEGGI TUTTO SU famigliacristiana.it).