5 marzo 2025 - Mercoledi delle Ceneri in Cattedrale
News del 04/03/2025 Torna all'elenco delle news
Ecco le celebrazioni previste in Cattedrale per l'inizio del tempo quaresimale.
S. Messe ore 7,30 - ore 9.00
Alle ore 16.00 Liturgia della Parola con il rito di imposizione delle ceneri per i bambini e ragazzi delle due associazioni presenti in parrocchia, ACR e AGESCI, aperto anche alle loro famiglie.
Alle ore 18.00 Celebrazione Eucaristica presieduta dall'arcivescovo Fortunato Morrone con il rito di imposizione delle ceneri.
Con i suoi segni il Mercoledì delle Ceneri è la porta che si apre sull’esodo quaresimale. Gesù ci ha preceduto in questo cammino, spinto dallo Spirito, tentato dal nemico dell’umanità, immerso nel deserto della fame, della vanità del potere, del lutto delle relazioni. Egli ci ha preceduto per poterci accompagnare. Convertirsi, allora, non è solo un atto di volontà che inanella azioni virtuose, ma un cammino accompagnato. È lasciarsi guidare, è lasciarsi ricordare, è lasciarsi orientare.
È accogliere le ceneri non come un vuoto rito che richiama la morte, ma come un segno di memoria e di promessa. Perché queste ceneri dicono la sacralità della vita, il dovere dell’umiltà, la missione trasformativa di ogni esistenza: dalla vita alla morte, dalla morte alla risurrezione. Convertirsi è la serenità di passare, la consapevolezza che questa Pasqua, come ogni Pasqua, non la attraversiamo da soli.
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Dalla testa ai piedi
del venerabile don Tonino Bello
Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi.
Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.
Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un "linguaggio a lunga conservazione".
È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un'autentica martellata quel richiamo all'unica cosa che conta: "Convertiti e credi al Vangelo". Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d'ulivo benedetti nell'ultima domenica delle palme. Se no, le allusioni all'impegno per la pace, all'accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello "shampoo alla cenere", comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato.
Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell'acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l'abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l'offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.
Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate.
Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell'attesa di Cristo? "Una tantum" per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni!
Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua.
La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l'ardore, mettiamoci alla ricerca dell'acqua da versare... sui piedi degli altri.
Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa.
Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.
Un grande augurio.
don Tonino Bello