Santo del giorno 22 novembre: santa Cecilia

News del 22/11/2024 Torna all'elenco delle news

Santa Cecilia nobile romana vergine e martire intorno al 230 d.C., patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti, festeggiata anche dagli ortodossi. Esclusa la Vergine Maria, è una delle sole sette sante ad essere ricordate per nome nel Canone della Messa Sulla sua casa è sorta nel IV sec. la Basilica di Santa Cecilia in Trastévere a Roma, dove è custodito il suo corpo trovato incorrotto che è stato fedelmente riprodotto nella famosa scultura di Stefano Maderno posta sotto l'altare.

La vasta diffusione del suo culto risale a una Passione (sec. V) nella quale viene presentata come modello di vergine cristiana: mentre si elevano canti e suoni per il suo matrimonio, Cecilia innalza nel cuore un inno al suo Sposo divino. Di qui anche il ruolo attribuitole di patrona della musica. La sua memoria il 22 novembre era già celebrata nel secolo VI. È ricordata nel Canone Romano. (Messale Romano)

 

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Martirologio Romano: Memoria di santa Cecilia, vergine e martire, che si tramanda abbia conseguito la sua duplice palma per amore di Cristo nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Il suo nome è fin dall’antichità nel titolo di una chiesa di Roma a Trastevere.

 

Nel mosaico dell’XI secolo dell’abside della Basilica di Santa Cecilia a Roma oltre a Cristo benidecente, affiancato dai santi Pietro e Paolo, alla sua destra è rappresentata santa Cecilia, posta accanto a papa Pasquale I, che reca in mano proprio questa chiesa da lui fatta edificare nel rione Trastevere: l’aureola quadrata del Pontefice indica che egli era ancora vivo quando venne eseguita l’opera.

A sinistra di Cristo, invece, san Valeriano, sposo di santa Cecilia. La fondazione del titulus Caeciliae risale al III secolo. Il Liber pontificalis narra che nell’anno 545, durante le persecuzioni cristiane, il segretario imperiale Antimo andò ad arrestare papa Vigilio e lo trovò nella chiesa di Santa Cecilia, a dieci giorni dalle calende di dicembre, ovvero il 22 novembre, ritenuto dies natalis della santa. Tuttavia altre fonti storiche (come il Martirologio geronimiano del V secolo) ritengono che questa non sia la data della morte o della sepoltura, ma della dedicazione della sua chiesa.

La Nobildonna romana, benefattrice dei Pontefici e fondatrice di una delle prime chiese di Roma, visse fra il II e III secolo. Venne iscritta al canone della Messa all’inizio del VI secolo, secolo in cui sorse il suo culto. Nel III secolo papa Callisto, uomo d’azione ed eccellente amministratore, fece seppellire il suo predecessore Zeferino accanto alla sala funeraria della famiglia dei Caecilii. In seguito aprì, accanto alla martire, la “Cripta dei Papi”, nella quale furono deposti tutti gli altri pontefici di quello stesso secolo.

Cecilia sposò il nobile Valeriano. Nella sua Passio si narra che il giorno delle nozze la santa cantava nel suo cuore: «conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa». Da questo particolare è stata denominata patrona dei musicisti. Confidato allo sposo il suo voto di castità, egli si convertì al Cristianesimo e la prima notte di nozze ricevette il Battesimo da papa Urbano I. Cecilia aveva un dono particolare: riusciva ad essere convincente e convertiva. Le autorità romane catturarono san Valeriano, che venne torturato e decapitato; per Cecilia venne ordinato di bruciarla, ma, dopo un giorno e una notte, il fuoco non la molestò; si decise, quindi, di decapitarla: fu colpita tre volte, ma non morì subito e agonizzò tre giorni: molti cristiani che lei aveva convertito andarono ad intingere dei lini nel suo sangue, mentre Cecilia non desisteva dal fortificarli nella Fede. Quando la martire morì, papa Urbano I, sua guida spirituale, con i suoi diaconi, prese di notte il corpo e lo seppellì con gli altri papi e fece della casa di Cecilia una chiesa.

Nell’821 le sue spoglie furono traslate da papa Pasquale I nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere e nel 1599, durante i restauri, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati in occasione dell’imminente Giubileo del 1600, venne ritrovato un sarcofago con il corpo della martire che ebbe l’alta dignità di essere stata sepolta accanto ai Pontefici e sorprendentemente fu trovata in un ottimo stato di conservazione. Il Cardinale commissionò allo scultore Stefano Maderno una statua che riproducesse quanto più fedelmente l’aspetto e la posizione del corpo di santa Cecilia, così com’era stato ritrovato, con la testa girata a tre quarti, a causa della decapitazione e con le dita della mano destra che indicano tre (la Trinità) e della mano sinistra uno (l’Unità); questo capolavoro di marmo si trova sotto l’altare centrale di Santa Cecilia.

Nel XIX secolo sorse il cosiddetto Movimento Ceciliano, diffuso in Italia, Francia e Germania. Vi aderirono musicisti, liturgisti e studiosi, che intendevano restituire onore alla musica liturgica sottraendola all’influsso del melodramma e della musica popolare. Il movimento ebbe il grande merito di ripresentare nelle chiese il gregoriano e la polifonia rinascimentale delle celebrazioni liturgiche cattoliche. Nacquero così le varie Scholae cantorum in quasi tutte le parrocchie e i vari Istituti Diocesani di Musica Sacra (IDMS), che dovevano formare i maestri delle stesse Scholae.

Il tortonese e sacerdote Lorenzo Perosi, che trovò in San Pio X un paterno mecenate, è certamente l’esponente più celebre del Movimento Ceciliano, che ebbe in Papa Sarto il più grande sostenitore. Il 22 novembre 1903, giorno di santa Cecilia, il Pontefice emanò il Motu Proprio Inter Sollicitudines, considerato il manifesto del Movimento.

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Santa Cecilia patrona della musica per un errore di trascrizione ovvero come si è sviluppata la tradizione che portò la martire romana a essere venerata come protettrice di questa forma d’arte

«Candentibus» o «cantantibus», questo è il dilemma. Che non sarebbe nemmeno troppo complicato da risolvere con un dizionario latino a portata di mano. Ma se sei un amanuense medioevale e hai delle fonti non precisamente affidabili, è alto il rischio di commettere un errore di trascrizione, e come conseguenza diretta della tua svista Santa Cecilia può diventare Patrona della musica. Secondo la tradizione, la nobile romana, vissuta nel terzo secolo, con l’arte dei suoni ha avuto poco a che fare in vita. Le cronache raccontano del suo matrimonio con il nobile Valeriano, che accettò di abbracciare la fede in Cristo e di vivere in castità. In epoca di persecuzioni i due giovani furono condannati a morte dal prefetto di Roma Turcio Almacchio, con loro rimase vittima della scure imperiale anche il notabile Massimo che, incaricato di condurre gli sposi al supplizio, si era convertito alla fede cristiana. Ma non basta, prima di morire il 22 novembre del 230 Cecilia convertì anche i mandanti della sua esecuzione. Fin qui, però, la musa Euterpe non figura.

Nella Passio, redatta qualche secolo dopo, si narra però che il giorno delle nozze cantantibus organis, cioè mentre gli organi suonavano, la santa decantabat nel suo cuore con le parole «conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa». Questo è il motivo per il quale è patrona della musica. In realtà il verso latino è frutto di un errore di trascrizione. Cecilia non stava, come pensavano i medievali, cantando la sua purezza verginale nel giorno del suo matrimonio tra l’allegra armonia di organi, ma pregava candentibus organis, cioè mentre si arroventavano gli strumenti di tortura.

Lei che ha ritenuto più nobile «nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d'oltraggiosa fortuna» piuttosto che «prender armi contro un mare d'affanni e, opponendosi, por loro fine» si è dunque ritrovata quasi per caso a essere ritratta contornata da strumenti musicali, a ispirare capolavori immortali, a dare il nome ad Accademie e scuole di ogni grado, e soprattutto a fare del 22 novembre di ogni anno un giorno che non può passare sotto silenzio.

 

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