Santo del giorno 20 novembre: san Cipriano di Calamizzi
News del 20/11/2024 Torna all'elenco delle news
san Cipriano di Calamizzi abate, nato e vissuto a Reggio Calabria, di nobile e ricca famiglia, divenuto medico come suo padre, poi eremita nei possedimenti di famiglia sulle colline vicino la chiesa di Santa Veneranda a Pavigliana, infine abate del monastero di S. Nicola a Calamizzi, vicino l'attuale Stazione Centrale.
Fu seppellito nella chiesa del monastero, che andò distrutta dal terremoto del 1783 durante il quale i monaci che popolavano l'edificio restarono miracolosamente illesi. San Cipriano ebbe culto pubblico fino alla fine del 1600. Poi "inspiegabilmente" venne dimenticato.
L’Arcidiocesi di Reggio Calabria- Bova ricorda San Cipriano abate con memoria obbligatoria.
Martirologio Romano: In Calabria, san Cipriano, abate di Calamizzi, che, custodendo fedelmente gli insegnamenti e gli esempi dei Padri orientali, fu severo con se stesso, generoso con i poveri e per tutti buon consigliere.
Reggio Calabria 1110 - 20 novembre 1190
Alcuni km sopra Pavigliana, località situata sulle colline a Sud-Est di Reggio Calabria, vi sono una serie di grotte, testimonianze di una presenza attiva di eremiti che qui conducevano vita ascetica in penitenza ed in preghiera.
Proprio in queste grotte trascorse parte della sua vita un santo tra i più importanti di Reggio, cioè San Cipriano.
Siamo in età normanna (egli infatti visse tra il 1110 ed il 1190 ca.). Era da poco iniziata una fase di declino per la città dello stretto, dovuta alle frequenti invasioni di varie popolazioni quali gli arabi o i franchi e Reggio era divisa fra Greci e Normanni. Cipriano apparteneva ad una famiglia di matrice greca, quel popolo che era ormai destinato a soccombere alle nuove orde di barbari provenienti dalle più svariate zone d’Europa.
Nacque verso il 1110-1120 da una nobile e ricca famiglia; seguì in un primo tempo la strada del padre, che era medico ed anche Cipriano divenne ben presto, come attestano i biografi, “esperto della scienza medica”. Tuttavia alla salute fisica, preferì quella spirituale: con il permesso dei suoi genitori, dopo aver rinunciato alle ricchezze, al nome e alle proprietà a favore dei fratelli, a 25 anni entrò a far parte dei monaci del monastero del SS. Salvatore di Calanna e, nel tempo, ricevette tutti gli ordini sacri.
La austera vita monacale caratterizzata da veglie, lavoro e penitenze, non lo convinse completamente; pertanto chiese ed ottenne dal Superiore di praticare vita eremitica. Dopo aver vissuto a lungo nella stessa fraternità, fu preso dall’irresistibile desiderio di tornare dalle sue parti per dedicarsi a Dio in solitudine. Dal Monastero di Calanna si trasferì in una proprietà della sua famiglia, a Pavigliana sulle colline a Sud-Est di Reggio Calabria, nella quale c’era una chiesa bellissima e famosa dedicata alla santa Veneranda martire Parasceva.
Qui trascorse venti anni nella più totale solitudine, dedicandosi con sollecitudine alle virtù utili all’anima pregando, meditando e facendo penitenza, e si guadagnava con il proprio lavoro il pane quotidiano, pregando, meditando e facendo penitenza.
La notizia della sua presenza si diffuse ben presto nella vallata, conseguentemente tutti gli abitanti dei centri vicini, si recavano da lui per ottenere aiuti di ogni tipo, particolarmente per le loro infermità; alcuni chiedevano anche di poter restare con lui. La sua fama si diffuse ovunque e molti afflitti da malattie fisiche e spirituali si recavano da lui, conoscitore della scienza di entrambi. A tutti dispensava la cura senza farsi pagare, molti, volendo lasciare elemosine per bisognosi, le mandavano a lui pregandolo che le distribuisse ai poveri con le sue venerande mani. E lui tutto quello che riceveva lo distribuiva con divina equità.
Quella località, prima del tutto desolata e priva di gente, si popolò con una moltitudine di uomini, monaci e laici, bene istruiti dal buon istruttore.
Quando Cipriano aveva già raggiunto l’età di sessant’anni il monastero di San Nicola di Calamizzi ( area attuale Stazione FS di Reggio ), rimase senza abate dopo la morte di Paolo. I monaci di quel sito religioso recandosi in pellegrinaggio da Cipriano gli chiesero di essere il loro nuovo abate. L’eremita, pensando che questa fosse volontà di Dio, accettò.
Divenuto abate, Cipriano diede un forte impulso ad uno stile di vita prettamente mistico ed ascetico dei monaci, si diede alla cura degli infermi, alla divulgazione della cultura attraverso una maggiore opera di copia di testi classici (anche perché il monastero era uno scriptoria, in cui si copiavano testi antichi).
Ricostruì, dopo averla fatta abbattere sino alle fondamenta, la parte sinistra della chiesa (l’ala vecchia) facendola con belle immagini e stupendo decoro, ne fece costruire il campanile, le celle per i confratelli e il refettorio, inoltre acquistò arredi e libri per la struttura. Nel Grande Monastero e nei metochia, aumentò i campi, le vigne, gli immobili e gli animali, in parte acquistati, in parte donati da uomini amanti di Cristo.
La sua attività non conosceva più sosta: di giorno lavorava e curava gli ammalati, di notte pregava per loro e per i suoi confratelli, mangiando e dormendo quanto era appena sufficiente per sopravvivere.
Molte persone guarite dai loro mali, tornavano per ringraziarlo ma egli non li riceveva e li mandava a venerare l’icona del venerando padre Nicola, dicendo: “Innalzate il ringraziamento a Dio e al suo vescovo Nicola il Guaritore; io sono un uomo peccatore”.
Poi però un giorno Cipriano cadde dal carro che usava per spostarsi, procurandosi una frattura ad una gamba che lo rese claudicante per il resto della vita.
Cipriano morì il 20 novembre 1190 dopo aver chiesto perdono a tutti; venne seppellito nella Chiesa del monastero distrutta dal terremoto del 1783. I monaci che popolavano l’edificio, restarono prodigiosamente illesi. Il Monastero è andato distrutto il 20 ottobre 1562 ( inabissato in mare ); le reliquie di san Cipriano sono sparite dopo il 1695;per fortuna, s'è conservata una ( sola ) copia della Vita, perchè conservata al Sinai. I monaci che popolavano l’edificio, restarono prodigiosamente illesi.
Preghiera di liberazione che la Santa Tradizione assegna a San Cipriano dei Calamizzi
Sovrano Signore, medico degli ammalati e Dio d’ogni consolazione, tu che non vuoi che l'uomo sia oppresso dal dolore o malato, ma lieto e perfettamente sano, solleva e compatisci il tuo servo N. , caduto in debolezza fisica e giunto a completo scoraggiamento; non trascurarlo, spegni la febbre, mìtiga il dolore, allontana la debolezza. Con la tua parola tu, o sovrano, hai fatto alzare per servirti la suocera di Pietro, febbricitante e terribilmente prostrata; vieni anche ora presso il tuo servo N.e mìtiga il dolore dell'anima e la malattia del corpo. Per mezzo di un angelo tu hai portato fuori dai vincoli della prigione il principe degli apostoli; tu hai liberato Paolo, apostolo e araldo della Chiesa, dalla punizione dell'imperatore Nerone; ora libera il tuo servo N. dal dolore che l’opprime. Tu hai liberato da Patmo e da Artemide il tuo amico che pose il suo capo sul tuo petto, l’amato Giovanni il Teologo; tu hai salvato il saggio Noè dal terribile e distruttore diluvio: stendi ora la tua destra invisibile e spirituale e fa’ risorgere il tuo servo N. dall’angoscia. Tu hai liberato da ogni pena e affanno l’ospitale e giusto Abramo; tu hai rialzato dal letame Giobbe che ha combattuto innumerevoli lotte: fa’ alzare ora il tuo servo N. dalla malattia corporale che l’opprime. Tu hai chiamato dall’Egitto il legislatore e sommamente giusto Mosè; tu hai salvato il tuo amato figlio Israele dalla pessima e malvagia servitù dell’amarissimo Faraone: aiuta ora il tuo servo N. , spegni la febbre, mitiga il dolore, scaccia maligna debolezza e rialza il tuo servo N. dal letto dei dolori e dal giaciglio dei mali. Tu hai salvato Giacobbe dalla mano di Esaù; tu hai dato la vista a Tobia e gli hai donato la luce; tu hai salvato l’ottimo Giuseppe malamente venduto da esseri fratricidi e malvagi; tu hai salvato dalla mano di Saul il sapiente David, mirabile profeta: tu ora compatisci, compassiona, solleva, custodisci, tieni lontano da ogni male anche il tuo servo N. che giace nella prostrazione e ha bisogno della tua pietà. Tu hai salvato il giustissimo profeta Daniele dalla terribile rapacità dei leoni; tu hai strappato Geremia dal tenebroso e oscuro burrone; tu hai salvato dalla fornace riscaldata sette volte i tre fanciulli Ananìa, Misaìl e Azarìa e hai mutato il fuoco in rugiada: tu stesso allontana anche il tuo servo N. dal dolore che l’opprime. Tu hai illuminato gli occhi dei ciechi; tu hai purificato le carni dei lebbrosi; tu hai fatto risuscitare i morti: fa’risorgere, fa’ rivivere anche ora e non retribuirci secondo i nostri peccati. Tu hai guarito il paralitico con laparola; tu hai guarito l’emorroissa; tu hai curato l’indemoniato: tu, o sovrano, abbi pietà. Ti prego: muovitia compassione. Ti supplico: abbi misericordia. Ti scongiuro, come magnanimo, non farmi scendere vivo negli inferi, ma tu stesso fammi risorgere con la tua destra invisibile e spirituale. Nostra Signora, stendete il vostro manto! Santi tre giovani che avete spento la fornace di Babilonia e santi sette giovani di Efeso, risorti dai morti, date il vostro aiuto! Santi nove martiri che avete operato prodigi in Cìzico, santi dieci martiri che avete lottato a Creta, santi quaranta martiri che avete fatto miracoli a Sebaste, santi trentatre martiri di Roma, santi centonovantanove martiri di Taormina, santi trecentodiciotto Padri ispirati da Dio che avete dettato dogmi divini a Nicea, san Teraponte di Smirne, san Partenio di Lampsaco, san Giuliano di Cesarea, san Leonzio di Tripoli, san Demetrio di Tessalonica, san Giorgio di Cappadocia, santi anargiri Cosmae Damiano, Pantaleo ed Ermolao, Ciro e Giovanni, Sansone e Diomede, Floro e Lauro, sant’Andrònico esanta Atanasìa, santi Gùria, Samonà e Avivo che avete strappato la fanciulla dalla tomba e l’avete riportata in patria; sant’Acìndino previeni; sant’Antonio proteggi; sant’Elpidifòro fa’ risorgere; sant’Anempòdisto non trascurare; sant’Agapito del Sinai, san Nicola di Mira, san Basilio di Cesarea, sant’Epifanio di Cipro, san Giovanni Crisostomo, san Gregorio d’Agrigento, san Leone di Catania che hai vinto il mago Eliodoro, santi Tirso, Leucio e Filemone, santi Alipio e Procopio, sant’Anastasìa Sciogliveleni, santa Barbara, santa Marina, santa prima martire Tecla, santa Caterina di Alessandria, san Filippo Cacciaspiriti, san Pancrazio di Taormina che hai battuto Falcone e Lissone, santi profeti, apostoli, martiri, monaci e giusti, tutte le potenze celesti deisanti angeli e arcangeli, principati, potenze, cherubini dai molti occhi, serafini dalle sei ali, potenza incomprensibile della preziosa e vivificante croce, prostratevi, scongiurate l’unico misericordioso Dio perché doni al servo di Dio N. salute, salvezza e liberazione dai mali che l’opprimono; scacciate dal servo diDio N. la febbre, febbre interna di brivido violento, di brivido breve, di brivido esiziale, malattia funesta,malattia grave, malattia terribile sopravvenuta, inviata e fatta. Vi esorcizzo, settantadue infermità che ha l’uomo, perché vi allontaniate dal servo di Dio N.; che l’infermità non sia scesa dal cielo, dalle stelle, dal sole, dalla luna, da ombra di nuvola, da gelida aria, da tuono, lampo, terremoto, strepito o collassi, da monti, valli, dirupi o pendii, da colle, campo o pianura, da pietra, acqua, fonte, strada, fiume, campagna,campo, recinto, orto, giardino; che l’infermità non sia venuta a tentare il servo di Dio N. in qualche bivio, in entrate o uscite, bagno, forno, mulino, porta, finestra, tetto, cantinati o cortili. Che qualche incantatore perinvidia non l’abbia eseguita e procacciata per veleno di gelosia, occhio, cattivo augurio, malocchio: noninfiammazione, rigonfiamento, mal di testa o di mani, cuore e piedi. Apparizioni demoniache, miraggi dimorti, anarade e nereidi che volano nelle tenebre: non venite a far opera ingiusta sul servo di Dio N. Non mal di testa, occhi, denti, petto, cuore, mani; non difficoltà d’urina, emorroidi, placenta, colica, dolore di giunture, insonnia o letargia. Vi esorcizzo per tutto ciò che offende il servo di Dio N.; ritiratevi e andatevene nei monti selvaggi, chiunque incombe sul servo di Dio N.e lo danneggia. Ritiratevi e andate via, nei monti selvaggi, non nei capelli, o nel cervello, nel cranio, nella nuca, nella fronte, nelle tempie, nelle palpebre, nella mente, nelle narici, nelle orecchie, nella bocca, nei molari, nelle labbra, nei denti, nel collo, nellescapole, nel petto, nel sangue, nel cuore, in qualsiasi umore, nella spina dorsale, nell’ombelico, nel ventre,nelle ginocchia, vertebre, dita, unghie. Chiunque mai incomba e si nasconda per danneggiare: ritirati e va’via, che non l’abbia fatto un estraneo o un parente, un incantatore velenoso, una strega, un mago, unuomo invidioso. Esorcizzo tutti voi, mali impuri, nel grande nome del Signore nostro Gesù Cristo: per il suo immacolato capo e la sua potente destra, ritiratevi dal servo di Dio. Ti scongiuro per colui che sospese laterra sulle acque; ti scongiuro per colui che fondò i cieli su inaccessibili orbite; ti scongiuro per il trono inconcusso di Dio; ti scongiuro per le beate potenze degli eserciti incorporei; ti scongiuro per i quattro arcangeli Michele, Gabriele, Uriele e Raffaele; ti scongiuro per i ventiquattro vegliardi che servono presso il trono di Dio; ti scongiuro per i dodici apostoli: esci e ritirati dal servo di Dio N.e donagli salute, o sovrano Signore, donagli vita, pace, lunghi giorni, affinché sia glorificato il tuo santissimo nome, del Padre, del Figlio e del Santo Spirito; ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen