Santo del giorno 23 ottobre: san Giovanni da Capestrano

News del 23/10/2024 Torna all'elenco delle news

San Giovanni da Capestrano sacerdote dei frati minori  soprannominato la “Colonna dell’osservanza” come uno dei più grandi riformatori dell’Ordine, proclamato da GiovanniPaoloII patrono dei giuristi e dei cappellani militari di tutto il mondo, autentico figlio di quell'Europa che attraversa in lungo e in largo per servire il papa e portare il Vangelo. Giurista, instancabile predicatore, evangelizzatore, difensore dell'ortodossia cattolica e della cristianità in Europa, ha lasciato una profonda impressione nella Chiesa del Quattrocento, per la sua predicazione travolgente e convincente per le conversioni spettacolari operate, per i suoi poteri taumaturgici che esercitava per la povera gente. La sua vita è condotta nel segno dell’austerità: accatta il suo pane, porta quotidianamente il cilicio, digiuna tutti i giorni in eguale misura. Muore nel convento da lui fondato a Ilok, in Croazia.

 

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Martirologio Romano: San Giovanni da Capestrano, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che difese l’osservanza della regola e svolse il suo ministero per quasi tutta l’Europa a sostegno della fede e della morale cattolica. Con il fervore delle sue esortazioni e delle sue preghiere incoraggiò il popolo dei fedeli e si impegnò nella difesa della libertà dei cristiani. Morì presso Ujlak sulla riva del Danubio nel regno di Ungheria.

 

Capestrano, L'Aquila, 1386 - Ilok, Croazia, 23 ottobre 1456

Era nato a Capestrano, vicino all'Aquila, nel 1386, da un barone tedesco, ma da madre abruzzese. Studente a Perugia, si laureò e divenne ottimo giurista, tanto che Ladislao di Durazzo lo fece governatore di quella città. Ma caduto prigioniero, decise di farsi francescano, diventando amico di san Bernardino e difendendolo quando, a causa della devozione del Nome di Gesù, venne accusato d'eresia. Anch'egli così prese come emblema il monogramma bernardiniano di Cristo Re. Il Papa lo inviò suo legato in Austria, in Baviera, in Polonia, dove si allargava sempre di più la piaga degli Ussiti. In Terra Santa promosse l'unione degli Armeni con Roma. Aveva settant'anni, nel 1456, quando si trovò alla battaglia di Belgrado investita dai Turchi. Per undici giorni e undici notti non abbandonò mai il campo. Ma tre mesi dopo, il 23 ottobre, Giovanni moriva a Villaco in Austria (oggi Ilok, in Croazia). È stato canonizzato da papa Alessandro VII il 16 ottobre 1690. Nel 1984 il Papa san Giovanni Paolo II lo ha proclamato patrono dei cappellani militari di tutto il mondo.

 

Che messaggio ci lascia Giovanni da Capestrano? Anzitutto la sua totale dedizione per la causa del Vangelo, attraverso la predicazione in Italia e nell’Europa centrale contrastando le eresie del tempo. Egli “può restare come esempio di un uomo che, in quello scorcio finale del Medio Evo, seppe capire problemi e aspirazioni, angosce e attese del suo uditorio, e cercò di ripresentare il Vangelo in quella situazione... Un messaggio ... resta per i predicatori di tutti i tempi, quello di farsi ricercatori e annunciatori del senso attuale che deve avere la rivelazione divina per ogni generazione e cultura” (A. Pompei).

Giovanni da Capestrano ha lasciato una profonda impressione nella Chiesa del Quattrocento, per la sua predicazione travolgente e convincente (e le sue prediche non erano propriamente uno show: duravano infatti dalle due alle tre ore, con qualche eccezione... ancora più a lungo). Fu un uomo di successo apostolico per le conversioni spettacolari operate, per i suoi poteri taumaturgici che esercitava per la povera gente, e non ultimo anche per la sua multiforme santità. “Giovanni appare come un discepolo di Cristo, del quale segue l’esempio per quanto la sua condizione umana glielo consente.

L’imitazione di Cristo è dunque primordiale ed il modello evangelico guida la vita di Giovanni. La profonda pietà e la grandissima umiltà del santo colpirono i suoi contemporanei; egli si imponeva prove umilianti, come attraversare la città di Perugia, della quale fu giudice, malvestito e in groppa ad un asinello. Il suo amore per la pace, legato ad un innato senso della giustizia ed una ardente carità nei confronti del prossimo, lo pongono nella categoria dei santi. La sua vita è condotta nel segno dell’austerità: accatta il suo pane, porta quotidianamente il cilicio, digiuna tutti i giorni in eguale misura” (da Storia dei Santi e della Santità cristiana, vol. I).

Un santo ancora oggi, per molti aspetti, significativo.

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Giurista, instancabile predicatore, evangelizzatore, difensore dell'ortodossia cattolica e della cristianità in Europa. Tutto questo è stato San Giovanni da Capestrano (1386 – 1456) sacerdote francescano dell’ordine dei frati minori, proclamato patrono dei cappellani militari di tutto il mondo da Giovanni Paolo II nel 1984, che nella lettera apostolica Servandus quidem scrisse a proposito del Santo “anche in questi nostri tempi egli è da proporsi come esempio di santità al Popolo di Dio e specialmente ai sacerdoti e a coloro che ovunque presiedono alla Pastorale Militare”.

 

La vita

Giovanni nasce a Capestrano, in Abruzzo , in una nobile famiglia di origini tedesche e presto si trasferisce a Perugia per studiare diritto ma una vita movimentata e il contesto storico che vede l’inarrestabile avanzata dei turchi in tutto l’Est Europa lo porteranno ad essere uno dei personaggi del continente più influenti del suo tempo, richiesto da molti sovrani e principi per il suo carisma e le sua abilità da condottiero sul campo di battaglia. Ovviamente bisogna tenere conto del contesto storico del XIV: la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi, avvenuta il 23 maggio 1453, e l’esercito ottomano che cerca di raggiungere l’Ungheria, furono eventi che lasciarono una scia di sangue e terrore lungo tutta la penisola balcanica e che rappresentarono una seria minaccia per la tenuta dell’intera Europa cristiana. Insomma Giovanni non era un guerriero assetato di battaglie ma un apostolo dell’Europa unita che con il fervore della sue prediche incoraggiò molti popoli ad impegnarsi nella difesa della libertà di milioni di fedeli che rischiavano di essere ridotti a schiavi della “Sublime Porta”.

 

L'incontro con San Francesco

Ma facciamo qualche passo indietro per comprendere come e perché il santo abruzzese divenne il pastore degli eserciti cristiani. Divenuto uno stimato giurista, nel 1413 il giovane Capestrano viene chiamato ad amministrare la giustizia in un rione di Perugia. Nel luglio dello stesso anno la città umbra viene occupata dai Malatesta e Giovanni finisce imprigionato. In carcere ha una visione di san Francesco d’Assisi che lo invita a seguirlo, così, una volta uscito, diventa sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori. Per diversi decenni Giovanni si dedica alla predicazione del Vangelo. Le sue predicazioni, soprattutto in Avvento e in Quaresima, infiammano le persone, operano conversioni e rinnovano spiritualmente le popolazioni che lo ascoltano. Affronta anche difficili dispute teologiche. Nella Quaresima del 1426, accompagnato da un gruppo di aquilani, si reca a Roma per difendere l’amico e confratello francescano Bernardino da Siena, accusato di idolatria perché faceva adorare il Nome di Gesù (JHS) siglato sulle tavolette. La difesa sostenuta da frà Giovanni ha successo e, al suo ritorno a l’Aquila, ottiene che la sigla del Santo Nome faccia parte dello stemma della città. Con la stessa energia Giovanni lavora anche da grande riformatore dell’Ordine ed è soprannominato la “Colonna dell’osservanza”, fra le altre cose smaschera “il fraticellismo”, la pratica di diffondere dottrine camuffate dalla Regola Francescana e dichiarate eretiche dalla Chiesa, e viene incaricato di contrastare la pratica dell’usura.

 

Il viaggio in Europa centrale

Intanto con il passare degli anni si fa sempre più concreta la minaccia dei turchi che con la spada risalgono i Balcani sottomettendo intere popolazioni europee, che sono obbligate da pagare pesanti tributi al sultano e a inviare i loro figli a servire nell’esercito ottomano. Nel 1453 cade la Capitale dell’Impero romano d’Oriente, Costantinopoli. Giovanni, su incarico di Papa Niccolò V, si trova in Austria con 12 compagni per evangelizzare le terre europee più trascurate e a combattere le eresie diffuse, ma presto fu incaricato dal papa Callisto III, insieme ad alcuni frati, di viaggiare per l’Europa centrale nel tentativo di reclutare uomini per animare un crociata contro l’impero ottomano. A rispondere sono soprattutto gli ungheresi. A capo di un esercito di cinquemila uomini si mette in cammino verso Belgrado allo scopo di rompere l’assedio della città, roccaforte sul Danubio circondata dalle truppe di Maometto II e dalla flotta turca. L’ormai anziano Giovanni è seguito anche dal condottiero ed eroe nazionale ungherese Hunyadi János (alleato del famigerato conte Vlad che allo stesso tempo combatte i turchi in Romania) che arma una flotta di duecento navi che il 14 luglio del 1456 distrugge le imbarcazioni ottomane. Una settimana dopo arriva anche la vittoria terrestre, che consegna alla storia l’anziano frate come un generale vittorioso. La morte non arriva quindi per mano dei turchi ma per la peste che si era diffusa in tutto l’accampamento militare cristiano. L'11 agosto dello stesso anno, colpito dall’epidemia si spegne Hunyadi che viene sepolto nella cattedrale cattolica di Gyulafehérvár, in Transilvania, il 23 ottobre 1456 tocca a Giovanni che muore sulla via del ritorno, prostrato anche dalle fatiche, nel convento di Ilok, nell’attuale Croazia. Il suo corpo rimane esposto alla venerazione per otto giorni. Le spoglie di San Giovanni sono tuttora conservate ad Ilok, nella chiesa francescana di San Giovanni da Capestrano.

 

La preghiera

Questa la preghiera che i cappellani militari rivolgono al loro Santo patrono:

“O glorioso San Giovanni, uomo di Dio e della Chiesa, animatore di schiere audaci,

noi Cappellani militari delle Forze armate di Terra, di Cielo e di Mare

ti preghiamo con lo stesso ardore che avesti tu quando invocavi il Signore

a guidare i tuoi uomini alla salvaguardia della cristiana civiltà.

Anche noi, per dovere sacro a Dio e alla Patria,

siamo chiamati a sostenere le nuove generazioni nella ricerca e nella difesa dei supremi valori della giustizia e della pace.

Insegnaci ad amare i nostri soldati come tu li amavi, a sentirli vicini più che fratelli, a capirli nelle loro aspirazioni umane e spirituali.

Aiutaci a portare nel cuore delle nostre unità la stessa passione di fede e l’integrità della nostra testimonianza.

Questo ci chiedono i nostri uomini d’arme e questo dobbiamo porgere loro.

A te, perciò, o celeste nostro Patrono, noi ricorriamo; da te, o apostolo serafico, noi impetriamo e per i tuoi meriti aspettiamo i Doni dello Spirito.

Amen.”

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Noto soprattutto per il ruolo nell’assedio di Belgrado, a difesa della cristianità già scossa dalla presa musulmana di Costantinopoli, san Giovanni da Capestrano (1386-1456) è stato un grande protagonista del suo tempo. La madre era una nobile abruzzese, andata in sposa a un barone tedesco. La gioventù di Giovanni non fu semplice. Nell’infanzia rimase orfano del padre, ucciso da un gruppo rivale. Si laureò poi in diritto e divenne giudice a Perugia per conto del re di Napoli, ma quando la città umbra cadde in mano ai Malatesta venne imprigionato. Il carcere lo segnò profondamente e fu allora che ebbe due visioni: in una gli apparve san Francesco che lo esortava a lavorare per Dio, nell’altra una moltitudine di popoli nelle tenebre, in mezzo a cui filtrava un raggio di luce.

Uscito dalla prigione, Giovanni entrò tra i francescani e per la sua fama da giurista e le capacità diplomatiche ricevette vari incarichi dai pontefici che conobbe, tra cui quello di inquisitore. Fu impegnato nel contrastare i fraticelli, una corrente staccatasi dall’Ordine francescano che era stata dichiarata eretica. Divenne amico di san Bernardino da Siena e ne sostenne sia la devozione al Santissimo Nome di Gesù sia la riforma dell’osservanza francescana, che si proponeva di osservare la regola in tutto il suo rigore rimanendo obbedienti alla Chiesa. Ottimo predicatore, riuscì a convertire tanti al cristianesimo, tra cui alcuni ebrei, e andò in missione anche nell’Europa centrale per cercare di riconvertire gli ussiti. Fece brillanti prediche pure contro l’usura. Per educare alla pietà cristiana ricordava spesso la violenta morte del padre, sostenendo la bellezza del perdono.

Già avanti negli anni, fu esortato a predicare la crociata contro i Turchi che minacciavano l’Europa cristiana. Girò per mesi in Ungheria, Germania e Austria, incontrò autorità secolari e religiose e predicò alle popolazioni sulla necessità di difendersi dall’espansionismo musulmano. Riuscì a radunare migliaia di uomini, li unì alle forze dell’ungherese Giovanni Hunyadi e nel luglio 1456 - mentre Callisto III istituiva la campana di mezzogiorno per invitare i cristiani a pregare - difese Belgrado dall’assedio dell’imponente esercito turco, guidato da Maometto II. «Sia avanzando che retrocedendo, sia colpendo che colpiti, invocate il nome di Gesù. In Lui solo è salvezza!», gridava durante la battaglia, che fermò l’avanzata dei turchi. Alla luce dell’instancabile opera del santo, si capisce perché Pio XII, nel quinto centenario della morte, lo abbia chiamato «apostolo dell’Europa», «atleta di Dio» e «modello di cattolicità».

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