Santo del giorno 1 ottobre: santa Teresa di Lisieux

News del 01/10/2024 Torna all'elenco delle news

Santa Teresa di Lisieux carmelitana, santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, il più giovane Dottore della Chiesa e, insieme con San Francesco Saverio,  Patrona universale delle missioni. Insegna «la piccola via dell’infanzia spirituale» per arrivare a Dio che è amore ed è dappertutto, anche nelle cose più piccole, riconoscere con umiltà «il proprio nulla» per vivere come i bambini con gioia e semplicità.

E' patrona della Francia. Protegge i malati di Aids e di tubercolosi. Viene invocata anche contro l’ansia, gli attacchi di panico e la depressione.

 

GUARDA IL VIDEO DI FRA ITALO SANTAGOSTINO SU PADRE PIO TV

 

Martirologio Romano: Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni.

(30 settembre: A Lisieux in Francia, anniversario della morte di santa Teresa di Gesù Bambino, la cui memoria si celebra l'1 ottobre).

 

La Francia dell'Ottocento è il primo paese d'Europa nel quale cominciò a diffondersi la convinzione di poter fare a meno di Dio, di poter vivere come se egli non esistesse. Proprio nel paese d'Oltralpe, tuttavia, alcune figure di santi, come Teresa di Lisieux, ricordarono che il senso della vita è proprio quello di conoscere e amare Dio. Teresa nacque nel 1873 in un ambiente profondamente credente. Nel 2015 anche i suoi genitori sono stati dichiarati santi. Ella ricevette, dunque, una educazione profondamente religiosa che presto la indusse a scegliere la vita religiosa presso il carmelo di Lisieux. Qui ella si affida progressivamente a Dio. Su suggerimento della superiora tiene un diario sul quale annota le tappe della sua vita interiore. Scrive nel 1895: «Il 9 giugno, festa della Santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri essere amato». All'amore di Dio Teresa vuol rispondere con tutte le sue forze e il suo entusiasmo giovanile. Non sa, però, che l'amore la condurrà attraverso la via della privazione e della tenebra. L'anno successivo, il 1896, si manifestano i primi segni della tubercolosi che la porterà alla morte. Ancor più dolorosa è l'esperienza dell'assenza di Dio. Abituata a vivere alla sua presenza, Teresa si trova avvolta in una tenebra in cui Le è impossibile vedere alcun segno soprannaturale. Vi è, però, un'ultima tappa compiuta dalla santa. Ella apprende che a lei, piccola, è affidata la conoscenza della piccola via, la via dell'abbandono alla volontà di Dio. La vita, allora, diviene per Teresa un gioco spensierato perché anche nei momenti di abbandono Dio vigila ed è pronto a prendere tra le sue braccia chi a Lui si affida. Papa Pio XI la beatificò il 29 aprile 1923 e la canonizzò il 17 maggio 1925. San Giovanni Paolo II in data 19 ottobre 1997 l'ha dichiarata Dottore della Chiesa. La sua memoria liturgica si celebra il 1° ottobre, nella forma extraordinaria del rito romano invece il 3 ottobre.

 

Stringe il cuore vedere una bimba di soli quattro anni piangere per la perdita della mamma. Niente e nessuno riescono a consolarla. Arriva la fede in suo aiuto: la gioia del Vangelo vissuto nei piccoli gesti di ogni giorno, compiuti con amore. Teresa Martin nasce nel 1873 ad Alençon (Francia). I suoi genitori (entrambi santi), Louis, orologiaio, e Zélie Guérin, merlettaia, desiderano abbracciare la vita monastica. Quando si conoscono, però, si sposano restando casti. In seguito, consigliati da un sacerdote, mettono al mondo nove figli. Teresina è l’ultima arrivata. Ha solo quattordici anni quando, durante un pellegrinaggio a Roma, chiede a papa Leone XIII il permesso di entrare in convento. Viene accolta nel Convento carmelitano di Lisieux, con il nome di Teresa di Gesù Bambino.

La sua salute è cagionevole, ma il sorriso della piccola carmelitana è tenero e spontaneo come quello di un bimbo: ama gli angeli, il presepe e Gesù Bambino che considera suo unico tesoro. Quando Teresina si ammala gravemente, la superiora le chiede di scrivere il diario della sua vita. La giovane non sa da dove iniziare, ma ubbidisce. Il diario Storia di un’anima, dopo la morte della santa avvenuta a Lisieux nel 1897, a soli ventiquattro anni, diventa famoso in tutto il mondo e tradotto in cinquanta lingue, con tirature altissime. Con parole semplici che ancora oggi arrivano al cuore dei lettori, Teresina spiega «la piccola via dell’infanzia spirituale» per arrivare a Dio che è amore ed è dappertutto, anche nelle cose più piccole. Occorre riconoscere con umiltà «il proprio nulla», abbandonare l’orgoglio e la superbia, vivere la vita come la vivono i bambini, con gioia, semplicità.

Poco prima di morire Teresa ha promesso che avrebbe interceduto presso Dio per ottenere tante grazie per fare del bene sulla Terra, e che avrebbe fatto «scendere una pioggia di rose dal Cielo». Nasce la “novena delle rose” (una preghiera da recitare per nove giorni), alla fine della quale Dio può lasciare un segno della grazia avvenuta, facendo trovare una rosa (per strada, come regalo o sotto forma di immagine). Invocata e conosciuta in tutto il mondo, Teresa di Lisieux non è andata all’università, né ha compiuto grandi opere. Eppure la sua eredità spirituale è immensa e sempre attuale. 

LEGGI TUTTO SU santiebeati.it

 

«Per me, la preghiera è uno slancio del cuore,
è un semplice sguardo lanciato verso il Cielo,
è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia; insomma è qualcosa di grande, di soprannaturale, che mi dilata l’anima e mi unisce a Gesù»                                                                                                                                                                    «Per aiutarvi, ripetete con fiducia questa preghiera,
particolarmente nel momento della lotta:
"Gesù dolce e umile di cuore,
rendete il mio cuore simile al vostro".
Subito sentirete il sollievo e la forza di praticare l'umiltà».             

«Quello che ci viene da certi santi è molto più per noi che per loro gloria personale. Dio li esalta per noi»                                                                                                                                   
«Capisco ora che la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, edificarsi dei minimi atti di virtù che essi praticano, ma soprattutto ho capito che la carità non deve restare affatto chiusa nel fondo del cuore: Nessuno, ha detto Gesù, accende una fiaccola per metterla sotto il moggio, ma la mette sul candeliere affinché rischiari tutti coloro che sono in casa»                    

«Ho sempre desiderato essere una santa, ma ho sempre constatato – quando mi sono paragonata ai santi - che tra i santi e me c'è la stessa differenza che c'è tra una montagna, la cui vetta si perde in cielo, e il granello di sabbia, calpestato sotto i piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: Dio non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili; posso dunque, malgrado la mia piccolezza, aspirare alla santità. Rendermi grande mi è impossibile; devo sopportarmi così come sono con tutte le mie imperfezioni. Ma voglio cercare il mezzo per andare in cielo attraverso una piccola via tutta diritta, proprio corta, una piccola via tutta nuova. Ci troviamo in un secolo di invenzioni, ora non vale più la pena di costruire i gradini di una scala; per i ricchi un ascensore la sostituisce meglio. Ma vorrei pure trovare un ascensore per salire fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l'indicazione di un ascensore, oggetto del mio desiderio e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza eterna: “Se qualcuno è veramente piccolo, venga a me”. Allora ho cominciato ad intuire che avevo trovato quanto cercavo e volevo sapere, o mio Dio, cosa avresti fatto al veramente piccolo che avesse risposto alla tua chiamata.. Coltivando le mie ricerche, ho trovato: “Come una madre accarezza suo figlio, così io vi consolerò; vi porterò sul mio seno e vi cullerò sulle mie ginocchia!”. Mai parole più tenere, più melodiose hanno fatto gioire la mia anima: l'ascensore che deve innalzarmi fino al celo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di diventare grande; al contrario bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre di più. O mio Dio, hai superato la mia aspettativa e voglio cantare le tue misericordie: “Tu mi hai ammaestrato fin dalla mia giovinezza e fino ad oggi ho annunciato le tue meraviglie e continuerò a proclamarle fino all'età più avanzata” (Sal 70). Quale sarà per me l'età avanzata? Potrebbe esserlo ora, perché duemila anni non sono più che venti anni agli occhi del Signore. Ora che Gesù sembra avvicinarsi per attirarmi alla dimora della sua gloria, io sua figlia me ne rallegro. Quanto stimo, quanto desidero unicamente è fare piacere a Gesù. Da molto tempo ho compreso che Dio non ha bisogno di nessuno (ancora meno di me che di altri) per fare del bene sulla terra».