La perseveranza dei discepoli di Cristo
News del 13/11/2010 Torna all'elenco delle news
Mantenersi fedeli al Signore non è facile soprattutto di fronte alle tante prove e difficoltà della vita.
Nel vangelo di oggi vengono richiamate alcune questioni fondamentali che possono far vacillare la fede e la fedeltà al Signore.
Noi cristiani siamo chiamati a superare queste difficoltà contando sull'aiuto di Dio e sull'assistenza dello Spirito Santo, sapendo leggere gli avvenimenti, i fatti, la storia, la realtà passata e presente nell'ottica della Croce e della Risurrezione di Cristo.
Solo Lui puoi aiutarci a comprendere il mondo della miseria e della debolezza umana, ma soprattutto a farci sperimentare la gioia di una vita con Lui e per Lui, nella totale disponibilità alla sua Parola, nella semplicità di una vita fatta di cose essenziali, senza preziosismi e appariscenze, ma solo costituita di essenze, che sono preludi all'eternità.
Molto significativo il testo del brano del Vangelo di oggi che ci introduce verso la parte finale dell'anno liturgico e quasi ci predispone alla celebrazione del prossimo Avvento.
Il cristiano non si terrorizza di fronte alle catastrofi naturali, di fronte ai tradimenti delle persone più care, di fronte all'indifferenza che potrebbero essere segnali indicativi dell'imminente fine del mondo. Non è stato sempre così? Gli uomini in ogni epoca hanno pensato, in base a quello che succedeva, che fosse arrivata la fine del mondo.
Sappiamo, come ci ricorda Gesù stesso nel brano del Vangelo di oggi, che non bisogna andare dietro ai profeti di sciagura o a quanti pensano di saper leggere le ultime cose che devono accadere prima della fine. Solo Dio conosce e sa quando queste cose verranno.
Il credente è invitato ad essere fedele ai propri impegni religiosi per comparire davanti al trono di Dio in qualsiasi momento e nelle migliori condizioni possibili.
Certo, nel leggere i brani della Sacra Scrittura di questa domenica, penultima prima della conclusione dell'anno liturgico, ci sarebbe da tremare e terrorizzarsi, in quanto i testi sono espliciti e chiari al riguardo anche se necessitano di approfondimento e di correlazioni e confronti con altri similari. Il profeta Malachia è molto esplicito nel parlare delle ultime cose, ove un ruolo centrale ha il Messia, allora atteso da Israele, ora arrivato tra noi e creduto come unico salvatore del mondo.
Anche qui è ribadito il discorso di non temere per nulla la venuta del Signore se la propria coscienza è a posto, se si è stati giusti e si è lavorato per la giustizia. Anzi, quel giorno arriva come premio alle proprie fatiche terrene. Il cristiano deve costantemente alimentare il dono della speranza e della fiducia in Colui che può tutto. E certamente il Signore vuole che tutti si salvino e possano gioire per sempre nella santa dimora di Dio.
Da parte sua San Paolo Apostolo, nel brano della seconda lettera ai Tessalonicesi che oggi ascoltiamo, ci dice esattamente come stanno le cose da un punto di vista morale, anche se riferite al suo tempo e come bisogna reagire ad un modo di pensare ed agire non in linea con il Vangelo e gli insegnamenti di Cristo.
Conquistare il regno di Dio, ovvero la salvezza eterna è questione di lavoro interiore e impegno serio circa la vita spirituale. Bisogna eliminare dalla propria vita i disordini morali quelli che rallentano o bloccano del tutto il cammino verso la santità e verso la salvezza eterna. Noi come cristiani abbiamo il dovere di verificare periodicamente a che punto stiamo sulla strada della santificazione e della salvezza personale, dobbiamo avere il coraggio di interrogarci e dare risposte coerenti agli impegni che ci siamo assunti davanti a Dio. In considerazione di tutte queste riflessioni possiamo ben elevare al Signore la nostra accorata supplica a Colui che può tutto, essendo l'onnipotente:
"O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l'umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa' che, attraverso le vicende, liete e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita. Amen".
Testo di padre Antonio Rungi