Santo del giorno 26 agosto: sant'Alessandro

News del 26/08/2024 Torna all'elenco delle news

Sant'Alessandro patrono della città e della diocesi di Bergamo, città dove subì il martirio della decapitazione. Da comandante di centuria della Legione Tebea si rifiuta di perseguitare i cristiani e, costretto alla fuga, arriva a Bergamo dove, ospite del principe Crotacio che lo aiuta a nascondersi, inizia la sua opera di predicazione e conversione di molti cittadini, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Le sue reliquie sono conservate nel duomo di Bergamo.

A Bergamo e nella diocesi sono numerose le chiese intitolate al santo: in città, oltre al Duomo, ci sono quelle di Sant’Alessandro della Morla (o dei Cappuccini), che secondo la tradizione, sarebbe sorta sul luogo dove il santo venne arrestato; di sant’Alessandro in Colonna, eretta, sempre secondo la tradizione, sul luogo del martirio; infine, di Sant’Alessandro della Croce, costruita per ricordare i gigli che sarebbero germogliati da alcune gocce di sangue cadute dal capo del martire nella decapitazione.

 

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Martirologio Romano: A Bergamo, sant’Alessandro, martire.

 

E' raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano con un vessillo recante un giglio bianco. Il vessillo sarebbe stato quello della Legione Tebea comandata da s. Maurizio (legione romana composta secondo la leggenda da soldati egiziani della Tebaide) nella quale Alessandro sarebbe stato secondo gli Atti del martirio, comandante di centuria. La legione romana utilizzata in prevalenza in oriente, venne spostata nel 301 in occidente per controbbattere gli attacchi dei Quadi e dei Marcomanni. Durante l'attraversamento del Vallese alla legione fu ordinato di ricercare i cristiani contro i quali era stata scatenata una persecuzione. I legionari, cristiani a loro volta, si rifiutarono e per questa insubordinazione vennero puniti con la decimazione eseguita ad Agaunum (oggi S. Moritz). La decimazione consisteva nell'uccisione di un uomo ogni dieci. Al perdurare del rifiuto dei legionari di perseguitare i cristiani, fu eseguita una seconda decimazione e quindi l'imperatore ordinò lo sterminio. Pochi furono i superstiti, tra cui Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia. A Milano Alessandro fu però riconosciuto e incarcerato, dove rifuta di abiurare. In carcere riceve la visita di s. Fedele e del vescovo s. Materno. Proprio s. Fedele riesce a organizzare la fuga di Alessandro, che ripara a Como, dove fu nuovamente riconosciuto e catturato. Dopo un tentativo di fuga dal carcere, fu nuovamente catturato e portato a Milano fu condannato a morte per decapitazione, ma durante l'esecuzione ai boia si irrigidivano le braccia. Sottrattosi miracolosamente all’esecuzione della sentenza, fu allora nuovamente incarcerato. Riuscì nuovamente a fuggire e raggiunse Bergamo passando per Fara Gera d'Adda e Capriate. A Bergamo fu ospitato dal principe Crotacio, che lo invitò a nascondersi, ma Alessandro iniziò a predicare e a convertire molti bergamaschi, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Mentre predicava fu perciò scoperto e nuovamente catturato, la decapitazione venne eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nel luogo ove oggi sorge la chiesa di S. Alessandro in Colonna. 

Alessandro fu subito circondato da grande venerazione nel luogo del suo martirio, a Bergamo, dove prestissimo venne eretta una basilica a lui dedicata. Il culto di questo martire è attestato fin dal VI secolo. Bergamo venera Alessandro come patrono principale della città. 

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Le reliquie di sant’Alessandro, soldato romano e patrono di Bergamo, sono conservate in Duomo, nella chiesa di Sant’Alessandro in Colonna e in Sant’Alessandro della Croce. Riposano in teche preziose, ormai da mille e settecento anni: il martirio di Alessandro, come degli altri soldati della Legione Tebea che rifiutarono di adorare l’imperatore Massimiano, è collocato a Bergamo intorno all’anno 300. La storia di questi resti del santo patrono di Bergamo è raccontata da un libro in uscita in questi giorni (Bolis Edizioni), scritto da don Bruno Caccia aiutato da Pierfranco Pilenga. Don Bruno, esperto d’arte sacra della nostra curia vescovile, si è spento il 15 maggio scorso. Pierfranco Pilenga ha voluto comunque concludere l’opera.

Le reliquie, informa il volume, provengono dalla sepoltura di Alessandro nella necropoli fuori dall’attuale Porta che ha il suo nome. La sepoltura fu voluta da una nobildonna romana e discepola di Alessandro, Grata.

Proprio in quel luogo sorse poi la Basilica di Sant’Alessandro, demolita dai veneziani nel 1561 per fare posto alle nuove mura. Per la città fu uno choc, si può immaginare. Il sarcofago di Sant’Alessandro venne traslocato nel monastero di Santa Grata, le reliquie finirono nel Duomo attuale, allora dedicato a San Vincenzo. Il sarcofago, senza i resti del Patrono, venne quindi trasferito nella chiesa di Sant’Alessandro della Croce, dove oggi è la base dell’altare rivolto ai fedeli. Le chiese di Pignolo e di borgo San Leonardo (oggi via Sant’Alessandro) sorsero intorno all’anno mille: è probabile che il vescovo di allora diede ai due nuovi templi parte delle reliquie del santo (...)

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