Santo del giorno 13 agosto: santi Ponziano e Ippolito

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Santi Ponziano, papa dal 230 al 235, e Ippolito, sacerdote, martiri, condannati dall'imperatore Massimino ai lavori forzati nelle miniere di Sardegna dove morirono a causa dei maltrattamenti. La traslazione di entramibi avvenne il 13 agosto: di Ponziano nella cripta dei Papi nel cimitero di Callisto e di Ippolito in quello sulla via Tiburtina a Roma il 13 agosto è attestata dalla 'Depositio Martyrum' (354). 

 I Santi Ponziano e Ippolito sono noti per la loro storia unica di riconciliazione. Ponziano, papa dal 230 al 235, e Ippolito, teologo e antipapa, inizialmente erano in conflitto a causa delle dispute sulla leadership della Chiesa. Tuttavia, entrambi furono esiliati in Sardegna dall'imperatore Massimino Trace e, di fronte alla persecuzione comune, si riconciliarono prima del martirio. Questa unione nel segno della sofferenza e della fede cristiana ha lasciato un'impronta significativa nella tradizione cattolica, mostrando come la riconciliazione sia possibile anche tra avversari accaniti. Le loro reliquie sono venerate insieme, simbolo della loro riconciliata comunione con la Chiesa. La loro festa si celebra il 13 agosto.

 

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Martirologio Romano: Santi martiri Ponziano, papa, e Ippolito, sacerdote, che furono deportati insieme in Sardegna, dove entrambi scontarono una comune condanna e furono cinti, come pare, da un’unica corona. I loro corpi, infine, furono sepolti a Roma, il primo nel cimitero di Callisto, il secondo nel cimitero sulla via Tiburtina.

 

 

 

La fonte principale di questa e di altre notizie è il Catalogo Liberiano, che offre informazioni sull’episcopato di Ponziano, durato poco più di cinque anni, e della sua deportazione in Sardegna, condannato ad metalla cioè ai lavori forzati nelle miniere. Dopo l’imperatore Alessandro Severo (222-235), tollerante con i cristiani, salì al potere Massimino il Trace (235-238), che diversamente dal predecessore si volse contro i cristiani, mirando a colpire i capi delle cristianesimo. «La fine violenta di Alessandro Severo, assassinato durante una rivolta militare che espresse come nuovo imperatore Massimino il Trace, segnò un brusco mutamento nelle condizioni generali della politica romana che si tradusse sul piano religioso in una sistematica offensiva anticristiana mirata a colpire gli esponenti del clero», scrive Marcella Forlin Patrucco. Papa Ponziano ne fu una illustre vittima, ma non da solo: con lui fu condannato e deportato un altro capo dei cristiani, il sacerdote Ippolito, passato alla storia come antipapa; successivamente, entrambi sarebbero stati riconosciuti martiri e perciò degni di menzione nella storia della Chiesa. L’anno dell’esilio di Ponziano è il 235 e questo dovrebbe esserne anche l’anno della morte. Il citato Catalogo ricorda con precisione una data e un fatto: il 28 settembre 235 Ponziano abdica cioè volontariamente rinuncia al pontificato; è il primo caso nella storia della Chiesa ed è il primo elemento biografico nella storia dei papi di cui sia nota la data esatta. 

Evidentemente il fatto più rilevante del pontificato di Ponziano – per quello che emerge dalle fonti – è la sua rinuncia all’ufficio di pontefice, rinuncia espressa con il termine tecnico «discinctus est»: si tratterebbe del primo caso nella storia del papato. Perché Ponziano rinuncia al pontificato? In primo luogo, potrebbe aver considerato realisticamente la sua situazione: non sarebbe uscito vivo dalla condanna e dalle sofferenze ad metalla, eppure la Chiesa aveva bisogno di un Pontefice che la guidasse; per questo, occorreva la propria personale e volontaria rinuncia. In secondo luogo, considerando che il sacerdote Ippolito condannato con lui era probabilmente il capo di una parte minoritaria e dissidente della comunità romana, il gesto di una abdicazione avrebbe significato una mano tesa verso l’unità e la riconciliazione.

 

 

Discendente di una delle più nobili famiglie romane, quella dei Calpurni, Ponziano fu vescovo di Roma per quattro anni dal 231 al 235, durante l’impero di Alessandro Severo, periodo in cui la Chiesa godette di una relativa pace. Ma alla tranquillità all’esterno corrispondevano discordie all’interno.

Dal tempo dell’elezione di Callisto (217) c’era infatti un antipapa, Ippolito, un prete romano, celebre per la sua conoscenza delle Sacre Scritture e per la profondità del suo pensiero, che col suo piccolo e agguerrito gruppo rigorista continuava la sua opposizione alle scelte pastorali che la Chiesa di Roma portava avanti, concedendo il perdono ai lapsi (coloro che in tempo di persecuzione non avevano avuto il coraggio di professare la loro fede) e permettendo il matrimonio tra liberi e schiavi.

Quando ad Alessandro Severo succedette l’imperatore Massimino il Trace, ripresero le persecuzioni contro i cristiani. Ponziano fu condannato alle miniere in Sardegna, e per non lasciare senza guida la sua comunità, rinunziò al pontificato. Gli successe il greco Antero, mentre egli veniva deportato insieme al prete Ippolito nell’isola della morte, dove il clima malsano, i maltrattamenti e il duro lavoro stroncarono in breve tempo la loro vita.

Si pensa che il prete Ippolito, condannato insieme al papa Ponziano, sia il dotto Ippolito, agguerrito antagonista. Così ha ritenuto il papa Damaso che ha composto per lui l’iscrizione in cui lo riconosce confessore e martire della fede, mentre invita i suoi seguaci a tornare alla comunione con il papa legittimo. Dall’antichità la Chiesa milanese ha venerato in modo speciale sant’Ippolito, iscrivendone il nome nel canone della Messa.