Santo del giorno 15 luglio: san Bonaventura
News del 15/07/2024 Torna all'elenco delle news
San Bonaventura vescovo e dottore della Chiesa soprannominato Doctor Seraphicus, un colosso della santità francescana tanto da essere definito secondo fondatore dell'Ordine che grazie a lui si avviò a diventare una vera e propria Scuola di pensiero, sia dal punto di vista teologico che da quello filosofico. Scrisse la biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto. Fu nominato vescovo di Albano e cardinale con l'incarico di partecipare al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274. Il «santo braccio», unica reliquia del suo corpo dopo la profanazione del suo sepolcro e la dispersione dei suoi resti compiuta dagli Ugonotti nel 1562, si trova custodito nella concattedrale di San Nicola a Bagnoregio, sua città natale. E' patrono dei fattorini.
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Martirologio Romano: Memoria della deposizione di san Bonaventura, vescovo di Albano e dottore della Chiesa, che rifulse per dottrina, santità di vita e insigni opere al servizio della Chiesa. Resse con saggezza nello spirito di san Francesco l’Ordine dei Minori, di cui fu ministro generale. Nei suoi molti scritti unì una somma erudizione a una ardente pietà. Mentre si adoperava egregiamente per il II Concilio Ecumenico di Lione, meritò di giungere alla visione beata di Dio.
Giovanni Fidanza nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218. Bambino fu guarito da san Francesco, che avrebbe esclamato: «Oh bona ventura». Gli rimase per nome ed egli fu davvero una «buona ventura» per la Chiesa. Studiò a Parigi e durante il suo soggiorno in Francia, entrò nell'Ordine dei Frati Minori. Insegnò teologia all'università di Parigi e formò intorno a sé una reputatissima scuola. Nel 1257 venne eletto generale dell'Ordine francescano, carica che mantenne per diciassette anni con impegno al punto da essere definito secondo fondatore dell'Ordine. Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco. Fu nominato vescovo di Albano e cardinale. Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274.
Il francescano cardinale
A partire da 1257, come Ministro Generale, Bonaventura, preso da impegni del nuovo servizio, compì vari viaggi per l’Europa. Il suo obiettivo principale fu quello di conservare l’unità dei Minori, prendendo posizione sia contro la corrente spirituale (influenzata dalle idee di Gioacchino da Fiore e incline ad accentuare la povertà del francescanesimo primitivo), sia contro le tendenze mondane insorte in seno all’Ordine. Favorì l’inserimento dell’Ordine francescano nel ministero pastorale e nella struttura organizzativa della Chiesa; e nel Capitolo generale di Narbona del 1260, contribuì alla stesura delle prime norme applicative della Regola, dette appunto “Costituzioni Narbonensi”, che dovevano guidare la vita dell’Ordine.
Nello stesso Capitolo del 1260, gli venne affidato l’incarico di redigere una nuova biografia di san Francesco d’Assisi che, puntualmente presentò al Capitolo generale di Pisa del 1263, con il nome di Legenda Maior, che diventerà la biografia ufficiale nell’Ordine; mentre il Capitolo del 1266, riunito a Parigi, giunse a decretare la distruzione di tutte le biografie precedenti alla Legenda Maior. Negli ultimi anni della sua vita, Bonaventura intervenne nelle lotte contro l’aristotelismo e nella rinata polemica fra maestri secolari e mendicanti. A Parigi, tra il 1267 e il 1269, tenne una serie di conferenze sulla necessità di subordinare e finalizzare la filosofia alla teologia. Nel 1270 lasciò Parigi per farvi però ritorno nel 1273 quando pronunciò altre conferenze nelle quali attacca coloro che a suo parere erano gli errori dell’aristotelismo.
Il 13 giugno 1273, Papa Gregorio X consacrò Bonaventura Vescovo e Cardinale, con il delicato incarico di preparare un importantissimo evento ecclesiale: il Concilio Ecumenico di Lione 1274, che aveva come scopo il ristabilimento della comunione tra la Chiesa Latina e la Chiesa Greca. Egli si dedicò a questo compito con molta diligenza, ma non riuscì a vedere la conclusione di quell’assise ecumenica, perché morì durante il suo svolgimento, forse, a causa di un avvelenamento, stando almeno a quanto affermò in seguito il suo segretario, Pellegrino da Bologna.
Il futuro papa Innocenzo V celebrò le esequie del Cardinale Bonaventura, e venne inumato nella chiesa francescana di Lione. Nel 1434 la salma venne traslata in una nuova chiesa, dedicata a San Francesco d’Assisi; la tomba venne aperta e la sua testa venne trovata in perfetto stato di conservazione: questo fatto ne facilitò la canonizzazione, che avvenne ad opera del papa francescano Sisto IV, il 14 aprile 1482; mentre il 14 maggio 1588 venne insignito del titolo di dottore della Chiesa, da papa Sisto V. Il 14 marzo 1490, a seguito della ricognizione del corpo del santo a Lione, venne estratto il braccio destro, per donarlo alla sua città d’origine Bagnoregio, e nel 1491, fu collocata nella concattedrale di San Nicola. Oggi, pertanto, il santo braccio di san Bonaventura è l’unica reliquia al mondo, dopo la profanazione del suo sepolcro e la dispersione dei suoi resti eseguita dagli Ugonotti nel 1562.
Le opere
Bonaventura è considerato uno dei pensatori maggiori della tradizione francescana, che grazie a lui si avviò a diventare una vera e propria Scuola di pensiero, sia dal punto di vista teologico che da quello filosofico. La produzione scientifica di Bonaventura è vastissima: occupa dieci grossi volumi (in-folio) nella monumentale edizione critica dei Frati di Ad Aquas Claras (Quaracchi - FI), 1882-1902. Il collegio di Quaracchi negli anni settanta del secolo scorso si è trasferito a Grottaferrata vicino Roma; e dal novembre 2008, nella nuova sede del convento Sant’Isidoro in Roma.
Poiché la produzione scientifica di Bonaventura è molto vasta sia per quantità che per varietà d’argomenti, si offre soltanto qualche titolo in base al carattere del contenuto. Di quelle teologiche: Commento ai quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo (1250-1252); La conoscenza di Cristo (1254); Il mistero della Trinità (1255); Breviloquio (1257); Itinerario della mente verso Dio (1259). Tra quelle spirituali: La triplice via (1259-1269); Soliloquio (1257). Di quelle a carattere francescano: La leggenda maggiore di san Francesco (1262); La leggenda minore di san Francesco (1262).
Antropologia
L’idea fondamentale dell’antropologia di Bonaventura è la concezione dell’uomo come microcosmo: “l’uomo è un piccolo mondo” (Itinerarium, II, 3); posto al centro dell’universo tra Dio e tutte le altre creature a lui inferiori: “l’uomo è medium tra Dio e le altre creature” (Commento alle Sentenze, II, 5). Questa condizione di centralità gli viene riconosciuta in tre modi: è la “coscienza” dell’universo; è il “fine” al quale sono “ordinate” tutte le altre creature; è dotato di poteri e facoltà per dominare la natura.
Tutto il pensiero di Bonaventura intorno alla natura e alla condizione dell’uomo si polarizza intorno alla dottrina del libero arbitrio, per il quale è “immagine” di Dio, che costituisce anche il fondamento alla “dignità” dell’uomo. La libertà, secondo Bonaventura, non significa tanto che la ragione può giudicare liberamente sulla base di alcuni criteri, ma piuttosto che la volontà autonomamente comanda regolando l’atto razionale, in modo da eleggere il bene o il male, cioè sceglie quello che vuole e come lo vuole. La libertà nell’uomo è un continuo divenire verso la perfezione, intesa come uno speciale itinerario o percorso esistenziale.
L’uomo, per Bonaventura, è il punto di incontro tra due mondi, quello dello spirito e quello della materia: è costituito dall’anima razionale (che è la più nobile delle forme) e dal corpo umano (che la realtà più nobile della natura). Per questa sua composizione, l’uomo viene a trovarsi a contatto con le creature inferiori sulle quali esercita un dominium nel suo “piccolo mondo”, come Dio lo esercita nel macrocosmo.
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