Santo del giorno 9 luglio: santa Veronica Giuliani

News del 09/07/2024 Torna all'elenco delle news

Veronica Giuliani è una delle più grandi mistiche della storia. Vive cinquant'anni nel monastero delle Clarisse di Città di Castello dove era entrata 17enne e dove fa da cuoca, infermiera, maestra delle novizie e badessa. Riceve l'impressione della corona di spine sul capo nel 1694 e le stimmate dopo tre anni di digiuno a pane e acqua, il venerdì santo del 1697 insieme agli strumenti della Passione scolpiti nel cuore. Di continuo esclama: "Le croci e i patimenti son gioie e son contenti". Giunge a dire: "Né patire, né morire, per più patire". Le ultime parole, che pronunzia stringendo tra le mani il Crocifisso, all’alba del 9 luglio 1727 dopo 33 giorni di malattia, sono: “Ho trovato l’Amore, l’Amore si è pur lasciato vedere, ditelo a tutte, ditelo a tutte. E’ questo il segreto delle mie sofferenze e delle mie gioie. L’Amore si è lasciato trovare”. Il suo corpo è venerato sotto l'altare maggiore della chiesa delle Cappuccine in Città di Castello. Nulla sapremmo delle esperienze di Veronica, se il direttore spirituale non le avesse ordinato di trascriverle. Lo fece per 30 anni e il risultato è il «Tesoro nascosto», pubblicato in 10 volumi dal 1825 al 1928. È santa dal 1839.

 

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Martirologio Romano: A Città di Castello in Umbria, santa Veronica Giuliani, badessa dell’Ordine delle Clarisse Cappuccine, che, ricca di carismi spirituali, corrispose nel corpo e nell’anima alla passione di Cristo e fu per questo posta sotto custodia per cinquanta giorni, offrendo un mirabile modello di pazienza e di obbedienza.

 

Erede della più autentica spiritualità francescana, sui passi del Poverello di Assisi, Veronica fa della sua vita un canto di lode al Padre delle Misericordie. La sua missione provvidenziale si riassume nel binomio amare e patire; ha la consapevolezza che la sua vita deve essere, per divina elezione, una testimonianza viva degli eccessi dell’amore di Dio verso l’uomo e, come risposta al Dio-Amore, sforzarsi di amarlo senza misura per sé e per tutti quelli che non lo amano. La sua aspirazione suprema: vivere crocifissa col crocifisso Gesù. Ma è un amore che la impegna radicalmente per cooperare alla missione stessa del Redentore. Veronica si sente destinata a rappresentare i peccatori davanti a Dio, a pregare e a patire per i bisogni della santa Chiesa; per la pace e l’unione degli abitanti di Città di Castello e di tutti i popoli; per il bene di tutto il mondo. Si sente chiamata a fare anche della sua comunità religiosa, rinnovata secondo lo spirito di santa Chiara, una fucina di santità e di apostolato nascosto.

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I segni della passione impressi nel cuore: Le cinque piaghe

All’età di trentasette anni, il venerdì santo, Veronica riceve le cinque piaghe. Vede uscire cinque raggi splendenti, simili a fiammelle, dalle piaghe di Cristo. All’interno, quattro di questi raggi hanno dei chiodi, mentre, nel quinto, c’è una lancia d’oro incandescente.

Questa le trapassa il cuore, mentre i chiodi le forano mani e piedi. «Provai un grande dolore ma nello stesso tempo mi sentii tutta trasformata in Dio».

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