Santo del giorno 15 maggio: Sant'Isidoro l'agricoltore

News del 15/05/2024 Torna all'elenco delle news

Sant'Isidoro l'agricoltore, protettore degli agricoltori e dei raccolti e patrono di Madrid. Nella Catedral de Santa María la Real de la Almudena della capitale spagnola la cappella centrale del deambulatorio è dedicata a sant'Isidoro, il cui corpo è incorrotto, e a sua moglie Maria Toribia, anch'essa santa. Sulla strada della perfezione camminavano insieme, sostenendosi a vicenda e aiutandosi anche a sopportare i dolori della vita, come quello cocente della morte in tenerissima età del loro unico figlio.

 

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Martirologio Romano: A Madrid nella Castiglia in Spagna, sant’Isidoro, contadino, che insieme con sua moglie la beata Maria de la Cabeza attese con impegno alle fatiche dei campi, cogliendo con pazienza la ricompensa celeste più ancora dei frutti terreni, e fu vero modello di contadino cristiano.

 

Il patrono di Madrid è un umile contadino, nato verso il 1080 e costretto dalla povertà della famiglia a dedicarsi giovanissimo al duro lavoro dei campi. Rimasto presto orfano, fu assunto da un ricco possidente che lo prese subito in simpatia. Questo però provocò la gelosia di alcuni braccianti che lo accusavano di tralasciare il lavoro per dedicarsi alla preghiera. Nel 1081, caduta Madrid in mano araba, il santo cercò scampo nel nord del Paese, a Torrelaguna, dove sposò una giovane di nome Maria Tobiria, contadina e come lui profondamente credente. Anche lì, alle dipendenze di un ricco proprietario, dovette sopportare l’invidia de colleghi e i sospetti del padrone, ma Isidoro sopportava tutto con grande pazienza, venendo poi aiutato in modo prodigioso da Dio nel suo lavoro. Liberata Madrid, egli vi tornò con la moglie ponendosi alle dipendenze di un certo Giovanni Vargas, ma presto ripresero le angherie degli altri salariati che, vedendolo pregare, lo tacciavano di scansafatiche. Il Vargas, volendo vederci chiaro nelle accuse rivolte a Isidoro, lo spiava di nascosto durante il lavoro e riuscì a vederlo in preghiera mentre alcuni angeli aravano il campo per lui. Inoltre scoprì che, durante la mietitura, il grano da lui raccolto veniva prodigiosamente moltiplicato. Così la stima che già provava per il lui si mutò in venerazione, anche per la carità che Isidoro e la moglie praticavano verso i poveri. La vita di questa coppia esemplare continuò così fino alla morte di Isidoro, avvenuta nel 1130. Sepolto inizialmente nel cimitero di Sant’Andrea, nel 1170 venne traslato nella chiesa dello stesso titolo, dove il santo aveva ricevuto il battesimo. Col tempo, la sua fama di diffuse in Spagna e nelle colonie spagnole dell’America, oltre che in alcune regioni del Nord Europa. Nel 1622, l’agricoltore Isidoro fu canonizzato da Gregorio XV insieme a Ignazio di Loyola e Francesco Saverio. Nel 1697 Innocenzo XII ne proclamò beata la moglie Maria Tobiria.

 

Nasce in una Spagna che per buona parte è in mano araba, e nell’infanzia sente raccontare le gesta di tre grandi condottieri. Ecco Alfonso VI il Bravo, re di Castiglia e di León, che ha conquistato tante città. E poi Yusuf ibn Tashufin, capo della dinastia musulmana degli Almorávidi, che ha sconfitto Alfonso nel 1081 e ha incorporato i domìni arabi di Spagna nel suo impero nordafricano. Infine, c’è il condottiero dei condottieri, l’eroe nazionale Ruiz Díaz de Bivar detto il Cid, el que en buena çinxo espada (colui che in buon’ora cinse la spada).

Isidoro non ha spada né cavallo. Orfano del padre fin da piccolo, va poi a lavorare la terra sotto padrone, nelle campagne intorno a Madrid. A causa della guerra, cerca rifugio e lavoro più verso nord, a Torrelaguna. E vi trova anche moglie: Maria Toribia, contadina come lui.

Isidoro è un credente schietto. Partecipa ogni giorno alla Messa mattutina, e durante la giornata lo si vede spesso appartato in preghiera. Questo gli tira addosso le accuse di altri salariati: ha poca voglia di lavorare, perde tempo, sfrutta le nostre fatiche. È già accaduto agli inizi, nelle campagne di Madrid; poi continua a Torrelaguna, e più tardi a Madrid ancora, quando lui vi ritorna alla fine dei combattimenti. A queste accuse Isidoro non si ribella, ma neppure si piega. Il padrone è preoccupato, non si fida di lui? E allora sorvegli, controlli, verifichi i risultati del suo lavoro... E questo fa appunto il padrone, scoprendo che Isidoro ha sì perso tempo inginocchiandosi ogni tanto a pregare, ma che alla sera aveva mietuto la stessa quantità di grano degli altri. E così al tempo dell’aratura: tanta orazione pure lì, ma a fine giornata tutta la sua parte di terra era dissodata.

Juan de Vargas si chiama questo proprietario, che dapprima tiene d’occhio Isidoro con diffidenza; ma alla fine, toccata con mano la sua onestà, arriva a dire che quei risultati non si spiegano solo con la capacità di lavoro; ci sono anche degli interventi soprannaturali: avvengono miracoli, insomma, sulle sue terre.

E altri diffondono via via la voce: in tempo di mietitura, il grano raccolto da Isidoro veniva prodigiosamente moltiplicato. Durante l’aratura, mentre lui pregava in ginocchio, gli angeli lavoravano al posto suo con l’aratro e con i buoi. Così il bracciante malvisto diventa l’uomo di fiducia del padrone, porta a casa più soldi e li divide tra i poveri. Né lui né sua moglie cambiano vita: è intorno a loro e grazie a loro che la povera gente incomincia a vivere un po’meglio. Nel tempo delle epiche gesta di tanti conquistatori, le imprese di Isidoro sono queste, fino alla morte.

A volte certi suoi atti fanno pensare a Francesco d’Assisi. Per esempio, quando d’inverno si preoccupa per gli uccelli affamati: e per loro, andando al mulino con un sacco di grano, ne sparge i chicchi a grandi manciate sulla neve; ma quando arriva al mulino, il sacco è di nuovo prodigiosamente pieno.

Lavorare, pregare, donare: le sue gesta sono tutte qui, e dopo la morte lo rendono famoso come Alfonso il Bravo e come il Cid. Nel 1170 il suo corpo viene deposto nella chiesa madrilena di Sant’Andrea, e col tempo la sua fama si divulga in Spagna, nelle colonie spagnole d’America e in alcune regioni del Nord europa. Nel 1622, Isidoro l’Agricoltore viene canonizzato da Gregorio XV (con Ignazio di Loyola e Francesco Saverio). Nel 1697 papa Innocenzo XII proclama beata sua moglie Maria Toribia. Le reliquie di sant’Isidoro si trovano ora nella cattedrale di Madrid.

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