Il culto di “Maria Madre della Consolazione" a Reggio Calabria - di don Luigi Cannizzo
News del 25/09/2010 Torna all'elenco delle news
Maria Vergine Madre della Consolazione è la Patrona principale dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova.
Reggio Calabria, «da secoli, ha una profonda devozione a Maria Santissima, che venera, sotto il titolo della Consolazione; una devozione che è entrata nella storia non solo religiosa, ma anche civile della città; che ha dato origine e forma a manifestazioni religiose e popolari, che fanno parte ormai del patrimonio culturale del popolo reggino. Reggio si esalta e si ritrova nella sua Patrona, sente la Madre di Dio particolarmente vicina, da Maria si sente protetta e difesa».
La Festa, una delle feste più importanti della provincia di Reggio Calabria, si celebra solennemente in città dal sabato al martedì dopo la prima domenica che segue l’8 settembre di ogni anno.
Il quadro della Madonna della Consolazione viene solennemente trasportato dall’Eremo alla Basilica Cattedrale il secondo sabato di settembre. La festa si celebra il martedì successivo. Il quadro rimane esposto nella Cattedrale fino alla domenica successiva al 21 novembre, quando viene riportato alla Basilica dell'Eremo.
Durante i tre mesi di sosta in Cattedrale «si succedono, nei sabati, i pellegrinaggi delle zone pastorali della diocesi; in giorni opportuni si svolgono i pellegrinaggi dei presbiteri, delle suore, degli alunni delle scuole, degli ammalati, dei giovani. Questi pellegrinaggi rivestono alto valore ecclesiale e mariano e, poiché si tengono all'inizio dell’anno sociale, servono anche a proporre i piani pastorali e a rinnovare l’impegno di operare in unità di intenti».
La prima celebrazione nota della festa risale al 21 novembre 1592, conseguentemente al primo soccorso mariano al popolo di Reggio Calabria durante la peste che colpì Reggio Calabria e Messina nel 1576 e che si protrasse poi per molti anni.
Per quanto riguarda le origini, secondo la tradizione un quadro della Madonna sarebbe stato ritrovato da un contadino mentre zappava la terra ed inseguito, la medesima effige avrebbe parlato ad un frate cappuccino in preghiera dinanzi ad esso per chiedere alla Vergine aiuto e protezione e far scampare dalla città la pestilenza. La Vergine che accordò tale favore alla popolazione reggina chiese al frate che si facesse da quel giorno in poi, ogni anno, una solenne processione di ringraziamento.
La leggenda vuole che il dipinto, trasportato più volte nel Duomo della città, riappariva miracolosamente presso il luogo dove era stata ritrovato e dove poi sarebbe sorta la Basilica dell'Eremo, nella quale il quadro viene ancora oggi custodito.
Ogni anno, all’inizio dei festeggiamenti e fino alla domenica successiva al 21 novembre, l’immagine viene trasferita dalla Basilica dell’Eremo al Duomo di Reggio Calabria.
Alla vigilia dell’inizio dei festeggiamenti molti fedeli si recano alla collina dell’Eremo, dove si trova il quadro della Madonna, che generalmente viene fatto risalire alla fine del 1400.
Il giorno dopo, di sabato, il quadro viene portato a spalla, sulla pesante Vara dai pescatori, da volenterosi e dai numerosi portatori dalla Basilica dell’Eremo verso la Cattedrale, dove viene celebrata l’eucaristia e così si iniziano i festeggiamenti che si protraggono per ben quattro giorni consecutivi e che hanno termine con la processione del martedì.
I festeggiamenti presentano alcuni elementi comuni ad ogni altra festa, quali luminarie, concerti bandistici, gare pirotecniche, ma anche elementi particolari, come le sfilate di carri allegorici con riferimenti a situazioni locali, l’offerta del Cereo Votivo da parte dell’Amministrazione Comunale, le danze popolari, le esposizioni e le fiere dell’artigianato locale e nazionale.
Il culto che il popolo cristiano rivolge alla Madonna si concretizza in due grandi tempi in cui la fede popolare esprime la sua vicinanza e la sua devozione verso quella madre che percepisce quale avvocata e consolatrice: la Devozione Sabatina, meglio conosciuta come la pratica dei Sette Sabati e le celebrazioni vere e proprie della festa mariana cittadina che si svolgono annualmente nel mese di settembre.
La devozione Sabatina
Caratteristica del culto in onore della Madonna della Consolazione è la così detta devozione dei Sette Sabati, che è particolarmente diffusa presso il popolo reggino.
Secondo gli storici ed in particolare negli scritti di Mons. Antonio De Lorenzo, essa ebbe origine nel 1693, in un momento di gravi calamità pubbliche che toccarono il territorio e la popolazione di Reggio Calabria e quando il popolo tributò alla Vergine la solenne festa di ringraziamento.
Il Cardinale Gennaro Portanova con decreto del 28 luglio 1896 stabilì che i sabati dovevano essere celebrati esclusivamente nella chiesa Cattedrale o alla Chiesa dell’Eremo, in preparazione o in seguito alla festa della Madonna della Consolazione. Lo stesso Arcivescovo nel 1897 istituì per l’accoglienza dei pellegrini la Pia Congregazione di Maria SS. della Consolazione, approvandone anche il relativo regolamento.
Questa pratica consiste essenzialmente nella partecipazione alla liturgia Eucaristica, alla Confessione e alla Comunione, nella celebrazione delle Lodi o dei Vespri in onore della Vergine o di altre preghiere, fra cui il Rosario, recitate in forma privata o comunitaria in chiesa o durante il pellegrinaggio, nella visita alla chiesa Cattedrale o all’Eremo. Molto lodevolmente si possono aggiungere una riflessione sulla Parola di Dio o sulla missione della Madonna nel mistero di Cristo e della Chiesa e qualche opera di misericordia corporale o spirituale a favore di fratelli poveri o bisognosi.
Seguendo una prassi consolidata, molti devoti della Vergine prolungano questa pratica estendendola a tutti i sabati dell’anno. È interessante notare come col passare degli anni, questa pratica sia stata estesa presso tutte le parrocchie cittadine soprattutto per tutti quelli che per qualsiasi ragionevole motivo, fossero impediti di praticarla nel tempo o nei luoghi indicati.
La tradizione dei Sette Sabati affonda le sue radici in un rituale tutto particolare legato alle tradizioni popolari e al folklore; i sabati venivano solennemente annunciati dalla banda cittadina che, nelle ore pomeridiane del venerdì precedente il primo sabato, percorreva la principale arteria cittadina mentre il popolo intonava i canti tradizionali e le laudi popolari alla Vergine. A sera la città veniva illuminata dalle luminarie e dai fuochi pirotecnici. La notte del venerdì precedente il primo giorno di festa il Santuario dell’Eremo diveniva luogo di ritrovo e di preghiera di tantissimi devoti che per tutta la notte vegliavano in preghiera eseguendo preghiere, giaculatorie e canti mariani.
Ancora oggi, durante i Sette Sabati, la gente si alza presto la mattina per recarsi alla chiesa Cattedrale o alla Basilica dell’Eremo per partecipare alla celebrazione eucaristica. Nelle ore pomeridiane nelle piazze antistanti le due chiese si cantano le laudi alla Madonna, tra cui risalta il canto della Salve Regina e quello del tradizionale inno reggino Vergine bella e santa.
Ma i Sabati in particolare assumono un tono speciale se celebrati al Santuario sito alle falde della collina detta Monte della Madonna. Fin dalla mezzanotte i devoti si avviano lentamente a gruppi, recitando i più il Rosario, per giungere all’alba per la celebrazione della Messa.
Assume un tono particolare l’ultimo dei Sette Sabati: sin dalle prime ore della sera di venerdì i pellegrini sono numerosissimi e più del solito, che si recano alla Basilica per la solenne veglia di preghiera presieduta dall’Arcivescovo assistito dall’intero clero; alle luci dell’alba dopo la celebrazione eucaristica l’effigie di Maria Consolatrice lascia l’Eremo per essere portata processionalmente fino alla Cattedrale della città.
Accanto alla pratica dei Sette Sabati precedenti la discesa del quadro della Madonna della Consolazione, dobbiamo aggiungere la consuetudine dei Sette Sabati seguenti la discesa della sacra effigie in città. Non sappiamo di preciso quando questa devozione sia cominciata, ci è noto però che il cardinale Gennaro Portanova in un decreto del 28 luglio 1896 ribadiva che essi dovevano essere celebrati esclusivamente in Cattedrale e nel Santuario.
Per quanto riguarda la pratica dei Sette Sabati seguenti la festa, bisogna specificare che essi vengono celebrati in Duomo alle prime ore del mattino, con la celebrazione eucaristica. Dopo il vespro si cantano le lodi alla Vergine e si recitano le litanie lauretane.
Generalmente, nelle preghiere che si recitano in queste occasioni, si ricordano i miracoli operati dalla celeste patrona in favore della città di Reggio. La Madonna è salutata con i seguenti appellativi ripresi dalle litanie della Vergine: “mater divinae gratiae, causa nostrae laetitiae, virgo potens, salus infirmorum, refugium peccatorurn, consolatrix: afflictorum, advocata populi regini, virgo virginum, mater Christi, mater amabilis, regina sanctorum omnium, stella matutina” e con i seguenti aggettivi: “gloriosissima, amabilissima, tenerissima, soavissima, potentissima, clementissima, fedelissima, candidissima, formosissima”; mentre le espressioni liturgiche e bibliche si incontrano con quelle della pietà popolare.
La festa settembrina
Fin dal lontano 1693 i reggini ogni anno a settembre, festeggiano la Vergine della Consolazione con solenni onoranze civili e religiose. I preparativi cominciano però molti giorni prima: Reggio manifesta in città e provincia il suo amore verso la Madonna attraverso una vera esplosione di religiosità. Essa si esprime per mezzo di tutto ciò che può fare spettacolo e colpire gli occhi di chi guarda, specialmente del forestiero. Si curano le luminarie, si allestiscono bancarelle e giostre per i divertimenti di grandi e bambini. Da ogni parte si invoca la Vergine, si offrono grossi ceri, le donne sciolgono voti, alcune camminano scalze per tutta la durata della processione.
Un tempo questa festività era occasione di ossequio tra il potere religioso e civile, e in particolare l’alternarsi delle vicende legate alla storia e alla politica della città, contribuivano a rendere i festeggiamenti e le celebrazioni religiose e civili più o meno solenni e cerimoniose.
Del resto il rituale tranne qualche rarissima eccezione dal XVI secolo ad oggi risulta pressoché inalterato: le autorità civili seguono la processione della sacra effigie assieme al clero e ad una folla immensa di devoti che da ogni parte della provincia reggina e dalla vicina città di Messina mostrano la loro devozione alla Vergine accompagnandone processionalmente la Vara in ossequioso silenzio ed in atteggiamento di lode e preghiera.
Le manifestazioni popolari e le celebrazioni cultuali cominciano circa un mese e mezzo prima della festa, col primo dei Sette Sabati, ma la festa vera e propria ha inizio il sabato mattina con la processione della Madonna che dall’Eremo scende in città.
Nei secoli passati invece, era costume del Settecento che, all’ingresso dell’immagine in Duomo, un oratore da un pulpito preparato in Piazza Duomo tenesse una pubblica laude verso la Protettrice della città, e ridestasse nel popolo il sentimento della gratitudine, e disponesse gli spiriti a vivere intensamente i giorni di festa.
La sera di lunedì si cantavano i solenni vespri con l’alternarsi di corali provenienti da fuori città, spesso dai diversi paesi della regione calabrese.
Il quadro veniva collocato il primo giorno dinanzi alla «cappella del Capillo» o «dei Diano» e, l’ultimo, dinanzi alla cappella della SS. Trinità, ove si vedevano esposte una bandiera turca e una scimitarra, conquistate dai Calabresi a Lepanto.
Dal 1693, per decreto dall’Arcivescovo Ibanez, fu stabilita la sacra veglia d’armi e di devozione, per cui i nobili, il clero, i rappresentanti degli altri ceti vegliavano, mentre le donne e le ragazze delle famiglie potenti di Reggio pregavano.
La festa si concludeva il martedì pomeriggio con la solenne processione di restituzione del quadro al santuario. Per quanto riguarda coloro che trasportavano la Vara, fin dal 1576 fu stabilito che dovevano portarla prima quelli che avevano effettuato la «discesa» dell’effigie in città, poi i bagnaresi, i cosentini e i reggini fornai e marinai. Fin dal 1782 bagnaresi, marinai e fornai di Reggio e qualche cosentino di transito esercitarono questo rito di devozione.
Per quanto riguarda il Cereo votivo, esso veniva portato solennemente all’Eremo il 21 novembre, in seguito si decise di trattenerlo in Cattedrale ai piedi dell’altare fino al giorno in cui veniva riportato al Santuario mariano cittadino al seguito della effige della Vergine.
Talvolta nel corso della storia per motivi diversi (inclemenza del tempo, riparazioni da eseguire all’Eremo) la Vara rimase in Duomo per altri giorni: fino all’8 dicembre nel 1886, nel 1899, 1901, 1915, 1927, 1999, fino al 1 dicembre nel 1912 e fino al 15 dicembre nel 1895. inoltre ogni anno si cercò di abbellire sempre di più la festa, introducendo varie innovazioni.
Altro fatto di rilievo degno di essere segnalato fu la presenza nelle processioni del sabato e del martedì dei frati Cappuccini e dei frati Riformati, questi ultimi da oltre 30 anni disertavano le processioni della Madonna.
Tra le tante feste di settembre forse quella che viene ricordata come memorabile fu quella della processione in mare del 1904, favorita da un mare tranquillo e abbellita dal seguito di tantissime imbarcazioni adornate di bandiere tricolori, mentre i giovani a bordo accompagnavano il rito con canti, alternati dal suono delle musiche.
Gli anni che seguirono furono turbati dalla Prima Guerra Mondiale, dopo la quale ripresero le celebrazioni festose del settembre. Intorno al 1920 si ebbe la prima edizione dei carri allegorici, per iniziativa di alcuni napoletani di Piedigrotta. I carri floreali invece si facevano già prima del terremoto del 1908.
Nel 1936 la festa coincise con l’incoronazione della Vergine e del Bambino. Negli anni di guerra che seguirono, poiché le tristi circostanze sconsigliavano lo svolgimento dei festeggiamenti civili, la celebrazione non risultò meno solenne, sebbene ridotta ai soli festeggiamenti religiosi.
Finiti gli eventi bellici, la festa di settembre fu celebrata con la solennità di sempre. Accanto ai festeggiamenti civili si svolsero parallelamente quelli religiosi. Reggio nei quattro giorni di settembre acquistò l’aspetto ridente e tranquillo di sempre, con l’accensione delle luminarie, i parchi dei divertimenti, i carri allegorici e floreali, le fiere, le gare sportive ed i fuochi d’artificio. Non mancò mai alle celebrazioni delle funzioni liturgiche ed alle processioni il popolo devoto e numeroso.
Dal 1961 è sorta la consuetudine di fare delle rassegne di canti e danze popolari con l’invito di gruppi folkoristici provenienti da tutto il mondo.
Durante gli anni che hanno visto la popolazione reggina coinvolta in vicende politiche e sociali poco favorevoli al suo sviluppo, ed in particolare nel 1970, per i noti Fatti di Reggio, in cui Reggio perse il privilegio di essere il capoluogo della regione Calabria, la festa venne limitata solo alle funzioni religiose e il clima di contestazione e di tensione influenzò anche questa secolare tradizione. Nel 1972 i festeggiamenti sia religiosi che civili ripresero secondo le consuetudini. È stata anche ripristinata l’offerta del Cero Votivo da parte della Civica Amministrazione.
In questi ultimi anni fino ad oggi molto spazio è stato dedicato al folklore, alla musica e a qualche rappresentazione teatrale in vernacolo. L’intelaiatura della festa è rimasta però, grosso modo, quella di sempre: la tradizione liturgica e celebrativa legata alla devozione e alla tradizione popolare con la partecipazione di migliaia di fedeli.
Attualmente la festa settembrina è rimasta praticamente invariata nella forma mantenendo un segno di continuità con le tradizioni precedenti.
Una delle novità introdotte dall’attuale Arcivescovo Reggino, Mons. Vittorio Mondello, è la preparazione prossima dei giorni antecedenti la festa, dal martedì al giovedì, con la celebrazione di un Convegno Pastorale Diocesano che ha come tema una delle situazioni particolarmente vicina alle necessità della chiesa reggina, il quale ha inizio con una celebrazione nella Chiesa Cattedrale della Liturgia della Parola presieduta dal presule. Il Convegno viene chiuso ufficialmente la sera del venerdì precedente il sabato della processione cittadina con una solenne veglia di preghiera all’Eremo, ai piedi del monte dove si custodisce la miracolosa icona della Madonna della Consolazione. È da notare l’afflusso di tantissimi fedeli, del Clero diocesano, del Capitolo Metropolitano, dei religiosi e delle religiose e del Seminario Arcivescovile.
Tratto da "Il culto di Maria Madre della Consolazione Avvocata del popolo reggino” di don Luigi Cannizzo