Santo del giorno 10 gennaio: Sant'Aldo eremita
News del 10/01/2025 Torna all'elenco delle news
Sant'Aldo monaco benedettino dell'VIII sec. nel pressi di Pavia, eremita nella forma portata a Bobbio da san Colombano, in cui ogni monaco costruiva la propria cella vivendoci da solo e dedicandosi ad un mestiere, ma condivideva alcuni momenti comunitari. Si ritiene che Aldo abbia condotto la sua vita di monaco eremita prima nei dintorni di Bobbio poi di Carbonara al Ticino di Pavia.
Il suo corpo passò dalla chiesa di San Colombano Maggiore a Pavia alla Cattedrale e infine oggi le reliquie sono custodite nella Basilica di San Michele Maggiore a Pavia in una teca all'interno dell'altare maggiore.
Secondo la tradizione, l'eremita Aldo - vissuto in un'epoca imprecisata tra l'VIII e il l'XI secolo -, era un carbonaio che scelse la vita "ritirata" molto probabilmente nella forma portata a Bobbio da san Colombano. Il monachesimo irlandese, infatti, era basato sua una forma mista: ogni monaco costruiva la propria cella vivendoci da solo, ma poi condivideva alcuni momenti comunitari e durante il giorno si dedicava a un'occupazione o un mestiere. Le testimonianze storiche su sant'Aldo riguardano l'antichità del culto e il luogo della sepoltura a Pavia nella cappella di San Colombano, dalla quale venne poi traslato nella basilica di San Michele, a Pavia, che fu un tempo capitale del Regno dei Longobardi. E’ probabile, infatti, che sangue longobardo scorresse nelle vene del Santo eremita, o così almeno fa pensare l’origine del suo nome, che la parola longobarda “ald”, con il significato di vecchio.
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Di S. Aldo, assai popolare nel nord, si conosce ben poco. Ignoriamo perfino il luogo e la data della nascita, e quando si vuol determinare l'epoca in cui visse si parla vagamente del sec. VIII, quel periodo oscuro della nostra storia che precede l'età carolingia e l'Italia è smembrata in piccoli regni barbàrici, mentre sull'intera cristianità incombe sempre più la minaccia dell'islamismo. Un dato sicuro è il luogo di sepoltura, a Pavia, dapprima la cappella di S. Colombano e poi la basilica di S. Michele.
Un'antica tradizione ce lo presenta come carbonaio ed eremita nel pressi di Pavia, a Carbonaria. L'inclusione di S. Aldo nei Martirològi dell'Ordine benedettino ha fatto supporre che egli sia stato monaco a Bobbio, il celebre monastero fondato nel 614 da S. Colombano, a mezza strada tra il cenobio degli orientali e la comunità monastica creata un secolo prima da S. Benedetto. Il punto d'incontro di queste due forme di ascesi sembra indicato dall'esperienza religiosa del santo eremita che commemoriamo, un orante dalle mani incallite e il volto annerito dalla fuliggine delle carbonaie.
I monaci irlandesi di S. Colombano non conducevano una vita eremitica in senso stretto. Ognuno si costruiva la propria capanna di legno e di pietre tirate su a secco, entro una cinta rudimentale, per isolarvici in solitaria contemplazione nelle ore dedicate alla preghiera. Poi ne usciva con gli attrezzi da lavoro per recarsi alle consuete occupazioni giornaliere e guadagnarsi da vivere tra gli uomini col sudore della fronte. Insomma, l'eremita si allontanava provvisoriamente dagli uomini per dare più spazio alla preghiera e riempire la solitudine esteriore con la gioiosa presenza di Dio. Ma non si estraniava dalla comunità, alla cui spirituale edificazione contribuiva con l'esempio della sua vita devota e anche con carità fattiva.
Possiamo quindi ritenere S. Aldo un felice innesto dello spirito benedettino con quello apportato dai fervidi missionari provenienti dall'isola di S. Patrizio, l'Irlanda, l'"isola barbara" trasformata in "isola dei santi" per la straordinaria fioritura del cristianesimo. S. Colombano ne aveva portato sul continente una primaverile ventata di nuova spiritualità. Si era cioè prodotto un movimento inverso a quello che aveva recato la buona novella nell'isola degli Scoti. Decine di monaci e di eremiti irlandesi, fattisi "pellegrini per Cristo", in un esaltante scambio evangelico, da evangelizzati diventavano evangelizzatori.
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Carbonara al Ticino: il nome deriva da Sylva Carbonaria, l'antichissima foresta estesa tra l'abitato ed il Ticino, in parte periodicamente incendiata per ricavarne carbone di legna.
Il primo impulso fu dato dal monaco eremita e carbonaio Sant'Aldo che nella selva Carbonaria, insieme ad alcuni suoi confratelli, bonificando, lavorando il carbone di legna presso le carbonaie e pregando, trasse gli ultimi anni di sua vita. Nei pressi attorno all'VIII secolo sorse l'antico monastero colombaniano di Santa Maria di Carbonaria che gestiva la produzione del carbone di legna ed un ospitale per pellegrini, mendicanti e curava gli infermi. Inoltre sempre nella stessa epoca gli abitanti dedicarono al santo eremita un oratorio in paese, che raccolse le spoglie del santo per un lungo periodo, successivamente si ebbe la traslazione del corpo del santo patrono nella chiesa di San Colombano Maggiore di Pavia; nell'anno 1565 si ebbe una traslazione nella Cattedrale di Pavia e nel 1573 fu collocato nell'altare maggiore della basilica di San Michele di Pavia.