Vigilia della Solennità dell'Assunzione

News del 14/08/2010 Torna all'elenco delle news

Chiamati a dare carne alla parola

Il brano brevissimo del vangelo di Luca è inserito in un contesto di stupore. Stupore delle folle, (qualche versetto prima), perché un muto viene guarito da Gesù, gli viene restituita la parola, ma stupore anche di una donna nei confronti di Colei che ha generato e portato nel grembo colui che è capace di ri-donare la parola, di abilitare alla comunicazione chi non riusciva più a dire, chi non riusciva più a raggiungere i propri fratelli e le proprie sorelle.

Bello allora che oggi Gesù ci inviti a provare stupore ogni qualvolta incontriamo qualcuno capace di aprirsi alla Parola, capace di farsi raggiungere dalla Parola, capace di farsi cambiare dalla Parola, sì perché in fondo in fondo ascoltare è aprirsi, lasciarsi raggiungere, cambiare. Un interrogativo allora, molto semplice, sullo stupore: di fronte a chi mi stupisco? Che cosa è che provoca stupore in me? Provo a guardare alla mia vita e mi viene da dire che è di fronte alle grandi imprese che mi stupisco, è di fronte ai personaggi famosi che mi stupisco, in generale mi stupisco di fronte a ciò che è grande e meraviglioso. Provo allora a pensare ad una immagine che mi rinvii allo stupore e mi vengono in mente alcuni visi di bambini. Sento che l'immagine del bambino mi aiuta, mi aiuta perché rimane a bocca aperta di fronte a qualsiasi novità. Tutto è sempre nuovo per i bambini e tutto vorrebbero possedere e custodire per essere arricchiti, per essere abitati dallo stupore e per abitare lo stupore.

A volte ci stupiamo per quello che gli altri possiedono, ed ecco che lo stupore si trasforma in invidia. Può capitare. Credo che Gesù oggi voglia farci capire che una emozione così bella, così pulita come lo stupore non può e non deve essere sporcata dall'invidia. Fa fare proprio questo passaggio fondamentale alla donna del vangelo di oggi: lei è piena di ammirazione per la madre di Gesù, perché chissà come deve essere contenta ed appagata la madre di chi compie così grandi prodigi come ad esempio far parlare un muto. Secondo Gesù è giusto provare ammirazione per Maria non perché ha avuto con il figlio un rapporto carnale, diretto, ma perché ha saputo ascoltare, fare spazio, dare la propria disponibilità. Perché ha saputo, proprio come dice il testo originale greco del vangelo custodire, cioè conservare facendo propria la Parola. Maria non ha perso niente di quello che Dio ha voluto dirle, non ha sprecato neppure una delle sue parole: tutto ha trattenuto, tutto ha portato, tutto ha trasformato, tutto ha generato alla vita.
Sento che qui c'è un aspetto fondamentale che riguarda la vita di ognuno di noi e soltanto uno come l'evangelista Luca che non ha conosciuto direttamente Gesù poteva trasmettercelo. Se c'è stato qualcuno che ha avuto la grazia, la fortuna di conoscere e di entrare in contatto direttamente con Gesù, ad altri viene affidato questo compito importantissimo: passare dalla carne alla parola, perché questa si possa incarnare in noi. Non c'è la presenza fisica di Gesù ma c'è la sua Parola, Parola che deve prendere carne in noi, deve concretizzarsi, deve essere resa visibile, fruibile, percorribile, praticabile dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle grazie al lavoro che noi le abbiamo permesso di fare nella nostra vita.

Tornano allora i temi della semplicità e dell'umiltà che tanto ci stanno facendo compagnia ultimamente. Chissà, magari per come siamo fatti, una conoscenza diretta di Gesù ci avrebbe portato a fare i grossi, a considerarci un po' i padroni del mondo e degli altri; tutto invece è affidato alla fragilità di una parola, che bello: la nuova e vera conoscenza di Gesù è l'ascolto della sua parola. In questo breve dialogo ci viene indicato il passaggio che la fede deve operare in ciascuno di noi. La donna, invece di invidiare Maria, è chiamata ad imitarla in quanto essa è Madre proprio perché ascolta e custodisce la Parola. (Silvano Fausti). Gesù è la Parola di Dio che sogna di farsi carne in chi la ascolta e noi possiamo farlo nascere nei nostri fratelli e nella nostre sorelle soltanto se ci diamo tempi di ascolto e di custodia e spazi di annuncio e di confronto. 


Testo di don Maurizio Prandi 
 

Liturgia della Parola della Messa Vespertina della Vigilia della Solennità dell'Assunzione

 

La Dormitio Virginis

Nell'immagine dell'affresco è raffigurata la Madonna addormentata per l'ultimo sonno secondo lo schema iconografico proprio delle icone bizantine: l’episodio della dormitio della Vergine, cioè del suo addormentarsi e non morire, poiché sarebbe stata assunta in cielo con il corpo dal Figlio. La Madonna è distesa su un letto, circondata dagli apostoli e dagli angeli. L'immagine di Cristo in alto che prende tra le sue braccia la Madonna piccola, così come da piccolo era stato tenuto in braccio da lei, allude all’anima di Maria bambina che, staccatasi dal corpo, rinasce, tramite la morte, all’eternità.