15 agosto 2010: Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria

News del 15/08/2010 Torna all'elenco delle news

La Chiesa celebra il 15 agosto la festa dell'Assunzione di Maria al cielo. In Oriente veniva chiamata "Dormitio Virginis". Ed è bella l'antica leggenda che narra, appunto, la morte di Maria come un addormentarsi.
Mentre si stava avvicinando il giorno della fine terrena della madre di Gesù, gli angeli avvertirono gli apostoli sparsi nelle varie parti del mondo, i quali subito si recarono attorno al letto di Maria.
Potremmo dire che si ricomponeva, in certo modo, la scena del giorno di Pentecoste, quando essi, nel cenacolo, erano "perseveranti in preghiera con Maria"(At 1,4). Ora sono nuovamente attorno a lei, dopo molti anni da quel giorno, e magari le raccontano anche tutte le meraviglie che il Signore ha compiuto attraverso la loro predicazione. Il miracolo della Pentecoste non si era fermato: tante comunità cristiane erano nate in numerose città. Quel piccolo seme era divenuto un albero con molti rami. Narra la leggenda che, non appena gli apostoli terminarono il racconto, Maria si addormentò. Questa scena è divenuta, in Oriente, l'icona che descrive la festa odierna: al suo centro c'è Gesù che tiene tra le sue braccia una bambina, è Maria, divenuta "piccola" per il Regno, e condotta dal Signore nel cielo.

Potremmo dire che la festa di oggi ricorda l'ultimo tratto di quel viaggio che Maria iniziò subito dopo il saluto dell'angelo. Luca scrive che Maria "in quei giorni, si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda". Allora correva dalla Galilea verso una cittadina vicino Gerusalemme, per andare a trovare la cugina Elisabetta. Oggi la vediamo correre verso la montagna della Gerusalemme celeste per incontrare, finalmente il volto del Padre e il suo Figlio. C'è da dire che Maria, nel viaggio della vita, mai si è staccata dal suo Figlio. Fin dall'inizio. L'abbiamo vista con il piccolo Gesù fuggire in Egitto, e poi condurlo adolescente a Gerusalemme, e per trenta anni a Nazareth, ogni giorno. Lo ha seguito quando ha lasciato la Galilea per predicare in ogni città e villaggio e lo ha accompagnato fin sotto la croce. L'umile serva del Signore tutto conservava nel suo cuore.
Oggi la vediamo giungere sulla montagna di Dio, "vestita di sole, con la luna sotto i piedi e con una corona di dodici stelle sul capo" (Ap 12, 1), ed entrare nel cielo, nella celeste Gerusalemme.
E' stata la prima dei credenti ad accogliere la Parola di Dio, è la prima ad essere assunta nel cielo. E' stata la prima a prendere in braccio Gesù quand'era ancora bambino, ora è lei la prima ad essere presa dalle braccia del Figlio ed essere assunta nel cielo. Lei umile ragazza di uno sperduto villaggio della periferia dell'Impero, poiché ha accolto il Vangelo, diviene la prima cittadina del cielo, assunta da Dio accanto al trono del Figlio. Davvero il Signore rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili.

E' un mistero grande, quello che oggi celebriamo. E' il mistero di Maria, ma è anche il mistero di tutti noi, anzi il mistero stesso della storia.
Questa festa ci apre uno squarcio sul nostro futuro: essere con il corpo accanto al Signore. Potremmo dire che con la festa di oggi inizia la vittoria piena della resurrezione; iniziano i cieli nuovi e la terra nuova annunciati dall'Apocalisse, la celeste Gerusalemme comincia a popolarsi e a vivere la sua vita di pace, di giustizia e di amore.

Il Magnificat di Maria può divenire perciò il nostro Magnificat, il canto dell'umanità intera che vede il Signore piegarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con Sé nel cielo per divenire per sempre suoi familiari.
Oggi, sentiamo particolarmente festoso il canto di tutte quelle donne senza nome, quelle che nessuno ricorda, le povere donne schiacciate dal peso della vita, che finalmente si sentono abbracciate da mani affettuose e forti che le sollevano e le conducono sino al cielo.
Sì, è l'assunzione delle povere donne da parte di Dio. E' l'assunzione delle schiave, delle donne del terzo mondo costrette a piegarsi sino a terra; è l'assunzione delle bambine obbligate ad un lavoro disumano e colpite prematuramente dalla morte; è l'assunzione delle donne costrette a soccombere nel corpo e nello spirito alla violenza cieca degli uomini; è l'assunzione delle donne che nascostamente lavorano senza che nessuno si ricordi di loro.
Oggi, il Signore ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato le donne umili e sconosciute, ha rimandato i ricchi e i forti a mani vuote e ha ricolmato di beni le donne affamate di pane e di amore, di amicizia e di tenerezza. Stringiamoci attorno alla Madre di Dio e a tutte le povere donne di questo mondo, come fecero quel giorno gli apostoli, per poter essere anche noi assunti dal Signore nel suo amore. 

Testo di Mons. Vincenzo Paglia


Nesso tra le letture

Il concetto di "relazione" può servirci per stabilire un legame di unione tra i testi della festa dell'Assunzione. La relazione di Maria con Dio Padre la troviamo nel testo evangelico: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente". Nella prima lettera ai corinzi (prima lettura), possiamo intravedere la relazione di Maria con suo figlio, Gesù Cristo risorto, "primizia di coloro che sono morti". La prima lettura ci permette di stabilire una relazione di Maria con la Chiesa, "donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo" .

Maria e il Padre. Maria nel Magnificat riconosce che l'Onnipotente ha fatto opere grandi in lei. Quali sono tali grandi opere? Innanzitutto, la pienezza di grazia con cui è stata concepita e che l'ha accompagnata nel corso della sua esistenza terrena. Poi, il mistero della maternità divina, meraviglioso gesto di amore del Padre verso Maria e verso tutta l'umanità. Infine, Dio ha fatto di Maria l'arca della nuova alleanza che, con Dio nel suo seno, è causa di benedizione per Giovanni Battista e i suoi padri (cf parallelismo con 2Sam c.6). Le cose grandi di Dio in Maria non terminano con la nascita di Gesù; Dio continua ad agire con la sua grandezza nell'anima e nella vita di Maria, e l'ultima di codeste opere grandi di Dio in lei sarà proprio l'assunzione in corpo ed anima alla gloria celeste. Maria è la posseduta dalla grazia nel corpo e nell'anima, l'immacolata, in cui non c'è nulla di corruttibile, perché tutto nella sua persona è grazia, puro dono di Dio. Potrebbe Dio Padre lasciare incompleta l'opera meravigliosa di grazia, attuata in Maria, durante la sua vita terrena?

Maria e suo Figlio, Gesù Cristo. Il mistero della resurrezione di Gesù Cristo e della sua conseguente glorificazione è impensabile senza la realtà di un corpo, come il nostro, che è stato amorosamente formato nel seno di Maria. Il Verbo si fece carne di Maria e in Maria. La santissima Vergine può dire di Gesù: "E' la carne della mia carne". Se tale carne santissima è stata glorificata per mezzo della resurrezione di Gesù Cristo, dubiterà il Figlio di glorificare anche la carne di sua Madre, codesta carne benedetta che fu allo stesso tempo arca ed alimento? Cristo risorto è la primizia di tra i morti; nel tempio di Gerusalemme, la festa delle primizie preannunciava l'abbondante raccolto; adesso, Cristo glorioso preannuncia la glorificazione di tutti i credenti. Una glorificazione che avrà luogo "nella sua seconda venuta" alla fine dei tempi. La Pasqua definitiva del cristiano non è possesso, ma speranza certa e sicura. Maria è l'unica donna che già vive nella Pasqua definitiva, perché nella sua carne benedetta suo Figlio Gesù Cristo ha realizzato in pienezza l'opera della redenzione. In certo modo, possiamo affermare che Maria è anche, insieme con Gesù e per opera sua, primizia di tra i morti. Per questo, possiamo elevare il nostro sguardo alla Vergine Assunta con amore e speranza.

Maria e la Chiesa. La donna dell'Apocalisse (prima lettura) simboleggia Eva, Israele e la Chiesa. Il dragone è il "serpente antico", che tentò Eva e fece si che fosse cacciata dal paradiso (Gen 3). Ma già nel v. 15 si apre una finestra alla speranza, con la donna che vince il serpente calpestandone la testa. Codesta donna è la nuova Eva, Maria, quella sulla quale il serpente non ha avuto alcun potere, e che per questo può con totale libertà ottenere la vittoria su di lui. La donna rappresenta il popolo di Israele, codesta donna-sposa con cui Jahvé contrasse un'alleanza sponsale, codesta donna bella come il sole, potente come una grande regina, gravida in attesa di un figlio. In Maria si realizza in modo perfetto la vocazione e la speranza di Israele. Ella è bella con lo splendore di Dio, potente per la sua umiltà, gravida per il fatto di portare nel suo seno lo stesso Figlio dell'Altissimo. La donna simboleggia allo stesso modo la Chiesa. La Chiesa nello splendore della sua santità, nella maternità feconda, nella situazione di persecuzione per opera del demonio, nella fuga al deserto per recuperare forze e preparare la battaglia della vittoria. Maria, come figlia della Chiesa, ha portato fino allo stesso Dio la sua santità, la sua fecondità, la sua vittoria; come Madre della Chiesa, dal cielo l'assiste nelle sue prove e la consola nel dolore.

Una donna della nostra razza. Maria, con tutta la sua grandezza, non è una donna diversa dalle altre donne della terra. Ella è interamente donna, non un essere superiore venuto da un altro pianeta, né una creatura soprannaturale scesa dal cielo. Essa si presenta nel vangelo con tutte le caratteristiche della sua femminilità e della sua maternità in alcune circostanze storiche concrete, a volte tinte dal dolore, a volte coronate dalla gioia. Sente come donna, reagisce come donna, soffre come donna, ama come donna. La sua grandezza non procede da lei, ma dall'opera meravigliosa di Dio, questo sì, accolta ed assecondata fedelmente da Maria. La sua assunzione in corpo ed anima al cielo, non la allontana da noi, e la rende più potente per guardare gli uomini, suoi fratelli, con occhi di amore e di pietà. La sua presenza gloriosa nel cielo ci parla non solo di un privilegio di Maria, ma di una chiamata che Dio fa a tutti per partecipare di codesta stessa vita nella pienezza del nostro corpo e della nostra anima. Come donna della nostra razza, ella è la figura più eccelsa di umana creatura, e, allo tempo, la più tenera e materna. Gesù Cristo, e Maria, sua Madre, hanno già passato la porta del cielo con la pienezza del loro essere. Noi siamo ancora sulla soglia, vivendo in attesa e speranza, ma con la sicurezza che giungerà il momento in cui la porta si aprirà per tutti e cominceremo a vivere in un mondo nuovo. Non è sogno, non è semplice promessa. È realtà che speriamo con assoluta fiducia nel potere di Dio. L'assunzione di Maria è garanzia della nostra speranza. Non è qualcosa di magnifico che il destino glorioso di Maria sia anche il nostro ultimo e definitivo destino?

Salmo all'assunzione di Maria.

Benedici, anima mia, il Dio altissimo,
perché si è degnato di innalzare in corpo ed anima al cielo
l'umile fanciulla di Nazaret.

Benedicano tutte le creature il Padre
perché ha scelto una donna della nostra razza,
per manifestare in lei la vittoria sulla morte e sulla corruzione,
come primizia, insieme con Cristo, del nostro destino.

Benedicano tutti i redenti nostro Signore Gesù Cristo,
perché in Maria, sua Madre, assunta al cielo,
fa brillare nel suo splendore tutti gli effetti della redenzione.

Benediciamo lo Spirito Santo,
che ha fatto fiammeggiare nell'essere di Maria di Nazaret
il fuoco che non si consuma
e la luce che non si spegne.

Tutte le creature, insieme con Maria, lodino Dio. 


Testo di Totustuus
 

Liturgia della Solenità dell'Assunzione, 15 agosto 2010 (Anno C)

Liturgia della Parola della Solenità dell'Assunzione, 15 agosto 2010 (Anno C)

tratti da www.lachiesa.it