25 marzo - Solennità dell'Annunciazione del Signore: ognuno di noi ha avuto un’“annunciazione” personale
News del 25/03/2023 Torna all'elenco delle news
Nel cuore della Quaresima la liturgia ci mette una memoria liturgica che sembra stridere con i temi della passione, morte e resurrezione di Cristo. Eppure la festa odierna è la radice più vera della Pasqua. Infatti Gesù non ha salvato il mondo solo a partire dagli ultimi giorni della sua vita terrena. Egli ha cominciato a salvare il mondo fin dal primo istante in cui è entrato nella storia. E questo ingresso lo ha fatto prima attraverso la libertà di questa donna e poi attraverso il suo grembo. Infatti non dobbiamo mai dimenticarci che Dio è onnipotente, cioè può tutto. Eppure vincola la sua onnipotenza alla libertà dell’uomo.
La storia della salvezza è una storia che si intreccia inevitabilmente anche con le scelte che ognuno fa. Direbbe sant’Agostino: “il Dio che ci ha fatto senza di noi, non ci salva senza di noi”. Oggi è a festa della prima vera grande alleanza concreta tra la Grazia di Dio e l’umanità. È Maria la protagonista di questo inizio. È la sua libertà la cosa che rende possibile tutto il resto. In questo senso la pagina del Vangelo di Luca che racconta l’annunciazione è come la cartina di tornasole davanti a cui dobbiamo chiederci a che punto è la nostra vita. Infatti la nostra esistenza non è la somma degli eventi o delle cose che ci sono successe. La nostra vita è la somma delle nostre scelte, dei nostri, si, dei nostri eccomi. Solo guardando a quanto abbiamo messo in gioco la nostra libertà riusciamo anche a capire anche punto ci troviamo. Ecco perché il male non è semplicemente fare scelte sbagliate, ma è innanzitutto non fare mai delle scelte. E molto spesso la scusa per non fare mai delle scelte è nel fatto che non sempre capiamo tutto, che non sempre abbiamo sotto controllo le situazioni, che non sempre ci sentiamo pronti. Anche Maria si è trovata in una situazione simile ma ha compreso che a un certo punto della vita ciò che più che conta è il rischio della libertà e non le rassicurazioni. Onorare la festa di oggi significa rischiare di decidere oggi qualcosa.
Commento di Don Luigi Maria Epicoco (2020)
Nove mesi esatti separano la data di oggi dal Natale. Ecco perché la festa di oggi è una festa del tutto speciale. La festa dell’annunciazione ci fa fare memoria dell’incarnazione del Figlio di Dio. Attraverso il Si di Maria, Dio mette piede nello spazio e nel tempo. Questo mistero è così grande che nessun racconto e nessuna immagine possono rendere fino in fondo l’idea di tutto questo. Ma a noi basta ricordare una cosa essenziale: entrando nella storia nessuno di noi può più dire di essere solo. Dio è venuto a riempire della Sua Presenza la nostra solitudine. Il primo vero grande frutto della vita spirituale è coltivare costantemente la Presenza di Dio in noi. Il male sa bene che quando siamo soli siamo vulnerabili. Chi ravviva la Presenza di Dio nella propria vita crea i presupposti affinché il male non possa più vincere. È però importante non dimenticare che tutto questo è accaduto per mezzo di Maria. Ella rimane non solo il motivo ma anche il modello a cui dobbiamo ispirarci. Nella pagina del Vangelo di Luca di oggi non è occultata la sua umanità: “A queste parole – sottolinea l’evangelista – ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto”. Il primo impatto che abbiamo con Dio non è rassicurante ma bensì il suo contrario. La fede quando è vera mette in discussione, smonta i nostri castelli di carte, rimette ordine nelle nostre priorità. Maria ci insegna che per prendere sul serio Dio bisogna lasciarsi condurre da Lui attraverso questa modalità. Ricercare nella fede solo ciò che vorremmo è un po’ come confinare l’opera di Dio alle sole nostre sole aspettative. Dio è più grande della nostra immaginazione e delle nostre aspettative e proprio per questo ci chiede di seguirlo un passo la volta senza paura. Maria non segue Dio perché lo ha compreso fino in fondo ma perché si fida fino in fondo. È una grazia molto bella da domandare anche per noi.
Commento di Don Luigi Maria Epicoco (2023)
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Ciò che colpisce, nell’Annunciazione, è che una “religione pura” esige un dialogo vivente e costante fra Dio e ogni uomo. Qui Dio ha pronunciato la sua ultima Parola a Maria, perché si compissero le parole che, nella storia di Israele, erano state dette ad Abramo, a Mosé e ai profeti. Essi avevano ascoltato e obbedito; lasciarono entrare nella loro vita la Parola di Dio, la fecero parlare nelle loro azioni e la resero feconda nel loro destino.
I profeti sostituirono alle loro proprie idee la Parola di Dio; anche Maria lasciò che la Parola di Dio si sostituisse a quelle che erano le sue convinzioni religiose. Di fronte alla profondità e all’estensione di questa nuova Parola, Maria “rimase turbata”. L’avvicinarsi del Dio infinito deve sempre turbare profondamente la creatura, anche se, come Maria, è “piena di grazia”.
Assolutamente straordinario è poi che questo Dio non solo si avvicina a Maria, ma le offre il proprio Figlio eterno perché divenga il suo Figlio. Come è possibile che il “Figlio dell’Altissimo” diventi suo Figlio? “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Come scese sul caos, in occasione della creazione, lo Spirito Santo scenderà su Maria e il risultato sarà una nuova creazione. L’albero appassito della storia fiorirà di nuovo. “Maria disse: Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Nell’Annunciazione si ha il tipo di dialogo che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo vorrebbe avere con ciascuno di noi. L’esperienza di Maria a Nazaret sottolinea questa verità per tutto il popolo di Dio. Il suo “sì” in risposta all’offerta divina e il cambiamento drammatico di vita che ne sarebbe seguito, mostrano che la venuta di Dio in mezzo a noi esige un cambiamento radicale.
Ma, cosa più importante, l’Annunciazione a Maria ci pone di fronte ad una grande verità: ognuno di noi ha avuto un’“annunciazione” personale. Sto esagerando? No di certo. Se esaminate la vostra vita passata, troverete un’esperienza che è stata decisiva; forse non ebbe allora conseguenze immediate, o almeno non vi sembrò, ma, ripensandoci adesso, vi accorgete che è stata fondamentale, sia essa la scuola che avete frequentato, un libro che avete letto, un discorso che avete ascoltato, una frase delle Scritture che vi ha colpito, gli amici a cui vi siete sentiti uniti o un ritiro che avete fatto. Era il Dio di Maria di Nazaret che si annunciava a voi. Voi avete dunque avuto una “vostra” annunciazione. E se non avete risposto “sì”, o se avete pronunciato soltanto un “sì” timido? Basta riconoscere l’annunciazione ora e cercare di recuperare il tempo perduto, vivendo per Dio e per gli altri. "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (tratto da www.lachiesa.it)
«Si potrebbe pensare che quella di Maria fu una fede facile. Diventare la madre del Messia: non era questo il sogno di ogni fanciulla ebrea? Ma ci sbagliamo di grosso. Quello è stato l'atto di fede più difficile della storia. A chi può spiegare Maria ciò che è avvenuto in lei? Chi le crederà quando dirà che il bimbo che porta in grembo è "opera dello Spirito Santo"? Questa cosa non è successa mai prima di lei, non succederà mai dopo di lei. Maria conosceva bene ciò che era scritto nella legge mosaica: una ragazza che il giorno delle nozze non fosse stata trovata in stato di verginità, doveva essere portata immediatamente davanti all'uscio della casa paterna e lapidata (cfr. Dt 22, 20 s.). Maria sì che ha conosciuto "il rischio della fede"!» (P. Raniero Cantalamessa ofm cap, da Zenit, 18 dicembre 2005).
LITURGIA DELLA PAROLA DELLA SOLENNITA' DELL'ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE tratto da wwww.lachiesa.it
L'ANNUNCIAZIONE A MARIA TRA CULTO E SPIRITUALITA' (di don Nuccio Cannizzaro)