Il Pane di Vita

News del 05/06/2010 Torna all'elenco delle news

"Pane" è il termine in cui coincidono i testi liturgici. Gesù, nel passaggio evangelico, "prese i cinque pani...e, levati gli occhi al cielo, li benedisse". Questo gesto di Gesù, visto retrospettivamente, è prefigurato in quello di Melchisedec, re-sacerdote di Salem, che offre ad Abramo "pane e vino" (prima lettura), come segno di ospitalità, di generosità e di amicizia. Codesto stesso gesto di Gesù, visto proletticamente, anticipa l'Ultima Cena con i suoi e l'Eucarestia celebrata dai cristiani in memoria di Gesù: "Prese il pane, rese grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, offerto per voi" (seconda lettura).

La liturgia di oggi ci fa rendere conto di qualcosa di importante: "L'uomo, ogni uomo, ha bisogno di una dieta integrale". Il fatto di essere uomini ci colloca in una situazione pluridimensionale, diversa da quella delle altre creature. Per questo, la nostra alimentazione non può essere unidimensionale, ma deve essere integrale e completa.

Il pane della Parola. Gesù, prima di moltiplicare i pani per alimentare la moltitudine, "parlava loro del Regno di Dio", cioè, offrì loro il pane della sua Parola, perché "beati coloro che hanno fame della Parola, perché saranno saziati". Nella frazione del pane dei primi cristiani, aveva inizio l'azione liturgica, con una lettura e spiegazione della Scrittura, seguendo in questo la tradizione del culto sinagogale. Pertanto, i primi cristiani alimentavano innanzitutto la loro anima con il pane della Parola di Dio, spiegata alla luce del mistero di Cristo ed attualizzata da qualcuno degli apostoli alle circostanze concrete della vita quotidiana. Anche nella prima lettura, all'offerta del pane e del vino, fatta ad Abramo da parte di Melchisedec, segue una benedizione, che è come il pane spirituale che Dio concede ad Abramo per mezzo del re-sacerdote di Salem. L'uomo è spirito, e lo spirito ha bisogno di un alimento diverso dal pane di farina: ha bisogno della Parola del Dio vivo.

Il pane dei segni. I miracoli di Gesù, oltre ad essere dei fatti straordinari al di là delle leggi naturali, sono segni del Regno dei cieli, perché ci rimandano a codesto mondo muovo retto e guidato dal potere di Dio, con esclusione di qualsiasi altro potere umano o diabolico. Per questo, Gesù, dopo aver distribuito alla folla il pane della Parola, regala loro il pane dei segni. Ci dice san Luca, innanzitutto, che "guariva coloro che avevano bisogno di essere guariti", e poi ci narra il meraviglioso segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù Cristo, come amico e fratello dell'uomo, come Signore della vita e della natura, è interessato a guarire le infermità, a saziare la fame naturale degli uomini. Potrebbe essere altrimenti? Ma il suo interesse maggiore sta nel fatto che gli uomini, mediante questi segni, siano capaci di elevarsi fino a Dio Padre, che amorosamente ha cura dei suoi figli, e fino al Regno di Dio, in cui ci sarà pane per tutti e per tutti ci sarà uno stesso ed unico pane.

Il pane dell'Eucarestia. La dieta cristiana resterebbe incompleta se mancasse il pane dell'Eucarestia, codesto pane che è il corpo di Cristo. "Nel santissimo sacramento dell'Eucarestia – ci insegna il catechismo 1374 – sono contenuti veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue, insieme con l'anima e la divinità di nostro Signore Gesù Cristo, e, di conseguenza, Cristo intero". Quando san Luca scrisse il suo vangelo, ormai i cristiani da vari decenni meditavano i fatti e i detti di Gesù, predicandoli, e celebravano l'Eucarestia. Così si spiega che l'evangelista abbia narrato l'episodio della moltiplicazione dei pani come una anticipazione e prefigurazione dell'Ultima Cena: "Prese i pani, levò gli occhi, pronunciò su di essi la benedizione, li divise, li diede". Da quell'Ultima Cena, preannunciata nella moltiplicazione dei pani, celebrata dalle prime comunità cristiane, Cristo non ha cessato, nel corso dei secoli, di dare all'uomo, senza distinzione di nessun genere, il pane del suo Corpo, alimento di vita eterna.

Fame di pane, fame di Dio. È qualcosa di doloroso, che ci deve far pensare, il fatto che, dopo 2000 anni di cristianesimo, ci siano milioni di fratelli che hanno fame di pane, e questo, non a migliaia di chilometri da casa nostra, ma nel nostro quartiere, nella nostra città, nel nostro paese. Inoltre, in questi ultimi decenni, le istituzioni internazionali e i mezzi di comunicazione ci hanno reso più coscienti di questo triste e inumano fenomeno in tutto il mondo. Gesù, non moltiplicò forse i pani per saziare la fame? Non disse ai suoi discepoli: "date loro da mangiare?" Non abbiamo spiritualizzato troppo la nostra fede? Non abbiamo ridotto la nostra fede all'ambito strettamente privato? Certamente, non si può identificare il cristianesimo con l'ONU della carità e della solidarietà, ma nelle viscere stesse del cristianesimo si trova l'amore al prossimo, soprattutto al più bisognoso. Ed oggi, nel secolo della globalizzazione, non basta l'aiuto individuale, passeggero. Noi cristiani dobbiamo organizzarci, a livello parrocchiale, Diocesano, nazionale, internazionale, per scacciare la fame dalla terra. Perfino, dove ciò sia necessario, dobbiamo collaborare con le istituzioni di altre religioni per farla finita con questa piaga dell'umanità. Finché ci sarà un bambino che muoia di fame, la nostra coscienza cristiana non può stare tranquilla. La fame di pane è terribile, ma, e la fame di Dio? No ci commuove tanto, perché la fame di Dio non si vede. È, tuttavia, reale, universalmente presente, non poche volte più angosciosa della stessa fame di pane. E il peggio è che sono pochi coloro che di codesta fame si preoccupano, pochi quelli che cercano di soddisfarla. Non dovremo aprire i nostri occhi, occhi di fede e di amore, per vedere tanti affamati di Dio che incrociamo per strada, con cui conviviamo nel lavoro, con cui ci divertiamo in uno stadio di calcio o in una discoteca?

Un pane gratis e per tutti. L'Eucarestia è questo. Dio, nostro Padre, ci dà gratuitamente l'alimento del Corpo di Cristo, sempre che lo vogliamo ricevere con le dovute disposizioni. Se questo alimento non costa, se è "il pane dei forti", com'è possibile che siano così pochi quelli che lo ricevono? Non sarà che non lo valutano? È altresì uno stesso ed unico pane per tutti: l'Eucarestia è il sacramento dell'assoluta uguaglianza cristiana. Non esiste una Eucarestia per ricchi e un'altra diversa per poveri. Per Cristo, pane della nostra anima, siamo tutti uguali. Davanti a Cristo Eucarestia, spariscono tutte le barriere economiche o sociali. 

Nesso tra le letture di Totustuus 

 

Il Corpo e Sangue del Signore: Sacramento di carità

Possiamo riprendere alcuni passi dell' Esortazione del S. Padre sull'Eucarestia e poi qualche riflessione.
Sacramento della carità, la Santissima Eucaristia è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l'amore infinito di Dio per ogni uomo. In questo mirabile Sacramento si manifesta l'amore «più grande», quello che spinge a «dare la vita per i propri amici». Gesù, infatti, "li amò fino alla fine". Con questa espressione, l'Evangelista introduce il gesto di infinita umiltà da Lui compiuto: prima di morire sulla croce per noi, messosi un asciugatoio attorno ai fianchi, Egli lava i piedi ai suoi discepoli. Allo stesso modo, Gesù nel Sacramento eucaristico continua ad amarci «fino alla fine», fino al dono del suo corpo e del suo sangue. Quale stupore deve aver preso il cuore degli Apostoli di fronte ai gesti e alle parole del Signore durante quella Cena! Quale meraviglia deve suscitare anche nel nostro cuore il Mistero eucaristico!
Nel Sacramento dell'altare, il Signore viene incontro all'uomo, facendosi suo compagno di viaggio. Infatti, il Signore si fa cibo per l'uomo affamato di verità e di libertà. Poiché solo la verità può renderci liberi davvero, Cristo si fa per noi cibo di Verità.

«Mistero della fede!». Con questa espressione pronunciata immediatamente dopo le parole della consacrazione, il sacerdote proclama il mistero celebrato e manifesta il suo stupore di fronte alla conversione sostanziale del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore Gesù, una realtà che supera ogni comprensione umana. In effetti, l'Eucaristia è per eccellenza «mistero della fede»: "è il compendio e la somma della nostra fede". La fede della Chiesa è essenzialmente fede eucaristica e si alimenta in modo particolare alla mensa dell'Eucaristia. La fede e i Sacramenti sono due aspetti complementari della vita ecclesiale. Suscitata dall'annuncio della Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell'incontro di grazia col Signore risorto che si realizza nei Sacramenti: «La fede si esprime nel rito e il rito rafforza e fortifica la fede». Per questo, il Sacramento dell'altare sta sempre al centro della vita ecclesiale; «grazie all'Eucaristia la Chiesa rinasce sempre di nuovo!». Quanto più viva è la fede eucaristica nel Popolo di Dio, tanto più profonda è la sua partecipazione alla vita ecclesiale mediante la convinta adesione alla missione che Cristo ha affidato ai suoi discepoli. Di ciò è testimone la stessa storia della Chiesa. Ogni grande riforma è legata, in qualche modo, alla riscoperta della fede nella presenza eucaristica del Signore in mezzo al suo popolo.

Il pane disceso dal cielo
. La prima realtà della fede eucaristica è il mistero stesso di Dio, amore trinitario. Nel dialogo di Gesù con Nicodemo, troviamo un'espressione illuminante a questo proposito: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui». Queste parole mostrano la radice ultima del dono di Dio. Gesù nell'Eucaristia dà non «qualche cosa» ma se stesso; egli offre il suo corpo e versa il suo sangue. In tal modo dona la totalità della propria esistenza, rivelando la fonte originaria di questo amore. Egli è l'eterno Figlio dato per noi dal Padre. Nel Vangelo ascoltiamo ancora Gesù che, dopo aver sfamato la moltitudine con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ai suoi interlocutori che lo avevano seguito fino alla sinagoga di Cafarnao, dice: «Il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo», ed arriva ad identificare se stesso, la propria carne e il proprio sangue, con quel pane: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Gesù si manifesta così come il pane della vita, che l'eterno Padre dona agli uomini. Anche il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, riportato da tutti e quattro gli evangelisti, vuole rendere presente, attuale, manifesta, la potenza divina, richiamando la folla, che seguiva Gesù con la curiosità di chi cerca il nuovo, l'inusuale, al vero senso della vita, che poi è corrispondere all'amore e alla chiamata di Dio. Nella narrazione di questa azione portentosa di Gesù, però, viene usato un linguaggio liturgico, tipico della celebrazione dell'Eucaristia. Si può pensare, allora, che sin dalla catechesi primitiva i catechisti tenessero il miracolo in relazione all'Eucaristia, poiché Gesù, probabilmente, intendeva compiere un segno per rimandare, per anticipare la comprensione dell'Eucaristia che avrebbe istituito.
Il significato più evidente del miracolo è che Gesù, Parola che si fa carne, nutre gli uomini, sazia la loro fame, colma la loro indigenza, è refrigerio per la loro sete. I cinque pani d'orzo rimandano, con tutta probabilità, alla consuetudine di preparare l'Eucaristia proprio con pani d'orzo, che era il pane dei poveri, della gente più povera. Ebbene Gesù "prese quei pani, li
benedisse, li spezzò". È un richiamo evidente all'Ultima Cena, quando l'Eucaristia viene istituita. Distribuiti i pani e i pesci, dopo che i presenti si furono saziati vennero raccolte dodici ceste di parti avanzate Gesù Cristo che si distribuisce, che si fa a pezzi per fare unità, dimostra una passione per l'unità della Chiesa che è eminentemente eucaristica.
Perciò quando si celebra l'Eucaristia, quando si adora il mistero eucaristico, bisogna bruciare nel desiderio dell'unità e bisogna fare quello che Gesù ha fatto: "Fate questo in memoria di me"; cioè dare la carne e dare il sangue perché sia fatta unità. Ma più facilmente, per fare unità saremo in grado di dare una piccola mortificazione d'orgoglio, oppure un silenzio, oppure di contenere uno scatto di nervosismo che ognuno di noi può avere quando la sua suscettibilità è stata ferita. Si potranno evitare calunnie e pregiudizi, insofferenze e divisioni; si potrà perdonare con il cuore, guardarsi negli occhi con simpatia, sentirsi vicini, fratelli nella costruzione del Regno.
L'Eucaristia, dunque, è un miracolo, in quanto segno della presenza di Dio, per mezzo di Cristo, nel suo popolo, tra la sua gente. L'Eucaristia è un segno efficace, che cioè produce ciò che significa. In essa la presenza di Cristo non è soltanto ricordata, ma è reale. Gesù è presente, in quel pane e in quel vino che rendono i fedeli membra vive del suo Corpo. È proprio vero: "Se la gente conoscesse il valore dell'Eucaristia, l'accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica" (Santa Teresa di Lisieux). 

Testo di don Roberto Rossi