Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera

News del 29/05/2010 Torna all'elenco delle news

Nel momento nel quale entriamo nel tempo liturgico "ordinario", celebriamo la "Santissima Trinità", il mistero di Dio. E' una espressione estremamente importante della forza pedagogica della Liturgia questo invito a fermarci sul mistero di Dio. Dio: quante volte noi pronunciamo questo nome. Ma che cosa intendiamo quando diciamo "Dio"? La nostra società secolarizzata sembra fare a meno di Dio, eppure quanti annunciavano la fine di Dio, oggi devono prendere atto della rinascita del bisogno religioso. Forse è finito un modo di pensare "Dio" e l'effetto prodotto dalla secolarizzazione è in realtà una purificazione del riferimento a Dio. La mentalità scientifica di oggi conduce necessariamente alla autosufficienza del mondo o ci invita a liberarci da quanto di mitico sopravvive nel nostro modo di pensare il rapporto del mondo con Dio, per entrare in una comprensione più alta di cosa significhi la creazione? Una cultura che non accetti più il riferimento alla legge naturale, come fondamento oggettivo per la fondazione di una etica universale, è necessariamente una cultura che rifiuta "Dio" o è in realtà aperta più che mai a una esperienza di Dio che parla nel cuore di tutti gli uomini che si aprano al suo ascolto? Un mondo segnato dal relativismo è destinato alla perdita della verità o è in cammino "verso una verità" che si rivela gradualmente nel cammino della storia?
La celebrazione della Santissima Trinità ci invita, oggi, ad uscire da una abitudinaria professione di fede che sarebbe semplicemente l'illusione di credere, per entrare nell'esperienza del mistero di Dio, per percepire Dio come la luce che dà senso alla nostra vita, come il calore che dà gusto a ciò che altrimenti sarebbe freddo e insignificante, come libertà in cui la nostra vita si ricrea continuamente nuova.
La Santissima Trinità è "il mistero di Dio" che ci conduce a liberarci dal rischio delle nostre razionalizzazioni di Dio per cui facciamo riferimento a lui solo per dare garanzie alle nostre paure: è un "mistero" che ci invita solo ad "affidarci", a credere, a lasciare che Dio sia davvero Dio, perché da lui solo venga ciò a cui noi aspiriamo con tutto il nostro essere. Certo non è facile affidarci al mistero per la nostra cultura occidentale che fa della sperimentazione il criterio della verità, o che rischia di autocondizionarsi per sostituire alla ricerca della verità il maggior vantaggio economico possibile. Affidarci al mistero richiede il coraggio di accettare il limite della nostra condizione umana che si scopre tanto più tale, quanto più si sente aperta all'infinito. "Vivere senza mistero, afferma Bonhoeffer, significa non saper niente del mistero presente della nostra vita, del mistero dell'altro, del mistero del mondo…significa vivere alla superficie delle cose".
La festa della Santissima Trinità è aggiunta alla struttura essenziale dell'anno liturgico che celebra il mistero di Cristo: in realtà la celebrazione del mistero di Cristo è sempre celebrazione trinitaria. E' Cristo che rivela il mistero trinitario, è Lui che introduce l'umanità nel mistero trinitario: la celebrazione del mistero di Cristo è precisamente il fare memoria di Lui perché attraverso Lui, nella comunione dello Spirito Santo, l'umanità si senta amata dal Padre e, ricomposta nell'amore che viene dal Padre, realizzi il progetto di gloria di Dio.
La Liturgia odierna ci fa leggere il brano del Vangelo di Giovanni 16,12-15 che fa parte del discorso di commiato di Gesù (Giov.13-17) del quale abbiamo letto alcuni brani nel tempo dopo Pasqua. Gesù introduce i discepoli nella sua esperienza interiore più profonda e alla vigilia della sua morte, lascia loro ciò che ha di più prezioso: lo Spirito Santo, la vita e l'amore che è venuto dall'alto (Giov.1,32-34), che gli ha fatto gustare la sua esperienza di Figlio amato dal Padre.
La Trinità non è il risultato di un ragionamento o una teoria elaborata da un filosofo o da un teologo per rendere ragione dei problemi della natura: è l'esperienza di Dio di Gesù di Nazareth che vive tutta la sua vicenda umana come Figlio che riceve tutto dal Padre, tanto da essere in intima unione con Lui, a tal punto che la morte, momento supremo dell'abbassamento e dello svuotamento di se stesso, diventa quello nel quale il Figlio riceve dal Padre la pienezza della vita.
La Trinità è l'esperienza di Dio che Gesù comunica a tutti gli uomini che si mettono al suo seguito: è l'esperienza che fonda la certezza che gli uomini sono chiamati ad entrare in un incessante scambio di amore. Gesù vive tutta la sua esistenza come relazione filiale con il Padre, una relazione che raggiunge una radicalità infinita, rivelandoci così che l'essere di Dio è vita di relazione. In questa luce comprendiamo che il senso della nostra esistenza sta in questa relazione: certo, noi viviamo nella fragilità, ma l'oggi della nostra vita lo gustiamo solo entrando in questo scambio di amore la cui pienezza raggiungeremo solo al di là del tempo.
Gesù, vivendo come figlio, ci rivela il volto di un Padre che guarda agli uomini come figli e che si prende cura di loro: anche quando le apparenze sembrano contrarie, anche quando il male sembra prevalere, Gesù con la sua esperienza ci assicura che il Padre è con noi. Ed è il dono dello Spirito Santo, è l'amore che riscalda interiormente i nostri cuori, che ci "guida alla verità tutta intera" che ci mette in grado di percepire che la nostra vicenda umana non è destinata al fallimento, perché è tutta avvolta dall'amore del Padre. "La verità tutta intera" è che il Dio che ha risuscitato Gesù dalla morte, è sempre accanto a chi nella storia soffre e fatica ed è presente per far nuova la storia. "Lo Spirito della verità vi guiderà verso tutta la verità": lo Spirito dell'amore del Padre che ha guidato l'esperienza filiale di Gesù, guida pure la nostra esperienza perché impariamo a vivere da figli nella novità della storia, del tempo, delle culture. La sua guida non è ripetitiva ma di approfondimento e di attualizzazione, la sua fedeltà è coraggiosa e si rinnova di continuo: l'esperienza di Dio che Gesù ci offre è una relazione di amore che fa nuove le relazioni umane, che è sempre nuova perché l'amore è sempre nuovo, che non ha paura di nulla perché l'amore ha vinto anche la morte, che si incarna in ogni esperienza umana e la fa vivere con la forza dell'amore. 

Testo di mons. Gianfranco Poma 

 

La Trinità, infinita sapienza del vivere

Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non capisco, eppure liberante, perché mi assicura che Dio non è in se stesso solitudine, che l'oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d'amore. C'è in Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio.
L'essenza di Dio è comunione.
Il dogma della Trinità non è un trattato dove si cerca di far coincidere il Tre e l'Uno, ma è sorgente di sapienza del vivere: se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l'uomo. I dogmi non sono astrazioni ma indicazioni esistenziali.
In principio aveva detto: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza». L'uomo è creato non solo a immagine di Dio, ma ancor meglio ad immagine della Trinità. Ad immagine e somiglianza quindi della comunione, del legame d'amore. In principio a tutto, per Dio e per me, c'è la relazione. In principio a tutto, qualcosa che mi lega a qualcuno.
«Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete portarne il peso». Gesù se ne va senza aver detto e risolto tutto. Ha fiducia in noi, ci inserisce in un sistema aperto e non in un sistema chiuso: lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. La gioia di sapere, dalla bocca di Gesù, che non siamo dei semplici esecutori di ordini, ma - con lo Spirito - inventori di strade, per un lungo corroborante cammino. Che la verità è più grande delle nostre formule. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga (Luis De Leon). Che nel Vangelo scopri nuovi tesori quanto più lo apri e lo lavori.
La verità tutta intera di cui parla Gesù non consiste in formule o concetti più precisi, ma in una sapienza del vivere custodita nella vicenda terrena di Gesù. Una sapienza sulla nascita, la vita, la morte, l'amore, su me e sugli altri, che gli fa dire: «io sono la verità» e, con questo suggeritore meraviglioso, lo Spirito, ci insegna il segreto per una vita autentica:
in principio a tutto ciò che esiste c'è un legame d'amore. L'uomo è relazione oppure non è. Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione.
La festa della Trinità è come uno specchio: del mio cuore profondo, e del senso ultimo dell'universo.
Davanti alla Trinità mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero.
Abbracciato, come un bambino.
Abbracciato dentro un vento in cui naviga l'intero creato e che ha nome comunione. 
 
Testo di padre Ermes Ronchi