23 maggio 2010: Solennità di Pentecoste

News del 22/05/2010 Torna all'elenco delle news

Celebriamo con la solennità della Pentecoste la discesa dello Spirito Santo, la terza persona della SS.Trinità, sugli Apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo insieme a Maria, la madre di Gesù.

La liturgia della parola di questa solennità, tutto il simbolismo liturgico connesso a questo importante avvenimento per la Chiesa delle origini ci fa immergere totalmente in quel clima di attesa, preghiera e confermazione nella fede che proprio la Pentecoste ci fa ricordare e rivivere.

Certo la nostra Pentecoste l'abbiamo soprattutto celebrata in occasione del sacramento della Confermazione o della Cresima che abbiamo ricevuto o siamo in procinto di ricevere. In questi giorni, un po' ovunque oltre alla Veglia di preghiera per l'attesa dello Spirito Santo, veglia che si fa in tutte le Diocesi o anche a livello parrocchiale, c'è l'usanza di amministrare la cresima ai giovani delle chiese locali. Tutto questo a conferma di quanto sia oggi sentito questo momento del proprio cammino spirituale, se preparato bene, se scelto liberamente e seguito con interesse. Non sempre anche al preparazione alla Cresima viene colta come opportunità ed occasione per revisionare la propria scelta di vita cristiana alla luce degli insegnamenti del Vangelo e soprattutto come risposta allo Spirito Santo che guida i nostri passi verso la verità.

E' interessante leggere con attenzione ciò che avvenne nel momento in cui lo Spirito Santo discese sugli apostoli. Gli effetti di questa "invasione" sono elencati nel brano degli Atti degli Apostoli che ascoltiamo oggi e che ha registrato i fatti davvero avvenuti e sul quali c'è poco da discetterare o da mettere in dubbio.
Tutti gli elementi vanno attentamente considerati e valutati: il fragore improvviso dal cielo, come di un vento, che riempie la casa. La comparsa di lingue di fuoco che si posavano sugli apostoli che sigilla la discesa dello Spirito; il fenomeno della glossolalia, del parlare una pluralità di linguaggio; della presenza a Gerusalemme di popoli di varie nazioni, a conferma dell'universale chiamata alla salvezza e della vicinanza dello Spirito Santo a tutti gli uomini di questo mondo motivati da sani principi morale.

Strettamente collegato al brano degli atti degli Apostoli è il Vangelo di oggi, molto sintetico nella comunicazione immediata dell'esperienza dello Spirito Santo fatta nel giorno di Pentecoste, ma ricco di riflessione e stimolazioni a prendere sul serio la causa della propria santificazione. C'è una possibilità duplice qui prospettata: quella per le persone che voglio seguire Cristo ed osservare la sua legge e vivere nella grazia e nell'amicizia con Dio; quella di lasciare stare Dio, abbandonare l'osservanza della legge del Signore e seguire altre vie in opposizione a Dio. E' chiaro che per un credente, la scelta unica ed obbligatoria è quella di seguire il Signore in ogni parola che esce della sua bocca o può suggerire al nostro cuore e spirito.
Di fronte a tanti problemi personali, famliari, sociali mondiali c'è solo una risposta da dare e la troviamo espressa in questo brano scritturistico: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole". Essere in sintonia con Cristo, significare fare il proprio cammino di santità e di perfezione nella carità. Una persona spirituale, una persona che vive questa esperienza nello Spirito è colei o colui che sa praticare gli insegnamenti che vengono da Cristo e che noi troviamo espressi nel Vangelo.
Della carta di identità del cristiano, come uomo spirituale parla l'Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla Lettera ai Romani. Un testo di alto contenuto teologico e spirituale, ma anche di forte proposta pastorale e morale.
Il salto di qualità che dobbiamo fare è quello di abbandonare i desideri della carne e lasciarci prendere dai desideri dello spirito, dal fascino irresistibile delle cose di Dio, perché se viviamo secondo la carne siamo destinati a morire interiormente e spiritualmente. Non abbiamo più la forza di guardare in alto e il nostro sguardo si fissa sulle cose della terra e tutto finalizza alla soddisfazione dei piaceri che hanno attinenza con il corpo e la materia. Noi dobbiamo volare in alto, lasciarci guidare dallo Spirito Santo verso mete di santità e di felicità che solo chi si lascia prendere totalmente da Dio può assaporare nella sua vita. Maria Santissima e i Santi hanno dato la loro piena disponibilità al progetto di Dio e all'azione dello Spirito Santo in loro. Seguiamo questi esempi e la nostra vita si colora di eterno.
Sia questa la nostra preghiera nel giorno in cui la nuova primavera dello Spirito viene ad interessare anche la nostra vita di battezzati e cresimati: O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.

Testo di padre Antonio Rungi


Furono tutti pieni di Spirito Santo

La Pentecoste è in qualche modo la più grande di tutte le feste. "Tutti furono pieni di Spirito Santo", " lo Spirito di Dio riempie l'universo": oggi si compie il progetto di Dio, di introdurre l'universo nella sua vita divina. Per noi il Padre ha mandato il proprio Figlio, per noi Gesù è morto ed è risuscitato: per noi dona il suo Spirito e noi possiamo dire di non aver "ricevuto uno spirito di schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito di figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!" (Rom.8,15).
Nella celebrazione liturgica riviviamo l'evento della nascita della Chiesa, l'umanità nuova ricreata dallo Spirito Santo e lo riviviamo oggi, come umanità complessa, così potente e così fragile, così ricca e così debole, soddisfatta ed annoiata, così apparentemente autosufficiente e così in attesa di chi la renda capace di ritrovarsi e di rinascere a nuova vita. "Noi abbiamo più che mai bisogno di una lingua capace di abbattere le barriere che ancora dividono popoli e culture, uomini e donne, giovani e vecchi, abbiamo bisogno che ai giovani si restituiscano visioni e speranze, che i vecchi e gli stanchi ritornino a sognare, abbiamo urgenza che uomini e donne avviliti e umiliati siano restituiti alla vita e che tutti possiamo apprendere il perdono e gioire della Grazia. Abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste che ci scompigli, ci rinfreschi, ci faccia ardere il cuore, ci doni la semplicità della colomba e ci restituisca la dignità, la grazia, la libertà dei figli e delle figlie di Dio" (Anna Maffei).
Dobbiamo aprire il nostro cuore perché si rinnovi per noi il dono che è venuto dall'alto in quella prima Pentecoste cristiana.
Il racconto degli Atti degli Apostoli che oggi leggiamo (Atti 2,1-11) si apre con due espressioni che danno l'intonazione a tutto l'episodio: il giorno della Pentecoste giunge come "compimento" del tempo e come concentrazione in un punto dell'intero spazio umano. Così, tempo e spazio si raccolgono, perché venga data alla luce l'umanità rinnovata dal dono dello Spirito Santo. E in fine, la Pentecoste è il compimento dell'azione che Dio ha cominciato nell'evento della torre di Babele: "Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole…dissero: Venite, costruiamoci una città e una torre"(Gen11,1). Tutti gli uomini parlano una sola lingua, insieme vogliono costruire un'opera che testimoni la loro potenza: ritengono che l'uniformità sia una potenza che li rende capaci di costruire un'opera sovrumana. Dio interviene, li disperde sulla faccia della terra e confonde le loro lingue: egli vuole impedire agli uomini di percorrere una strada falsa, quella del pensiero unico, del progetto unico. Dio a Babele ha insegnato all'umanità la diversità, a Pentecoste l'unità nella diversità. Solo lo Spirito Santo rende possibile vivere la diversità come espressione dell'unità che è ben altra cosa dell'uniformità. Ormai tutte le nazioni che sono sotto il cielo sentono proclamare nelle loro diverse lingue le meraviglie di Dio: ma occorre lasciarsi afferrare dallo Spirito Santo. 

Testo di mons. Gianfranco Poma 

 
Pentecoste - grande ora della chiesa
 
“Grande ora della Chiesa”, così definisce Paolo VI la Solennità della Pentecoste, ossia il giorno in cui lo Spirito Santo, come a completare l'opera iniziata da Gesù, per riportare gli uomini alla nobiltà di figli di Dio, ci ha donato la forza ed energia, che solo Dio può dare e dà.
Così narrano quel giorno gli Atti degli Apostoli:
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso un rombo dal cielo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano gli Apostoli. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo dava loro di potere esprimersi.
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore e dicevano: 'Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come mai li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e della Libia, vicino a Curne, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". (At. 2, 1-11)
Si ha come l'impressione che a Gerusalemme, quel giorno, si fosse radunato tutto il mondo, come a essere testimoni del grande evento, che era la 'nascita della Chiesa di Dio'. E sembra di assistere al racconto biblico della stessa creazione dell'uomo, quando Dio, dopo aver composto con il fango la sua creatura, la rese partecipe della sua stessa vita, infondendole il Suo Spirito.
Per questa sua natura spirituale, che viene direttamente da Dio, l'uomo non può stare solo. Ha profondamente bisogno di essere amato e di amare. Senza amore si sente paralizzato... menomato. Gli Apostoli, che conoscevano molto bene le debolezze e paure della natura umana, e ne avevano dato prova piena il giorno della passione di Gesù, quel giorno è come fossero rinati, riscoprendo e ritrovando in se stessi, per azione dello Spirito, la stessa energia di Dio, così da potersi esprimere ormai senza più paure, dando vita alla comunità cristiana.
Basta leggere gli Atti per toccare con mano il grande cambiamento interiore avvenuto in loro.
Lo Spirito Santo ormai li aveva trasformati, fino al punto da non temere più opposizioni, ma addirittura gioire, ogni volta venivano perseguitati, messi in carcere, flagellati, tornando sempre sulla piazza e nel tempio a 'lodare Dio' e continuare l'opera di evangelizzazione, che era stata loro affidata dal Maestro, la stessa a cui siamo chiamati tutti noi cristiani, oggi, sia pure in modi diversi.
C'è un giorno nella nostra vita in cui anche per noi accade l'Evento della Pentecoste, ossia il giorno in cui riceviamo il grande sacramento della Cresima: lo Spirito Santo diviene l'anima del nostro coraggio nel vivere e diffondere il Vangelo.
Ma è così?
Quante volte questa domanda mi viene sulle labbra, quando amministro agli adolescenti il sacramento. Esternamente è grande festa, ma pare si fermi lì, quando invece la vita cristiana dovrebbe da quel momento avere un inizio più incisivo e consapevole.
La mia vocazione alla vita religiosa è nata proprio il giorno della mia Cresima, quando il Cardinal Schuster mi 'lesse negli occhi' (ero chierichetto) forse il segno di una particolare vocazione. La forza dello Spirito mi aiutò a dire 'sì' e così ho potuto conoscere una discesa ancora più potente dello Spirito Santo, il giorno in cui il Vescovo stese le mani sopra di me, invocando lo Spirito Santo, nel ricevere il sacramento dell'Ordine. Ma fui come sconvolto quando, circondato da circa 30 vescovi, in piazza a Santa Ninfa, rispondendo alla chiamata di Paolo VI, che mi aveva voluto vescovo, sentii le mani del Cardinal Pappalardo stese sul mio capo, poi unto dall'olio crismatico. Compresi che qualcosa di nuovo, tutto interiore, sorprendente avveniva in me, come vescovo, pastore delle anime, affidatemi dal Maestro.
A distanza di anni, ogni volta do uno sguardo al mio servizio di parroco nel Belice e ancora dì più agli anni da vescovo nella non facile diocesi in cui vivo, mi è chiara 'la presenza dello Spirito Santo' al punto da chiedermi: chi ha agito? Chi ha dato energia e discernimento?
La risposta è sempre la stessa: lo Spirito ha operato ed io sono stato uno strumento.
Anche se in modi diversi, ogni cristiano nel giorno della Cresima, riceve lo stesso Spirito.
A volte lo si costringe a restare ininfluente, per impreparazione, - poiché lo Spirito opera sempre attraverso la nostra libera volontà – a volte rende davvero la nostra azione profetica. Penso ai grandi Pontefici che ci hanno accompagnato nel secolo scorso.
Chi non ricorda Giovanni XXIII? Non è forse stata ispirazione dello Spirito l'aver indetto il Concilio Vaticano II, da parte di questo Papa buono, considerato da molti, all'inizio, 'solo un Papa di transizione'? La sua stessa presenza sorridente e affabile, come se nulla fosse impossibile, non ha forse suscitato meraviglia, infuso ottimismo e coraggio?
Ricordate la sera dell'inizio del Concilio, quando con semplicità salutò i pellegrini in piazza S. Pietro, invitando tutti a dare una carezza ai bambini?
E che dire di Paolo VI, vero apostolo delle genti, che soffrendo seppe guidare il Concilio e la Chiesa in tempi tanto difficili? E del coraggio di Giovanni Paolo II, che fino alla fine ha testimoniato 'il vento gagliardo' dello Spirito?
Così come possiamo ricordare tanti vescovi che hanno lasciato la loro impronta di uomini dello Spirito, o sacerdoti che abbiamo ammirato per la loro profonda spiritualità e zelo apostolico.
Ma il pensiero corre anche ai tanti martiri, che non temono di andare incontro alla morte, a volte dopo tanti tormenti... anche oggi, in tante parti del mondo.
E viene da chiedersi: 'Ma chi dà la forza del martirio?'. Vi è una sola risposta: lo Spirito Santo.
Così come il pensiero va ai tanti fratelli e sorelle laici, che, in tante parti del nostro pianeta, devono ogni giorno mostrare grande forza d'animo per essere fedeli a Cristo, a cominciare dalla Cina, dove è facile essere arrestati e si deve ricorrere alla clandestinità per esercitare la fede, o nell'India dove si può avere la casa distrutta e perdere la vita per la fede in Cristo.
Sono davvero tanti i testimoni, oggi, dell'opera dello Spirito Santo. Anche tra la nostra gente.
Ne incontro in ogni parte d'Italia: giovani, uomini e donne, che sono stupendi testimoni che lo Spirito opera in modo incredibile e non ha certamente paura delle tante mode o contrasti. Qualcuno ha detto che è difficile essere cristiani coerenti, ossia testimoni veri dello Spirito, oggi. Credo invece che siano ancora tanti e ovunque ed in ogni categoria.
Come a dare ragione a quanto, scrisse S. Paolo ai Corinzi:
"Fratelli, nessuno può dire 'Gesù è il Signore' se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito. Vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore Vi sono diversità di operazione, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune  E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei e Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverai a un solo Spirito". (Cor. 12, 12)
Davvero grande il Dono dello Spirito Santo. Sapere che Lui è forza e luce dona coraggio nelle vicende della vita.
Per questo la Pentecoste è la 'grande ora' della Chiesa, che deve mostrare il suo vero volto. Paolo VI così commentava questa grande Solennità, il Dono per eccellenza:
"Grande ora è questa che offre la sorte di concepire la vita cattolica come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione.
Grande ora è questa che sveglia la coscienza dall'assopimento indolente in cui per moltissimi era caduta e la illumina a nuovi diritti e doveri.
Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo dalla osservanza stentata di qualche precetto religioso, e non piuttosto trasfigurata dal vivere la propria fede con pienezza dí convinzioni. Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia e dell'individualismo.
Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il Corpo mistico di Cristo e gli dà un rinato senso profetico, come affermava Pietro nella prima predica cristiana che l'umanità ascoltava: Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie, e i giovani vedranno visioni e i vostri vecchi sogneranno sogni. E sui miei servì e le mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito e profileranno'. (At. 2, 17-18): cioè godranno di interiore pienezza spirituale ed avranno capacità di darne stupenda testimonianza
". (giugno 1957)
Tocca ora a noi lasciarci invadere dallo Spirito Santo.

Testo di mons. Antonio Riboldi

Foglietto della Messa di domenica 23 Maggio 2010, Solennità di Pentecoste (Anno C)

Liturgia della Parola di domenica 23 Maggio 2010, Solennità di Pentecoste (Anno C)